La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/

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martedì 31 maggio 2016

" Voci del Silenzio" Con Luca Mauceri


Voci del Silenzio


Con Luca Mauceri


Luca Mauceri - Romena teaser

Sabato 4 Domenica 5 Giugno 2016
Al Centro ANAMCARA
Via Meucci, 10   Cadoneghe (Padova) 
Luca Mauceri - Alle sorgenti dell'emozione

Luca Mauceri - Haiku live in Romena
Recorded live in Romena (AR) Italy on september 2014. Loreto Gismondi, violin; Roberta Palmigiani, violin; Teresa Iannilli, viola; Donato Cedrone, cello. Song taken from the live album "Romena" available on cd EMA Records. Produced by Valle Giovanni Edizioni


Luca Mauceri - Kavafis - Itaca



Fonte: Voci del Silenzio

lunedì 30 maggio 2016

Il tramonto della luna

Giacomo Leopardi - "Il tramonto della luna"

Voce: Maurizio Marota
Brano musicale: "Grass" by Silent Partner from the YouTube Audio Library.
Missaggio: Audacity
Immagine: fotogramma tratto dal film "Il giovane favoloso" di Mario Martone con Elio Germano (2014).




Il tramonto della luna

Quale in notte solinga,
Sovra campagne inargentate ed acque,
Là 've zefiro aleggia,
E mille vaghi aspetti
E ingannevoli obbietti
Fingon l'ombre lontane
Infra l'onde tranquille
E rami e siepi e collinette e ville;
Giunta al confin del cielo,
Dietro Apennino od Alpe, o del Tirreno
Nell'infinito seno
Scende la luna; e si scolora il mondo;
Spariscon l'ombre, ed una
Oscurità la valle e il monte imbruna;
Orba la notte resta,
E cantando, con mesta melodia,
L'estremo albor della fuggente luce,
Che dianzi gli fu duce,
Saluta il carrettier dalla sua via;

Tal si dilegua, e tale
Lascia l'età mortale
La giovinezza. In fuga
Van l'ombre e le sembianze
Dei dilettosi inganni; e vengon meno
Le lontane speranze,
Ove s'appoggia la mortal natura.
Abbandonata, oscura
Resta la vita. In lei porgendo il guardo,
Cerca il confuso viatore invano
Del cammin lungo che avanzar si sente
Meta o ragione; e vede
Che a se l'umana sede,
Esso a lei veramente è fatto estrano.

Troppo felice e lieta
Nostra misera sorte
Parve lassù, se il giovanile stato,
Dove ogni ben di mille pene è frutto,
Durasse tutto della vita il corso.
Troppo mite decreto
Quel che sentenzia ogni animale a morte,
S'anco mezza la via
Lor non si desse in pria
Della terribil morte assai più dura.
D'intelletti immortali
Degno trovato, estremo
Di tutti i mali, ritrovàr gli eterni
La vecchiezza, ove fosse
Incolume il desio, la speme estinta,
Secche le fonti del piacer, le pene
Maggiori sempre, e non più dato il bene.

Voi, collinette e piagge,
Caduto lo splendor che all'occidente
Inargentava della notte il velo,
Orfane ancor gran tempo
Non resterete; che dall'altra parte
Tosto vedrete il cielo
Imbiancar novamente, e sorger l'alba:
Alla qual poscia seguitando il sole,
E folgorando intorno
Con sue fiamme possenti,
Di lucidi torrenti
Inonderà con voi gli eterei campi.
Ma la vita mortal, poi che la bella
Giovinezza sparì, non si colora
D'altra luce giammai, nè d'altra aurora.
Vedova è insino al fine; ed alla notte
Che l'altre etadi oscura,
Segno poser gli Dei la sepoltura. 


Giacomo Leopardi
Web sul blog


Don Camillo...

il blog di Costanza Miriano

Salvare il seme

di Giovannino  Guareschi
“Don Camillo, perché tanto pessimismo? Al­lora il mio sacrificio sarebbe stato inutile? La mia missione fra gli uomini sarebbe dunque fallita perché la malvagità degli uomini è più forte della bontà di Dio?”.
“No, Signore. Io intendevo soltanto dire che oggi la gente crede soltanto in ciò che vede e tocca. Ma esistono cose essenziali che non si vedono e non si toccano: amore, bontà, pietà, onestà, pu­dore, speranza. E fede. Cose senza le quali non si può vivere. Questa è l’autodistruzione di cui par­lavo. L’uomo, mi pare, sta distruggendo tutto il suo patrimonio spirituale. L’unica vera ricchezza che in migliaia di secoli aveva accumulato. Un giorno non lontano si troverà come il bruto delle caverne. Le caverne saranno alti grattacieli pieni di macchine meravigliose, ma lo spirito dell’uomo sarà quello del bruto delle caverne […] Signore, se è questo ciò che accadrà, cosa possiamo fare noi?”.
Il Cristo sorrise: “Ciò che fa il contadino quando il fiume travolge gli argini e invade i campi: bisogna salvare il seme. Quando il fiume sarà rientrato nel suo alveo, la terra riemergerà e il sole l’asciugherà. Se il contadino avrà salvato il seme, potrà gettarlo sulla terra resa ancor più fertile dal limo del fiume, e il seme fruttificherà, e le spighe turgide e dorate daranno agli uomini pane, vita e speranza. Bisogna salvare il seme: la fede. Don Camillo, bisogna aiutare chi possiede ancora la fede e mantenerla in­tatta. Il deserto spirituale si estende ogni giorno di più, ogni giorno nuove anime inaridiscono perché abbandonate dalla fede. Ogni giorno di più uomi­ni di molte parole e di nessuna fede distruggono il patrimonio spirituale e la fede degli altri. Uomini di ogni razza, di ogni estrazione, d’ogni cultura”.

da Giovannino Guareschi, Don Camillo e don Chichì, in Tutto Don Camillo. Mondo piccolo, II, BUR, Milano, 2008, pp. 3114-3115



DI ADMIN @COSTANZAMBLOG

“Il pesce, anche se marcio, anche se morto, se è gettato in mare diventa mare”.

Immagine
By leggoerifletto

Ma il mare è Dio - Padre Andrea Panont

Ogni uomo, anche se marcio, anche se morto…se si lascia travolgere dalle onde della Misericordia infinita, se si lascia inghiottire dalla profondità del suo Amore immenso ….
Grazie a Gesù, questa operazione non è assurda; è una vera, sublime realtà.
Trovarsi sulla spiaggia al tramonto del sole è un’occasione unica per fermarsi e guardare, meglio, contemplare ciò che accade nell’aria, in cielo, sulla terra e…dentro di te.
Una di queste occasioni mi si è presentata l’autunno scorso…
Finito lo spettacolo, gratuito perché impagabile, del tramonto, ho potuto assistere alla raccolta e alla cernita dei pesci che tutte le sere avviene dopo il ritorno delle barche dalla pesca.I pescatori lavoravano accanto al loro barcone tra la ressa di curiosi che si godevano quest’operazione così pittoresca. 
La cernita del pescato in appositi contenitori: pesci buoni, pesci meno buoni, piccoli e grandi. 
I pesci morti e marci o difettosi venivano ributtati in mare o lasciati lì d’attorno, sul bagnasciuga.
Alla fine, la barca è ripartita lasciando sulla spiaggia e sul bagnasciuga un “macello” di sporcizia e di disordine inqualificabile.
Al mattino seguente vi ritornai con un amico per due passi ai primi raggi del sole. Superate le dune, ci si presenta la stessa spiaggia con un mare tranquillo: “Che spettacolo – commenta subito l’amico – guarda che bello è il mare, pulito, terso, tranquillo con una spiaggia meravigliosa e ben levigata dal continuo sciacquio e sciabordio delle onde.”
Nella mia fantasia girava un’altra meraviglia: proprio la quiete dopo la tempesta. Il mio amico non aveva visto cos’era successo la sera precedente; non s’immaginava neppure la sporcizia e il disordine lasciato dai pescatori, il sangue del pesce ferito, i resti di quello marcio e la puzza di quello morto.
Lui non sapeva…Ma io che avevo visto, mi beavo d’un altro spettacolo: la trasformazione prodotta dal mare. 
Il mare con il continuo andirivieni delle sue onde, con la sua vitalità e la sua profondità, ha reso questo servizio incantevole: ha inghiottito tutta la sporcizia, ha fatto sparire il disordine.
Tutto ha tramutato in sé: tutto è diventato “il mare” che il mio amico ha giustamente definito “una meraviglia”. 
Tutta la “sporcizia” era diventata mare.

Appena a casa ho scritto un foglietto e l’ho appiccicato al io confessionale: 
“Il pesce, anche se marcio, anche se morto, se è gettato in mare diventa mare”.

Racconto Contemplazione di Padre  Andrea Panont




L'uomo impara la sua prima lezione d'amore amando un essere umano, ma in realtà l'amore è dovuto soltanto a Dio.


Hazrat Inayat Khan
1872-1927 mistico indiano



Prendi il largo
Quando il tuo battello ancorato da molto tempo nel porto ti lascerà l'impressione ingannatrice di essere una casa, quando il tuo battello comincerà a mettere radici nell'immobilità del molo, prendi il largo.

E' necessario salvare a qualunque prezzo l'anima viaggiatrice del tuo battello e la tua anima di pellegrino.


- Dom Helder Camara - 
da: Mille ragioni per vivere


"Maria!
Quando Tu forse
avevi altri progetti di vita,
Dio è entrato nella Tua vita
con il Suo progetto speciale.
E Tu, come umile Sua serva,
gli hai generosamente aperto
le porte del Tuo cuore.
Il Tuo esempio mi sprona
a volgermi anch'io verso Il Signore
per dirgli:
“Vieni nei miei sogni
e nei miei progetti,
nelle mie speranze
e nelle mie paure".
Perciò, Signore
entra nelle mie tenebre,
nelle mie angosce
e nelle mie sofferenze.
Entra anche
in quegli angoli
della mia vita
in cui ho amato
più la mia volontà
che la Tua".
Amen.


Buona giornata a tutti. :-)

mercoledì 25 maggio 2016

EMMA GUNST : María Negroni, Los datos del mundo

María Negroni, Los datos del mundo


Obra de Lori Nix, The Library, 2007 (detalle)








LOS DATOS DEL MUNDO



como el animal
conserva lo que tuvo
             devorándolo

yo custodio lo indecible
diciéndolo

la boca de un hombre
no es igual

                a un hombre en la boca

                ya no seré quién fui
no haré sino esperarte
como una chica
                 emocionalmente frágil

por supuesto
nunca llegás a mis labios
              nadie se cura del todo
no se nace tan fácil

el cuerpo se pierde
en círculos impacientes

yo escribo
palabras muertas




María Negroni
(Rosario, Santa Fe, Argentina, 1951)
Reside en Nueva York
POETA/TRADUCTORA/ENSAYISTA
de Cantar la nadaEditorial Bajo la luna, Buenos Aires, 2011
para leer MÁS

By EMMA GUNST     ...

Tutti gli animali che incontriamo nei nostri sogni - Presenze animali

Benefattori segreti


hillman
Chi nasce oggi in una grande città – o anche in campagna – non ha molte occasioni per vedere animali, se non gli antichi testimoni della vita domestica: cani e gatti. Ma gli animali continuano a visitarci, per lo meno nei sogni. E ci ricordano un'altra vita – ormai remota e lunghissima – in cui gli uomini erano stati una specie mescolata a molte altre. Anche in cielo, le costellazioni dello Zodiaco – il cui nome stesso significa luogo degli animali – disegnano la mappa di una zoologia che non cessa di manifestarsi. Più di ogni altro fra coloro che hanno preso le mosse da Jung, James Hillman ha saputo interrogarsi su queste «presenze» e inchinarsi davanti al loro potere, come mostra questo libro, che è una magnifica guida per chi voglia riconoscere che cosa sono gli animali in noi.
(dal risvolto di copertina di: James Hillman: Presenze animali, traduzione di A. Serra e D. Verzoni, Adelphi,  pagg. 232 euro 13)
hillman libro
Tutti gli animali che incontriamo nei nostri sogni - di Silvia Ronchey -
«Chi siete voi, animali, psychai che ci visitate in sogno? e perché venite a noi, proprio a noi, che abbiamo trascorso gli ultimi due secoli a sterminarvi regolarmente, a un ritmo sempre più rapido, senza pietà, specie per specie, in ogni parte del mondo?». Benefattori segreti, portatori di un fuoco che non si vede e di una parola che non si sente, gli animali che balzati da lontananze primordiali nel buio del nostro letto condividono con noi la profonda intimità onirica ci legano sia al microcosmo psichico, alla sua cognizione primordiale che ci definisce in quanto “animati”, sia al macrocosmo in cui ciascuna nostra anima è inserita e partecipa: al mondo sfigurato dallo sterminio della natura, che ha accentuato la nostra separazione dalle loro vite, che ci mostra quotidianamente le loro sofferenze. Non li chiamiamo, ma ne siamo chiamati. Perché senza questa residua familiarità con le loro immagini, con i loro comportamenti nelle nostre anime, non possiamo capire noi stessi come esseri umani.
Alla fine del secolo scorso, James Hillman percepiva con estrema chiarezza gli effetti della distruzione ecologica sulla psiche collettiva. La grande malattia umana del XX secolo, la depressione, nella diagnosi di Hillman dipendeva dalla percezione profonda della distruzione portata negli ultimi secoli al mondo naturale. «Se c’è un’Anima del Mondo e noi ne facciamo parte, allora ciò che accade nell’anima esterna accade anche a noi. L’estinzione degli animali, come quella delle piante, è una sofferenza insita nel mondo. Noi siamo parte dell’anima mundi e intimamente soffriamo della sofferenza che vi si sta producendo». In un saggio apparso per la prima volta nel 1982, poi più volte rielaborato e ora ripubblicato da Adelphi (Il regno animale nel sogno, in Presenze animali), Hillman indica una terapia: salvare gli animali nella nostra ecologia psichica, se non in quella fisica del pianeta in sistematica via di distruzione; fare posto nella nostra intelligenza alle sembianze zoomorfe di un non-umano onnipresente come sovra-umano nel sentimento religioso delle civiltà antiche; concedere il rispetto dei nostri pensieri più profondi a questi semi eterni, a queste divinità uccise che hanno peraltro già solcato la via della nostra anima attraverso i sogni.
Hillman aveva raccolto sogni su animali per quarant’anni. Ne possedeva un enorme repertorio. Conosceva bene la potenza di quei sogni e ne ricavava elementi forti per la sua revisione critica della psicologia del profondo. La sua comprensione delle immagini oniriche degli animali era strettamente legata al concetto, centrale nel suo pensiero, di anima mundi, che riprendeva, come il lavoro sul mito, dagli antichi greci e dai loro esegeti bizantini e fiorentini del Rinascimento. Era radicalmente diversa da quella della tradizione psicoanalitica, che li relegava a «rappresentazioni delle nostre brame, delle nostre istintualità», a meri travestimenti allegorici dei cosiddetti istinti umani, non dissimili da quelli enumerati nei bestiari medievali o nei topoi morali di padri della chiesa come Gregorio di Nissa. Occorreva invece disfarsi non solo dell’idea freudiana dell’animale del sogno come funzione interiore dell’umano (gli impulsi passionali simboleggiati da animali feroci; il gatto, il topo, il serpente come equivalenti fallici; il rospo come grembo materno e così via), ma anche dalle varianti di quella stessa interiorizzazione psicologica offerte dal pensiero junghiano contemporaneo, per cui l’animale del sogno, traccia filogenetica, antenato totemico, è rappresentante di un livello “ctonio”, “primitivo” della psiche, se non tout court di parti e funzioni di un “corpo” del quale l’io moderno, nella sua condizione troppo razionalizzata, potrebbe rischiare la perdita.
Per Hillman la degradazione degli animali a funzioni interiori dell’umano, il loro assembramento in un “serraglio dell’anima”, dissipava colpevolmente l’intuizione di Jung, per cui occorreva invece immedesimarsi nell’animale, entrargli dentro, per entrare più a fondo in noi stessi. «Comprendi che hai in te stesso greggi di buoi, greggi di pecore e greggi di capre. Comprendi che in te ci sono anche uccelli del cielo. Comprendi che tu sei un altro mondo in piccolo, e che in te ci sono il sole, la luna e anche le stelle», scriveva Origene nel III secolo. Massimo sistema simbolico della coscienza umana dai tempi di Altamira, gli animali raffigurati dagli uomini preistorici sulle pareti di quelle grotte erano stati in realtà dipinti, argomenta Hillman, «traendoli dalla visione interiore, nel buio claustrofobico». Gli uomini delle caverne potevano raffigurarli con tanta verosimiglianza perché facevano parte di loro. Il microcosmo precede il macrocosmo. L’origine della specie, l’animale, è dentro l’anima. Hillman si considerava un neoplatonico e quella di Hillman è, naturalmente, una visione platonica. Non solo nella concezione di anima mundi che sta alla base della sua psicologia archetipica, ma anche e soprattutto nella teoria dell’immagine che ovunque la pervade. «Il corpo è sempre portato dall’anima in un modo particolare, e questo modo di portare deriva dalle immagini dell’anima ». Per Hillman non esiste il corpo in quanto tale. Quel particolare tipo di esistenza che è l’esistenza corporea viene veicolata in noi dalle immagini animali, che non presentano il “nostro” corpo, ma il “loro”: come il topo, il piccolo mercurius, che sulla minuscola schiena grigia porta la repentinità dell’inventio, che pratica fori e apre passaggi, continuamente cacciato dal gatto che controlla la casa per il suo egocentrico comfort. Guardarsi dall’intrappolare il topo del sogno nelle teorie della repressione sessuale, salvare il fenomeno (o noùmeno?) animale entrando nella fantasia teriomorfica: questa è l’”arca”.
Come in tutto il pensiero di Hillman, il procedimento è quello della deletteralizzazione. L’approdo è acquisire “l’occhio animale” e salire a bordo dell’arca seguendo l’immagine in quanto tale: la via estetica, in questo caso quella che Hillman, con Scholem e Corbin, chiama la visione zaffirica, la materia incorruttibile del caelum attraverso cui il mondo fisico percepisce attraverso una luce metafisica. Il regno animale è prima di tutto un’ostensione estetica perché l’occhio animale rivela la bellezza del fenomenico e il suo eterno ritorno e ci permette di vedere gli avvenimenti come rivelazioni, come “presentazione di immagini”.
Perché, dunque, gli animali vengono a noi in sogno? Sono teofanie che richiamano l’anima onirica al loro regno. L’anima è in esilio dalla sua dimensione platonica. Il recupero dell’arca, espresso oggi come nostalgia ecologica, è preliminare alla preservazione dell’anima dalla propria estinzione. «L’animale», come scrive Hillman, «è la risposta più risoluta al nichilismo». Il recupero delle forme animali nei nostri sogni ripristina «la fede animale nella ripetizione delle realtà durature» e ricapitola ogni mattina, al risveglio, il giardino dell’Eden: la nostra cieca, pia, regolata fiducia nella realtà dell’essere.
- Silvia Ronchey - Pubblicato il 4 maggio 2016 su La Repubblica - R2 Cultura/Le idee -


By blackblog francosenia




martedì 24 maggio 2016

SERVI NEL SERVO PER FAR RISPLENDERE LA BELLEZZA DEL PARADISO

Il Vangelo del giorno

Mercoledì della VIII settimana del Tempo Ordinario



αποφθεγμα Apoftegma

È questa la «sequela» cui Gesù ci chiama: 
lasciarsi attrarre dentro la sua nuova umanità 
e dunque nella comunione con Dio.  



Benedetto XVI





QUI IL FILE MP3 AUDIO DA SCARICARE 






L'ANNUNCIO

Dal Vangelo secondo Marco 10,32-45.

Mentre erano in viaggio per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti a loro ed essi erano stupiti; coloro che venivano dietro erano pieni di timore. Prendendo di nuovo in disparte i Dodici, cominciò a dir loro quello che gli sarebbe accaduto: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà». E gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, noi vogliamo che tu ci faccia quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere nella tua gloria uno alla tua destra e uno alla tua sinistra». Gesù disse loro: «Voi non sapete ciò che domandate. Potete bere il calice che io bevo, o ricevere il battesimo con cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse: «Il calice che io bevo anche voi lo berrete, e il battesimo che io ricevo anche voi lo riceverete. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato». All'udire questo, gli altri dieci si sdegnarono con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù, chiamatili a sé, disse loro: «Voi sapete che coloro che sono ritenuti capi delle nazioni le dominano, e i loro grandi esercitano su di esse il potere. Fra voi però non è così; ma chi vuol essere grande tra voi si farà vostro servitore, e chi vuol essere il primo tra voi sarà il servo di tutti. Il Figlio dell'uomo infatti non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».




SERVI NEL SERVO PER FAR RISPLENDERE LA BELLEZZA DEL PARADISO

Anche oggi, come ogni giorno, ti sei svegliato, lavato e preparato, hai fatto colazione e stai per uscire. Ma proprio sull'uscio di casa ecco che stamattina il Vangelo ti ferma strattonandoti con una domanda molto seria: dove stai andando? Sì, sì, a scuola, al lavoro, al supermercato e verso tutti i luoghi dove ti porteranno gli impegni. Ma sai verso dove è orientata la tua vita? No che non lo sai, basta pensare ai progetti che ti frullano per la testa,ancor prima di svegliarti... Per questo Gesù ci "prende in disparte" nella liturgia e nella preghiera (è importantissimo pregare bene ogni mattina, prima di ogni altra cosa...) e ci annuncia quello che gli deve "accadere" in noi che camminiamo con Lui "verso Gerusalemme": "sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi": ai colleghi di lavoro e al capoufficio, alla suocera, al marito e alla moglie, ai figli... e "lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà". E qui lo "stupore" pieno "di timore" ci invade, e, come Giacomo e Giovanni, preferiamo far finta di nulla immergendoci nelle cose da fare, gli affetti da curare, gli obbiettivi da raggiungere, illudendoci come loro di desiderare il compimento della volontà di Dio. I due apostoli, infatti, non chiedono un potere empio, anzi; desiderano una cosa santa, regnare con Gesù ed "essere alla sua destra e alla sua sinistra". Ma la risposta di Gesù ci fa comprendere che "neanche sappiamo che cosa chiediamo e desideriamo". La buccia sembra buona, ma l'interno è marcio: "vogliamo" che Gesù "ci faccia quello che gli chiediamo", e per questo siamo pronti a strumentalizzarlo. Chiediamo cose sante, ma lo spirito e i criteri sono mondani perché ci sfugge l'essenziale: "il calice che Dio ha preparato per suo Figlio" e per ciascuno di noi. Infatti, quando ci viene presentato, normalmente ce la diamo a gambe. 

Ma proprio per questo, anche oggi il Vangelo è una Buona Notizia per noi. Smascherando la parte di noi che ancora appartiene al mondo, Gesù ci annuncia che "fra di noi", cioè nella Chiesa, "non sarà più così"! Perché in essa è vivo Cristo che "dopo tre giorni è risuscitato"! Nella Chiesa la morte è vinta, si vive già la vittoria conquistata da Cristo dopo la sua Passione, e per questo, tra cadute e rialzate, in essa si impara a seguire Gesù "verso Gerusalemme". La Parola e la predicazione illuminano i nostri peccati e l'amore di Dio che ci perdona senza riserve, svelandoci così il cammino della conversione; i sacramenti ci uniscono a Cristo colmandoci della sua vita divina, perché, strappati all'egoismo dell'uomo vecchio che esige di "essere servito", impariamo a riconoscere in ogni evento e in ogni persona le occasioni nelle quali "servire" con Lui, "offrendo la nostra vita" sulla Croce per "riscattare" i "molti" che ci sono affidati. Coraggio fratelli, "berremo il suo calice" perché Cristo lo ha già bevuto colmo dei nostri peccati e, nella comunità cristiana, ce lo offre traboccante del suo sangue che è il sigillo del perdono e della Nuova Alleanza che ci lega a Lui, perché diventi il "nostro calice" colmo della persone da "riscattare". Abbandoniamoci a Lui ad ogni risveglio allora, quando ci "annuncia" il nostro destino, e immergiamoci nel "suo battesimo" che è la storia preparata per noi, deponendo nel suo amore rigenerante la superbia che "sappiamo" essere di "coloro che sono ritenuti capi delle nazioni e le dominano, e dei loro grandi che esercitano su di esse il potere". Non siamo chiamati all'indignazione, alle proteste e alle rivoluzioni, nelle piazze come nei condomini, negli uffici o sui campi di calcio dove giocano i nostri figli, nelle scuole e nelle nostre case, per ottenere "quello che vogliamo". "Tra di voi invece..." è diverso, ci dice oggi il Signore "chiamandoci a sé" nella comunità dove "viene" per trasformare radicalmente la nostra vita facendoci "grandi" nell'amore, e i "primi" nel "servire tutti". Tra i fratelli nati dallo stesso "battesimo" e che si accostano e bevono allo stesso "calice", ogni relazione è celeste: tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli, ovunque "il primo è l'ultimo e l'ultimo è il primo", e sembra quasi una gara a perdere perché l'altro vinca il "premio" dell'incontro con Cristo. Sì fratelli, perché l'ultimo posto qui sulla terra è lo specchio di quello "riservato" a noi in Cielo. Non importa se "alla destra o alla sinistra" del trono di Cristo, perché chi lo ha incontrato all'ultimo posto che Egli ha preso per "riscattarlo" pregustando proprio lì il suo amore, vive con la certezza che nel suo Regno avrà il posto migliore preparato per lui, dove goderne in pienezza per l'eternità, senza mancare più di nulla.


QUI IL COMMENTO COMPLETO E GLI APPROFONDIMENTI

I NOSTRI FIGLI CI INSEGANO CHE LA VITA E' TUTTO - ...

AFORISMI



By Francesca Ceccherini

sabato 21 maggio 2016

il Vangelo di san Bartolomeo

 Il Quinto Evangelio



Il_quinto_evangelio

Da: Il Quinto Evangelio, 1975 - Mario Pomilio

Dovete sapere che San Bartolomeo aveva scritto anche lui il suo bel Vangelo. Sapendo di dover morire mandò il libro ai Settanta, che sono i Settanta preti che hanno in custodia le Scritture. Appena costoro l'ebbero letto, cominciarono a lamentarsi: “E che faremo noi se questo Vangelo si divulga? Qui è scritto che dobbiamo fare penitenza e rinunziare ai beni del mondo e quello che abbiamo metterlo in comune con chi non ha.”
 Presero dunque quel libro e lo nascosero in una grotta. Ma li vide Gesù e subito li richiamo:  “Che cosa avete fatto delle mie verità? Esponetele invece in alto, che ognuno le possa leggere.”
Stavano tutti confusi, ma il più vecchio suggerì: “Portiamo dunque il libro in alto, secondo quanto ci è ordinato.”
Andarono allora in cima al Sinai e lo esposero su una rupe in modo bensì da potersi leggere, ma solo aggrappandosi alla rupe.
È così che il Vangelo di san Bartolomeo è rimasto sconosciuto e nessuno ne parla mai. Ma ogni tanto, quando più forte soffia il vento in cima al monte, un foglio se ne stacca e va a cadere in mezzo agli uomini. E coloro che lo raccolgono, lo guardano pieni di stupore, lo trovano bello come gli altri quattro Vangeli e vanno poi gridando in giro le verità d'amore che vi sono scritte.

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore

«Si dice che all'interno dei quattro vangeli noti è come se ce ne fosse uno ancora sconosciuto. Ma ogni volta che la fede accenna a rifiorire, è segno che qualcuno ha intravisto quel Vangelo.» (pag 86)

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore


"Una volta un dottore incontrò il Cristo Gesù: 'Signore, io so bene che tu fosti il Messia e quel che pronunziasti è pieno di sapienza. Ma come può essere che un sol libro basti in eterno a tanta gente?'. Gli rispose Gesù: 'Egli è vero quel che dici. Ma tu non sai che il popol mio lo riscrive ogni dì'" (pag. 87)

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore



"Un uomo andava pellegrino cercando il quinto evangelio. Lo venne a sapere un santo vescovo e, per l'affetto di averlo veduto vecchio e stanco, gli mandò a dire queste parole: “Procura d'incontrare il Cristo e avrai trovato il quinto evangelio'"(pag. 323)

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore



"La tradizione cristiana in fondo cos'altro è se non un lungo apocrifo, un andare cercando il Vangelo dei Vangeli?" (pag. 347) 

- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore




"... l'aspettativa quasi d'un altro libro che finisca quello che gli altri hanno lasciato incompiuto. E in pratica, mentalmente, lo veniamo scrivendo: ogni nuova domanda che ci poniamo intorno al Cristo che altro è, in definitiva, se non una pagina di quel libro?" (pag. 349)
- Mario Pomilio -
Il Quinto Evangelio, 1975, Rusconi Editore


Preghiera a Maria Addolorata

Regina dei martiri, 
che sostenesti i più atroci dolori 
e compisti nel tuo cuore il più eroico dei sacrifici, 
io voglio unire le mie pene alle tue.
Vorrei essere vicina a te come san Giovanni 
e le pie donne per consolarti della perdita del tuo Gesù. 
Purtroppo riconosco che anch'io con i miei peccati 
sono stato causa della morte del tuo Figlio diletto.
Ti chiedo perdono, o madre addolorata. 
Accetta in riparazione l'offerta che io ti faccio di me stesso, 
e il proposito di volerti sempre amare per l' avvenire.
Metto nelle tue mani tutta la mia vita; 
fa' che io possa farti amare anche da tante anime 
che vivono lontane del tuo Cuore materno. Amen.

Buona giornata a tutti. :-)