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martedì 20 gennaio 2015

Papa Francesco e la procreazione ...

MASSIMO FAGGIOLI da   SAPERE PER TUTTI
Papa Francesco non è Superman (come lo ritraggono alcune vignette in modo affettuoso), ma di certo finora i messaggi consegnati all'opinione pubblica ecclesiale e mondiale durante le conferenze stampa in volo sono i più sorprendenti. Come accadde per il "chi sono io per giudicare?", anche in questo caso le reazioni non si faranno attendere. Il primo messaggio ricevuto dal sottoscritto durante la notte, dopo la conferenza stampa del papa sul volo dalle Filippine, conteneva la protesta di una signora cattolica americana (madre di due mie studentesse) per le parole di Francesco sulla paternità responsabile: cattolica liberal di ampie vedute, politicamente a sinistra, la signora mi ricordava nella storia americana l'accusa ricorrente da parte della (allora) maggioranza protestante contro la (allora) minoranza cattolica di riprodursi come conigli.
La famiglia numerosa è da sempre uno dei marker della cultura cattolica americana, specie di origine irlandese, e queste parole del papa sono destinate ad avere un forte impatto in America, dove il papa si recherà in settembre in occasione dell'incontro mondiale delle famiglie. In un certo senso, il viaggio del papa in America - probabilmente il più difficile del pontificato - è iniziato ieri.
La religione americana è profondamente moralistica e nelle chiese cattoliche americane la geografia dei banchi vicino all'altare è ancora segnata dalle famiglie numerose e da un implicito giudizio morale riservato a tutti gli altri. Ancora nell'Ottocento delle migrazioni di massa dall'Europa, l'America era un paese grande da conquistare e la famiglia numerosa era parte di un progetto nazionale, civilizzatore e missionario. Il papa chiude, in un certo senso, l'età della frontiera americana con tutte le sue asprezze.
La misericordia (su cui Francesco ha iniziato a insistere fin dalla prima omelia del pontificato) appartiene ad un universo morale diverso da quello americano; in modo simile, anche il linguaggio della "procreazione responsabile" è essenzialmente estraneo alla cultura pro-life americana, in cui la procreazione non è aggettivabile perché non limitabile. In una nazione come l'America in cui la natura da sempre prevale sulla cultura, le parole del papa incidono in maniera profonda, al di là e oltre i possibili schieramenti ideologici, molto più che le parole sul gender come ideologia (che porteranno al papa nuove critiche da sinistra).
Il secondo elemento rimarchevole delle parole di ieri è l'interpretazione data da papa Francesco all'enciclica più controversa della storia moderna della chiesa, la Humanae Vitae di Paolo VI (1968) sulla regolazione delle nascite. Papa Francesco si tiene lontano dalle minuzie della liceità della contraccezione e di quali metodi contraccettivi (che lui sa benissimo essere usati in modo responsabile da moltissime coppie cattoliche) e si concentra sul legame tra coscienza genitoriale e influenze esterne: come Paolo VI quasi mezzo secolo fa, Francesco critica il neo-malthusianesimo, in cui gli aiuti concessi da istituzioni internazionali ai paesi poveri erano legati alle richieste di limitare la popolazione. La Humanae Vitae di Paolo VI fu anche una reazione a questo, e papa Francesco dà oggi un'interpretazione non moralistica, ma antitecnocratica e liberazionista dell'insegnamento più impopolare tra i cattolici (e non). È un altro degli effetti dell'elezione di un papa non europeo, che viene dal sud del mondo.
Un terzo elemento ha a che fare con le parole del papa sulla paternità e maternità, e sul fatto che ad essere eletto nel 2013 è stato un pastore gesuita che è diventato vescovo, cardinale e papa contro ogni probabilità statistica. Francesco ha parlato di paternità responsabile, con una nettezza e chiarezza che dice molto della sua paternità spirituale responsabile. In alcuni paesi (come l'America) la "culture war" in cui la chiesa era impegnata fino all'era pre-Francesco spingeva molti preti e vescovi, insegnanti e catechisti ad esortare giovanissimi cattolici a sposarsi subito e ad avere molti figli il più presto possibile: tutto va bene, anche un matrimonio ad alto rischio, pur di evitare il sesso prematrimoniale. Questo non è altro che usare il matrimonio come una clava, come una dichiarazione di guerra ad una società moderna in cui i tempi dell'educazione scolastica e professionale e l'accesso al lavoro si sono prolungati di un decennio almeno nel corso dell'ultimo secolo, mentre l'età della maturità sessuale è rimasta sempre quella, ovvero almeno dieci, talvolta venti anni prima della possibilità di mettere su famiglia. Francesco riapre il discorso su matrimonio e famiglia nel contesto di una onesta e sincera visione di chiesa nella società e cultura moderne. La chiesa sfida le pulsioni disumanizzanti del mondo contemporaneo ma senza disumanizzare i cattolici in questa sfida.
È una visione del rapporto tra natura e cultura, tra insegnamento della chiesa e coscienza dei singoli e delle coppie che si rinnova con questo pontificato. Appare sempre più chiaramente il ruolo strategico del dibattito su matrimonio e famiglia, coi due Sinodi del 2014 e 2015, per tutto il resto dell'agenda del pontificato di Bergoglio. Quanti chiedono ingenuamente un'abrogazione di Humanae Vitae non si rendono conto che sarebbe non solo irrealistico, ma anche drammaticamente limitativo della visione di papa Francesco.

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