martedì 15 marzo 2016

L’amore scandaloso di Dio


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Enzo Bianchi L’amore scandaloso di Dio


È un Enzo Bianchi particolarmente ispirato quello che firma L’amore scandaloso di Dio, il nuovo libro che esce il 17 marzo da San Paolo e ha per tema la parola-chiave del Giubileo, ossia la misericordia. Già, perché alla solida competenza biblica che lo contraddistingue, il priore di Bose, stavolta più che mai, abbina una scrittura agile e sovente provocatoria. Il libro, infatti, vuol essere un appello a una conversione personale e collettiva alla misericordia, sulla scia di quanto insistentemente chiede papa Francesco.

Il testo parte dalla Scrittura e subito, nelle prime pagine, Bianchi spiega, commentando brani del profeta Osea: «Dio confessa che in lui, nel suo cuore, c’è un sentimento che lo vince, che gli va contro, ed è la misericordia che vince sulla giustizia. Egli è Santo, è Altro da noi, per questo non esegue la giustizia come gli umani: la santità di Dio è innanzitutto misericordia, che si fa sempre anche perdono». E aggiunge: «In un’ermeneutica profonda, la santità di Dio è misericordia, e infatti la santità può splendere dove c’è il peccato, cancellando e perdonando con la sua forza il peccato». In questo suo essere “eccessivo”, quello cristiano si rivela essere «un Dio diverso da quello che pensano gli umani, è un Dio altro, capovolto, “al contrario”».



UN AMORE “ECCESSIVO”

Naturalmente, osserva Bianchi, Dio è giusto, «ma il suo amore misericordioso prevale sulla giustizia». E spiega: «Si è più volte accennato al contrasto tra giustizia e misericordia, ma in verità dovremmo dire che si tratta di un falso problema, che nasce dai nostri schemi umani. (…) Noi facciamo fatica a comprendere ciò che non è umano, ma la giustizia di Dio è al di la di ogni logica di retribuzione e di merito. Noi arriviamo a pensare che la misericordia possa essere un correttivo alla giustizia, ma proprio Dio come giudice degli uomini non è un esecutore della legge, bensì il legislatore stesso. La giustizia di Dio è oltre la giustizia della legge».

Un Dio del genere, il Dio che pienamente è stato rivelato da Gesù, volto della misericordia del Padre –sottolinea Enzo Bianchi – non può non disorientare, addirittura scandalizzare. Persino i credenti. «Dobbiamo confessarlo: ciò che di Gesù ancora oggi scandalizza non sono le sue parole di giudizio, le sue parole severe, a volte dure; non scandalizza neppure il suo operare, perché si riconosce il suo “fare il bene”. No, ciò che scandalizza è la misericordia, interpretata da Gesù in un modo che è all’opposto di quello pensato dagli uomini religiosi, da noi!».

Ed ecco la rasoiata: «Dobbiamo riconoscerlo umilmente: in tutta la storia della Chiesa la misericordia ha scandalizzato, e per questo è stata poco esercitata. Quasi sempre è apparso più attestato il ministero di condanna piuttosto che quello della misericordia e della riconciliazione. Basterebbe leggere la storia con attenzione, soprattutto quella dei Concili, per vedere con quale sicurezza lungo i secoli si è usata la parabola della zizzania, pervertendola. In essa Gesù chiede di non sradicare la zizzania, anche se minaccia il buon grano, e di attendere la mietitura e il giudizio alla fine dei tempi. E invece nella Chiesa si è indicato il nemico, il diverso come zizzania, autorizzando il suo sradicamento, fino alla sua condanna al rogo. O si guardi alle nostre storie personali: quanto ci è difficile perdonare, fare concretamente misericordia, lasciarci commuovere da chi è nel bisogno, fino a fare per lui il bene».



LA MISERICORDIA CI URTA



Il paradosso – osserva il priore di Bose – è che «il messaggio della misericordia non è capito da quanti si sentono giusti, in pace con Dio, mentre invece è compreso e atteso da chi si sente nel peccato, bisognoso del perdono di Dio. I credenti “religiosi” di ieri e di oggi hanno difficoltà a sentirsi fratelli e sorelle dei peccatori, delle peccatrici, perché nella loro vita non hanno commesso peccati “gravi” (…). È stato così durante il ministero di Gesù, è stato così nella storia della Chiesa, è così ancora ai nostri giorni, quando siamo interrogati da papa Francesco proprio sulla nostra capacità di misericordia».

Ancora: «Spesso siamo disposti a fare misericordia se c’è stata punizione, castigo di chi ha fatto il male (e diciamo che questa è giustizia!), se il peccatore è stato sufficientemente umiliato e solo se chiede misericordia come un mendicante. In ogni caso, stabiliamo dei precisi confini alla misericordia (…). Ecco il nostro tradimento del Vangelo, ecco come la misericordia ci scandalizza».


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