mercoledì 11 dicembre 2013

sigle di films & serie TV


A come Andromeda, titoli di apertura
Nel 1972 fa la sua apparizione, in prima serata sul piccolo schermo, un capolavoro della fantascienza ovvero lo sceneggiato "A come Andromeda", per la regia di Vittorio Cottafavi, basato sul romanzo omonimo di Fred Hoyle e John Elliot al cui adattamento per la televisione collaborò un altro scrittore, italiano, di fantascienza ovvero Inisero Cremaschi.
La storia si svolge in Gran Bretagna dove un potente radiotelescopio capta dei segnali provenienti dalla galassia di Andromeda che, analizzati e ritrascritti in un sistema binario, sembrano fornire delle indicazioni per la costruzione di un computer potentissimo ed avveniristico.
Il responsabile scientifico, il dottor John Fleming (Luigi Vannucchi) dopo i primi entusiasmi comincia, seriamente, a nutrire forti preoccupazioni sullo sviluppo e sulle reali finalità di questo nuovo calcolatore elettronico che sembra, sin da subito, sfuggire al controllo della equipe di scienziati e nutrire finalità sue proprie tant'è che comincia ad interagire con il personale della stazione telescopica chiedendo informazioni di chimica biologico-molecolare.
Ma all'autonomia decisionale del professor Fleming provvedono a mettere il bavaglio le autorità militari che, attraverso le direttive impartite dal generale Vandenberg (Giampiero Albertini) e dal colonnello Geers (Enzo Tarascio), impongono al professore di continuare ad interagire con il calcolatore assecondando le sue richieste.
Una notte, in assenza del personale di servizio, una assistente, la dottoressa Christine Flemstad (Nicoletta Rizzi) viene come ipnotizzata dal cervello elettronico e costretta ad avvinghiarsi ad esso in quanto il calcolatore necessita di maggiori informazioni di quelle avute fino ad allora per accellerare i tempi di sintetizzazione di un tessuto cellulare ed in questo connubio la biologa resta folgorata da una scarica elettrica.
A quel punto è il calcolatore stesso a fornire agli scienziati tutte le informazioni necessarie per creare, in laboratorio, un vero e proprio clone della dottoressa Flemstad che ha, quindi, lo stesso identico aspetto della biologa ma è essa stessa una emanazione vivente della intelligenza artificiale ed alla quale è lo stesso calcolatore ad impartire ordini e direttive.
La "creatura" sostiene di chiamarsi, appunto, Andromeda (naturalmente è sempre Nicoletta Rizzi ad imperonarla) ed è attraverso di lei ed alle sue interazioni con i vertici militari che il computer conta di impadronirsi di uno svariato bagaglio informativo atto a condizionarne le scelte onde addivenirne ad un controllo indiretto.
Intuite, tardivamente, le vere finalità il dottor Fleming cerca, invano, di distruggere il computer ovvero di sopprimere Andromeda ma sarà lei stessa che, in una commistione crescente e lacerante tra la sua natura informatica e quella umana, deciderà di suicidarsi lanciandosi da un dirupo.
Un racconto incredibile ma che, altrettanto incredibilmente direi, ha preconizzato lo sviluppo che avrebbe intrapreso la biochimica molecolare volta, appunto, a perseguire la strada della clonazione la quale, almeno per quanto ne sappiamo, si è arrestata ad un mammifero (la pecora Dolly) ma che, almeno teoricamente, potrebbe estendersi ai primati ed in definitiva, dunque, anche all'uomo.
Suggerisco, per coloro che ancora non lo abbiano fatto, di rivedere al più presto questo sceneggiato poichè quelle medesime tematiche evocate nel lungometraggio - che all'epoca potevano definirsi "comodamente" di fantascienza - hanno assunto una connotazione così immanente e pregnante che soltanto oggi, a distanza quindi di quasi quarant'anni, è possibile compenetrarsi nelle inquietudini del dottor Fleming che sono, in fondo, quelle di tutti noi.
Concludo ricordando che alla produzione dello sceneggiato presero parte, tra gli altri, Paola Pitagora (dottoressa Judy Adamson), Tino Carraro (professor Ernest Reinhart), Franco Volpi (generale Watling), e Sandro Tuminelli (l'agente segreto di una potenza straniera Barnett).
La colonna sonora, a mio giudizio indovinatissima, che riecheggia moltissimo alcune sonorità dei Pink Floyd è di Mario Migliardi.
In allegato i titoli di apertura.

                                                A come Andromeda 1 di 5



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