La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/

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giovedì 31 marzo 2016

3 anni di I libri sono un antidoto alla tristezza! *party hard*

I libri sono un antidoto alla tristezza: 


3 anni e 844 post fa nasceva 
I libri sono un antidoto alla tristezza!













E' nato solo come una distrazione in un brutto periodo ed è diventato fonte di grandissima gioia! *w* Sono felicissima di aver iniziato questa avventura che mi ha dato e mi da ogni giorno tante belle soddisfazioni, che mi ha permesso di conoscere tanta gente fantastica, di fare bellissime amicizie, di scoprire tanti autori e tanti libri stupendi!Per festeggiare mi sono fatta un regalino: una bella shopper con il mio nuovo logo! Non è bellissima? *-* Nuovo logo sì, ebbene sì, dopo ben tre anni mi appresto a cambiare per la prima volta la grafica del mio blog! Ma non sarà niente di drastico, giusto qualche ritocchino qui e lì, per rifarci il look e sembrare ancora gggggiovani :P  Ma per questo compleanno ho in serbo qualcosa anche per voi! Perchè ovviamente il blog non ci sarebbe senza voi che mi scrivete, mi date consigli e sclerate con me, quindi occhi aperti *_* Presto arriverà un bel giveaway per festeggiare! *_*

Notti verdi in Islanda / Ciliegi in fiore / Pan's Labyrinth Lullaby

Notti verdi in Islanda

GREEN NIGHTS in ICELAND - Timelapse Video from Christian Schipflinger - Photo on Vimeo.

Photo e video credit Christian Schipflinger - Photo caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons


Ciliegi in fiore


"CHERRY BLOSSOM" from LMPIX on Vimeo.

Photo e video credit  caricato su Vimeo - licenza: Creative Commons

 Web sul blog:



Pans Labyrinth Soundtrack Official Original inedit

Pan’s Labyrinth Lullaby

Gianmaria Testa in uno dei suoi ultimi concerti presso Scuola Holden a Torino / Gli amanti di Roma / Non ti aspetto più

Gianmaria Testa FULL Live 2015 @ Stand by Me - Racconti di un'estate
Gianmaria Testa in uno dei suoi ultimi concerti presso Scuola Holden a Torino nell'ambito della rassegna Stand by Me - Racconti di un'estate. Ecco il video integrale. ISCRIVITI AL NOSTRO CANALE https://www.youtube.com/user/HoldenTo...
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Gli amanti di Roma Gianmaria Testa

...sui ponti di Roma gli amanti la notte
si dicono la verità
e parlano e piangono
piangono e toccano 



Gianmaria Testa – Non ti aspetto più

"Don Casmurro" di Joaquim Maria Machado de Assis

la nostra Libreria:



Libro: "Don Casmurro" di Joaquim Maria Machado de Assis






Titolo: Don Casmurro
Autore: Joaquim Maria Machado de Assis
Traduttori: Gianluca Manzi e Léa Nachbin
Edizione letta: Fazi Editore collana Le strade, 2014 pagine 288

Non sono una grande esperta di letteratura sudamericana, finora ho amato moltissimo alcuni scrittori e libri, con altri (uno su tutti García Márquez) non riesco a trovare una chiave di volta. Ma persevero, ché è diabolico, dunque assai più interessante che abbandonare la partita :D
In questo caso la scelta del libro in questione è stata supportata dall'ottima opinione che ho da sempre della casa editrice, Fazi, uno dei fari luminosi nelle tenebre dell'editoria nostrana. Non sono mancate indagini preliminari per cercare di capire se fosse il caso di imbattermi in un autore del quale non sapevo nulla. Ad ora, non solo sono rimasta folgorata da Machado de Assis, ma credo sia uno scrittore da conoscere assolutamente. Tenendo presente che le opere tradotte in italiano sono vergognosamente poche.

Machado de Assis ritratto da Henrique Bernardelli, c. 1905



La sua
biografia ci permette di comprendere più a fondo la sua scrittura:

Nonostante sia poco apprezzato come poeta, è considerato uno dei maggiori scrittori in prosa della letteratura brasiliana e uno dei maggiori della letteratura universale di tutti i tempi.
Nacque a Rio de Janeiro, in un famiglia di meticci di umili origini. Sia le sue precarie condizioni di salute, causate da una tormentosa epilessia, sia i drammi familiari, come la morte precoce della madre e della sorella lo indussero verso un morboso pessimismo, a mala pena mitigato dal successo dei suoi lavori letterari e da una felice vita coniugale.
Fin da adolescente fu obbligato a praticare umili mestieri, che non gli impedirono di proseguire i suoi studi e le sue letture.
Svolse, tra le altre, l'attività di tipografo, correttore di bozze, redattore, e infine critico letterario del giornale Diario do Rio de Janeiro. Si rinchiuse in sé stesso sin da ragazzo, a causa della timidezza e delle seconde nozze del padre e indirizzò le prime angosce e il suo temperamento sentimentale nei versi e nelle commedie.

Don Casmurro è un uomo maturo che ripercorre la sua vita, quella felice, prima di diventare appunto casmurro:

Incipit:
Una sera, tornando dal centro verso Engenho Novo, incontrai sul treno della Central un giovane del quartiere che conoscevo appena di vista e, come dire, di cappello. Mi salutò, si sedette vicino a me, parlò della luna e dei politici, e finì col recitarmi poesie. Il tragitto era breve, e forse i versi non erano del tutto cattivi. Accadde, però, che, essendo stanco, chiusi gli occhi tre o quattro volte; questo bastò perché egli interrompesse la lettura e si rimettesse i versi in tasca.
«Continui», gli dissi svegliandomi.
«Ho già finito», mormorò.
«Sono molto belli».
Vidi che stava per tirarli di nuovo fuori dalla tasca, ma si limitò a fare il gesto; era seccato. Il giorno seguente cominciò a ingiuriarmi, e finì con l’affibbiarmi il nomignolo di “Don Casmurro”. I vicini, ai quali non piace il mio fare riservato e taciturno, misero in giro questo soprannome che alla fine mi rimase appiccicato. Neppure per questo mi offesi. Raccontai l’aneddoto agli amici che ho in centro, e anche loro, per scherzo, ora mi chiamano così, alcuni persino per iscritto: «Don Casmurro, domenica vengo a pranzo da te»; «Vado a Petrópolis, Don Casmurro; la casa è come quella che avevo in Renania; deciditi a lasciare una buona volta quella caverna di Engenho Novo e vieni a passare una quindicina di giorni da me»; «Mio caro Don Casmurro, non credere che io ti permetta di rinunciare allo spettacolo di domani; vieni pure, dormirai qui in centro; ti offro il palco, ti offro il tè, ti offro il letto; l’unica cosa che non ti offro è una donna». Non consultate i dizionari. “Casmurro” non va qui preso nel senso che vi è riportato, bensì in quello, datogli dal volgo, di uomo taciturno e chiuso in se stesso. “Don” è stato aggiunto ironicamente, per darmi un’aria da aristocratico. E tutto questo perché sonnecchiavo! Anch’io non ho trovato un titolo migliore per il mio racconto; se non ne troverò un altro prima della fine del libro, vada per questo. Il mio poeta del treno saprà che non gli serbo rancore. E con un piccolo sforzo, poiché il titolo è suo, potrà ritenere che anche l’opera è sua. Ci sono libri che conservano del loro autore soltanto questo, alcuni nemmeno questo.

Il protagonista ci racconta, in un lungo monologo in prima persona e mediante l'utilizzo dell'espediente del flashback, appellandosi talvolta a "una lettrice" ideale (o magari funzionale all'umorismo di Machado?), gli anni dell'infanzia e quelli dell'adolescenza, concentrandosi sulla preparazione, fin dalla più tenera età, all'obbligata entrata in seminario in seguito a un voto della madre, la bellissima (e vedova) Dona Glória.

Tra i giochi d'infanzia, con l'amica e vicina di casa Capitu (Capitolina), dagli occhi sfuggenti, c'è la messa: insomma una sorta di morbido lavaggio del cervello o accettazione rassegnata del proprio destino, fate voi!


A casa giocavo a dire messa, un po’ furtivamente, poiché mia madre diceva che la messa non era cosa su cui scherzare. Preparavamo un altare, Capitu e io. Lei faceva da sacrestano e cambiavamo il rituale, nel senso che dividevamo l’ostia fra di noi; ostia che era sempre un dolce. Nei tempi in cui giocavamo in quel modo, era facile sentir dire dalla mia vicina: «Oggi c’è la messa?». Sapevo già cosa questo volesse dire, rispondevo affermativamente e andavo a chiedere l’ostia col suo vero nome. Tornavo con quella, preparavamo l’altare, biascicavamo qualche parola di latino e affrettavamo la cerimonia. Dominus, non sum dignus... Questa invocazione, che avrei dovuto ripetere tre volte, penso che la dicessi una sola, tale era la golosità del prete e del sacrestano. Non bevevamo né vino né acqua; il primo perché non lo avevamo, la seconda perché ci avrebbe tolto il gusto del sacrificio.

Ben presto, però, arriva l'età dell'adolescenza, con i suoi turbamenti e l'amore: Bentinho (il futuro casmurro) non ci sta più a giocare "alla messa". Bisogna fare qualcosa per cambiare la propria storia, fino ad allora segnata da certa carriera ecclesiastica.

Mi diressi verso di lei; evidentemente il mio modo di fare era diverso dal solito, giacché mi venne incontro, e mi domandò inquieta:
«Che cos’hai?».
«Io? Niente».
«No, no; hai qualche cosa».
Volli insistere che non avevo nulla, ma non trovai parole. Ero tutt’occhi e cuore, un cuore che davvero questa volta stava per scoppiare. Non riuscivo a staccar gli occhi da quella creatura di quattordici anni, alta, forte e in carne, stretta in un vestito di cotone, mezzo stinto. I capelli folti, divisi in due trecce, con le punte legate l’una all’altra, secondo la moda del tempo, le scendevano giù per le spalle. Bruna, occhi chiari e grandi, naso diritto e lungo, aveva la bocca sottile e il mento largo. Le mani, per quanto sottoposte a lavori umili, erano curate con amore; non odoravano di fini saponi né di profumi, ma con acqua di pozzo e sapone comune le rendeva immacolate. Portava scarpe di panno, vecchie e senza tacco, alle quali lei stessa aveva dato qualche punto.
«Ma che cos’hai?», ripeté. «Non è nulla», balbettai finalmente.

Ecco, al clou della vicenda taccio e, compostamente, mi metto a blaterale di altre questioni :D

Nonostante la storia della vita di Bentinho sia l'elemento portante, Machado è talmente sublime da inserire riflessioni filosofiche, religiose e sulla natura umana, giocando con un umorismo trascinante ed intelligente.
Al meraviglioso personaggio di Marcolini, vecchio tenore italiano, Machado affida un'incredibile storia della creazione (assai convincente pure oggi), cui dedica uno dei brevi capitoli in cui è suddiviso il romanzo e del quale segue qui la parte iniziale:

E, dopo aver bevuto un sorso di liquore, posò il bicchierino e mi espose la storia della creazione, con parole che riassumerò. Dio è il poeta. La musica è di Satana, giovane maestro di grande avvenire, che studiò nel conservatorio del cielo. Rivale di Michele, di Raffaele e di Gabriele, non tollerava che avessero la precedenza nella distribuzione dei premi. Può anche darsi che la musica troppo dolce e mistica degli altri condiscepoli fosse noiosa per il suo genio essenzialmente tragico. Tramò una ribellione che fu scoperta in tempo, ed egli fu espulso dal conservatorio. Tutto sarebbe finito così, se Dio non avesse scritto un libretto d’opera di cui non si interessò, ritenendo che quel genere di passatempo non fosse degno della sua eternità. Satana portò il manoscritto con sé all’inferno. Per dimostrare che valeva più degli altri – e forse per riconciliarsi con il cielo – compose la partitura e, appena l’ebbe finita, la portò al Padreterno.

Il romanzo, uscito nel 1900, è anche un ritratto dell'élite della Rio de Janeiro del Secondo Impero: progressista e liberale da un lato, patriarcale e autoritaria dall'altro (
Roberto Schwarz). E, per concludere, è anche un'analisi dell'incomunicabilità e della dissimulazione tra le persone, che conduce il protagonista Bento a una vecchiaia solitaria, se non, addirittura, alla follia.
Per finire, accenno al fatto che questo Don Casmurro viene paragonato, per citazione stessa fatta da Machado nel corso della narrazione, a un personaggio di una tragedia shakespeariana: non solo non dico quale sia, ma vi consiglio, se intenzionati a leggere il romanzo, di non fare alcuna ricerca a riguardo.
Questa informazione "condiziona" l'interpretazione stessa della vicenda raccontata, che si svela poco alla volta e che continua a sorprenderci anche dopo il nostro congedo da Bentinho!






Giudizio finale: il mio tesssoro
lanostralibreria.blogspot.com

Il matrimonio in Tunisia...



Abbiamo imparato a volare come gli uccelli, a nuotare come i
pesci, ma non abbiamo imparato l'arte di vivere come fratelli.
Martin Luther King

 


Fino ad una quindicina di anni fa il matrimonio veniva combinato, per ragioni economiche, tra i genitori degli sposi, ma oggi i ragazzi arabi si frequentano nelle scuole, hanno la possibilità di innamorarsi e potersi scegliere, tanto che le vecchie donne del paese, come quasi ovunque nel mondo, lamentano che tutto sia cambiato e che i giovani facciano quello che vogliono.



Nei paesi del sud della Tunisia può cambiare, nel corso degli anni, la mentalità, nella quotidianità possono mutare le esigenze e le mode, importate dalle immagini televisive del mondo occidentale, ma le tradizioni restano sempre le stesse e non si osa trascurarle e farne a meno. In Tunisia, come in molti altri posti, se due ragazzi si conoscono e si piacciono, decidono di frequentarsi per un po' di tempo. Ma solo dopo che anche le famiglie si sono conosciute, si organizza il fidanzamento ufficiale. La festa del fidanzamento ufficiale è bellissima: la ragazza indossa un abito ricchissimo e c'è uno scambio di anelli, come si usa anche nei matrimoni. Tutti ballano e mangiano a casa della futura sposa.



Mentre il fidanzamento però dura un giorno, il matrimonio dura quasi una settimana.



Il colore dominante del costume della sposa deve essere il rosso, come rossa è la henna che porta tatuata alle mani e ai piedi; i parenti della sposa non badano a spese per dare alla figlia il vestito più dignitoso e costoso possibile, adornato e decorato con ornamenti e gioielli d'oro massiccio, che la sposa porta con sè in dote e mostra a tutti nel giorno del matrimonio.



In compenso il giovane sposo deve pensare alla casa, ai mobili, ai tappeti.



I genitori iniziano a costruire la casa per il figlio fin dall'età di quattordici anni e quando la casa è completata, iniziano la costruzione di un'altra per il secondo figlio da sistemare.



Si va nella casa dei futuri sposi per pulirla e renderla pronta ad essere abitata qualche giorno prima del matrimonio. Le sorelle e le cugine della sposa ci vanno anche la vigilia del matrimonio per preparare il letto nuziale.



La dote, che è stata preparata dalla madre della sposa da quando la bambina è nata, si porta nella nuova casa. Era stata conservata fino a quel momento proprio per questo scopo. Nella nuova casa si porta di tutto: dalle cose più pregiate come lenzuola e tessuti fatti a mano a tutto ciò che è utile in casa, persino i saponi… E intanto anche le persone si preparano. Il terzo giorno prima del matrimonio viene chiamato "bienna": gli uomini della famiglia dello sposo vanno in visita alla famiglia della sposa e il padre dello sposo dà al padre di lei una somma di denaro, come prezzo simbolico della sposa, che verrà tolta al padre. Gli uomini leggono il Corano e pregano per la riuscita del matrimonio. Due giorni prima del matrimonio c'è il "giorno della henna", il giorno in cui si fanno gli inviti e della colorazione della henna sulle mani e sui piedi della sposa; la henna, a seconda delle diverse tradizioni, viene applicata per due o tre notti consecutive, di modo che il colore divenga il più scuro possibile. Sia gli uomini che le donne vanno nell' hamman, il bagno turco, dove si lavano, si profumano e festeggiano…anche lì! La sposa viene portata al bagno turco insieme a tutte le sue amiche, sorelle, cugine, familiari. Viene accompagnata a piedi portando un profumo tra grandi festeggiamenti. Per la sposa, nell' hamman, c'è appositamente una donna a sua disposizione per lavarla, asciugarla, curarla, farle la ceretta, passarle gli olii sul corpo. Questa donna viene chiamata hennena, perché è anche colei che fa l'henna. L'henna è una pianta di cui si seccano le foglie. Una volta sbriciolate le foglie secche, si mischiano con acqua di rose (o acqua) e si fa una pasta rossa. Le donne usano questa pasta per disegnare meravigliosi ricami sul palmo della mano o sotto la pianta del piede. Questi disegni, che in pochi giorni diventeranno neri, sono di ottimo augurio. L'henna rimasto alle donne, dopo tre giorni viene portato dai familiari della sposa a casa dello sposo. Gli uomini invitati però si sporcano solo il mignolo, dopo aver dato in regalo dei soldi allo sposo. Sporcarsi il dito mignolo è simbolo di virilità. Durante questi giorni di festa si danno banchetti, sia a casa dello sposo, sia a casa della sposa.
                                                              granelli di sabbia


teallamenta.blogspot.it





“Dio ha creato paesi ricchi d’acqua perché gli uomini ci vivano, i deserti perché vi trovino la propria anima”



mercoledì 30 marzo 2016

Omaggio a Gianmaria... Buon viaggio, grande uomo! resterai sempre con noi...


Gianmaria Testa, Il viaggio



Come le onde del mare - Gianmaria Testa

Ti ho conosciuto così...
Ma certe nostre sere hanno un colore che non sapresti dire, sospese fra l'azzurro e l'amaranto e vibrano di un ritmo lento, lento...

e noi che le stiamo ad aspettare, noi le sappiamo prigioniere come le onde del mare, come le stelle del mare...

si muovono e c'incantano le ore di certe nostre sere e sanno di partenza e di tramonto

e di sorvolare lento, lento...

ma noi che le sappiamo prigioniere, non le possiamo liberare come le onde dal mare, come le stelle dal mare
  Come quando ti ho rincontrato...

sul blog di Romena ( che non conoscevo)

L'inizio del concerto di Gianmaria Testa alla Pieve di Romena il 21 settembre 2013 nell'ambito dell'incontro "Una fede nuda". Il concerto viene introdotto dalla presentazione di don Luigi Verdi, responsabile della Fraternità di Romena.

Così ti ricorda oggi   ROMENA


     Prendi il largo

"Addio Gianmaria", Romena ricorda Gianmaria Testa, grande artista e amico della fraternità 



testa1
“Gianmaria se n’è andato senza fare rumore. Restano le sue canzoni, le sue parole. Resta il suo essere stato uomo dritto, padre, figlio, marito, fratello, amico”.Poche parole, scelte con cura, così come quelle che Gianmaria Testa distillava per le sue canzoni. Parole per confessare un addio.Lo sappiamo adesso, dalla sua pagina Facebook. Lo temevamo da un po’. La malattia era entrata irruenta nella sua vita, e Gianmaria l’aveva affrontata con coraggio, non permettendole di rinunciare alla speranza di superarla, e al sogno di continuare, con la sua vita, con la sua musica. Quel filo che si è spezzato ci addolora, ci amareggia. Rende questa terra più triste, senza quella voce calda, inconfondibile, che sapeva cantarla.  Scriveva Erri de Luca, amico storico di Gianmaria: “Esiste una musica odierna ultraleggera, più dell’aria, come i gas inerti coi quali si gonfiano palloncini. E poi esiste una musica che dà peso al vento e gli fa riempire le chiome degli alberi e delle donne. Gian Maria fa questa”.gianmaria testa 5La musica di Gianmaria era anche la nostra. La musica dei nostri incontri, dei nostri momenti di preghiera, dei nostri silenzi. “Dentro la tasca di un qualunque mattino”,“Seminatori di grano” Nuovo” sembravano scritte per risuonare negli spazi semplici della Fraternità: quelle canzoni sembravano conoscere, con purezza, la via del cuore. Gianmaria lo sapeva. Glielo avevamo detto. E lui, in tutta risposta quelle canzoni era venuto a portarcele di persona, in pieve.Ricordo benissimo quella mattina di primavera del 2013 in cui Gianmaria, con la moglie Paola, entrò per la prima volta a Romena. “Qui vorrei proprio suonarci”, ci disse con la sua voce calda,inconfondibile. “Naturalmente gratis” aggiunse con una sottile linea di complicità sotto il baffo. Pochi mesi dopo avrebbe mantenuto la promessa: con il concerto Gianmaria volle contribuire ai lavori di ristrutturazione della fattoria e alla realizzazione dell’auditorium.
In questi giorni, immagino, potrete leggere tanti contributi su questo meraviglioso artista che faceva il capostazione e che l’Italia scoprì solo dopo il suo trionfo in un tempio della musica mondiale, l’Olympia di Parigi. A noi di Romena piace ricordare quella sera di settembre, in cui Gianmaria ci portò la sua musica. La portò qui dove quella musica già abitava. Un incontro indimenticabile.

Gian Maria Testa - Dentro la Tasca di un Qualunque Mattino - Musiculura 2005


Le traiettorie delle mongolfiere - Gianmaria Testa

Sono partite... sopra gli ormeggi e la zavorra sono partite... tolti gli ormeggi e la zavorra sono partite... 
E che le mongolfiere ti portino ovunque vuoi andare...


martedì 29 marzo 2016

Mendicanti di Luce, risorgere dalle paure...

Mendicanti di Luce

 

     
mendicanti di luce copertina EMILa Casa Editrice EMI ha pubblicato un nuovo libro di Luigi Verdi. Abbiamo bisogno, come gli apostoli dopo la morte di Gesù, di cercarlo e ritrovarlo ancora. Abbiamo bisogno di sentirci ancora accarezzati dal suo sguardo, di camminare insieme a lui, di toccare le sue ferite, di lasciare che la sua voce ci chiami. Mendicanti di luce, nato dalla veglia dello scorso anno, è questo percorso con gli apostoli, con Maria di Magdala, con tutti coloro che, tristi e scoraggiati, aspettavano e continuano ad aspettare un annuncio di Resurrezione, cioè di vita. Con parole dolci e forti, grazie a una personalissima capacità di ridare corpo alle pagine del Vangelo, Luigi Verdi ci conduce sui luoghi in cui il Risorto si manifesta: una strada, una casa, un giardino, la riva del mare... Il libro è disponibile nella libreria di Romena oppure, per acquisti on-line, sul sito della EMI
 
La tenerezza e la bellezza al cuore dell’attenzione di Dio verso l’uomo,
così don Luigi Verdi nel suo nuovo libro
Mendicanti di luce (EMI)
Bologna, 6 maggio 2014

Come coloro che hanno seguito Gesù e che per paura lo hanno lasciato solo sotto la croce, così «anche noi siamo dei mendicanti di luce, come loro abbiamo bisogno di una parola che ci scaldi il cuore, di un brivido sulla pelle, di piangere lacrime innamorate». Nel suo nuovo libro di riflessioni, Mendicanti di luce. Risorgere dalle paure (Editrice Missionaria Italiana, pp. 64, euro 6,00), nelle librerie da giovedì 8 maggio, don Luigi Verdi, prete della diocesi di Fiesole e fondatore della Fraternità di Romena (Ar), ci guida attraverso un percorso di riscoperta della luce del Vangelo.
Nella sua personalissima interpretazione della Parola di Dio, l’autore ci conduce nei luoghi in cui Gesù si manifesta: strade, case, sentieri, giardini, dove possiamo quotidianamente riscoprire la bellezza della nostra vita. Sono anche le stesse strade che molti «mendicanti» percorrono per arrivare a Romena, fraternità fondata da «don Gigi» nel 1991 dopo una forte crisi spirituale, che da anni accoglie nel silenzio i «viandanti» alla ricerca di uno stile e una qualità di vita più autentici. Definita da egli stesso un «privilegio», dopo tanti incontri, Romena diventa quindi il punto di partenza per una ricerca spirituale che genera vita, bellezza e armonia nella luce di Cristo.
Rimanere dalla parte di Gesù, oggi, significa avere il coraggio di essere anticonformisti e di affrontare con naturalezza il confronto tra «un umanesimo degradato e un cristianesimo autentico». Questa ricerca del Risorto si tinge della tenerezza e delle attenzioni che Dio ci riserva e che l’autore, con parole dolci e forti, descrive così: «L’attenzione è un po’ d’ombra, un pugno di datteri, un po’ d’acqua. La tenerezza è un gesto regale, è il gesto dei credenti e degli amanti. Scusate se termino sempre con la tenerezza. Ma da ogni crisi ho imparato che dobbiamo almeno salvare la bellezza e la tenerezza».
Un libro quindi di preghiere e meditazioni originali e profonde che possono aiutarci a superare la nostra paura e diffidenza e vivere meglio nella luce del Vangelo.
Luigi Verdi, Mendicanti di luce. Risorgere dalle paure, Editrice Missionaria Italiana, Collana Cammini dello Spirito, pp. 64, euro 6,00
 
FONTE: ROMENA
 
 
DELLO STESSO EDITORE   sul sito della EMI

La via della debolezza

Con Gesù sul cammino della salvezza

 
 
 

sabato 26 marzo 2016

Buona Pasqua a tutti quanti!!! :-)

      BUONA PASQUA 2016

I FRATI DELLA COMUNITÀ ED ISTITUTO TEOLOGICO SANT’ANTONIO DOTTORE

                                                          AUGURI!

CRISTO E’ RISORTO, 

E’  VERAMENTE  RISORTO !

 A U G U R I   DI   U N A  

S A N T A   P A S Q U A  

   A   T U T T I

                EGLI È RISORTO ED È VIVO

Ciao... Paolo Poli eccezionale attore di teatro ma anche:FANTASTICO, SCINTILLANTE, CALEIDOSCOPICO ARTISTA!

 Paolo Poli 

Due Filastrocche anni '30

È morto a 86 anni Paolo Poli

Era un eccezionale attore di teatro, amato per il suo senso dell'umorismo e la sua indipendenza di pensiero: ha lavorato in tv fino a pochi mesi fa.

Paolo Poli, uno dei più noti e apprezzati attori italiani di teatro, è morto venerdì 25 marzo. Aveva 86 anni. Poli era nato a Firenze nel 1929: nella sua carriera aveva fatto anche cinema e televisione, soprattutto negli anni Sessanta e Settanta: caratterizzando i suoi ruoli sempre con una grande brillantezza, senso dell’umorismo, e autonomia dai conformismi. Si era pubblicamente dichiarato omosessuale in tempi in cui era raro e difficile, capace di essere indipendente anche rispetto a questo. Negli ultimi anni era tornato spesso in tv: è stato ospite a Che tempo che fa e alle Invasioni barbariche, e nel 2015 ha condotto un programma autobiografico di 8 puntate su Rai3.
Poli aveva cominciato a recitare da attore professionista nei teatri di Firenze, Roma e Genova negli anni Sessanta, divenendo subito molto noto per il suo talento e le sue esibizioni sopra le righe (durante le recite si travestiva spesso, anche da donna). Negli anni ha recitato in famosissime commedie teatrali, e adattato testi letterari in altrettanti spettacoli: da Rita da Cascia del 1966 – nel quale recitava nella parte di una ragazza – fino a Tito Andronico di Shakespeare, Rosmunda di Vittorio Alfieri,L’asino d’oro di Apuleio, passando per gli adattamenti di Esercizi di stiledi Raymond Queneau e Aquiloni, uno spettacolo tratto dalle poesie di Giovanni Pascoli.
Ma Poli ha fatto anche parecchia televisione: fra gli anni Cinquanta e Sessanta leggeva fiabe e poesie sulla RAI, per la quale recitò anche in diverse miniserie. Nel 1970 condusse il programma televisivo Babau, nel quale oltre a recitare intervistava importanti personaggi della cultura italiana del tempo come Umberto Eco e Camilla Cederna. Il programma fu censurato dalla RAI e andò in onda molti anni dopo.
Nel 2015 ha condotto la sua ultima trasmissione, E lasciatemi divertire, andata in onda per otto puntate su Rai3 assieme a Pino Strabioli. L’ultima puntata di E lasciatemi divertire è andata in onda l’8 novembre 2015.
fonte :www.ilpost.it

Paolo Poli legge l'Artusi in audiolibro - Backstage e intervista


Paolo Poli legge Ada Negri