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martedì 14 ottobre 2014

Alla presentazione di “Obbedire è meglio”

 

Credere, obbedire, essere liberi

Una volta arrivavo più puntuale. Adesso sembra che ci sia sempre qualcosa che mi fa essere in ritardo. Deve essere la vecchiaia. E anche il fatto che, guidando mi sono trovato davanti prima l’auto del Torero Camomillo e poi quella di Zio Giuseppe, l’anziano con il cappello di Cuneo ritenuto responsabile del famoso Ingorgo Letale del ’93.
In ogni caso, anche se quando alla fine sono giunto alla sala la conferenza di Costanza Miriano doveva ancora iniziare, tra saluti e acquisto in loco dell’ultimo libro (mancava!) io sono uno di quelli che rimangono in piedi. La sala è strapiena.
Poco male, sono giovane (devo continuare a ripetermelo). Più che altro è la scomodità di pigliare appunti. Chissà se il lasciare l’iPad terminalmente scarico può essere etichettata come una prerogativa delle mogli o è unisex. In ogni caso mi devo analogicamente adattare a carta e penna, con il libro appena accattato come scrivania pro tempore.
Data la conseguente inabilità a capire le mie stesse note (il geroglifico lo so solo scrivere, non leggere) non scenderò nei particolari dell’opera che Costanza è venuta a presentare. “Obbedire è meglio”, recita la bella copertina, che accenna pure con un geniale gioco di parole ad una “Compagnia dell’agnello”. Cosa questa sia, e perché obbedire sia effettivamente meglio, lo lascio comprendere ai lettori del volume. Io racconterò solo un paio di cose che mi hanno colpito.
A me ha affascinato la maniera con la quale l’autrice ha replicato alle domande di coloro che erano con lei sul palco. Io sono uomo e ingegnere. A domanda, io rispondo. Preciso. Conciso. Se la questione fosse una figura da colorare, io comincerei dai bordi e procederei verso l’interno, fino a colmarla tutta. Costanza Miriano invece “colora la figura” come fanno i bambini piccoli: avete presente? Grandi tratti di pastello che coprono tutto il foglio. Alla fine quanto si doveva colorare è colorato, ma la pittura è andata ovunque. Così nelle sue repliche la nostra scrittrice con amabile accento centroitalico spazia per le tematiche più differenti, non esitando a tirarsi in ballo con esperienze personali.
Come del resto accade anche nei suoi due precedenti libri. Ho visto poche altre persone con una simile capacità di rapporto umano. L’incontro è finito dopo due belle orette, e Costanza Miriano si è fermata a firmare libri. Anche qui, fossi stato io, un grugnito, una dedica e via. Lei si fermava a parlare con tutti, dopo tre quarti d’ora ci hanno cacciato a forza fuori dal salone e si è continuato al bar interno.
Io conoscevo un buon numero di persone in sala, sono del luogo, ma pareva che lei fosse amica di molti più di me. Neanche mia moglie, al cui confronto sono un eremita stilita, riesce a fare altrettanto. Mi sono trovato intimorito e stupefatto, con un tocco di invidia per la sua simpatia e umiltà. Aveva persino idea di chi fossi io.
Mia moglie, che una improvvida riunione di catechismo ha trattenuto al paesello, dal cuscino mi ha chiesto com’era andata. Bene, ho risposto. Ti ho fatto fare la dedica sul libro, leggila. Accidenti, anche da in piedi la sua scrittura è impeccabile.
obbedire

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