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mercoledì 26 settembre 2012

Medjugorje ...? libri

Penultimi LIBRI su Medjugorje ...

Medjugorje: Il cammino del cuore

Medjugorje, il cammino del cuore

ROMA, mercoledì, 10 ottobre 2012.– Tutto a Medjugorje risulta eccezionale: la durata del fenomeno delle apparizioni, le numerose guarigioni, l'interesse dei media. E, più di ogni altra cosa, l'eco suscitato nel mondo, eco che nel giro di un trentennio ha trasformato questo piccolo e sconosciuto villaggio dell'ex Iugoslavia nella meta di un milione di pellegrini l'anno.
Ma cosa spinge i fedeli a intraprendere il viaggio verso una località così remota? Che cosa li induce a percorrere la dura salita del Podbrdo o quella ancora più ardua del Krizevac, talvolta persino scalzi? E, al ritorno, cosa rimane loro del cammino spirituale compiuto?
Per rispondere a queste ed altre domande lo scrittore Rino Cammilleri ha scritto e pubblicato il libro “Medjugorje - Il cammino del cuore” (edizione Mondatori).
Nel libro Cammilleri racconta ciò che visto durante due pellegrinaggi che ha compiuto nel villaggio bosniaco, il primo nel 1990, sull'onda di una crisi esistenziale, e il secondo nel 2011, ricco di una sofferta maturità conquistata nel tempo.
Due viaggi, compiuti a distanza di un ventennio, durante il quale è cambiato il clima politico con la caduta del muro di Berlino, la disgregazione della Iugoslavia e la fine della guerra fredda; è cambiato il villaggio, cresciuto e ormai incentrato sull'accoglienza dei pellegrini; sono cambiati i veggenti, diventati oggi degli adulti che vivono una vita quasi "normale". Quella che non è cambiata è l'intensità della sua esperienza religiosa.
Per saperne di più, ZENIT ha intervistato Rino Cammilleri
Cosa pensi del fenomeno Medjugorije?
Rino Cammilleri: Da lettore assiduo del Vangelo, cerco di essere realista e concreto, perciò applico la massima “vieni e vedi”. Sono andato due volte a Medjugorje, a distanza di vent’anni. Ho visto crescere e svilupparsi un fenomeno ormai planetario e vi ho applicato il criterio ermeneutico del Vangelo: gli alberi si giudicano dai frutti. Là c’è gente che prega, che ha ritrovato la via cristiana, che si confessa. Ed è davvero tanta. Se non sono buoni frutti, questi…
Ci sono state veramente le apparizioni?
Rino Cammilleri: Questo non posso dirlo, né spetta a me il giudizio. Io, di straordinario, non ho visto niente. Non ho nemmeno provato particolari “frissons” emotivi. Sono andato non da giornalista e nemmeno da semplice curioso, ma da pellegrino, come tutti. Avevo anch’io le mie richieste di grazie, come tutti, e non le ho  ottenute, come –suppongo- non pochi altri. Ma mi sono guardato attorno e quel che ho  visto mi è bastato. Se le apparizioni non ci sono state, allora il mistero è ancora più grosso.
Cosa pensi dei veggenti?
Rino Cammilleri: Ne conosco personalmente solo una, Marija. Viska l’ho vista da vicino (gli altri soltanto in tivù o in foto). La prima mi pare una persona normalissima, in tutti i sensi, e questo depone a suo favore. L’altra mi ha colpito per la gioia che sprizza da tutti i pori: una persona così gioiosa non l’ho vista mai. Per il resto, sto a quel che ho letto su di loro, so che i sei sono stati analizzati in tutti i modi dalla scienza più moderna e sono stati trovati sani di mente e di personalità. D’altra parte, tutti quelli che li hanno incontrati e li incontrano testimoniano della loro serena disponibilità. Considerando che sono più di trent’anni che fanno –mi si passi l’espressione- i veggenti di Medjugorje a tempo pieno, mi colpisce la loro perdurante non affettazione, il non atteggiarsi ispirato, la loro non richiesta –che sarebbe anche umana- di privacy, di essere lasciati finalmente in pace…
Come è possibile che le apparizioni si ripetano da così tanto tempo? Secondo alcuni esperti tutte le apparizioni di Maria nelle storia hanno avuto un periodo limitato...
Rino Cammilleri: Nel mio libro analizzo tutti gli aspetti su cui si appunta la critica, tra cui questo. Anche perché il libro narra di un mio viaggio anche mentale e storico: dopo trent’anni trascorsi ripiegato sulla storia del cristianesimo, tutti i dubbi che mi venivano in mente, man mano, su Medjugorje non li ho nascosti (e li ho affrontati proprio paragonandoli alle altre apparizioni mariane, alle “profezie”, ai “segreti”…). Riguardo a questo in particolare, devo dire che ci sono precedenti. Per esempio, alla veggente francese Estelle Faguette, nell’Ottocento, la Madonna apparve per oltre cinquant’anni, tutti i giorni, fino alla morte. Ma giudicare il soprannaturale alla sola luce –un po’ giuridica- del “precedente” può essere fuorviante…
E' comunque indubbio che a Medjugorjie avvengano in continuazione conversioni. Tantissima gente anche scettica, si confessa, prega, si affida a Maria. Sulle mille grazie che scaturiscono da quel luogo non sembrano esserci dubbi. Conosco almeno tre persone atee e ostili alla Chiesa cattolica che sono andate a Medjugorije e che ora sono sacerdoti. Tu che ne pensi?
Rino Cammilleri: E’ proprio questo il motivo che mi ha spinto a interessarmene. Stando ai veggenti, la Madonna a Medjugorje chiama alla conversione ed è ciò che là accade in maggior copia. Libri (anche i miei quasi quaranta), convegni, piani pastorali, omelie, cortili dei gentili, cattedre dei non credenti e dialoghi vari non sembrano smuovere di un millimetro chi non crede. Si potrebbe dire che nemmeno un intero Concilio, visto che, proprio nel cinquantenario dello stesso, il papa è stato costretto a indire un Anno della Fede, in quanto è giusto questa che sembra in caduta libera nel terzo millennio cristiano. Seminari vuoti, vocazioni a picco, contestazioni da parte dei pochi rimasti, ostinati –contro l’evidenza- a credere che la soluzione stia nelle “riforme”. Poi, come hai detto, tu, basta andare a Medjugorje ed ecco un ateo incallito che torna prete.
Perché hai deciso di scrivere questo libro?
Rino Cammilleri: Perché nella ormai vastissima pubblicistica su Medjugorje mancava una voce che in qualche modo rappresentasse quelli che sono andati, non hanno visto miracoli né prodigi, non hanno ottenuto grazie e nemmeno una particolare esperienza spirituale. Eppure sono in qualche modo rimasti edificati dai fatti: anche Cristo, nel Vangelo, dice ai discepoli del Battista di riferire quanto vedono (…i sordi odono, gli storpi camminano…). E i fatti incontrovertibili che ho  visto sono appunto le infinite conversioni.
Cosa intendi comunicare?
Rino Cammilleri: Proprio questo: il miracolo più eclatante èla conversione. Chi, come me, ha per decenni scritto libri e parlato in pubblico sa meglio di chiunque altro quanto sia più facile –paradossalmente- guarire istantaneamente da un cancro all’ultimo stadio che mutare radicalmente le proprie convinzioni. Penso al primo grande convertito, san Paolo. Era così convinto della giustezza della sua causa da perseguitare quelli che considerava eretici, i cristiani. Poi, di colpo, in totale assenza di crisi esistenziali o di disgrazie personali, quest’uomo, braccio esecutivo ed armato del Sinedrio, diventa il più tenace (ed efficace) propagandista di Cristo, incurante della vitaccia che ciò gli costerà, fino al patibolo.
Quali sono le storie e le suggestioni che ti hanno più colpito?
Rino Cammilleri: Come scrivo nel libro, ognuno di noi rimane colpito da qualcosa che non colpisce altri. In ciò, davvero, ognuno di noi è unico e irripetibile. Quel che ha colpito me, lo racconto, certo, ma si tratta di fatti che a un altro risulterebbero irrilevanti. Credo che in questo ci sia in qualche modo il dito di Dio, che conosce ciascuno di noi e sa con che cosa “colpirlo”. In modo discreto e non invadente, di solito, secondo il suo stile rispettoso della libertà di ognuno. Non credo che sia esemplare, per altri, quel che mi ha colpito e mi ha fatto propendere favorevolmente verso il fenomeno Medjugorje. I curiosi, comunque, lo leggeranno nelle mie pagine. Perché togliere loro il gusto di scoprirlo? (A. Gaspari)
Fonte: Zenit

 

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Medjugorje. E dopo?

http://img.libreriadelsanto.it/books/j/jnQ1jnBCdFjf_s4

Pubblico di seguito questa lettera di Mons. Luigi Negri, Vescovo di San Marino - Montefeltro, come invito alla lettura del libro di Gianni Romolotti.

* * *
 

Caro Gianni,
ho letto e riletto con molta attenzione questo tuo splendido volume Medjugorje. E dopo?
La prima cosa che mi è venuta in mente sono stati i primi incontri con te e tua moglie più di quaranta anni fa in casa di tuoi parenti che abitavano nell’ambito della parrocchia in cui prestavo servizio il venerdì, il sabato e la domenica.
Di questa compagnia che mi coinvolgeva in cene luculliane e nelle quali si viveva una bella amicizia, tu mi sei sembrato un po’ eccentrico rispetto al resto del contesto.
Come si legge anche nel tuo libro, eri un uomo che era arrivato, o stava arrivando, in una invidiabile posizione professionale che ti metteva in grado di avere una vita molto comoda. Peraltro la tua vita familiare mi sembrava assolutamente felice. Ma la cosa non mi convinceva fino in fondo; ho sentito spesso, nelle discussioni sulle varie questioni che la nostra convivenza proponeva, come una sorta di disagio ultimo, come una non tranquilla felicità che sembrava testimoniata dal tuo modo di vivere.
Ecco la prima cosa che colpisce in questo racconto dei tuoi rapporti con Medjugorje. Medjugorje ti ha cambiato la vita, radicalmente, facendoti scoprire il livello più profondo della tua personalità ed offrendo a questa personalità una possibilità di cammino e di realizzazione fino allora insperata.
Tu parli della tua prima andata e delle successive andate a Medjugorje come io parlo del primo incontro con il movimento come uno dei momenti più significativi di questa mia storia cinquantennale. La cosa più importante di questo testo è che è la testimonianza di un convertito, di un uomo che, finalmente, si è sentito chiamare per nome, è stato aiutato ad uscire da tutta quella enorme banalità in cui si perde la vita degli uomini normali, anche dei più riusciti. A te è stata proposta la via della vita: infatti, nel tuo libro, l’incontro con Medjugorje è stata la riscoperta dell’incontro con Cristo, che stava a fondamento della tua esistenza dal momento del tuo battesimo e che ha avuto la sua struttura fondamentale nella appartenenza alla Chiesa e nella grande testimonianza di vita della tua famiglia.
Medjugorje ti ha aiutato a riannodare i fili della tua esistenza e ha aperto una nuova e definitiva possibilità di cammino verso la verità di Cristo e la sua carità.
Io non posso dare un giudizio su quello che avviene realmente a Medjugorje, ma poiché ritengo che il grande miracolo nella vita dell’uomo sia l’incontro con Cristo e la possibilità di seguirlo, nella buona come nella cattiva sorte, nella salute e nella malattia, nella gioia e nel dolore, io rilevo che Medjugorje ha determinato in te questo miracolo. E di questo sono lieto profondamente, con te e per te.
Un dato evidente di questa tua storia che ci racconti è la tua partecipazione profonda alla vita e al cammino della Chiesa.
Medjugorje non ti ha chiuso in una aristocrazia spirituale; ti ha fatto sentire come casa tua la vita della Chiesa, ti fa partecipare alla sua grandezza e la sua povertà, ti fa sentire con dolore acutissimo il disagio di questa oggettiva mancanza di fede che dilaga nella vita della Chiesa, mancanza di coraggio nell’essere testimoni di Cristo di fronte al mondo.
Tu ami la Chiesa, lavori per essa, metti generosamente al servizio della Chiesa quella novità di intelligenza e di cuore - perfettamente cristiane - che Medjugorje ha fatto risorgere in te.
Ho avuto chiara la percezione di tutto questo quando ho partecipato qualche anno fa ad una serata del gruppo di preghiera di Medjugorje, a Savona, in una serata delle vacanze estive.
Mi ha edificato il modo con cui ti sentivi responsabile di tutto quello che accadeva, dalla sistemazione logistica di quelli che partecipavano ai canti e alle preghiere che si facevano.
Dove era finito il pubblicitario di successo che viveva giornate stressanti di lavoro in funzione della propria ambizione di potere, a cui seguivano serate di cene e di dialoghi così insulsi su tutto e su tutti, oltre che a innumerevoli partite di tennis?
Medjugorje ti ha radicato nella sequela di Cristo, nell’appartenenza alla sua Chiesa, in una affezione fanciullesca per la Madre del Signore. Il pensiero di lei ritorna costantemente in queste pagine come il luogo di un grande conforto, di una permanente edificazione, di un grande incoraggiamento alla missione.
L’altra caratteristica di questa tua vita e di questo tuo impegno è la chiarezza di giudizio che hai sulla situazione ecclesiale e su quella sociale.
Ho condiviso totalmente le tue prese di posizione sulle vicende ecclesiali ed ecclesiastiche e sulle tremende vicende di costume che dissacrano la nostra vita sociale: la violenza che dilaga in modo irresistibile, la manipolazione della vita nelle varie fasi del suo essere, la mancanza di rispetto verso i bambini e verso i più deboli, la dissennatezza di una giustizia che è contro ogni giustizia.
Hai parlato sempre chiaro e ti esorto a farlo, perché, come diceva il beato Giovanni Paolo II, la prima carità verso l’uomo ed il mondo è dire coraggiosamente la verità.
Ti ringrazio dunque per questo prezioso libro che testimonia la verità di una conversione e la dedizione quotidiana a Cristo e alla Chiesa, perché la missione cristiana continui a rinnovarsi nel mondo e a rinnovare il mondo.
Qualche tempo dopo la mia elezione all’episcopato, un’altissima personalità ecclesiastica mi chiese: “Eccellenza, che cosa pensa lei di Medjugorje?”. Risposi: “Alcuni dicono che c’è il demonio, ma, se è il demonio, lavora per Cristo, per la Chiesa e per noi”.
Grazie Gianni per questo tuo splendido libretto, auguro che faccia a tutti quelli che lo leggeranno, e spero che siano molti, il bene che ha fatto a me.


Il  primo libro che ho letto!
  Mistero Medjugorje
    post: altri LIBRI SU MEDJUGORJE
GiuMa

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