La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/

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mercoledì 31 gennaio 2018

Demis Roussos Cantante e bassista greco e gli Aphrodite's Child & Vangelis

Demis Roussos


Demis Roussos, all'anagrafe Artemios Ventouris-Roussos è stato un cantante e bassista greco. Demis Roussos ha saputo esprimere il passato ellenico e la bellezza delle terre in cui ha vissuto attraverso un canto poetico e soave, prestato a generi diversissimi, dal rock progressivo, alla disco music, alle tante varianti del pop.
 ...Wikipedia

Brano di Demis Roussos

Demis Roussos e gli  

Aphrodite's Child - It's Five O Clock

https://youtu.be/bWKQyQ3aCpk


 Aphrodite's Child.jpg
Demis Roussos in primo piano, Vangeli   dietro alla sinistra e Loukas Sideras sulla destra.
Vangelis inizia a comporre a 4 anni ed è autodidatta per gran parte delle sue conoscenze musicali. Si rifiuta di prendere lezioni e tuttora non ha una conoscenza base sulla lettura e scrittura di note musicali[3]. Nei primi anni sessanta fonda il gruppo pop Forminx, che diviene popolare in Grecia. Durante la rivolta studentesca del 1968 si trasferisce a Parigi e fonda il gruppo di rock progressivo Aphrodite's Child con Demis Roussos e Loukas Sideras.




Chariots of Fire Theme • Vangelis

This is one of my favorite music videos. However there weren't any good quality versions of it online, so I took shots from the actual film and reedited it while trying to mirror the original 1981 official video as closely as a I could. 
From the 1981 Hugh Hudson film "Chariots of Fire" with Ben Cross, Ian Charleson, Nigel Havers, Ian Holm, John Gielgud and Lindsay Anderson. Music composed, arranged and performed by Vangelis.
I am not making any money off of this channel and all videos/edits are in accordance with copyright/fair use.


Vangelis - Theme from Antarctica (1983)


"Blade Runner" Soundtrack - End Titles by Vangelis



Vangelis (1975) Heaven and Hell [Full Album]



1492: Conquest of Paradise Theme • Vangelis



Vangelis - Hymne



martedì 30 gennaio 2018

Biografia del silenzio





Squadernauti

BIOGRAFIA DEL SILENZIO


Biografia del silenzio è un breve e prezioso testo di Pablo d’Ors, pubblicato in Italia da Vita e Pensiero nella traduzione di Danilo Manera.Pablo d’Ors, scrittore e sacerdote cattolico, in un percorso di quarantanove tappe (che corrispondono ad altrettanti capitoli del libro) descrive la pratica della meditazione silenziosa.Lo fa adoperando uno stile semplice, mai compiaciuto, esemplare per chiarezza e logicità, evidentemente scaturito da una profonda consapevolezza di sé e della propria traiettoria spirituale.sovracoperta d'ors_kleeDEF_no bold_Layout 1Per meditare, dice l’autore già nella prima pagina, occorre abbandonare la più inveterata delle abitudini: fare. Il disagio che si avverte in questo radicale ribaltamento di prospettiva è, anzitutto, fisico: “Nei primi mesi meditavo male, malissimo; tenere la schiena eretta e le ginocchia piegate non mi riusciva per nulla facile e, per giunta, respiravo con una certa agitazione”, p. 9.Indagare il nucleo più autentico di sé, poi, è un viaggio in un luogo mai esplorato; sono dunque inevitabili il senso di sgomento e la tentazione della fuga: “mi risultava quasi insopportabile stare con me stesso, ragion per cui scappavo costantemente da me. Questo verdetto mi ha portato alla certezza che, per quanto ampie e scrupolose fossero state le analisi della mia coscienza condotte nel mio decennio di formazione universitaria, la mia coscienza continuava ad essere, dopotutto, un territorio ben poco frequentato”, p. 12.La scoperta fondamentale a cui Pablo d’Ors giunge attraverso la meditazione è la differenza tra ciò che egli chiama piccolo io (o falso io) e il vero io (definizioni rinvenibli alle pp. 75-76).Il piccolo io (cioè l’ego nell’accezione deteriore del termine) si manifesta nella smania di giustapporre e collezionare esperienze, come se moltiplicare le azioni garantisse un accrescimento automatico della conoscenza di sé e del mondo: “Fino al momento in cui ho deciso di praticare la meditazione con tutto il rigore di cui ero capace, avevo avuto tante esperienze nel corso della vita da arrivare a un punto in cui, senza timore di esagerare, posso dire che non sapevo nemmeno bene chi ero […] Come molti dei miei contemporanei, ero convinto che quante più esperienze facessi e quanto più intense e folgoranti fossero, prima e meglio sarei arrivato alla pienezza come persona. Oggi so che non è così: la quantità di esperienze e la loro intensità serve solo a stordirci. […] Ora direi perfino che qualunque esperienza, anche quella in apparenza più innocente, è in genere troppo vertiginosa per l’anima umana, che si nutre solo a un ritmo pacato”, p. 13.L’allontanamento dal piccolo io equivale alla coscienza dell’autonomia del mondo, giacché nessun intervento umano può davvero incidere nel pulsare dell’universo: “Mentre sto seduto, apparentemente inattivo, comprendo meglio che il mondo non dipende da me, e che le cose sono come sono indipendentemente dal mio intervento. Vedere ciò è molto salutare: colloca l’essere umano in una posizione più umile, lo decentra, gli offre uno specchio a sua misura”, pp. 21-22.Allora, se fare è uno sterile esercizio di autoaffermazione che distanzia dalla verità, per aderire al ritmo della vita occorre proprio abbandonare l’azione: “Non conviene resistere, bensì lasciarsi andare, arrendersi con dedizione. Non resistere allo sforzo, bensì vivere nell’abbandono. […] Lo sforzo mette in funzionamento la volontà e la ragione; la resa, invece, la libertà e l’intuizione. […] Sicché non c’è nulla da inventare, basta ricevere quel che la vita ha inventato per noi; e poi, questo sì, darlo agli altri”, p. 38.Ma per poter accogliere la vita è necessario liberarsi dall’ossessione delle esperienze, svuotarsi, farsi cavi: “Ci spaventa lo scenario vuoto: tanta desolazione ci dà un’impressione di noia. Ma quel vuoto è la nostra identità più radicale, giacché non è altro che pura capacità di recepire e accogliere”, p. 60.Esistere davvero è corrispondere al ritmo, vivere senza che mai alcun gesto sia accompagnato da interpretazioni o proiezioni: “Tutti loro [i maestri di meditazione incontrati negli anni da Pablo d’Ors, n.d.r.] si muovono risolutamente e dicono semplicemente quel che hanno nel cuore e nella testa, senza che sembri preoccuparli la ripercussione o impressione che possono provocare. Nelle loro parole non c’è altro che le parole pronunciate, senza alcuna intenzione aggiuntiva”, p. 71.La partecipazione autentica alla vita è spegnere la propria individualità nel battito universale, in una suggestiva coincidenza tra accogliere ed essere accolti.
squadernauti.wordpress.com/2014/12/19/biografia-del-silenzio


BIOGRAFIA DEL SILENZIO


“Fare un bagno nell’essere” (Pablo d’Ors)
Leggiamo ancora qualcosa tratto da Biografia del silenzio di Pablo d’Ors:“Riconosco che passo buona parte delle mie sedute a sognare a occhi aperti; ammetto anche che questo vagheggiare mi risulta, in generale, abbastanza gradevole. Ma […] non è meditazione. […] Viviamo ebbri di idee e ideali, confondendo vita e fantasia. […]La meditazione ama la concretezza e respinge l’astrazione. Chi abbandona la chimera dei sogni, entra nella patria della realtà. […] Il sogno sfugge sempre: è evanescente, intangibile. La realtà invece non scappa, siamo noi a scappare da lei. Meditare significa tuffarsi di testa nella realtà e fare un bagno nell’essere. […]Non manipolare, limitarsi ad essere quel che si vede, si sente e si tocca: su questo si fonda la felicità della meditazione […].Camminare con l’attenzione desta, per esempio, o lavarsi i denti con attenzione: percepire il flusso dell’acqua, il suo rinfrescante contatto con le mani, il modo in cui chiudo il rubinetto, il tessuto dell’asciugamano… Ogni sensazione, per minima che sembri, è degna di essere esplorata. L’illuminazione […] si nasconde nei fatti più minuscoli […]. Vivere bene implica essere sempre a contatto con se stessi […].Non ambisco a contemplare, bensì a essere contemplativo, che equivale a esistere senza aspirazioni. […]Più che aiutare a trovare quel che si cerca, lo sforzo tende a impacciarci. Non conviene resistere, bensì lasciarsi andare, arrendersi con dedizione. Non insistere nello sforzo, bensì vivere nell’abbandono. Sia l’arte sia la meditazione nascono sempre dalla resa, mai dallo sforzo. E lo stesso succede con l’amore. Lo sforzo mette in funzionamento la volontà e la ragione; la resa, invece, la libertà e l’intuizione. […] L’unica cosa necessaria per questa resa con dedizione è essere lì, a captare quel che appare, qualunque cosa sia. La meditazione è come un rigoroso addestramento all’abbandono e all’abnegazione.Sicché non c’è nulla da inventare, basta ricevere […]; e poi, questo sì, darlo agli altri. I grandi maestri sono, senza eccezione, grandi recettori. […]Lo zen educa al rispetto verso la realtà. E la realtà non verrebbe rispettata se, in ultima istanza, non fosse considerata misteriosa. La meditazione aiuta a comprendere che tutto è un mistero […]. Oggi penso che per chi medita non c’è distinzione tra sacro e profano. […]Reagire al dolore con ostilità lo converte in sofferenza. […] Nessuno mette in dubbio che il dolore sia odioso, ma accettare il fastidio e abbandonarvisi senza resistenza è il metodo giusto per renderlo meno sgradevole. Ciò che ci fa soffrire sono le nostre resistenze alla realtà. […]Per ottenere questa connessione con il dolore bisogna fare esattamente l’opposto di quel che ci hanno insegnato: non correre, ma fermarsi; non sforzarsi, ma abbandonarsi; non proporsi mete, ma stare semplicemente lì. […]Il dolore è il nostro principale maestro. La lezione della realtà – che è l’unica degna di venire ascoltata – non si impara senza dolore. La meditazione non ha per me niente a che vedere con un ipotetico stato di imperturbabilità, come molti la intendono. Si tratta piuttosto di un lasciarsi lavorare dal dolore […]. La meditazione è quindi l’arte della resa. […] Se nel mondo ci viene insegnato a chiuderci al dolore, nella meditazione ci si insegna ad aprirsi a lui. La meditazione è una scuola di apertura alla realtà.Per quel che ho appena scritto, non sembrerà strano che la meditazione in silenzio e quiete sia stata accusata di sofisticato masochismo. In effetti, si arriva a un punto in cui si desidera sedersi tutti i giorni con la propria porzione di dolore: frequentarlo, conoscerlo, addomesticarlo” (pp. 32-45).
Fare un bagno nell’essere”(Pablo d’Ors)


Chi di noi può dire di non essere mai stato muto al cospetto della bellezza di un cielo stellato ?Di essersi lasciato rapire da tanta immensità? 
...
Sotto le stelle, quindi viviamo la tensione tra due sentimenti opposti: una bruciante speranza e una straziante ferita.
La bellezza di permettersi di sognare e il disagio di sentire che qualcosa ci manca.



Tu qui sedes in tenebris
spe tua gaude:
orta stella matutina
sol non tardabit

 
  • Thomas Merton 
  • : Semi di contemplazione


    sabato 27 gennaio 2018

    “La Memoria, custodita e tramandata, è un antidoto indispensabile contro i fantasmi del passato”

    Discorso durissimo del capo dello Stato alla vigilia della Giornata della memoria… www.agi.it
    Le frasi del presidente Mattarella
    “Il  cammino dell’umanità è purtroppo costellato di stragi, uccisioni, genocidi. Tutte le vittime dell’odio sono uguali e meritano uguale rispetto. Ma la Shoah – per la sua micidiale combinazione di delirio razzista, volontà di sterminio, pianificazione burocratica, efficienza criminale – resta unica nella storia d’Europa”. 

    “Le leggi razziali – che, oggi, molti studiosi preferiscono chiamare leggi razziste- rappresentano un capitolo buio, una macchia indelebile, una pagina infamante della nostra storia”.

    “Con la normativa sulla razza si rivela al massimo grado il carattere disumano del regime fascista e si manifesta il distacco definitivo della monarchia dai valori del Risorgimento e dello Statuto liberale”.

    “Sorprende sentir dire, ancora oggi, da qualche parte, che il Fascismo ebbe alcuni meriti, ma fece due gravi errori: le leggi razziali e l’entrata in guerra. Si tratta di un’affermazione gravemente sbagliata e inaccettabile, da respingere con determinazione”.

    “La Memoria, custodita e tramandata, è un antidoto indispensabile contro i fantasmi del passato”.

    “La Repubblica Italiana, nata dalla Resistenza, si è definita e sviluppata in totale contrapposizione al fascismo”.

    “L’indicazione nella Costituzione delle discriminazioni da rifiutare e respingere, all’articolo 3, rappresenta un monito. Il presente ci indica che di questo monito vi era e vi è tuttora bisogno”.

    “La Repubblica italiana, proprio perché forte e radicata nella democrazia, non ha timore di fare i conti con la storia d’Italia, non dimenticando né nascondendo quanto di terribile e di inumano è stato commesso nel nostro Paese.

    “La Memoria, custodita e tramandata, è un antidoto indispensabile contro i fantasmi del passato”

    Auschwitz_I_entrance_snow

     Per la  Giornata della memoria…    Etty …

    etty-hillesum
                              immagine minimaetmoralia.it

    By leggoerifletto

    da Etty Hillesum, ” Lettere. 1941-43 – Etty Hillesum

    A Osias Kormann
    Amsterdam, mercoledì 4 novembre 1942 Mercoledì pomeriggio
    Kormann, mio Kormann, qui abbiamo già un tempo così piovoso e freddo, chissà come state voi, con quella scarsità di cibo e coperte. Oggi il mio cuore è così, così triste pensando a voi. Ma chissà, forse voi non c’entrate affatto, e sono piuttosto io a essere un po’ depressa e impaziente perché la tiro tanto per le lunghe. E allora come stai, mio caro? Hai già traslocato e hai avuto molte seccature per questo?
    Durante una delle nostre passeggiate attorno al campo giallo di lupini abbiamo parlato di desideri e del loro adempimento. Te ne ricordi ancora?
    In una lettera del mio poeta Rainer Maria Rilke c’è un passo splendido su questo tema. Forse il tuo collega Haussmann ribadirebbe amaramente: «Non è tempo di poeti e di filosofi». 
    Io non so se abbia ragione, in ogni caso ti trascrivo quelle poche frasi, forse ti faranno piacere in un momento di calma 
    (se mai ti succede di averne): «Mi capita spesso di domandarmi se la realizzazione ha davvero a che fare con i desideri. 
    Certo, quando il desiderio è debole, è come una metà che, per essere qualcosa di autonomo, necessita della realizzazione, la quale funge appunto da seconda metà. Ma i desideri possono crescere meravigliosamente, sino a diventare qualcosa di intero, di compiuto, di integro, che non necessita di completamento, che cresce, prende forma e si riempie attingendo esclusivamente da se stesso. Talvolta verrebbe da pensare che proprio questa doveva esser stata la causa della grandezza e dell’intensità di una vita, l’aver accondisceso a desideri troppo grandi, che dall’interno, quasi fossero spinti da un meccanismo a scatto, si gettavano fuori nella vita, azione dopo azione, effetto dopo effetto, non sapendo nemmeno più qual era in origine la loro meta e tramutandosi, in modo puramente elementare, alla stregua di un’impetuosa cascata d’acqua, in esistenza immediata, in lieto coraggio, così come gli eventi e le occasioni le mettevano in circolo».
    Questo è tutto, per oggi. Salutami per favore il dottor Petzal per cui provo tanta simpatia.
    Rivedo spesso il suo viso, segretamente malinconico sotto una maschera d’ironia. Non credo che avrà la vita facile nella sua casupola sovraffollata.
    Ahimè, forse la vita non sarà facile per nessuno di voi… Vorrei tanto ritornare presto per sapere come ve la cavate.
    lo credo che dalla vita si possa ricavare qualcosa di positivo in tutte le circostanze, ma che si abbia il diritto di affermarlo solo se personalmente non si sfugge alle circostanze peggiori. Spesso penso che dovremmo caricarci il nostro zaino sulle spalle e salire su un treno di deportati.
    La prossima volta altra musica. Arrivederci, mio caro.
    – Etty –
    (da Etty Hillesum, ” Lettere. 1941-43)
    ” Vorrei tanto qualcosa di saldo. ‘ Niente è eterno, solo il cambiamento ‘. Ogni tanto lo dimentico e cerco un punto fermo…”
    – Etty –
    ” Fermati così, come un uccellino malato, rannicchiato su se stesso, e sappi che tutto si mette a posto e non sprecare tutta l’energia ribellandoti contro la tua stessa mancanza di forze .”
    – Etty –
    ” Non si tratta, infatti, di conservare questa vita a ogni costo, ma di come la si conserva. Se noi.. non sapremo offrire al mondo impoverito… nient’altro che i nostri corpi salvati a ogni costo e non un nuovo senso delle cose attinto dai pozzi più profondi della nostra miseria e disperazione, allora non basterà! “
    – Etty –
    Di nuovo arresti, terrore, campi di concentramento, sequestri di padri sorelle e fratelli. Ci s’interroga sul senso della vita, ci si domanda se abbia ancora un senso: ma per questo bisogna vedersela esclusivamente con se stessi, e con Dio. Forse ogni vita ha il proprio senso, forse ci vuole una vita intera per riuscire a trovarlo.
    – Etty –
    Buona giornata a tutti. 🙂

    mercoledì 24 gennaio 2018

    Finché c’è qualcuno da amare

    Finché c'è qualcuno da amare, di Susanna Bo
    ed. San Paolo


    Finché c’è qualcuno da amare
    Susanna Bo è nata a Genova nel 1977. Si è laureata in Lingue e Letterature Straniere all’Università di Genova e vive a Sestri Levante. È sposata con Gianni e mamma di Anna, Rachele, Pietro, Francesco e Lorenzo.
    Di mestiere fa la casalinga ma, a quanto dicono i suoi familiari, pare che non eserciti la professione.
    Scrive per diletto e per avere una buona scusa per stare seduta.
    Con Edizioni San Paolo ha pubblicato La buona battaglia – le grandi acque non possono spegnere l’amore (2016) e Finché c’è qualcuno da amare (in uscita a settembre 2017)

    domenica 24 dicembre 2017

    Finché c'è qualcuno da amare, c'è un Natale da festeggiare

    Con i libri ho un rapporto strano, quando li leggo mi sembra di entrare in un'altra dimensione, come in un mondo parallelo, in cui fatti e personaggi prendono forma e vita, in cui colori e ambienti sono dettati dalla mia immaginazione, e in parte dalla realtà che mi circonda.Mi sento, mentre leggo, regista e fotografo, primi piani, campi larghi, dettagli, controcampi, sono io a ritmarli. Muovo i fili nel telaio di una storia scritta per me dall'autore.
    Questo mi accade sempre, sia che legga romanzi, storie vere, o libri di storia, di economia e politica, romanzi storici, sempre.Pensate, anni fa, ero al Gemelli, per mio papà, passando dalla libreria dell'ospedale, mi accorsi di una fila lunghissima che partiva dall'ingresso del negozio, dov'era posto un banchetto con alcuni libri.Lì davanti in piedi, c'era nientepopodimenoche Corrado Augias, uno dei miei scrittori preferiti, era uscito da pochissimi giorni il suo nuovo libro, "I segreti di Roma", che ovviamente io avevo già finito di leggere!Era un dicembre, di 12 anni fa, sarà stato che ero contenta che l'intervento di papà fosse andato bene, sarà stata l'aria di quasi Natale, sarà che amo Roma con tutto il cuore, insomma spinta da tutto ciò con decisione e disinvoltura, ho "scavalcato" tutta la fila di quelli che con il libro in mano aspettavano il loro turno per l'autografo, e mi sono piazzata davanti al mitico Augias. Con discrezione stavolta, ho chiesto alla sua assistente di potergli dire due parole, ma proprio due, e ha acconsentito: "Dottor Augias, non mi interessa avere il suo autografo sul libro, ce l'ho a casa, l'ho divorato, voglio semplicemente ringraziarla per averlo scritto, grazie, grazie davvero!" più o meno queste furono le mie parole.Corrado Augias rimase letteralmente a bocca aperta per qualche secondo, e poi un sorrisone si fece largo sul suo viso, che onore, quel sorriso lo avevo provocato io, ne ero felicissima, mi rispose abbracciandomi e con un bacio, ringraziandomi a sua volta, poi da lontano mentre stavo andando via, mi disse, quasi urlando "E' bello che ci siano ancora persone come lei!". E ci salutammo con un altro bel sorriso.Ecco questo perché i libri prendono vita sotto i miei occhi e nella mia immaginazione, e i bravi scrittori sono proprio un dono del Cielo. Lo penso davvero.Fra gli autori che ho scoperto recentemente, è entrata di diritto nella mia top five Susanna Bo, autrice del libro "La buona battaglia" di cui vi ho parlato qui, quella lettura mi aveva stregato, un romanzo che romanzo non è, è una storia vera vestita da romanzo, ecco questo è.Dopo la breve recensione che pubblicai sul mio blog, Susanna mi scrisse per ringraziarmi, ne fui felicissima, non capita tutti i giorni che un'autrice ti mandi un'e-mail di ringraziamento sincero.Da poco è uscito "Finché c'è qualcuno da amare" il suo secondo libro... ho divorato anche questo, non vedevo l'ora arrivasse sera, per accendere il lumicino del mio comodino e leggere ancora un altro po' di quella storia.La storia di "Davide" e di "Sara", due nomi di fantasia per due persone realmente esistenti.Anche questa volta nella lettura, son partita dalla prefazione, e anche questa volta ho tirato ad indovinare la penna che la aveva scritta, ed era proprio quella che avevo intuito, Beatrice Fazi, che a Roma negli ambienti di noi giovani di Don Fabio, è molto conosciuta, ma non per la sua carriera di attrice, bravissima per altro. Una rivelazione divina anche lei, diciamo così ;).Procedo con la lettura del primo capitolo, ma non riconosco lo stile di Susanna, una scrittura agitata, mossa da rabbia e nervosismo, non era Susanna. Eppure era sublime. Ho amato quel primo capitolo sino alla fine del libro, e, se lo leggerete, lo farete anche voi ne sono certa.Susanna è bravissima a riportare nella scrittura lo stato d'animo del personaggio che sta descrivendo, e la cui vita sta attraversando in fatti, parole e pensieri."Finché c'è qualcuno da amare" racconta la storia di due vite parallele destinate a non incontrarsi mai, che corrono veloci come treni su due binari opposti, troppo lontani e a tratti troppo vicini per riuscire a vedersi l'un l'altra. Ma a volte la vita ci sorprende, (a dire il vero la mia lo fa spesso, oserei dire in continuazione) e questo accade anche a Davide e Sara. Profonde ferite talvolta non sono altro che "autografi di Dio" (citando il mio Lorenzo).La vera storia raccontata nel secondo libro di Susanna Bo, è la storia dell'Amore, quello per antonomasia, l'Amore di uno sconosciuto per un ragazzo smarrito nei suoi pensieri e traumi adolescenziali, l'Amore di due genitori presenti ma distratti, l'Amore degli amici.Mi soffermo su questo, l'Amore amicale, che è costante e presente per tutta la storia, prende nomi differenti, il mio preferito e quello più simpatico è "Angela" (nomen omen), l'ho amata Angela. Ognuno di noi dovrebbe avere una Angela nella sua vita, e a sua volta essere Angela per la vita di qualcun altro :).Sapete che non rivelo molto dei libri che leggo, ma posso dirvi che mi sono commossa moltissimo.Perché ha ragione lui "vale la pena vivere finché c'è qualcuno da amare" .Lui chi? Scopritelo, sarà bellissimo!Buona lettura
    www.nancysasso.it
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    Lui è l’ateo, veste alla moda, frequenta le discoteche e non si capisce bene cosa ci faccia, in una comunità religiosa. Lei è la brava ragazza di chiesa, tutta studio, casa e tranquillità. Ma i ruoli non sono quelli di un copione: la storia d’amore di Luigi e Susanna è una storia vera. C’è l’innamoramento, poi il fidanzamento, infine il matrimonio e la nascita di due bambine. Con tutte le difficoltà e le gioie che tali momenti comportano. E vera è anche la malattia di Luigi: un meningioma al cervello che, nonostante i numerosi interventi e le terapie, si ripresenta puntualmente. In questo libro si ride tanto e si piange tanto, ci avvisa la prefazione. E solo a poco a poco ci accorgiamo che i ruoli che credevamo di conoscere stanno cambiando: è Luigi l’ateo, mentre il suo corpo lentamente si spegne, a capire che la sofferenza ha un senso quando è offerta, mentre sua moglie Susanna, brava ragazza di chiesa, scoprirà una fede molto diversa da quella che ha sempre dato per scontata.
    Dalla prefazione di don Fabio RosiniA quanto ho capito una prefazione dovrebbe servire a mettere la voglia di leggere il libro che introduce.
    Beh, quello che posso dire è che questo è un libro che mi ha fatto piangere a dirotto, e che nello stesso tempo mi ha fatto sganasciare dalle risate. Perché ho riso tanto il lettore lo capirà semplicemente iniziando a leggere; perché ho pianto tanto lo capirà se lo leggerà tutto…