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La presenza invocata da il canto delle sirene
ALFONSO GATTO |
LA STANZA
Questa mia stanza candida di fede,
ad abitarla con eguale fede
più giovane di me, lei sola crede
alla mia nuova storia, tu non vuoi
credere, dici è tutto provvisorio.
ad abitarla con eguale fede
più giovane di me, lei sola crede
alla mia nuova storia, tu non vuoi
credere, dici è tutto provvisorio.
Se mi lasci la morte o la speranza
di mutare vagando non sai dire
né a credere sopporti che tu sia
la presenza invocata.
di mutare vagando non sai dire
né a credere sopporti che tu sia
la presenza invocata.
La mia stanza ha il vuoto che le lasci.
Non le manca la sedia, ma il tuo posto.
Non manca il giradischi, la tua voce
manca e il silenzio dell’averti intorno.
Non le manca la sedia, ma il tuo posto.
Non manca il giradischi, la tua voce
manca e il silenzio dell’averti intorno.
Mancano gli occhi tuoi più dello specchio.
(da Poesie d’amore, Mondadori, 1973)
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Una stanza. E un vuoto. L’assenza è protagonista in questa poesia di Alfonso Gatto(1908-1976), dedicati all’amica Anna Dal Bello Veruda, pittrice veneziana. La prima parte, alquanto oscura, presuppone probabilmente un discorso tra i due, relativo anche al nuovo amore del poeta. Ma la seconda parte si spalanca in chiari versi, come se Gatto si fosse deciso a smettere di tergiversare, e dichiara quanto gli pesi l’assenza in quella stanza intonacata di bianco: “A vivere di me, con me non passi / queste sere deserte, resto solo, / solo col mio silenzio, come i sassi”.
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PHILIP KOCH, “ROOM BY THE SEA”
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LA FRASE DEL GIORNO
Amore, così sia, perché vale /
rapinarla, la gioia, dove sia.
ALFONSO GATTO, Poesie d’amore
LA FRASE DEL GIORNO
Amore, così sia, perché vale /
rapinarla, la gioia, dove sia.
ALFONSO GATTO, Poesie d’amore
dal blog il canto delle sirene
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