sabato 7 novembre 2015

“Con la testa e con il cuore si va ovunque“.


Originally posted on Pigra...aspirante runner:

La forza interiore


E’ da un paio di settimane che ho in mente questo post ma non ho mai trovato il tempo e la giusta calma per scriverlo.
Ho letto un libro che mi ha colpito nel profondo e che non riesco a togliermi dalla mente. E’ il libro scritto da Giusy Versace, la ragazza che a 28 anni ha perso entrambe le gambe in un incidente stradale. Di solito non leggo questo tipo di storie perchè spesso sono solo descrittivi e raccontano una storia triste che non sempre sono in animo di leggere. Invece mi sono trovata di fronte ad un libro che riflette la forza straordinaria della sua autrice e che mi è rimasto dentro l’anima. D’altronde già il titolo doveva darmi un segnale che stavo per affrontare una lettura in cui mi sarei immersa completamente: “Con la testa e con il cuore si va ovunque“.
Giusy inizia il libro da poche ore prima dell’incidente, pochissimo spazio viene dedivato alla sua vita prima, perchè in fin dei conti, quello di cui ci parla, è una rinascita, la sua nuova vita. Una donna straordinaria che ha trovato dentro di sè  una forza interiore incredibile che le ha permesso di affrontare i difficilissimi momenti post incidente con determinazione e con una lucidità non comuni. Lei aveva solo voglia di riscostruire la sua nuova vita.
Giusy usa parole crude e molto dure. Non ci risparmia dettagli anche cruenti, o meglio, probabilmente ha inserito solo il minimo indispensabile a farci capire la portata di quello che le è accaduto.
La cosa che più mi ha colpito è che tutto il libro ha un unico grande messaggio: concentrati su quello che hai e non su quello che non hai. In fin dei conti lo stesso Zanardi, altro uomo dalla forza interiore straordinaria ha sempre dichiarato che quando si è risvegliato dopo l’amputazione bilaterale delle sue gambe si è concentrato sulla parte del corpo che aveva, non su quella che non aveva più. La stessa cosa ha fatto Giusy Versace che, con determinazione, è riuscita ad avere la forza di sorridere sempre, lasciando le lacrime e i momenti di sconforto alle lunghi notti insonni che hanno seguito il suo periodo in rianimazione, i due mesi in ospedale ma anche il periodo di ricovero nel centro dove le hanno insegnato nuoavmente a camminare con le protesi, percorso molto più complesso di quello che potessi neanche immaginare.
Sicuramente questa donna ha una fede intensa che l’ha aiutata e solo così si spiegano quei sorrisi solari e pieni di gioia in molte delle fotografie che la ritraggono. Sorrisi che solo le persone in pace con se stessi, Dio e il mondo, possono avere.
Leggendo questo libro ho imparato moltissime cose e lo consoglio vivamente a tutti perchè credo sia molto meglio di una seduta di psicoanalisi. Ho imparato da questa donna che piangersi addosso per ciò che abbiamo perso non porta a nulla se non alla compassione della gente, mentre concentrarsi sulle cose che abbiamo è un punto di forza.
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Giusy Versace ha iniziato concentrandosi sul fatto che era ancora viva e non ha smesso mai di ringraziare la Madonna per questo. Non ha mai pensato di non camminare più ma anzi si è focalizzata sul fatto che almeno una delle due ginocchia le era rimasta (pare che sia molto più diffcile gestire il ginocchio elettronico delle protesi rispetto ad una protesi dal ginocchio in giù). Non solo ha voluto fortemente tornare a camminare ma si è anche messa in gioco diventando un’atleta di tutto rispetto con un palmares nelle Paraolimpiadi di tutto rispetto. Ha rifiutato la  compassione della gente e ha imparato ad ignorare gli sguardi compassionavoli delle persone che incontrava per strada per concentrasi sulla nuova persona che era diventata, quella che l’ha anche portata a rifiutare una proposta di matrimonio da un fidanzato storico che, sulla carta, le è sempre rimsato accanto ma che in pratica non accettava la sua nuova condizione.
Consiglio vivamente questa lettura a chi vuole trovare spunti per amare la vita, per avere la forza di affrontare le difficoltà senza mai chiedersi perchè sia successo proprio a noi, domanda del tutto legittima e spontanea dove è facile rifiiarsi in casi di tragedie che ci investono come un treno.
Per esperienza personale posso dire che quando ho vissuto un difficilissimo e innaturale lutto personale non mi sono mai domandata perchè fosse capitato proprio a me. Ho sempre pensato che quella domanda fosse inutile e avrebbe soltanto accresciuto la mia rabbia, il mio dolore e il mio senso di impotenza. Ho sempre cercato di concentrarmi su quante persone vivevano nel mondo la mia stessa tragedia. Questo mi ha aiutato molto perchè non mi sono sentita sola e abbandonata da Dio e dal destino, ma mi sono sentita parte di una comunità invisibile di persone che si trovano a vivere quello che penso posso
definire il dolore più grande che una persona possa provare.
Riporto qui una delle pagine conclusive del libro di Giusy Versace che racchiude un po’ lo spirito di tutto il racconto: è l’atteggiamento che abbiamo verso al vita a fare la differenza non gli eventi che ci capitano.

“Ho imparato a correre per solidarietà, non solo per me ma soprattutto 
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per chi non può farlo. Ho imparato la bellezza del dono e della condivisione. Ho imparato che i ragazzi sono il futuro e solo loro possono aiutarmi ad abbattere le barriere mentali che gli adulti hanno costruito attorno al mondo dell’handicap. Ho imparato che se faccio qualcosa di buono e la condivido con gli altri mi sento più felice. Ho imparato a pregare. Ho imparato a ringraziare. Ho imparato a dire “ti voglio bene”. Ho imparato che aiutare il prossimo aiuta principalmente noi stessi.
 Ho imparato che la disabilità è solo negli occhi di chi guarda. Ho imparato ad apprezzare ciò che ho senza pensare a ciò che mi manca. Ho imparato che non possiamo decidere quali eventi capitano nella nostra vita, ma possiamo decidere come affrontarli. Ho imparato che tutti hanno una croce da portare sulle spalle, chi più pesante, chi più leggera. Ho imparato che quando ti poni degli obiettivi ciò che ti resta di più nel cuore è il percorso fatto per raggiungere quell’obiettivo. Ho imparato che bisogna avere coraggio. Ho imparato a non lasciare mai nulla di intentato. Ho imparato che la determinazione porta ov
unque. Ho imparato a volare in alto, pensare in grande e guardare lontano. Ho imparato che non sono migliore degli altri. Ho imparato che ciò che non uccide rende più forti. Ho imparato che “ieri è il passato, domani il mistero, oggi il dono”.
Se non avessi rischiato di morire, se non avessi perso le gambe, forse ci avrei messo un’intera vita a imparare tutte queste cose, e quante altre me ne sarei perse? Se avessi una bacchetta magica e un solo desiderio da esprimere, una cosa è certa: non tornerei mai indietro”
  Tratto da ‘Con la testa e con il cuore si va ovunque’ 
di Giusy Versace
  by aspiranterunner

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