Hans Joas è un sociologo tedesco, particolarmente attento al fenomeno religioso, che analizza a partire da una formazione in cui il cattolicesimo conciliare incrocia il pragmatismo americano, insieme a storicismo ed ermeneutica. Nel suo libro La fede come opzione Joas si chiede che cosa ne è della religione nell'età della contingenza: alla contingenza corrisponde una teoria dell'azione incentrata sulla creatività. In tale contesto si richiede ai credenti uno sforzo di decentramento, che significa fare spazio nel proprio mondo a ciò che non è pienamente controllabile, poiché il futuro appartiene soltanto a chi non lo teme.La tesi centrale del libro si potrebbe riassumere così: la modernizzazione non conduce necessariamente alla secolarizzazione e questa non sfocia necessariamente in una decadenza della morale. La secolarizzazione avviene spesso senza modernizzazioni e la modernizzazione non si accompagna necessariamente alla secolarizzazione.Questo vale soprattutto negli Stati Uniti, dove la separazione fra Stato e Chiesa non ha prodotto un atteggiamento scettico dello Stato verso le religioni ma, al contrario, ha favorito un atteggiamento incoraggiante. La previsione della scomparsa della religione sarebbe quindi un caso di grossolano eurocentrismo.La giusta via passa, secondo Joas, attraverso una nuova riflessione sul concetto di contingenza, che descrive l'aumento delle opzioni e delle occasioni della vita, conseguenti a una un aumento di possibilità individuali. La fede non è una tecnica per superare la contingenza, ma un modo specifico di fare i conti con essa; il risultato di una sensibilità verso la contingenza non è il relativismo ma una "certezza contingente" cioè consapevole della contingenza della propria scelta. La contingenza, dunque, non mette in pericolo il valore degli impegni: i nostri impegni nascono da esperienze di formazione e di autotrascendenza, nelle quali siamo trascinati al di là di noi stessi.Contro Berger e avvicinandosi a Taylor, Joas sostiene che negli Stati Uniti il pluralismo religioso ha rafforzato la fede; una interiorizzazione flessibile non è una interiorizzazione più debole o più superficiale, perché anche il pluralismo può essere vissuto come un valore.Molto interessanti anche le pagine sul dialogo ecumenico e interreligioso: il dialogo anzitutto fra cristiani è la vera palestra per una intesa fra le religioni, tenendo sempre presente che non si scontrano le religioni o le civiltà, ma solo e sempre le persone. Per questo, ”quando ci troviamo di fronte alle altre religioni non dobbiamo farci guidare dalla sensazione di stare combattendo una battaglia, ma dall'idea di dovere intavolare un dialogo produttivo" (p. 187).Del resto, solo chi dimentica i misfatti dei regimi comunisti e nazisti può collocare nelle religioni il più grande pericolo per la pace.Dinanzi alle sfide per il cristianesimo, provenienti dal cambiamento sociale e dai cambiamenti culturali, Joas invita ad approfondire i contenuti essenziali del messaggio cristiano:1) l' ethos dell'amore contro varie forme di individualismo;2) l'idea di persona contro il naturalismo riduzionistico;3) una visione non individualistica della spiritualità;4) l'idea di trascendenza, che prende corpo nella copsiddetta "epoca assciale" (Jaspers), periodo storico compreso tra 800 e 200 avanti Cristo. (epoca assiale)Occorre dunque uscire da una posizione difensiva in cui il cristianesimo è stato relegato, così come va respinta l'identificazione tra cristianità ed Europa; l'Europa non è stata mai omogeneamente cristiana, in quanto ricca di tradizioni di pluralismo religioso: “la messa in discussione dell'idea che la modernizzazione conduca necessariamente alla secolarizzazione dischiude senza dubbio nuove possibilità della fede... Il futuro dell'Europa sarà un futuro multireligioso” (pp. 252/3).Un libro certamente interessante e controcorrente, che smonta molti luoghi comuni, basandosi su dati e rilevazioni aggiornate e rilette senza pregiudizi.Hans Joas, La fede come opzione. Possibilità di futuro per il cristianesimo (2012), tr. it. C. Danna, revis. P. Costa, Queriniana, Brescia 2013.
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