Per i primi cristiani la celebrazione pasquale si inscriveva in un quadro temporale ben preciso: non arrivava in un momento qualsiasi dell’anno, ma al termine di un periodo eccezionale, una settimana particolare nella quale tutto aveva inizio, e tutto veniva portato a compimento. La chiamavano la “grande settimana”: dalla domenica delle Palme a Pasqua, mentre noi parliamo di lunedì santo, martedì santo, eccetera.
Detto questo, sarebbe auspicabile lasciare la possibilità di scegliere la terminologia antica, che evoca con maggior forza le parole e le vicende che sono a fondamento della nostra fede. L’ingresso nella grande settimana suggerisce l’idea di un esodo, un cammino di liberazione che permette di passare da un mondo a un altro. Non bisogna mai temere di mettersi in cammino, né di abbandonare per un breve intervallo di tempo quel clima di superficialità nel quale il più delle volte viviamo.
Questo richiede un certo coraggio. Per ritrovare il significato profondo della grande settimana e gustarla in tutto il suo spessore i cristiani devono imparare a dedicarvi tempo. Non si entra in questa settimana eccezionale come si parte per il week-end! Ci vuole coraggio per sbarazzarsi di tutto il “vecchiume”, ciò che è abitudinario, le pose “inacidite”, i vecchi orizzonti, le solite occupazioni e preoccupazioni, le vecchie angosce… La vera domanda da porsi per il cristiano è: sono disposto a perdere del tempo per poterlo ritrovare come dono alla sorgente?
Probabilmente è ciò che vivono, in luoghi come Sylvanès, persone e amici che percorrono fino a mille chilometri, dopo aver preso ferie e lasciato talora il loro paese, e arrivano a volte il giorno delle Palme per poi ripartirsene il lunedì dell’angelo.
Durante la grande settimana non vale più l’assioma che “il tempo è denaro”, e si lascia spazio alla sete interiore e a ciò che è urgente nell’ottica di Dio.
Ma che cosa succede tra la domenica delle Palme e Pasqua? In quegli otto giorni si ripercorrono per sommi capi i grandi eventi che Cristo ha vissuto per portare a compimento il mistero della sua pasqua, per noi e con noi, attraverso la propria persona.
Il mistero è unico. Possiede una sua coerenza essenziale: è il mistero del passaggio dalla morte alla vita. La grande settimana ripercorre questo mistero nei suoi diversi momenti. Ce li ricorda come si commemora l’anniversario dei grandi eventi storici che sono a fondamento di ciò che continuiamo a vivere nel presente. Per noi cristiani si tratta di compiere un passaggio, con Cristo e con la nostra umanità, verso Dio, il Padre.
André Gouzes, La notte luminosa. Iniziazione al mistero della Pasqua, Edizioni Qiqajon 2014
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