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martedì 1 luglio 2014

La PerLa dai molti riflessi.

La lettura della scrittura nei padri siriaci


La perla dai molti riflessi
Sabino Chialà

La perla dai molti riflessi




Sabino Chialà
La Scrittura irriga la preghiera Punto importante nell’insegnamento di Isacco di Ninive riguardo alla Scrittura è il suo rapporto con la preghiera, da intendersi in senso duplice. Innanzitutto la preghiera è il necessario alveo in cui la lettura spirituale della Bibbia deve inscriversi: “Non accostarti alle parole misteriose delle Scritture senza prima aver pregato e aver chiesto aiuto a Dio, dicendo: ‘Signore, fa’ che io sperimenti la potenza che è in esse’. Considera che la preghiera è la chiave per discernere la verità nelle Scritture”.
Ma, reciprocamente, la Scrittura è per Isacco anche ciò che alimenta la preghiera del solitario; è materia per la preghiera, che dunque è fondamentalmente esercizio all’ascolto: “La lettura delle Scritture rafforza l’intelletto e soprattutto irriga la preghiera; è aiuto nella veglia ed è compagna; è luce per l’intelligenza, guida nel cammino, seminatrice di abbondanti contemplazioni nella preghiera; impedisce di vagare e di andare a pascersi di cose vane; semina nell’anima la memoria continua di Dio e delle vie dei santi che piacquero a lui, e ottiene all’intelletto sapienza e finezza”.
Altrove, egli afferma che la lettura è ciò che appresta un’anima alla preghiera; che la illumina, perché non si risolva in un’esperienza solo fisica ed esteriore: “Ciò che la forza della preghiera è per le condotte ascetiche, lo è la lettura per la preghiera. Ogni preghiera, infatti, che non è nutrita dalla luce delle Scritture, è pregata secondo una conoscenza corporale. E anche se implorasse cose buone, e da essa scaturissero moti nobili, resta vero che una tale preghiera è più debole di quella conoscenza che viene dalla lettura. Ciò perché, mentre medita realtà gloriose e sembra che si intrattenga in realtà stupefacenti, un tale orante è in realtà lontano da Dio. E così neppure riesce a conseguire quelle realtà belle in cui spera, ma cammina davanti al proprio volto e riflette sulla propria volontà: l’ammonizione, infatti, che viene dalla retta conoscenza della luce delle Scritture non lo tocca”.
Quando la preghiera è nutrita dalla Scrittura, allora diventa anche esperienza di crescita nella conoscenza e dunque ciò che chiede non obbedisce più a una comprensione corporale, com’è quella di chi, piegato su se stesso, non segue che la propria volontà. La preghiera cristiana, essendo innanzitutto ascolto della Parola contenuta nelle Scritture, è esercizio alla conversione, nella misura in cui, conoscendo sempre più in profondità quale sia la volontà di Dio, cerca di farla propria.



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