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lunedì 9 dicembre 2013

ERETICI ...G.C. Chesterton

Da leggere e regalare a Natale e non solo ...

Eretici
Chesterton G.K. "eretici"

IL LIBRO

Nel 1905, all’età di trentun’anni, Gilbert Keith Chesterton riunisce in un unico volume gli articoli scritti per il liberale «Daily News». Nasce così Eretici, in cui il «principe del paradosso», facendo sfoggio di tutta la sua tagliente ironia, passa al vaglio le più importanti figure del suo tempo, in particolare del mondo della letteratura e dell’arte: Rudyard Kipling, George Bernard Shaw, H. G. Wells, James McNeill Whistler… Ciò che soprattutto gli interessa è però combattere le «eresie» di cui si fanno banditori o interpreti e che si riflettono in quelli che l’autore identifica come i grandi mali della modernità: la cieca fede nel progresso, lo scetticismo, il determinismo, la negazione dell’esistenza di Dio e dei valori fondamentali del cristianesimo.
Frutto di un sapiente dosaggio di umorismo e buon senso, Eretici suscitò le ire di alcuni critici, perché condannava le filosofie coeve senza fornire alternative. Lo scrittore inglese decise quindi di replicare qualche anno anno più tardi con un altro celebre titolo, Ortodossia, di cui questo resta l’essenziale premessa.

L'AUTORE

Gilbert Keith Chesterton (1874-1936) fu scrittore e pubblicista dalla penna estremamente feconda. Soprannominato «il principe del paradosso», usava una prosa vivace e ironica per esprimere serissimi commenti sul mondo in cui viveva. Scrisse saggi letterari e polemici, romanzi «seri» (L’uomo che fu GiovedìL’osteria volante) e gialli (celebre la serie di avventure di Padre Brown). Lindau ha pubblicato i suoi saggi biografici su san Francesco d’Assisi e san Tommaso d’Aquino, e l’opera La Chiesa cattolica.

Chesterton, Gilbert Keith  -   "La grande marcia della distruzione intellettuale proseguirà. Tutto sarà negato. Tutto diventerà un credo. E' una posizione ragionevole negare le pietre della strada; diventerà un dogma religioso riaffermarle. E' una tesi razionale quella che ci vuole tutti immersi in un sogno; sarà una forma assennata di misticismo asserire che siamo tutti svegli. (…) Combatteremo per i prodigi visibili come se fossero invisibili."


E' davvero impossibile rendere in poche parole la ricchezza di spunti e la paradossale bellezza di questo libro di Chesterton. Leggerlo fa bene al cuore e alla mente: il grande romanziere e saggista inglese ci aiuta a riflettere sugli aspetti assurdi delle ideologie otto-novecentesche e nello stesso tempo ci diverte. Sentiamo tutte le contraddizioni di quelle vere e proprie "eresie" moderne che, in nome della ragione, portano a sragionare e a perdere il contatto con la realtà. La forza polemica e corrosiva di Chesterton colpisce molti scrittori e pensatori del suo tempo: da Kipling a Shaw, da Ibsen a H.G. Wells, da Nietzsche a Dickinson. Ce n'è per tutti: materialisti, antropologi, neopagani, superuomini, esteti, scientisti, epicurei, scettici, progressisti in genere. Alla base del ragionamento di Chesterton c'è sempre una precisa convinzione: che l'uomo che vive davvero, che si diverte davvero, che danza e canta, che gusta l'avventura, che affronta con forza la realtà, è colui che appartiene ad una comunità religiosa. Un saggio scritto nel 1905 pieno di spunti profetici sull'oggi che viviamo. (Gianluca Zappa)

Eretici Cultura Cattolica


Chesterton, prima ancora di pensare ad un opera come “Ortodossia”, propose alle stampe una raccolta di saggi in cui affrontava i “maîtres a penser” del suo tempo dal punto di vista propriamente filosofico: essi erano eretici, in quanto affermavano la loro verità parziale, a discapito della verità tutta.
Molti profeti ai suoi tempi proponevano le loro teorie interpretative del mondo. Chesterton, prima ancora di pensare ad un opera come “Ortodossia” (essa stessa scritta prima che Chesterton approdasse all'ortodossia cattolica), propose alle stampe una raccolta di saggi in cui affrontava i “maîtres à penser” del suo tempo dal punto di vista propriamente filosofico:

Non mi interesso a R. Kipling come vivido artista o vigorosa personalità, ma come eretico, cioè come un uomo le cui idee hanno la sfrontatezza di differire dalle mie. Non mi interesso di G. B. Shaw come uno dei più brillanti ed onesti uomini che ci siano; me ne interesso come eretico, cioè come un uomo la cui filosofia è perfettamente salda, perfettamente coerente e perfettamente falsa”. (GKC, Eretici, pag. 15)
Il libro stesso si intitolava “Eretici”. Un recensore ebbe a obiettare che Chesterton aveva mancato di esporre la propria teoria cosmica, in base alla quale essi potessero essere dichiarati eretici. Chesterton rispose scrivendo quello che è forse il suo capolavoro, “Ortodossia”. Non era però realmente necessario. Essi erano eretici rispetto alla verità, la Verità tutta intera.
Essi erano eretici, cioè, in quanto affermavano la loro verità parziale, a discapito della verità tutta. Un errore, ebbe a dire Chesterton, è una verità impazzita. Non era necessario conoscere tutta la verità per constatare l'insufficienza delle loro verità.
Dall'inizio del mondo moderno, nel XVI secolo, non c'è sistema filosofico che corrisponda veramente al senso del reale di tutti; al quale, se abbandonati a sé stessi, gli uomini comuni darebbero il nome di senso comune. Ciascuno comincia con un paradosso; un punto di vista particolare che richiede il sacrificio di quello che si può chiamare un sensato punto di vista. Questo è l'inizio comune di Hobbes e Hegel, Kant e Bergson, Berkeley e William James.
L'uomo deve credere in qualcosa in cui nessun uomo normale crederebbe, se venisse proposta improvvisamente alla sua semplicità; come, per esempio, che la legge è superiore al diritto, o che il diritto è fuori della ragione, o che le cose sono soltanto come noi le pensiamo, o che ogni cosa è relativa a una realtà che non è qui. Il filosofo moderno pretende, come una specie di uomo di fiducia, che una volta consentitogli questo, il resto sarà facile: egli raddrizzerà il mondo, non appena gli sarà concesso di storcere così il nostro cervello”. (GKC, San Tommaso, pag. 122)
I profeti e teorici suoi contemporanei erano eretici nel senso che affermavano un principio in sé magari anche vero, ma che fuori dal suo contesto, dal necessario equilibrio con gli altri principi, impazziva. Essi prendevano un particolare e ne facevano il tutto. La sua avventura spirituale fu invece quella di cercare la verità tutta intera ponendo come fulcro della ricerca l'uomo e le sue esigenze costitutive. L'antropologia fu per lui la chiave della verità totale.
Data la natura essenzialmente polemica dell'opera di Chesterton, la sua antropologia si sviluppò in gran parte come reazione alle diverse interpretazioni dell'uomo, parziali e inadeguate, che venivano proposte dalle varie correnti filosofiche. Alla sua antropologia, pars construens, non sarà allora inopportuno far precedere una part destruens: la critica alle antropologie che si contendevano la ribalta nei primi anni del secolo.

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