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mercoledì 24 dicembre 2014

Le parole di Papa Francesco - proposte per una umanità nuova

Natale


“LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO” –


 «La speranza non indica soltanto il futuro, ma straripa nel presente e si esprime in augurio di pace e fraternità universali che, per trasformarsi in realtà, devono ...
                                         radicarsi in tutti i cuori.
 

LE PAROLE DI PAPA FRANCESCO


 proposte per una umanità nuova

(estratto dal primo volume dedicato al Natale) 
In una vignetta pubblicata recentemente, una bambina raccontava a un’amica che per questo Natale aveva chiesto ai genitori che non le regalassero giocattoli ma «spirito natalizio» e che questi erano rimasti sconcertati, senza capire e senza sapere il da farsi. Il messaggio mi è sembrato molto acute e ci pone senz’altro la domanda: che cos’è lo spirito del Natale? L’impressione è che per rispondere bisognerebbe intraprendere una corsa a ostacoli, rappresentati da molti impedimenti, tra gli altri quelli che ci sono imposti dall’accelerato consumismo di fine d’anno. Ma la domanda resta. Nel corso del tempo, l’arte ha cercato di esprimerlo in mille modi ed è riuscita ad avvicinarci molto al significato di questo spirito natalizio. Quanti racconti di Natale ci offrono storie che ce lo avvicinano! I bellissimi racconti di Andersen, Tillich, Lenz, Böll, Dickens, Gorkij, Ham-sun, Hesse, Mann e tanti altri, sono riusciti ad aprire orizzonti di significazione che ci fanno addentrare su questa via di comprensione del mistero. Eppure, non sono sufficienti. E tuttavia, è proprio un racconto, un racconto storico, quello che ci apre le porte al reale significato dello «spirito natalizio». Un racconto semplice e preciso. Dice così: «In quei giorni un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse il censimento di tutta la terra. Questo primo censimento fu fatto quando Quirinio era governatore della Siria. Tutti andavano a farsi censire, ciascuno nella propria città. Anche Giuseppe, dalla Galilea, dalla città di Nàzaret, salì in Giudea alla città di Davide chiamata Betlemme: egli apparteneva infatti alla casa e alla famiglia di Davide. Doveva farsi censire insieme a Maria, sua sposa che era incinta. Mentre si trovavano in quel luogo, si compirono per lei i giorni del parto. Diede alla luce il suo figlio primogenito, lo avvolse in fasce e lo pose in una mangiatoia, perché per loro non c’era posto nell’alloggio» (Lc 2,1-7). 
Si tratta di un racconto storico, semplice e con un accentuato riferimento al cammino compiuto dal popolo d’Israele. Quando Dio scelse il suo popolo e iniziò a camminare con lui, gli fece una promessa: non gli vendette illusioni, ma seminò speranza nei loro cuori. Speranza in Lui, Dio che resta fedele perché non può smentire se stesso; diede al suo popolo questa speranza che non delude. Basati sul racconto appena citato, le parole di papa francesco noi cristiani sosteniamo che quella speranza si è consolidata. Si consolida e ci lancia verso il futuro, verso il momento dell’incontro definitivo. Lo «spirito natalizio» si manifesta così: promessa che genera speranza, si consolida in Gesù e si proietta, ancora come speranza, verso la seconda venuta del Signore. Il racconto citato continua con la narrazione della scena dei pastori, l’apparizione degli angeli e un cantico che è messaggio per tutti: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini, che egli ama». La speranza consolidata non indica soltanto il futuro, ma straripa nel presente stesso e si esprime in augurio di pace e fraternità universali che, per trasformarsi in realtà, devono radicarsi in tutti i nostri cuori. Ogni volta che leggo il racconto e contemplo la scena addentrandomi in quello spirito di speranza e pace, penso a tutti gli uomini e le donne, credenti e non credenti, che percorrono il cammino della vita e aprono sentieri a tante ricerche fatte di speranza o disperazione, e sgorga in me il desiderio di avvicinarmi, di augurare pace, molta pace, e anche di riceverla; pace di fratelli, perché tutti lo siamo, pace che costruisce. Augurare e ricevere quella pace che alla fine rende possibile, nel mezzo delle nebbie e delle notti, riconoscerci e ritrovarci come fratelli, riconoscerci nel nostro volto che ci riflette come creati a immagine di Dio. Sarà questo parte dello spirito natalizio che quella bambina della vignetta reclamava ai suoi genitori? Lettera pubblicata nel quotidiano
 «La Nación», 23 dicembre 2011
Piano dell’opera: 
Ogni volume monografico è dedicato a un aspetto della fede: 
Natale, Speranza, Desiderio, Educazione, Pace, Misericordia, Testimonianza, Popolo, Scelta, Perdono, Missione, Impegno, Fede, Vita, Umiltà, Pasqua, Presenza, Incontro, Cambiamento, Chiesa.

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