La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/

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venerdì 26 aprile 2013

MIRACOLI A.V.. & Il Concilio restituito alla Chiesa di Stefano Fontana editi da Fontana di Siloe



Il primo miracolo è il Creato




Pubblichiamo un capitolo tratto dal libro "Miracoli", scritto da Francesco Agnoli, Giulia Tanel con prefazione di Massimo Gandolfini, edito da Fontana di Siloe (pp.144, euro 14).
Ma cos’è, allora, un “miracolo”? Come lo si intende oggi in Occidente si tratta di un concetto tipicamente cristiano. Infatti nel mondo antico, politeista e panteista, intriso di magia ed astrologia, i prodigi sono la normalità. Il sole, la luna, le foreste…tutto è abitato da presenze spiritali (ninfe, gnomi, folletti, troll…) che rendono la natura superiore all’uomo. L’uomo deve dunque muoversi cercando di propiziare gli dei, di placarne l’ira, di scrutarne il volere, privo della libertà e della possibilità di “signore del creato”.

Tutte le mitologie antiche, come le religioni animiste, sovrabbondano di fatti assurdi, mostruosi, divini. Ma dove tutto è miracolo - perché l’universo animato è in balia del volere delle mille divinità che lo abitano e che possono da un momento all’altro scatenare una tempesta col tridente (Poseidone), o un’eruzione per uno scatto d’ira (Efesto)-, il miracolo, come lo intende la nostra cultura, non esiste. Dove lo stregone, per far piovere, o lo sciamano, per guarire una malattia, sono la norma, tutto è monstrum, prodigio, e nulla, in verità, lo è davvero.

Infatti nel mondo antico, prima che con il cristianesimo il monoteismo subentri al politeismo e un Dio personale trascendente prenda il posto delle molteplici divinità immanenti, non esiste neppure il concetto di legge naturale. Così come non esiste laddove la cultura biblica non si è mai affermata, mettendo al bando la superstizione: “La storia del mondo è piena di profezie e di portenti, ma specie in Occidente si ha l’impressione che questa è tutta roba del passato. In Asia, invece, l’occulto serve ancora oggi a spiegare i fatti di cronaca almeno quanto l’economia... In Cina, in India, in Indonesia, quella che noi chiamiamo superstizione è ancora roba di tutti i giorni. L’astrologia, la chiromanzia, l’arte di leggere il futuro nel volto di una persona, nella palma dei suoi piedi o nelle foglie di tè della sua tazza giocano un ruolo importantissimo nella vita della gente…così come le pratiche dei guaritori, lo sciamanismo o il feng-shui, l’arte del vento e dell’acqua… Gran parte delle piccole e grandi decisioni politiche che riguardano interi popoli sono ancora oggi determinate da una qualche credenza o dal consiglio di personaggi esperti in uno di questi tanti modi di consultare l’occulto”.

Il miracolo, come lo intende la Chiesa cattolica, è dunque un evento raro, che supera una legge naturale, generando stupore, e che quindi presuppone l’esistenza di un Dio Creatore trascendente e Legislatore, e, appunto, della legge fisica stessa.

Dio, è scritto infatti nella Bibbia, ha creato tutto «secondo numero, peso e misura». Ponendo, diranno i teologi medievali, delle leggi a regolamento dell’ordine universale. Scriveva sant’Agostino: «il corso ordinario della natura presa nel suo insieme ha le sue determinate leggi naturali», (La Genesi alla lettera, IX, 17, 32); e Origene, ribattendo a Celso, che accusava i cristiani di non venerare il dio-sole: «Rispondiamo che a celebrare il sole non attendiamo gli ordini da nessuno… lo celebriamo invero, ma come opera del Creatore, che obbedisce alla legge di Dio…»; un teologo dell’XI secolo, Guillaume de Conches, aggiungerà che «Dio (di norma) rispetta le proprie leggi». Si comprende, allora, sia perché la Chiesa sia stata sempre grande avversaria della magia, sia la fiducia dei padri della scienza, da Copernico a Keplero, a Mendel, in Dio come garante della regolarità della natura.

Vi è dunque un paradosso: quanti, a partire soprattutto dall’Ottocento, negano la possibilità di un miracolo, in nome della regolarità delle leggi e quindi della scienza, escludendo così la possibilità che Dio agisca nella realtà, dimenticano quanto accadde per secoli: fu proprio la regolarità della natura, la sua bellezza, la sua intelleggibilità, ad essere interpretata dai padri della scienza sperimentale come dimostrazione dell’esistenza di un Creatore. Se vi sono ordine, armonia, leggi che permettono all’universo di “funzionare”, deve esistere anche un Ordinatore, un “Artefice supremo”, un Dio Legislatore.. Scrive ai giorni nostri il premio Nobel per la Fisica Carlo Rubbia: “La natura è costruita in maniera tale che non c’è dubbio che non sia costruita così per un caso. Più uno studia i fenomeni della natura, più si convince profondamente di ciò. Esistono delle leggi naturali di una profondità e di una bellezza incredibili. Non si può pensare che tutto ciò si riduca ad un accumulo di molecole. Lo scienziato in particolare, riconosce fondamentalmente l’esistenza di una legge che trascende, qualcosa che è al di fuori e che è immanente al meccanismo naturale. Riconosce che questo “qualcosa” ne è la causa, che tira le fila del sistema. È un “qualcosa” che ci sfugge. Più ci guardi dentro, più capisci che non ha a che fare col caso»..

LA CINA, NEWTON, I MIRACOLI
Joseph Needham, biochimico, studioso di embriologia e sinologo, nel suo celeberrimo “Scienza e civiltà in Cina” si chiede perché la scienza moderna sia nata in Europa e non in Asia. E risponde citando un famosa quartina newtoniana: “Sia lodato il Signore perché ha parlato/gli universi si piegarono alla sua voce possente;/Leggi che non verranno mai violate, / Egli ha fatto per il loro ordine e norma”. Questa quartina, argomenta Needham, non avrebbe mai potuto essere scritta da un cinese, ma solo nell’Europa cristiana, “in cui la concezione di un Creatore, sia della realtà non umana che di quella umana, rende via via familiare l’idea che anche la natura abbia da seguire leggi inviolabili…”. I Cinesi, osserva ancora Needham, “non erano affatto convinti [a differenza degli europei cristiani] che il codice delle leggi naturali potesse essere svelato o letto, poiché non vi era alcuna garanzia che un essere divino, ancora più razionale di noi, avesse mai formulato un tale codice suscettibile di venir letto”; di conseguenza, di fronte ai cristiani che argomentavano sulla potenza di Dio, che solo può violare una legge di natura, compiendo miracoli, negavano ai miracoli qualsiasi capacità di provare alcunché, se non una “buona tecnica di maghi”..

Perché ci sia miracolo, dunque, occorrono, è bene ribadirlo, Creatore e legge fisica: due idee proprie del cristianesimo. Questo ci porta a capire bene l’atteggiamento della Chiesa cattolica che da sempre crede nei miracoli, e da sempre, però, invita i fedeli a non correre dietro agli eventi straordinari, come se essi potessero fondare la fede stessa. Il miracolo deve essere possibile, logicamente, perché Dio esiste, e perché la Ragione di Dio non è la ragione dell’uomo: quest’ultima, infatti, può solo scoprire le leggi già date nel creato (infatti l’uomo è vincolato dalle leggi, le subisce); la Ragione di Dio, invece, è Colei che ha creato, che fonda le leggi stesse, per cui è superiore e precedente ad esse, non è da esse vincolata.

Come la ragione di un orologiaio, dunque, non è vincolata dall’orologio che ha prodotto, perché potrebbe farne tanti altri, diversi e in diverso modo, analogamente la Ragione di Dio (che non solo produce, ma crea) non è limitata dalle regole che Essa stessa ha posto, dal momento che ne avrebbe potute porre altre ben diverse. Come la ragione di un costruttore di macchine, cioè di quanto di più meccanicistico ci sia, non è limitata dalla macchina che produce, perché potrebbe imporle qualsiasi modifica dall’esterno, conoscendone, internamente, tutti i meccanismi, così la Ragione di Dio è libera di interrompere, o superare, le leggi che essa stessa ha posto in quella che un vescovo medievale chiamava la mundi machina..
Il miracolo dunque, è possibile come manifestazione dell’onnipotenza di Dio..

Un Dio che crea l’universo, che ne pone le leggi, può evidentemente essere Signore dell’Universo e delle leggi. Può incarnarsi, morire e risorgere. Proprio a proposito della Resurrezione, uno scienziato di grande valore come Blaise Pascal (1623-1662), scriveva: “con che ragione vengono a dirci che non si può resuscitare? Che cos'è più difficile: nascere o resuscitare? E' più difficile, che ciò che non è mai stato sia, o che ciò che è stato sia ancora? E’ più difficile essere o ritornare a essere? L'abitudine ci fa sembrare facile l'essere; la mancanza di abitudine ci fa sembrare impossibile il ritornare ad essere. Che mondo ingenuo, popolare di giudicare!” (Pensieri, 357).

Ebbene, se è vero che il miracolo è possibile, è anche chiaro che esso non è la norma dell’agire di un Dio che rispetta da una parte le sue stesse leggi, dall’altra la libertà e la razionalità degli uomini, i quali devono saper vedere la manifestazione di Dio non solo nei miracoli, diciamo così,  più rari, come quelli di Lourdes, ma nel miracolo del creato tutto. Non è forse un “miracolo”, infatti, per usare una parola del premio Nobel ateo Francis Crick, la complessità e l’armonia di una sola cellula? Non è la vita, anche la più semplice, qualcosa che, come il telo della Sindone, non sappiamo né creare, né produrre, né, addirittura, definire?.…



Il Concilio restituito alla Chiesa


Riscoprire il Concilio vedendolo dentro la tradizione della Chiesa. Questa l'intenzione di Stefano Fontana, autore di un'indagine sul Vaticano II dal titolo “Il Concilio restituito alla Chiesa” (La Fontana di Siloe, Torino 2013).La Nuova Bussola Quotidiana lo ha intervistato.
Dottor Fontana, siamo nel pieno dell’Anno del Concilio Vaticano II, voluto da Benedetto XVI come complemento dell’Anno della Fede. Come stanno andando le cose secondo lei?
Non mi sembra che questo Anno del Concilio stia aiutando molto a capire il Concilio. Molte pubblicazioni hanno spesso riproposto le note posizioni, senza nessun passo in avanti.
Le varie realtà, a seconda del loro orientamento sul Vaticano II, chiamano questo o quel relatore a conferma di una tesi piuttosto di un’altra. È lo stesso schema rigido che si ripropone. Mi aspettavo di meglio e di più.
Benedetto XVI, nel famoso discorso del 22 dicembre 2005, aveva tracciato le linee per la giusta ermeneutica del Concilio. Non ne è rimasto niente?
Già allora le due tendenze principali avevano interpretato il discorso del Papa come una conferma delle proprie posizioni. In seguito hanno continuato così, come se il Papa non avesse parlato.
La commemorazione del Vaticano II è avvenuta spesso a suon di slogan e di frasi fatte. Continua a fare presa un Concilio inesistente e irreale, ma che ormai si è imposto come a-priori collettivo. Una vulgata del Concilio che non percepisce nemmeno lontanamente i problemi che stanno dietro il Concilio.
Non si onora il Concilio facendone un'enfatica apoteosi, ma comprendendolo nella linea indicata da Benedetto XVI e dagli altri Pontefici prima di lui.
Lei ha pubblicato un libro sul Concilio. Con che intenzione?
Con l’intenzione di capire il Concilio, ossia di collocarlo al suo posto. Senza questo chiarimento la Chiesa non può stare. Fingere che il problema non ci sia significa di fatto accettare due chiese. Il Concilio è un problema che non si può eludere.
Un problema il Concilio o un problema il post Concilio?
È stato un problema l’applicazione del Concilio, ma lo è stato anche il Concilio. Ciò non significa né che il Concilio non sia autorevole e non meriti obbedienza, meno che meno che esso contenga degli errori, né che esso sia un Concilio “minore”.
Allora in cosa consiste il problema Concilio?
Consiste nella sua indole pastorale. Sembra un paradosso, ma è così. L’indole pastorale del Concilio doveva essere la soluzione dei problemi ed invece è diventata il problema.
In che senso?
Elenco brevemente alcuni nodi problematici connessi con l’indole pastorale del Vaticano II. I precedenti Concili non erano anche pastorali? Erano Concili dogmatici, ma il dogma non c’entra nulla con la pastorale? È possibile un Concilio solo pastorale che non ripensi anche la dottrina? Paolo VI aveva chiaramente in testa che no. Quindi il Vaticano II ripensò anche la dottrina. Allora fu anche dottrinale, pur se non dogmatico. La dottrina fissata dal Vaticano II che valore ha, dato che il Concilio pretese per sé la qualifica di pastorale? Il Vaticano II non voleva primariamente ripensare la dottrina, ma interrogarsi sulla pastorale, però le esigenze pastorali richiedevano di ripensare tutta la dottrina e in questo modo si ebbe un Concilio pastorale che ripensò tutta la dottrina, forse più dei precedenti Concili che si pronunciarono solo su singoli argomenti dottrinali. Questi sono solo alcuni esempi.
Benedetto XVI disse che il Concilio non è un superdogma, ma quando fu eletto Papa disse subito di voler realizzare il Concilio. Nel suo libro come viene affrontata questa questione?
Il Concilio è spesso diventato un superdogma. Altro paradosso: un Concilio pastorale che diviene superdogmatico. Sembra che quanto la Chiesa aveva fatto prima fosse tutto sbagliato. La celebrazione della messa con rito antico fu considerata la principale eresia, ed era quanto la Chiesa aveva sempre celebrato. Il catechismo di Pio X fu di fatto considerato eretico. Qualsiasi contestatore del magistero fu canonizzato come “anticipatore” del Concilio. Come si fa ad evitare queste interpretazioni fazione e forzose? Realizzando il Concilio, come disse Benedetto XVI. Ma per realizzarlo bisogna comprenderlo nella sua vera realtà. Non vedo quindi nessuna contraddizione tra le due frasi di Benedetto XVI.
Lei dice “comprenderlo nella sua vera realtà”. Il suo libro si intitola “Il Concilio restituito alla Chiesa”: è questo il significato?
Sì, è questo. Del Concilio si è spesso impadronito il mondo. La Chiesa lo deve recuperare a se stessa, ricollocarlo nella propria tradizione. Superando però i nominalismi. Tutti si dicono d’accordo con questa affermazione, ma poi hanno della tradizione concezioni diverse e allora l’equivoco torna da capo.
Quali sono le principali concezioni della tradizione in campo?
Direi quella di Ratzinger e quella di Rahner. Secondo la prima c’è un nucleo di verità immutabili che vengono trasmesse pur nella storicità della tradizione. Nel secondo caso l’interpretazione e la ricezione della tradizione fanno parte integrante del messaggio stesso. Nel primo caso assume il primato la dottrina, nel secondo la pastorale.
Questo significa che il Vaticano II ha proclamato il primato della pastorale sulla dottrina?
Di fatto oggi la pastorale ha preso il sopravvento sulla dottrina fino a farla sparire in molti casi. In alcuni capitoli del mio libro descrivo molti comportamenti ecclesiali che lo testimoniano ampiamente. Il problema è stabilire se questo primato della pastorale fosse presente nel Vaticano II stesso o se sia dovuto a difetti di applicazione.
La tesi che espongo nel libro è che nel Vaticano II ci furono delle “fessure” attraverso le quali la tesi del primato della pastorale in seguito penetrò nella Chiesa. Fessure non volute, ma fessure. Non era intenzione dei Papi né dei Padri conciliari anche se, storicamente, si può provare che alcuni Padri conciliari avrebbero voluto introdurre forme di modernismo nella dottrina della Chiesa cattolica. Ma ciò non avvenne, per la sorveglianza dottrinale e pastorale dei Pontefici e l’assistenza dello Spirito Santo.
Negli anni Sessanta tutte le teologie di moda proclamavano il primato della prassi sulla teoria…
In effetti è così. Né Giovanni XXIII né Paolo VI volevano questo. Però l’insistenza sull’indole pastorale poteva prestarsi anche a queste interpretazioni.
Faccio un esempio. Nei confronti del mondo, il Concilio espresse più apprezzamento che condanna, per esplicita indicazione di Giovanni XXIII. Le teologie del tempo dicevano che Cristo ama il mondo e non la Chiesa, annullando con ciò la missione salvifica della Chiesa rispetto al mondo. Le due cose sono incompatibili, ma nel clima degli anni Sessanta la cosiddetta “apertura al mondo” fornì delle fessure anche a queste interpretazioni distorte, che hanno dato frutti amari fino ai nostri giorni.
Secondo lei, il Concilio volle esprimere una completa dottrina sul rapporto con il mondo?
Ecco un altro problema che va messo al suo posto e restituito alla Chiesa. Il Concilio non volle esporre tutta la dottrina cattolica. Per questo bisogna ricorre al Catechismo. Ciò significa che, per esempio, la Gaudium et spesnon pretese di esporre tutta la dottrina circa il rapporto Chiesa-mondo.
Nella Costituzione pastorale non si parla del comunismo. È possibile impostare dottrinalmente in modo completo il rapporto con il mondo moderno senza parlare del comunismo? La scelta aveva scopi pastorali. Però comportò anche conseguenze dottrinali. Ma chi concludesse, su queste basi, che il comunismo non era più un problema della Chiesa solo perché la Chiesa non ne parlava, fraintenderebbe le cose. Sarebbe come dire che il diavolo non è un problema della Chiesa perché nel Vaticano II non se ne parla. Ma se ne parla nel Catechismo.
È molto dannoso attribuire al Vaticano II la volontà di esprimere in toto la fede della Chiesa, ciò lo costituirebbe come superdogma superiore anche al catechismo e alla tradizione apostolica. Inutile negare, però, che questo è stato fatto e si continua a fare.
Nel suo libro, lei tratta a fondo il problema del linguaggio dei documenti del Vaticano II. Può dirci qualcosa?
Il Vaticano II non fu un Concilio dogmatico, quindi non adoperò il linguaggio definitorio, ma un linguaggio che qualcuno definisce narrativo. È quindi spesso difficile capire con precisione i suoi insegnamenti. Una frase di un documento bisogna per forza collegarla con altre frasi dello stesso e spesso bisogna completare il quadro con riferimento ad altri documenti del Concilio.
Spesso nemmeno in questo caso si ha una completa panoramica dell’argomento. Tanto è vero che il magistero ha in seguito precisato mote cose. Se tutto fosse stato chiaro non ce ne sarebbe stato bisogno.
La famosa prima frase della Gaudium et spes, sempre citata da tutti, anche da coloro che del Concilio non hanno letto altro, non trasmette nessun preciso significato teologico, ha bisogno di essere completata da altre frasi del documento e di altri documenti. Spesso, invece, il Concilio si cita per frasi ad effetto, fermandosi ad esse e facendone una definizione di fede.
Benedetto XVI è stato definito anticonciliarista. Cosa ne pensa?
I Papi non sono né conciliaristi né anticonciliaristi, ossia né dogmatizzano il Vaticano II ponendolo al di sopra della fede insegnata dagli Apostoli, né lo liquidano come un incidente di percorso. Il Concilio si inserisce nella tradizione della Chiesa da cui trae luce.
Cosa fare, allora?
Il lavoro da fare è lungo. Passerà molto tempo. Benedetto XVI ha tracciato la linea. Del Concilio bisogna parlare, ma non a partire dalle proprie posizioni ideologiche incancrenite o dalle frasi fatte di cui ci si riempie la bocca.
Benedetto XVI ha indicato una strada: un movimento che dal basso, e con la guida del Papa, riscopra il Concilio vedendolo dentro la tradizione della Chiesa e non in contrasto con essa. Una riscoperta non nel segno della rottura, ma della riforma nella continuità, lenta e progressiva, sempre più consapevole e diffusa. A questo mi auguro possa servire anche il mio libro. (B. Cortese)

lunedì 22 aprile 2013

Un Paese che non legge non progredisce ... *


Da WRITIN FOR LOVE

Un paese che non legge
non progredisce 
di Francesco M. Cardarelli

Riporto le bellissime parole di ieri di Papa Francesco rivolte ai giovani, tra cui mi ci metto anch’io anche se ho quasi 40 anni:
La voce di Gesù è unica! Se impariamo a distinguerla, Egli ci guida sulla via della vita, una via che oltrepassa anche l’abisso della morte… Siete tanti giovani oggi qui in Piazza. Vorrei chiedervi: qualche volta avete sentito la voce del Signore che attraverso un desiderio, un’inquietudine, vi invitava a seguirlo più da vicino? L’avete sentito?… Avete avuto voglia di essere apostoli di Gesù? La giovinezza bisogna metterla in gioco per i grandi ideali. Pensate questo voi? Siete d’accordo? Domanda a Gesù che cosa vuole da te e sii coraggioso! Sii coraggiosa! Domandaglielo! 

promemoria per

  GiuMa     <<< La Bibbia di Gerusalemme pdf        

                  Bibbia

Salmi           *  Salmi




mercoledì 17 aprile 2013

Diamo il benvenuto alla primavera al Parco delle Cascate (Calvene)


Parco delle Cascate

Diamo il benvenuto alla primavera


Riapertura Parco Delle Cascate

Ciao, abbiamo il piacere di invitarti/vi all'inaugurazione della riapertura del Parco delle Cascate, dopo il periodo invernale.
L'inaugurazione si terrà il 28 aprile presso la Comunità Radicà in Viale Divisione Julia a Calvene.

Troverete spettacoli, esibizioni musicali, letture ad alta voce, e tutto questo nella meravigliosa cornice del bosco!
Per avere maggiori informazioni, foto, domande o dettagli puoi visitare il nostro sito: www.parcodellecascate.net o la nostra pagina facebook: www.facebook.com/parcodellecascate
Per ulteriori informazioni puoi scrivere qui a info@parcodellecascate.net

Vi aspettiamo, e fate girare l'invito aglii amici!


Benedetto XVI° di Michael Triegel




L’arcivescovo Müller inaugura un dipinto dedicato a Benedetto XVI. 


«Che cosa di Benedetto XVI affascina un artista con il talento di Michael Triegel e quali intuizioni desidera trasmettere a chi osserva l’opera con i mezzi d’espressione di cui dispone?» si è chiesto l’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede e curatore delle sue Gesammelte Schriften, inaugurando nel pomeriggio del 16 aprile — in occasione dell’ottantaseiesimo compleanno di Joseph Ratzinger all’ambasciata di Germania presso la Santa Sede un ritratto di Benedetto XVI realizzato dall’artista tedesco.
«Se guardiamo a questa immagine disegnata da mano umana — ha proseguito il presule descrivendo il dipinto — allora sulla cattedra di Pietro vediamo l’uomo Joseph Ratzinger: non in una posa da regnante, bensì come uomo del suo tempo, limitato a un breve tratto della storia del mondo e della salvezza, che nessun altro, se non lo Spirito Santo, il 19 aprile 2005 ha scelto sommo pastore della Chiesa attraverso l’elezione da parte del collegio cardinalizio. La curvatura del bracciolo molto allungata appare come una chiave e ci ricorda le chiavi, che un giorno presso Cesarea di Filippo il Signore ha promesso all’apostolo Pietro».
Michael Triegel — ha continuato il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede — «riconosce che l’uomo della roccia Benedetto XVIguarda anche con disincanto tra le stesse fila dei credenti. Sulla cattedra di Pietro non siede un superuomo, bensì una persona che, con tutta la sua grande cultura, porta in sé l’incertezza e l’azzardo del finito, che partecipa alla sofferenza per il “dilemma della fede nel mondo attuale, tra il dubbio e la speranza in Dio”, come ha scritto già nel 1968 nella suaIntroduzione al cristianesimo. Triegel e Ratzinger sono uniti, per quanto riguarda la loro vita (anche se con qualche generazione di differenza) dall’esperienza di due dittature che disprezzavano l’uomo e dalle quali è stata caratterizzata la loro infanzia e la loro gioventù, a cui si aggiunge la sfida della nuova dittatura del consumismo, che considera tutto, anche la verità, l’amore e l’uomo stesso, solo come merce e come mezzo. Dopo il discorso di Benedetto nella Konzerthaus di Friburgo si è cercato con meticolosità i precedenti del programma della demondanizzazione della Chiesa, e nessuno si è accorto che era proprio il Figlio di Dio fattosi uomo che ha testimoniato di fronte a Pilato: “Il mio regno non è di questo mondo”. I servitori di Gesù non combattono secondo i metodi del mondo e per gli obiettivi del mondo. Il cammino della Chiesa non può essere l’adeguamento al mondo».
«L’incontro tra Benedetto XVI, testimone e collaboratore della verità, e il suo ritrattista, l’uomo che cerca, l’abile artista Michael Triegel — ha concluso l’arcivescovo Müller — ha prodotto questo quadro, che oggi consegniamo al pubblico. Permette di ammirare le capacità del pittore, e allo stesso tempo è motivo per rendere grazie a Dio per Joseph Ratzinger come uomo e cristiano, come teologo e studioso di fama mondiale, come arcivescovo di Monaco e Frisinga, come sommo pastore della Chiesa dal 2005 al 2013 e ora come semplice pellegrino nell’ultimo tratto del suo cammino terreno verso la patria eterna, umile operaio nella vigna del Signore».




L'Osservatore Romano 17 aprile 2013

sabato 13 aprile 2013

Sposala e muori per lei – Uomini veri per donne senza paura dopo ...Sposati e sii sottomessa .


Dopo ...


Sposati e sii sottomessa

Pratica estrema per donne senza paura

di Costanza Miriano

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Uscito nel febbraio 2011 edito da Vallecchi per la collana Avamposti (16 edizioni) è stato ristampato nell’autunno 2013 da Sonzogno in una nuova versione aggiornata e ampliata. A luglio del 2013 è uscita anche la versione in lingua spagnola (Nuevo Inicio)
una delle prime  recensioni di Sposati e sii sottomessa  
su laporzione

e

 ecco il   secondo libro di Costanza Miriano

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Sposala e muori per lei
il libro Uomini veri per donne senza paura

"Sposala e muori per lei... voleva dire questo agli uomini, ai mariti delle spose sottomesse. Volevo scrivere un libro che dicesse agli uomini come li vogliamo. Nobili, pronti a dare la vita, generosi ed eroici..."
Aggiornato 
fonte:costanzamiriano.com

mercoledì 10 aprile 2013

Come si diventa un’icona laica della modernità e del potere.

Da La nuova bussola

Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?


DANILO QUINTO....una testimonianza scomoda...il suo ultimo libro...




Come si diventa un’icona laica della modernità e del potereDanilo Quinto
Editore: Fede & Cultura

Prefazione: Gianfranco Amato

Pagine: 112
Collana di CulturaCattolica.it n. 2
Data di pubblicazione: Aprile 2013









In poche parole:
Dall’ex tesoriere del Partito Radicale autore del best-seller “Da servo di Pannella a figlio libero di Dio” un libro rivelazione su Emma Bonino candidata alla presidenza della repubblica italiana dopo una vita spesa per l’aborto, la propaganda in favore della droga, dell’omosessualità in nome dei diritti civili.

Descrizione: 

Questo libro è un vademecum per far carriera. Dimostra che non è difficile passare da una fattoria delle campagne di Bra (Cuneo) all’olimpo dell’establishment mondiale. Si inizia a fare aborti “con una pompa di bicicletta, un dilatatore di plastica e un vaso dentro cui si fa il vuoto e in cui finisce il contenuto dell’utero. Io uso – spiega Emma Bonino al settimanale Oggi, nel 1975 - un barattolo da un chilo che aveva contenuto della marmellata. Alle donne non importa nulla che io non usi un vaso acquistato in un negozio di sanitari, anzi è un buon motivo per farsi quattro risate”. Dopo gli aborti, viene l’elezione in Parlamento, nel 1976, dove si rimane fino al 2013, con un intermezzo di 5 anni da Commissaria europea. Si gira il mondo a frequentare i potenti della terra. Da Hillary Clinton a George Bush. Da George Soros a Madeleine Albright. Si partecipa alle riunioni del Gruppo Bildeberg. Si ricevono prestigiosi premi internazionali per l’affermazione dei diritti umani e si fanno campagne per l’eutanasia. Alla fine, si può anche diventare Presidente della Repubblica.



* * *
 E come se non bastasse....
 Emma Bonino, abortista

E’ ormai da tempo che  tra i papabili ad essere eletti alla Presidenza della Repubblica circola il nome di Emma Bonino. Ora, per una serie di contingenze politiche la cosa si sta facendo ancora più insistente. E preoccupa.
Sulla prossime elezioni del sostituto di Napolitano si gioca un’importante partita politica. Anzi, la vera partita politica. Tutto il resto ne dipende, compreso il futuro governo. Tutti lo sanno ed è per questo che la tattica e il surplace hanno la meglio.

Il Pd ha due spinte interne. Una è la tentazione di Bersani di eleggere Romano Prodi con il “metodo Grasso”, ossia alla chetichella, senza accordi previ di natura organica. In questo modo si eleggerebbe un Presidente “di parte” e non rappresentativo della maggioranza degli italiani. Dal punto di vista di Bersani ne varrebbe la pena, però, perché così facendo si metterebbe in angolo Berlusconi e lo si accerchierebbe definitivamente con un Presidente a lui ostile. Certo, una “occupazione” di tutte le cariche istituzionali dopo aver “pareggiato” le elezioni comporterebbe, a lungo andare, molte conseguenze negative, ma nell’immediato potrebbe dare dei frutti. L’altra tendenza interna al Pd vuole scegliere un Presidente non di “parte” e quindi gradito anche al Pdl, come base per un successivo governo di unità nazionale con dentro anche il partito di Berlusconi.

In questo quadro è possibile che si trovi una convergenza proprio sul nome della Bonino. Mara Carfagna, del Pdl, l’ha indicata, seppure a titolo personale, come una persona gradita. Il segretario del Partito socialista Nencini l’ha proposta. Sta montando sui media la campagna pro Bonino. Lo scorso 4 aprile Il TG2 ha dedicato un lungo servizio sulle donne in politica che terminava con la Bonino. “Io voglio Emma Bonino Presidente” è il manifesto lanciato dai Radicali nella loro pagina face book. Il 5 aprile è uscito il solito sondaggio SWG secondo il quale Emma Bonino sarebbe al primo posto anche nel gradimento degli italiani. In precedenza era uscito un analogo sondaggio secondo cui tra i Grillini Emma Bonino, insieme a Rodotà e a Zagrebelski, era ai primi posti. Insomma: la consueta macchina propagandistica è iniziata alla grande. I deputati cattolici nel frattempo tacciono (o quasi), come pure il mondo cattolico in quanto tale, che sembra ormai pronto ad accettare tutto (o quasi) dopo aver deciso di poter votare tutto (senza quasi). 

L’elezione alla Presidenza della Repubblica di Emma Bonino sarebbe un fatto gravissimo per l’Italia. Lei  rappresenta una cultura radicale fatta di etica libertaria ed esasperato individualismo. In questi decenni Emma Bonino e i Radicali hanno decostruito tutti i principali valori su cui si era retta la società italiana. Non sono stati gli unici, naturalmente, in quanto di numero esiguo, ma ne sono stati l’avanguardia e la Bonino ne è il simbolo. Le cosiddette battaglie per “i diritti civili” hanno portato in Italia le leggi sull’aborto e sul divorzio, che la Bonino considera ora troppo restrittive. La sua linea è per la depenalizzazione delle droghe, per l’apertura ad ogni “tipo” di famiglia, per la completa autodeterminazione circa il fine vita, per il suicidio assistito. In tema di fecondazione artificiale la Bonino è per l’abolizione della legge 40, o la sua definitiva apertura, a favore di un completo “fai da te” in tutta questa delicata problematica. La Bonino è per l’ideologia del gender, per la distribuzione senza limiti della cosiddetta “contraccezione d’emergenza” a carattere abortivo, per il mercato della banche del seme, per l’utero in affitto. La Bonino è per liberalizzare tutto, individualizzare completamente l’etica sociale, superare definitivamente la natura. E’ liberista sfrenata in economia ed è libertaria sfrenata in etica sociale. Rappresenta l’ideologia della borghesia moderna allo stato puro, che è un’ideologia nichilista. Quando parla – e ne parla spesso – di legalità e di diritto, li intende in modo assolutamente contrattualistico, senza il minimo riferimento ad una eventuale e remota legge di natura, nemmeno nelle forme aggiornate a cui hanno approdato alcuni intellettuali laici. 

Con lei al Quirinale avremmo una interpretazione puramente formalistica, più che positivistica, e non sostanziale della Costituzione, senza riferimento ad un suo retroterra culturale e antropologico. Emma Bonino non rappresenta gli italiani. Sarebbe un Presidente non condiviso e non condivisibile. Esporrebbe la massima carica della Repubblica all’obiezione di coscienza. Toglierebbe alla nostra Costituzione la terra sotto i piedi. (S. Fontana)
La storia di Emma Bonino - chi è veramente e cosa vuole la leader radicale - vale la pena essere conosciuta. Per questo vi suggeriamo di acquistare il libro di Danilo Quinto a lei dedicato "Emma Bonino dagli aborti al Quirinale?", direttamente dal nostro sito (clicca qui)

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lunedì 8 aprile 2013

C.S. Lewis, Le lettere di Berlicche


Le lettere di Berlicche


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Berlicche e la Pope star


berlicche
Mio caro Malacoda,

come di consueto le tue “proposte operative” lasciano trapelare un dilettantismo preoccupante. Se non avessi già dato prova sicura della tua malafede ti si potrebbe credere un infiltrato del Nemico. Più volte ho avuto modo di segnalare all’Amministrazione Pandemoniale che in fasi come questa, decisive, occorrerebbe ben altro che uno sparuto drappello di tirocinanti. Ma, d’altro canto, questo passa il convento –pardon, l’Inferno!
Ciò detto, veniamo a noi.
 Non mi stancherò mai di raccomandarti di non sottovalutare il Nemico, per quanto comprenda appieno il tuo disgusto per le Sue bassezze prive di ogni indegnità, a cominciare da quella insana passione per la materia: carne, pane, pietra, terra, ecc. Tutto ciò ha a che fare, rammentalo bene, con la Sua disdicevole usanza di farsi cibo per concedersi alle proprie creature. Egli, già te ne ho fatto menzione, si prefigge il folle proposito di voler accordare liberamente le volontà dei Suoi figlioli alla propria.
Fu Nostro Padre che sta laggiù a insegnarci invece che è l’uomo ad essere, prima di tutto, cibo. Il nostro ideale è bulimico, come la bestia dantesca «che mai non empie la bramosa voglia, e dopo ‘l pasto ha più fame che pria». A che aneliamo se non a schiacciare, sottomettere, assorbire la volontà umana nella nostra? Se diamo impressione di concedere libertà agli esseri umani è solo per meglio asservirli, in seguito, al nostro Ego.
Ad ogni modo l’Avversario, bisogna riconoscerlo, gioca la Sua partita con grande abilità strategica. E sia, concediamolo pure! L’astuzia non Gli fa difetto. Non bastava, no di certo!, essersi fatto carne – e non carta. Ha anche spinto i Suoi a raccogliersi non solo intorno a un messaggio, ma attorno a uomo con un volto e una storia. Tra Nostro Padre e i figli del Nemico è stata eretta – orrore degli orrori! – una Roccia di carne incrollabile.
Questa Sua mossa, indubbiamente, non giova a semplificare i nostri piani. Tuttavia, caro Malacoda, in questi millenni non siamo rimasti a guardare. Il Consiglio Superiore di Tentazione ha escogitato da tempo efficaci contromisure. Dal canto nostro possiamo sempre contare sulla liquidità. Ah! non ci è mai mancata, la liquidità. Nostro Padre ha sempre concluso ottimi affari con Mammona. Per questo ciò che scorre, come ciò che striscia, è affar nostro. La volontà liquida delle “correnti” che con prepotenza trascinano le folle annichilendo ogni segno della loro esistenza, il flusso irresistibile del tempo che divora i propri figli alla maniera di Crono, tutto questo è il nostro elemento naturale.
Ti sarai accorto, voglio sperare, del fatto che i servitori del Nemico nulla temano di più della confusione. Questo perché Egli ama comunicarsi alle anime in un’atmosfera di pudore e discrezione, nel silenzio e nella solitudine. Ciò sempre per via, avrai capito, della Sua sciocca premura per gli esseri umani, come se Egli disdegnasse di forzarli. Come temesse, piegando le loro fragili volontà, di far torto a quelle misere, insignificanti nullità.
Già Nostro Padre Laggiù tentò di confondere il Figlio del Nemico nel deserto, squadernandogli innanzi un intero campionario di illusioni. Tentativo di gran genio, purtroppo non coronato dal successo che avrebbe meritato. Ma oggi, Malacoda, possiamo contare su circostanze assai più vantaggiose.
Ricorda: l’attacco frontale alla Roccia del Nemico di rado ripaga gli sforzi. La cortina di ferro ha fatto il suo tempo. L’esperienza ci ha insegnato che il lavorio ai fianchi è di gran lunga il più proficuo. Cercare di scalfire direttamente la dura e impenetrabile Roccia è improduttivo. Meglio allora celarne i lineamenti sollevandole attorno una cortina di fumo. Sfumare i contorni, capisci? Se non possiamoabbattere possiamo sempre corrompere. Al posto della realtà, la favola, il sogno, il miraggio! Sostituisci alla Roccia il Palcoscenico, fa’ che la Pietra diventi Idolo, lancia Pietro come Pope star!
Abbi dunque cura di suscitare attorno alla persona privata del pontefice uno stato di veglia febbrile, così da caricare i suoi gesti, in particolare i più insignificanti, di una allure arcana, inattingibile alla massa dei comuni mortali. Soprattutto, è di vitale importanza incoraggiare qualunque genere di speculazione fantasiosa e sconclusionata a riguardo di ogni sua mossa, di modo che la minima movenza della Pope star, finanche la postura o la mimica facciale, appaia ai più come novità radicale e rottura col passato, meglio se più recente.
Ogni esaltazione collettiva gioca a nostro favore. Il disappunto vi fa regolarmente seguito e nulla è più facile per noi che trasformare in violenza cieca il fondo cupo e irrazionale delle masse. Tutta la filosofia infernale in fondo altro non è che una tecnica del linciaggio. Anche tu ricorderai con diletto come una folla dapprima osannante abbia successivamente intonato il crucifige per quel maledetto Nazareno…
Potrai avvalerti all’uopo del mass-media system, questa meravigliosa invenzione (stavo per dire diavoleria) moderna. Il Nemico, devi sapere, a causa di quella Sua stucchevole infatuazione per gli organismi viventi predilige tempi lunghi e dilatati per sedimentare in profondità nell’intimo dei Suoi figli. C’è qualcosa di detestabilmente materno, un nauseabondo sentore di femmineo in questa crescita interiore e paziente, misteriosa e invisibile – comprenderai meglio, ora, perché Nostro Padre abbia tanto in odio la Donna.
Not in Our Name! Le nostre parole d’ordine sono: rottura, separazione, isolamento, disarticolazione.
Ora, perfino dagli opuscoletti della Casa di Correzione per Tentatori Incompetenti puoi apprendere che queste sono le note dominanti del mondo in cui vive il tuo paziente. Quegli adorabili saccenti di sociologi (a proposito: quanto sono utili alla Nostra Causa, tienili da conto) hanno anche coniato dei divertenti nomignoli (“società istantanea”, “società liquida”).  Se fossimo mossi – ma non lo siamo, il va de soi – da intenzioni più caritatevoli non ci potremmo esimere dal far vacillare le loro pretese di autosufficienza. Sarebbe più corretto dire infatti che certe brillanti definizioni sono state “adottate” a loro insaputa, non senza cioè i discreti suggerimenti del nostro solerte Ufficio Disinformazioni.
Comunque sia, lungi da noi voler rinnegare i vantaggi cagionati da un cosiffatto stato di cose. Pensa a come una società in stato di liquidazione permanente e centrata sull’istante agevoli eccezionalmente il perseguimento dei nostri scopi! Là dove non vi sono che istanti isolati e successivi può darsi solo una linea di fratture giustapposte. Una vera bolgia, insomma. Non pare anche a te di respirare, si fa per dire, una soffocante aria di casa? Certo non un clima propizio, ne converrai, a quella lenta gestazione delle anime praticata dal Nemico.
Considera che il tuo paziente, solo che lievemente si scosti da Lui, subito si troverà immerso, con tutti i suoi sensi, in uno stato di frenetica sovraeccitazione. A tenerlo lontano dall’orazione, che lo ricondurrebbe nelle Sue braccia, provvede lo spirito d’agitazione universalmente diffuso dai media. Raramente, te lo confesso, ho percepito con tale intensità una simile spasmodica tensione verso l’effimero, l’istante e l’immediatamente visibile! C’è da restare ammirati! Per non parlare di quanto sia congeniale alle nostre operazioni questa loro onnipresente invasività sonora, così idonea a scacciare il silenzio.
Noi detestiamo il silenzio. Il Nemico, come sai, se ne serve per tendere i Suoi agguati alle anime. Che pusillanime! Agire di soppiatto, furtivamente, come un ladro nella notte, quando potrebbe, solo che si degnasse di innalzare con potenza il proprio Verbo, sovrastare ogni suono dell’universo! Nostro Padre, al contrario, è un vero patito del Rumore. Non v’è angolo dell’Inferno che non sia soverchiato da un grido d’angoscia, ovunque vi riecheggia il frastuono assordante e spietato della Forza che schiaccia e calpesta!
Vedrai, vedrai con che maestria la cosiddetta “stampa libera”, una volta dis-orientata a dovere, saprà enfatizzare ogni scarmigliatura della chioma petrina, dibattere all’infinito sulla più minuta piega delle vesti della Pope star. Ci sono “opinionisti” di gran talento in grado di passare al setaccio di una morbosa curiosità ogni singola sfumatura dei gusti privati del Suo Vicario, autentici portenti capaci di disquisire con maniacale precisione di mozzette, pianete e apparati della curia romana senza mai nominare il Nemico!
Fomenta e spargi a piene mani la «oscura gioia della chiacchiera», così che la ciarla a ciclo continuo conduca a discettare al contempo di tutto e di nulla, con presunzione e sussiego al sommo grado. Ciò che conta è distogliere la mente del paziente da quel che è veramente essenziale per la fede del Nemico.
Non trascurare perciò di aggiornarti sulle ultime novità nel campo della comunicazione. Segui con estrema cura le sortite del tuo paziente nei luoghi prediletti del chiacchiericcio virtuale: blog, forum, social network, ecc. Impara a destreggiarti nel web 2.0, giacché pochi sono gli spazi altrettanto carichi di promesse. Ti accorgerai presto delle molteplici opportunità offerte dall’arena digitale, e quanto essa faciliti – senza far ricorso ad avventatezze, solo facendo leva sulle più futili balordaggini – il frazionamento dei figli del Nemico in innumerevoli fazioni litigiose.
La migrazione del gregge di Pietro verso il campo di Agramante, voilà notre chef d’oeuvre! Quanto è stato eccitante alimentare odi profondi fra chi dice “papa” e chi dice “vescovo di Roma”! E che dire degli oziosi cincischiamenti intorno al colore delle calzature del Vicario Nemico? Come dimenticare poi l’aspra contesa tra i partigiani di Francesco e i tifosi di Benedetto, impegnati a guerreggiare per stabilire chi tra i due detenga il primato dell’umiltà? È dal tempo dei partiti di Paolo e Apollo a Corinto che ci ingegniamo senza posa per mettere in circolo nella Sua Chiesa quella mistura di superbo autocompiacimento, nevrotico fermento e virtuosa indignazione tipica di ogni cricca minuscola e aggressiva.
Omnia cooperantur in malum. Nostro Padre che sta laggiù, tienilo bene a mente, non ha timore di predicare la volontà del Nemico, purché possa predicarla a proprio modo.
Tuo affezionatissimo zio 

Berlicche