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venerdì 30 dicembre 2016

2016: David Bowie, Paul Kantner, Keith Emerson, Prince, Leonard Cohen, George Michael ...

DESIDERATA

mortemusica
Da domani ricorrerò anche al voodoo perché i miei desiderata si compiano… 
Intanto vi ricordo che inizieremo il 2017 con 336 eurini di debito
 in più a testa per salvare MPS.

tramineraromatico.wordpress.com


2016: annus horribilis per la musica




Articolo da DinamoPress

Il 2016 si conferma annus horribilis per la musica. David Bowie, Paul Kantner, Keith Emerson, Prince, Leonard Cohen, George Michael e molti altri… L’Olimpo si riempie di grandi artisti, a noi rimane la loro arte. In questo articolo proponiamo uno Special Christmas Edition per festeggiare le feste comandate a modo nostro, parlando di musica. 


Nessun coccodrillo, David Bowie ha spalancato “i cancelli del cielo” per tanti e tante, e noi per dispetto ci ascoltiamo le loro canzoni immortali…



David Bowie (8/01/1947-10/01/2016)





Un alieno sbarcato da Marte sul pianeta terra con una chitarra rock dentro al ventre. L'eroe, l'idolo di tutti i freak ribelli. Un viaggio sotto il cielo illuminato dalla luna, la sua vita: arte. Ziggy, il primo alter ego di B., non è un solitario e la sua forza musicale viene fuori dalla contaminazione artistica e umana.



“È però con The man who sold the world (1970) e Hunky Dory (1971) che prenderà forma un singolare stile di fare musica e la sua figura comincerà ad assumere nuove sembianze preparando l’imminente svolta glam. In essa è contenuta la quintessenza politica della sua opera: se fino ad allora il rock aveva permesso ai figli della working class di liberare le movenze del corpo, di sperimentare sex and drugs, e, in alcuni casi, la ricchezza, il glam fa dei proletari la «nuova aristocrazia». Un’anarchia incoronata, per dirla con Artaud, dove l’alto e il basso sono l’effetto di una «distribuzione folle» dei posti e delle identità. Dietro le maschere, i rossetti e i colori sgargianti, non bisogna vedere alcuna trasgressione dunque, quanto una rivendicazione politica”.



Bowie, il Duca Bianco, l’artista camaleontico per eccellenza, non solo esteticamente, continua a sorprenderci sempre tra gli anni ‘70 e gli ’80 (quelli del successo di massa). Una volta con un rif di chitarra ipnotico che risuona come un diapason nello spazio, in uno degli assoli più incredibili della storia della musica (Moonage daydream), una volta con una disamina della storia americana recente attraverso “the picture window” a ritmo di sax (Young Americans)…



L’alieno osserva l’umanità stretto nel costume di paillettes con uno sguardo attento. “You can be mean” (Heroes), possiamo non essere sempre in gara l’uno contro l’altro nel girone dei meritevoli, in fondo siamo semplicemente umani, che a volte diventano re e regine per un giorno solo se amano. “Silhouettes and shadows watch the revolution” (Scary Monsters), ma possiamo anche scomodare Emma Goldman nell’interpretare il messaggio di B., “If I can’t dance it’s not my revolution”… sessuale, culturale etc… In parte l’uomo delle stelle giunto da una galassia lontana, sembra averci suggerito questo, dunque… Let’s dance! Continuiamo a ballare nel pianeta terra, freaks di ogni specie viventi nel tempo e nello spazio.



“Non disperiamo dunque della sua scomparsa e smettiamola di essere tristi: il potere impersonale della metamorfosi a cui David Bowie ha prestato il nome, non può essere fermato certo dalla morte. Può farlo solo la noia e la stanchezza”.


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Fonte: DinamoPress


Autore: 
Ambra Lancia

 
Licenza: Licenza Creative Commons
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Articolo tratto interamente da DinamoPress

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