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lunedì 5 dicembre 2016

Il pane di ieri




Un bel libro questo di Enzo Bianchi, fondatore e priore della comunità monastica di Bose. Un libro pieno di storie di genuinità, di aneddoti, di persone.

“Il nutrimento solido che ci viene dal passato è buono
anche per il futuro e i principi sostanziali che hanno alimentato
l’esistenza di chi ci ha preceduto sono in grado di sostenere anche
noi e di darci vita, gioia, serena condivisione nel nostro stare al
mondo accanto a quanti amiamo”.

Leggiamo in queste pagine ricordi nati e cresciuti tra uomini e
donne nella terra tra il Monferrato e le Langhe. Ricordi preziosi
che affiorano dalla terra, dalla semplicità contadina, dalla
tavola e dal cibo. Natura e cultura hanno trovato luogo ideale per
unirsi per dare insegnamento agli uomini, affinché essi lo
tramandassero prima con la parola, poi con la scrittura, come in
questo caso.

Nei ritmi frenetici di oggi, si è sempre più
portati a pensare che solo il presente conti, che la nostra storia
sia solo una linea retta, che procede velocemente. Tutto è
veloce: l’informazione, la comunicazione, i rapporti umani,
l’alimentazione. La velocità a scapito della consapevolezza,
della conoscenza, dell’approfondimento. Se ci fermiamo un attimo
capiamo che abbiamo molto da imparare dalla nostra storia, da un
vissuto personale e collettivo, ma soprattutto dalla nostra terra.
Quella terra, che dovrebbe educarci al rispetto, alla pazienza,
alla tolleranza, al tempo.

Un bel libro questo di Enzo Bianchi, fondatore e priore della
comunità monastica di Bose. Un libro pieno di storie di
genuinità, di aneddoti, di persone. Un libro che sa fare
delle esperienze particolari un monito per l’esperienza generale,
per la meditazione sui grandi temi quali la vita, la morte,
l’amore, l’amicizia, la terra, la vecchiaia. Perché “il pane
di ieri è buono domani”. Perché la semplicità
è una dote. A quanto pare difficile da vivere, da affrontare
e da fare propria. Per alcuni persino da leggere.


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