La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/

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domenica 19 gennaio 2020

*Dio non si vergogna della bassezza dell'uomo, vi entra dentro (...) *

leggoerifletto:

Riconoscere Dio al centro della vita – Dietrich Bonhoeffer

*Dio non si vergogna della bassezza dell'uomo, vi entra dentro (...) * *Dio è vicino alla bassezza, ama ciò che è perduto, ciò che non è considerato, l'insignificante, ciò che è emarginato, debole e affranto; dove gli uomini dicono "perduto", lì egli dice "salvato"; dove gli uomini dicono "no", lì egli dice "sì".Dove gli uomini distolgono con indifferenza o altezzosamente il loro sguardo, lì egli posa il suo sguardo pieno di amore ardente e incomparabile. Dove gli uomini dicono "spregevole", lì Dio esclama "beato".Dove nella nostra vita siamo finiti in una situazione in cui possi...



martedì 7 gennaio 2020

Il secondo Io. Una storia di Capodanno.

PERSONA E COMUNITA'.:

Post di Rossana Rolando
Immagini delle illustrazioni dell'artista coreano Jungho Lee (qui il sito), con gentile autorizzazione.

Jungho Lee, La stanza del Pensiero, 2015
La strada che volevi prendere
La lettera che volevi scrivere
L’uomo che volevi salvare
Il posto che volevi occupare
La donna che volevi seguire
La parola che volevi sentire
La porta che volevi aprire
L’abito che volevi indossare
La domanda che volevi porre
La camera d’albergo che volevi avere
Il libro che volevi leggere
L’occasione che volevi cogliere¹

Jungho Lee, Conoscenza di sé
Dodici immagini di un viaggio nel vecchio anno che ben rappresentano diramazioni non scelte del proprio esistere, possibilità non attraversate, mondi non esplorati: la strada che non hai intrapreso, la lettera che non hai scritto, l'uomo che non hai salvato, il posto che non hai occupato, la persona che non hai seguito, la parola che non hai sentito, la porta che hai lasciato chiusa, il vestito che non hai indossato, la domanda che non hai posto, la camera d'albergo che non hai avuto, il libro che non hai letto, l’occasione che hai perduto…
Per dodici volte avresti voluto, ma un impedimento è intervenuto e ha reso impossibile il compimento di quella volontà. Il viaggio nel passato può avere il sapore di un imperfetto mai realizzato: quello che "volevi" fare e non hai fatto.

E’ la situazione descritta in un racconto di Walter Benjamin, dal titolo Il secondo Io. Una storia di Capodanno su cui riflettere².

giovedì 28 novembre 2019

L'uomo che piantava gli alberi.

PERSONA E COMUNITA'.: L'uomo che piantava gli alberi. Jean Giono e Hans ...
Un ideale parallelismo tra il racconto poetico di Jean Giono, "L'uomo che piantava gli alberi" e "l'etica del futuro" di Hans Jonas.
Post di Rossana Rolando

Immagini tratte dal film d'animazione di Frédérick Back (riportato in fondo).

“Perché la personalità di un uomo riveli qualità veramente eccezionali, 
bisogna avere la fortuna di poter osservare la sua azione nel corso di lunghi anni. 
Se tale azione è priva di ogni egoismo, se l'idea che la dirige è di una generosità senza pari, 
se con assoluta certezza non ha mai ricercato nessuna ricompensa 
e per di più ha lasciato sul mondo tracce visibili, 
ci troviamo allora, senza rischio d'errore, di fronte a una personalità indimenticabile
  
L'uomo che piantava 
gli alberi
L’uomo che piantava gli alberi di Jean Giono comunica, nella forma narrativa di una parabola laica e con lo stile poetico della parola misurata e scabra, una ben precisa visione morale che il filosofo Hans Jonas denominerebbe «etica del futuro», fondandola sul principio della responsabilità.
Può darsi che l’intreccio tra la parola mitica – nel senso originario del mito come “racconto che dà a pensare” – e la parola filosofica possa arricchire l’una e l’altra, secondo l’antica intuizione platonica.
Vorrei proporre quindi un ideale parallelismo tra alcuni riferimenti al racconto sopracitato di Jean Giono (scrittore francese la cui biografia si colloca negli anni 1895-1970) e ben precisi passi de Il principio responsabilitಠdi Hans Jonas (filosofo tedesco vissuto tra il 1903 e il 1993), fondatore di un pensiero etico ancora molto attuale.
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"Piantava querce"
🍀L'appello della natura.
Il protagonista de L’uomo che piantava gli alberi è Elzéard Bouffier, una personalità che, senza nessuna immediata appariscenza, rivela qualità eccezionali nella tenacia della sua azione. Egli, perduti moglie e figlio, decide di recarsi nelle lande desolate di un’antica regione delle Alpi che penetra in Provenza, per vivere lì  “lentamente”, come pastore di pecore, accompagnato da un cane. Ogni sera sceglie pazientemente 100 ghiande per andare la mattina dopo ad interrarle  in quella regione ormai deserta e senza vita. Di cento in cento viene a piantare migliaia e migliaia di querce. E poi faggi e betulle, con un lavoro solerte ed instancabile. La natura rinasce, nuovamente riconosciuta nei suoi diritti.
🍃Hans Jonas.
“Ha anche la natura  «diritti»?
E’ quantomeno non privo di senso chiedersi se la condizione della natura extraumana […] avanzi [in quanto affidata all’uomo] nei nostri confronti una sorta di pretesa morale non soltanto a nostro ma anche a suo favore e in base a un proprio diritto”³.
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"Aveva seguito
la sua idea..."
🍀«Etica del futuro».
L’attività del pastore che pianta gli alberi non è un semplice passatempo da collezionista, è piuttosto il frutto consapevole di un’idea a lungo perseguita, con ostinata perseveranza, fino a diventare il suo imperativo categorico, nel compimento del quale si realizza il senso della sua vita.
🍃Hans Jonas.
“Agisci in modo che le conseguenze della tua azione siano compatibili con la permanenza di un’autentica vita umana sulla terra”, oppure, tradotto in negativo: “Agisci in modo che le conseguenze della tua azione non distruggano la possibilità futura di tale vita”.
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"...ci fu la guerra del '14"
🍀Il tribunale del futuro.
Mentre l’Europa è lacerata dalle due guerre mondiali e vi è chi lavora per la negazione dell’uomo e della sua possibilità di vita,  il pastore persiste nel suo sforzo volto ad “edificare il regno dei cieli già sulla terra (Heine)”.
“Aveva pensato che quel paese sarebbe morto per mancanza d’alberi”, perciò si risolve a mettervi riparo. Comunemente le azioni umane sono dettate dalla paura del male che gli uomini vogliono fuggire nella vita presente, raramente dal timore di una distruzione che è destinata a coinvolgere un tempo in cui essi non saranno più. Né, d’altra parte, ci potrà essere chi, dal futuro, venga nel presente per imputare all'uomo le sue odierne responsabilità.
🍃Hans Jonas.
“Ciò che non è esistente non possiede nessuna lobby e i non nati sono impotenti. Pertanto il rendiconto dovuto a questi ultimi non è ancora una realtà politica nell’attuale processo decisionale, e quando essi lo potranno esigere, noi, i colpevoli, non ci saremo più”. 
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"...i nuovi venuti"
🍀Una generosità senza contraccambio.
Proprio questa asimmetria temporale (tra presente e futuro) rende eccezionalmente gratuito il gesto di Elzéard Bouffier e conduce a pensare “come gli uomini potrebbero essere altrettanto efficaci di Dio in altri campi oltre alla distruzione”
La sua azione, infatti, non si svolge su un terreno suo, anzi egli non sa neppure di chi siano quelle terre che coltiva e il suo lavoro rimane nascosto a tutti, tanto che, verso la fine dell'impresa, la foresta – nel frattempo comparsa e poi cresciuta - viene considerata un miracolo della natura (“una foresta naturale”¹⁰). 
Il compito che si è dato è animato da “costanza nella grandezza d'animo e accanimento nella generosit๹, senza alcun interesse personale e senza nessuna aspettativa di ricompensa, nel silenzio operoso e pacifico della solitudine.
Egli lavora per un tempo che non è il suo, per un luogo destinato a persone che mai conoscerà, perché nasceranno dopo di lui e non avranno di lui memoria. Eppure, in quella sua opera - si legge alla fine della narrazione - Elzéard Bouffier “ha trovato un bel modo di essere felice!”¹².
"...un posto 
dove si aveva voglia
di abitare".
🍃Hans Jonas.
“Il destino previsto di generazioni future, per tacere poi di quello del pianeta, che non riguarda né me né alcun altro che mi sia legato dal vincolo dell’amore o della convivenza diretta, non esercita di per se stesso quell’influenza sul nostro animo [esercitata da ciò che ci tocca da vicino]; eppure la  «deve» esercitare, ovvero noi gliela dobbiamo accordare”¹³.

Spiritualità e politica

PERSONA E COMUNITA'.: Spiritualità e politica, Luciano Manicardi.

Post di Rossana Rolando.



... non è nella profondità che si annega,

è nella superficialità”. 

Luciano Manicardi, Spiritualità e politica,

(immagine di copertina: 

Nicolas de Staël, Antibes, la torre)
Leggendo il saggio “Spiritualità e politica” di Luciano Manicardi¹, priore della Comunità monastica di Bose, si rimane colpiti dalla grazia di un linguaggio fresco, avvolti in un discorso che si sviluppa armonico, tra rimandi filosofici e letterari accuratamente scelti, preziosi e necessari. Non è solo una soddisfazione estetica, di gusto culturale, è soprattutto una  questione etica: l’impressione è quella di entrare in una casa - un modo di intendere l’umano -  in cui sarebbe bello abitare.

Appunto, “sarebbe bello”: un condizionale che accompagna tutta la lettura e pone in bilico sul filo di un crinale.
Da una parte si può pensare che – quello descritto nelle brevi e appassionate 80 pagine – sia il volto impossibile della politica, un sogno irrealizzabile, un ideale troppo alto. Dall’altra parte si può avvertire il fascino di una visione di uomo e di comunità che dovrebbe poter orientare inediti percorsi e aprire nuovi orizzonti: “L’immaginazione pensa e dà forma, almeno mentale, a ciò che non c’è ancora. Il ‘non ancora’ è proprio dell’immaginazione”².

giovedì 14 novembre 2019

“… E se anche mi trovassi in una cella sotterranea, quel pezzo di cielo si stenderebbe dentro di me e il mio cuore volerebbe a lui come un uccello, ed è per questo che tutto è così semplice, sai, straordinariamente semplice e bello e ricco di significato”

Possa la via crescere con te…

“… E se anche mi trovassi in una cella sotterranea, quel pezzo di cielo si stenderebbe dentro di me e il mio cuore volerebbe a lui come un uccello, ed è per questo che tutto è così semplice, sai, straordinariamente semplice e bello e ricco di significato”
Possa la via crescere con te
possa il vento essere alle tue spalle
possa il sole scaldare il tuo viso
possa Dio tenerti nel palmo della Sua mano.
Prenditi tempo per amare,
perché questo è il privilegio che Dio ti dà.
Prenditi tempo per essere amabile,
perché questo è il cammino della felicità.
Prenditi tempo per ridere,
perché il sorriso è la musica dell’anima.
Prenditi tempo per amare con tenerezza,
perché la vita è troppo corta per essere egoisti.
nasce dall’unione di una 
preghiera irlandese con una uruguayana
 giuma56

sabato 3 agosto 2019

I sommersi e i salvati

LA RAGIONE DEL MALE
Tratto da: 
Onda Lucana® by Angelo Ivan Leone 
-Docente di storia e filosofia presso Miur
Rileggendo il capolavoro di Primo LeviI sommersi e i salvati, ho potuto riscontrare quelle dinamiche storiche eterne che tanto possono spiegare anche di questi nostri ultimi sciaguratissimi giorni. L’autore deportato ad Auschwitz è autore dei, forse, più conosciuti libri che documentano la prigionia nel lager: Se questo è un uomo e della sua liberazione dal lager stesso e della tribolata via per giungere dalla Polonia nella sua natale Torino, con la sua altra grande opera: La tregua.
In I sommersi e i salvati Levi affronta, con il suo essere e il suo spirito, quelle domande angosciose che tutti gli uomini si sono posti, almeno una volta nella loro vita: il perché del dolore e, soprattutto, il perché del male.
i-sommersi-e-i-salvati.jpgIl libro è composto di 9 capitoli.
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