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venerdì 1 agosto 2014

IL RISVEGLIO DELLA SIGNORINA PRIM

 “La tradizione non ha età, bambina, è la modernità a invecchiare”. Così l’ultranovantenne Lulù Thiberville, sentenzia davanti ad una piccata signorina Prim.
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Eh, già! La modernità invecchia e sfiorisce, a ritmo incalzante. Ciò che riempie i giornali oggi (e sembra non si possa fare a meno di esserne informati) domani è buono per fasciarci i pesci. Non così nell’incredibilmente affascinante paesino di Sant’Ireneo di Arnois dove, rispondendo ad un annuncio, giunge la signorina Prudencia Prim.
Laureata in relazioni internazionali, scienze politiche e antropologia, dottoressa in sociologia, una specializzazione in biblioteconomia ed arte medievale russa, era una candidata non proprio ideale per la bizzarra inserzione comparsa sul giornale.
“Cercasi spirito muliebre assolutamente non sottomesso al mondo. In grado di fare la bibliotecaria per un gentiluomo e i suoi libri. Attitudine alla convivenza con cani e bambini. Meglio senza esperienza lavorativa. Astenersi se in possesso di laurea e diplomi post lauream”.
Prudencia di titoli ne aveva da vendere ma qualcosa dentro di lei l’aveva spinta a contattare l’estensore dell’annuncio e a presentarsi al colloquio di lavoro.
Fu così che la signorina Prim, donna delicata e fiera, insieme ordinato di regole e nozioni, ottenne il posto di bibliotecaria presso un apparentemente eccentrico signore di campagna che cresceva ed istruiva personalmente quattro nipoti e una manciata di bambini del paese.
Luogo particolarissimo quest’ultimo dove, per scelta, gli abitanti hanno formato una colonia un po’ fuori dal tempo. Bandita la fretta, i simpatici coloni vivono in una dimensione a misura d’uomo. L’orario di lavoro rilassato è un valore incontestabile a Sant’Ireneo, tanto che, alla prima riunione della Lega delle Femministe, la bibliotecaria apprende della preoccupazione delle donne del paese per Amelia, giovane dipendente del giudice Bassett che deve aiutare a scrivere le memorie. “Si figuri, quella ragazza lavora più di otto ore al giorno. È anacronistico e intollerabile”, esordisce preoccupatissima la presidentessa della Lega.
La signorina Prim fatica non poco a comprendere le ragioni che animano gli abitanti di Sant’Ireneo, i loro metodi educativi, la loro concezione della vita e delle priorità. A Sant’Ireneo si usa ancora scrivere biglietti d’invito per tè pomeridiani, le questioni vengono discusse e affrontate davanti a un vassoio di pasticcini appena sfornati, i bambini ricevono un’educazione amplissima, ma improntata alla libertà e alla semplicità. Latino, greco, retorica, arte (ma anche giardinaggio) e moltissima lettura: con la naturalezza dell’infanzia tali discipline perdono la loro patina di antichità per divenire creature vive e affascinanti.
“Conosciamo a memoria molte parti di poesie e di storie; è la prima cosa che facciamo con tutti i libri» disse Téseris con la sua vocina dolce. “ma lui dice che così s’impara ad amare i libri, e che ha molto a che vedere con la memoria. Dice che quando gli uomini s’innamorano di una donna imparano a memoria la sua faccia per poterla ricordare in seguito; prestano attenzione al colore dei suoi occhi, al colore dei capelli, se le piace la musica, se preferisce il cioccolato o i biscotti, come si chiamano i suoi fratelli, se tiene un diario, se ha un gatto… Con i libri è la stessa cosa”, continuò Teseris, “a lezione impariamo dei brani a memoria e li ripetiamo ad alta voce. Poi leggiamo i libri, ne discutiamo e dopo li leggiamo un’altra voltsa”.
In quest’ambiente la signorina Prim, nutrita alle più prestigiose fonti della modernità, sente le proprie certezze messe in discussione e inizia un percorso, a tratti aspro, di confronto. La sua veste razionale e un poco intransigente, la sua fiera indipendenza e l’immagine che ella ha di sé, vengono interrogate dalle esistenze semplici ma così profonde degli abitanti di Sant’Ireneo. In questo confronto, che a tratti diventa una sorta di duello, la bibliotecaria scoprirà di essere diversa da come ha sempre creduto di essere e in questa scoperta troverà la libertà che le mancava. Un risveglio, appunto, dell’intero proprio essere.
Quello della spagnola Natalia Sanmartin Fenollera, è romanzo delicato e profondo che con inusuale delicatezza tocca le corde dell’animo. Fa desiderare non solo di vivere in un Sant’Ireneo, ma di assumere i suoi principi ispiratori nel proprio quotidiano. Fa nascere il desiderio di ripercorrere le letture citate nelle sue pagine, la grande letteratura appresa con la semplicità dei bambini. Apre una finestra tra questo mondo e l’altro, come dice la piccola Teseris a proposito delle icone.
Un libro da leggere e poi da rileggere. Lentamente.
(Natalia Sanmartin Fenollera, Il risveglio della signorina Prim, Mondadori, 2014, euro18.50)

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