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venerdì 6 marzo 2015

"Don Camillo" di Giovannino Guareschi

da "Don Camillo" di Giovannino Guareschi

Don Camillo spalancò le braccia [rivolto al crocifisso]: 
“Signore, cos’è questo vento di pazzia? Non è forse che il cerchio sta per chiudersi e il mondo corre verso la sua rapida autodistruzione?”.
“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Al­lora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”.
“No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. 
Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pu­dore, speranza. E fede. 
Cose senza le quali non si può vivere. 
Questa è l’autodistruzione di cui par­lavo. 
L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. 
L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. 
Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. 
Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”.
Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. 
Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. 
Bisogna salvare il seme: la fede. 
Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla in­tatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. 
Ogni giorno di più uomi­ni di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. 
Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d’ogni cultura”.



Tratto da Giovannino Guareschi, "Don Camillo e don Chichì", in Tutto Don Camillo. Mondo piccolo, II, BUR, Milano, 2008, pp. 3114-3115



«…“O Signore, com’è pesante a portarsi questa croce!”
“Lo dici a Me che l’ho portata lungo un cammino più ostico?”
“Signore, siete Voi, è la vostra voce. Siete Voi che mi parlate!”
“Non ho mai smesso di parlarti, ma tu non mi sentivi perché avevi le orecchie chiuse dall’orgoglio e dalla violenza.”
“Grazie, Signore. Io ora odo la Vostra voce e tutto è più bello quassù!”.»

da "Il ritorno di don Camillo"

Giovannino Guareschi



"E' la paura" rispose il Cristo. "Essi hanno paura di te."
"Di me ?"
"Di te, don Camillo. E ti odiano. Vivevano caldi e tranquilli dentro il bozzolo della loro viltà. Sapevano la verità, ma nessuno poteva obbligarli a sapere, perchè nessuno aveva detto pubblicamente questa verità. Tu hai agito e parlato in modo tale che essi ora debbono saperla la verità. E perciò ti odiano e hanno paura di te. Tu vedi i fratelli che quali pecore, obbediscono agli ordini del tiranno e gridi:
Svegliatevi dal vostro letargo, guardate le genti libere; confrontate la vostra vita con quella delle genti libere !
Ed essi non ti saranno riconoscenti, ma ti odieranno e, se potranno, ti uccideranno, perchè tu li costringi ad accorgersi di quello che essi già sapevano ma, per amore del quieto vivere, fingevano di non sapere. 
Essi hanno occhi ma non vogliono vedere. Essi hanno orecchie ma non vogliono sentire. Sono vili ma non vogliono che nessuno dica loro che sono vili. Tu hai reso pubblica una ingiustizia e hai messo la gente in questo grave dilemma: se taci tu accetti il soppruso, se non l'accetti devi parlare. 
Era tanto più comodo poterlo ignorare il sopruso. Ti stupisce tutto questo ?"

da: "Don Camillo"

Giovanni Guareschi



Buona giornata a tutti :-)  leggoerifletto

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