La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/

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venerdì 29 marzo 2013

"Aprite la mente al vostro cuore!" Jorge Mario Bergoglio


Aprite la mente al vostro cuore

Papa Francesco: "Aprite la mente al vostro cuore!" 



Una raccolta di esercizi spirituali di Jorge Mario Bergoglio. Per riscoprire e amare la Chiesa

Esercizi in stile ignaziano. Da giovedì 28 marzo è in libreria il volume "Aprite la mente al vostro cuore", traduzione italiana di una raccolta di esercizi spirituali in stile ignaziano di Jorge Mario Bergoglio pubblicata in Argentina con il titolo Mente abierta, corazón creyente (Lima, Editorial Claretiana, 2012). Anticipiamo ampi stralci della prefazione scritta dall’arcivescovo di Santa Fe de la Vera Cruz e due brevi estratti del testo presi dalla prima e dall’ultima delle quattro parti in cui è suddiviso il libro.
(José María Arancedo) Il libro Aprite la mente al vostro cuore è la testimonianza dell’esperienza di vita di un vescovo, insieme educatore e pastore, chiamato a diventare successore di Pietro. È il frutto di un lungo percorso di riflessione e predicazioni maturato nel contesto dei ritiri spirituali, durante i quali sono andati delineandosi, e infine hanno assunto una forma definitiva, i capitoli che costituiscono questo lavoro. La pluralità di tempi e di circostanze non va a scapito dell’unità: questa proviene non solo dall’autore ma, soprattutto, dal fine a cui tende l’opera, accompagnare il lettore nella ricerca di Gesù Cristo, centro e sorgente della vita e della spiritualità cristiana. È da notare, inoltre, la passione con cui l’esistenza cristiana viene presentata come una realtà orientata a migliorare la vita dell’uomo nei suoi rapporti con Dio, con il mondo e con i propri simili. Apprezzo questo ancoraggio alla concretezza, un aspetto indispensabile sia per delineare comportamenti e percorsi spirituali, sia come base per un sincero esame di coscienza.
Un’altra caratteristica che ritengo importante sottolineare è la familiarità con i testi biblici, indice di una solida teologia, in un’ottica che definirei sapienziale e arricchiti in funzione della loro applicazione alla vita. Non ci troviamo di fronte a uno studio esegetico, sebbene in ogni testo si riconoscano profonda conoscenza e rigore teologico. I passi biblici, e in particolare gli insegnamenti di Gesù, ci vengono presentati come qualcosa di molto affine all’esperienza umana, come qualcosa, oserei dire, che appartiene all’uomo e forse da questi a lungo atteso. Ciò conferisce attualità all’opera e ne amplia la portata per il lettore che vi si accosta.
La figura e le parole di Gesù vengono proposte come un cammino che è insieme umano e divino: il divino non è lontano dall’umano ma piuttosto lo presuppone, lo libera e gli dà pienezza. Anzi, potremmo dire che l’umano appare bisognoso del divino per la propria piena realizzazione.
Leggendo queste pagine si coglie inoltre nell’autore la padronanza della lingua e della forza conquistatrice e rivelatrice della parola. Credo che questo si debba, almeno in parte, al fatto che in gioventù sia stato insegnante di letteratura.
Rammento — e questo è un aneddoto personale — che una volta gli domandai delle sue vacanze, cosa facesse nel mese di gennaio a Buenos Aires, dove andasse. Mi rispose che restava in curia a riposarsi pregando e leggendo (o meglio, rileggendo) i classici. Questa piccola confidenza, che mi sono permesso di ricordare, spiega la profonda dimestichezza di Papa Francesco con la lingua e la bellezza della prosa. L’estetica è parte della fede cristiana, e trae la propria fonte e ispirazione in Dio.
Ci troviamo di fronte a un’opera dal contenuto profondo e sempre attuale, ma di lettura semplice e piacevolissima, che invita e coinvolge il lettore in un cammino spirituale che ne eleva l’esistenza.
Il libro è diviso in quattro parti, tutte con un obiettivo comune, ma ciascuna dotata di una propria autonomia, una propria identità e una ricchezza specifica che ci consente di accostarle anche singolarmente. Si comincia dall’incontro con Gesù Cristo per finire, nell’ultima parte, con la preghiera narrata secondo l’esperienza di vari testimoni tratti dalle Sacre Scritture. La fede e la preghiera sono i due assi portanti che conferiscono unità e coerenza all’intera opera.
Come vedremo, d’altra parte, il cammino di rinnovamento spirituale non ci isola in un esercizio autistico o in un’attività individualistica, ma al contrario, partendo dalla fede in Dio, che abbiamo conosciuto in Gesù Cristo, ci apre a un’esistenza improntata alla carità nelle nostre relazioni e al dinamismo missionario nella vita della Chiesa.
La prima parte dell’opera ci presenta l’incontro con Gesù attraverso i numerosi dialoghi che ci offrono i Vangeli. In essi possiamo apprezzare la ricca tradizione “ignaziana” dell’autore, sia nel ricreare le circostanze e i luoghi in cui si trovano Gesù e i vari protagonisti, sia nella sua capacità di evidenziare il valore e il significato delle parole che Egli utilizza.
Dall’incontro con il Figlio di Dio emergono le diverse condizioni della vita di ogni cristiano, che vanno dalla gioia dell’incontro con Lui alla vocazione, al sacrificio sulla croce, al dolore e all’esperienza del peccato. Parallelamente viene messo in risalto il profondo e gioioso senso della speranza cristiana, radicata, attraverso il Cristo morto e risuscitato, nella vita di ciascun uomo. Niente resta escluso dalla presenza e dalla parola di nostro Signore.
La vita e la parola di Cristo ci rivelano l’intera storia della salvezza, ovvero il quadro all’interno del quale si sviluppa la nostra stessa vita. Questo è il tema che caratterizza la seconda e la terza parte e che ci introduce all’Epifania come storia d’amore, di vita e di missione, in un cammino provvidenziale che si snoda fino alla rivelazione finale. Gesù Cristo esalta così la presenza della Chiesa quale “Epifania della sposa”.
Di questi tempi, acquista un particolare rilievo il tema della missione come espressione della rivelazione dell’amore salvifico del Padre. Trovo che la seconda parte del libro sia profondamente di stimolo alla rivitalizzazione e al rinnovamento della Chiesa. Recuperare il significato evangelizzatore della fede, all’interno della comunione della Chiesa, è una sfida che ci chiama a ridefinire con urgenza il nuovo impegno apostolico.
La terza parte ci parla della Chiesa nella sua vita concreta: i suoi valori profondi, le debolezze, gli errori. Ritengo una scelta opportuna e di grande saggezza farlo a partire dalla parola stessa di Dio, attingendo all’Apocalisse e alle lettere dirette alle sette Chiese.
Mi resta poco da aggiungere in questa breve prefazione, se non invitare a una lettura attenta che ci permetta di riscoprire e amare la Chiesa, con tutte le sue sconcertanti debolezze. Ma che è l’unica e meravigliosa Sposa dell’Agnello.
L’ultima parte è dedicata alla preghiera considerata, come abbiamo detto, dal punto di vista della nostra realtà concreta. Le diverse fasi attraversate dalla nostra preghiera — vicinanza, allontanamento, abbandono — verranno analizzate alla luce di alcuni testimoni biblici, quali per esempio Abramo, Mosè, Davide, Giobbe, Giuditta, che ci accompagneranno attraverso la loro esperienza religiosa. Un tema ricorrente in questa parte, e che ci ricorda i primi incontri con Gesù Cristo, è quello del “lasciarsi condurre”. È una sorta di necessaria passività attiva, segno della presenza dello Spirito.
Il libro si conclude, infine, con un riferimento a Gesù Cristo sacerdote nella sua preghiera al Padre, fonte e modello di ogni preghiera cristiana.

L'Osservatore Romano, 28 mazo 2013.

mercoledì 27 marzo 2013

“Umiltà, la strada verso Dio” e “Guarire dalla corruzione”

PICCOLI GRANDI LIBRI

Un regalo per i parlamentari (e non solo...)

I primi libri di papa Francesco in italiano

“Umiltà, la strada verso Dio” e “Guarire dalla corruzione”: sono i titoli dei primi due libri in italiano di Jorge Mario Bergoglio. I due volumetti, editi dalla Editrice Missionaria Italiana (Emi), sono stati presentati stamani alla sede di “Civiltà Cattolica”. I testi, che raccolgono due meditazioni dell’allora arcivescovo di Buenos Aires, attingono alla spiritualità ignaziana. A seguire la presentazione per noi c’era Alessandro Gisotti: 

Nei testi del cardinale Bergoglio si respira la spiritualità di Sant’Ignazio di Loyola. E’ quanto sottolineato da padre Antonio Spadaro, direttore di “Civiltà Cattolica” che ha anche osservato come questa dimensione ignaziana sia presente anche nella modalità che Papa Francesco segue per scrivere i suoi testi, sempre incentrati su tre punti forti, tre parole chiave:

R. – Questa dimensione del ritmo del discorso è tipico dell’espressione ignaziana, quindi gesuitica. Da sempre, gli Esercizi spirituali sono stati predicati in tre punti. Quindi, quando Papa Francesco parla di tre parole – e lo ha fatto spesso, da cardinale, nelle sue omelie ma anche nei suoi testi – si richiama esattamente a questa capacità di dare ritmo al discorso, individuando i nuclei-chiave, fondamentali.

D. – Una cosa che colpisce: la forza nelle parole che Papa Francesco usa nei testi. Quasi una severità, a volte, quando c’è una denuncia come proprio nel caso della corruzione …

R. – Questa severità è resa in metafore. Voglio ricordare che nel testo sulla corruzione, Papa Francesco usa delle immagini che Ignazio adopera parlando dell’inferno, negli Esercizi Spirituali, parlando addirittura dell’uomo corrotto come di una piaga purulenta, quindi con immagini molto forti, molto evidenti che il Papa utilizza con grande scioltezza, con grande agilità. Quindi, direi: questo discorso fatto di ritmo ternario e di metafore molto evidenti dà corpo ad un discorso molto comprensibile – un discorso per tutti – ma estremamente incisivo.

Nel testo “Guarire dalla corruzione”, l’allora cardinale Bergoglio sottolineava che “non ci sarebbe corruzione sociale senza cuori corrotti”, aggiungendo che il “peccato si perdona, la corruzione non può essere perdonata” perché è una “stanchezza della trascendenza”. Il corrotto, scrive il futuro Papa Francesco, “si erge come autosufficiente”, “si stanca di chiedere perdono”. Parole che hanno molto colpito il presidente di “Libera”, don Luigi Ciotti:

R. – "Mi ha colpito la radicalità del Vangelo, perché il Vangelo raccomanda la 'parresia', cioè il parlare chiaro che è il contrario di ipocrisia. E in questo testo, Papa Francesco parla molto chiaro: è una denuncia forte, chiara ma soprattutto è una grande riflessione. Quello che a me sembra molto importante è quando dice che non bisogna confondere il peccato con la corruzione, e soprattutto quando dice che la corruzione più che perdonata dev’essere guarita. Quindi, diventa una responsabilità per ciascuno di noi. Quello che per me è importante è la considerazione del peccato sociale. Credo che anche all’interno della Chiesa si debba portare avanti un processo di purificazione da qualunque forma di potere, tant’è vero che lui parla anche della corruzione tra i sacerdoti per scuoterli, per chiedere loro di avere il coraggio di fare maggiori scelte, di non essere corrotti all’interno, cioè di non frenare per scegliere sempre il 'meno peggio'. Ci vuole meno tiepidezza, più coraggio per costruire un bene, un bene comune!".

“Chi si autoaccusa lascia spazio alla misericordia di Dio”, scrive il cardinale Bergoglio nell’altro testo pubblicato dalla Emi e aggiunge: “Colui che sa accusare se stesso è una persona che saprà sempre ‘avvicinarsi bene’ agli altri, come il buon samaritano, e in questo avvicinamento a Cristo stesso realizzerà l’accesso al fratello”. Questa sottolineatura dell’umiltà, ha detto la prof.ssa Lucetta Scaraffia, unisce Papa Francesco a Papa Benedetto. Se infatti, Joseph Ratzinger e Jorge Mario Bergoglio sono per tanti aspetti diversi tra loro, ha detto l’editorialista dell’Osservatore Romano, sono in realtà complementari. L’Emi ha, dunque, avuto il merito di essere la prima casa editrice a pubblicare in italiano dei testi del cardinale Bergoglio. Una soddisfazione che viene espressa dal direttore della Casa editrice,Lorenzo Fazzini:

R. – E’ una grande soddisfazione condita di umiltà: lo viviamo come un servizio ad un Papa missionario, ad un Papa globale, ad un Papa che vive nell’umiltà e ci insegna questa umiltà. Come editrice missionaria abbiamo sempre tenuto gli orizzonti aperti alla Chiesa, alle Chiese ed ai popoli, ed oggi ospitare un Papa venuto dal Sud America per noi è un grandissimo onore e un grandissimo senso di responsabilità.

* * *



Arriverà in dono a tutti i parlamentari la prima traduzione italiana di un libro di papa Francesco: “Guarire dalla corruzione” (Corrupcion y pecado. Algunas reflexiones en torno al tema de la corrupcion, 60 pagg., € 6,90), pubblicato a tempo di record dalla Emi, Editrice Missionaria Italiana, insieme a un altro libretto del cardinal Bergoglio, “Umiltà. La strada verso Dio” (Sobre la acusacion de si mismo, 64 pagg., € 6.90).


A lanciare la proposta del regalo ai neo-onorevoli è stato don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, durante la presentazione dei due volumetti nella sede della Civiltà Cattolica. E l'invito è stato subito volentieri accolto da Lorenzo Fazzini, il direttore della Emi. “Mi auguro che il testo possa portare a una profonda riflessione”, ha detto Fazzini.


Ciotti, prendendo spunto dal libro, ha chiesto al Parlamento di rendere “più forte e incisiva” la legge sulla corruzione, oggi “monca e insufficiente”, perché la corruzione è “un viatico ai giochi criminali e mafiosi e questo dev'essere sottolineato con estrema forza”.


Per il fondatore di Libera, papa Francesco ha dimostrato, già con la scelta del suo nome, di voler portare avanti un “processo di purificazione, anche all'interno della Chiesa, da un punto di vista di potere: la Chiesa è una Chiesa povera vicina ai poveri, la Chiesa dev'essere più profetica e meno diplomatica, soprattutto la Chiesa dev'essere una Chiesa che sceglie la sua essenzialità, la Chiesa libera”.


D'altra parte, a collegare il volumetto sulla corruzione di papa Francesco ai mali italiani ci aveva già pensato il presidente del Senato Pietro Grasso, nella sua postfazione. Nelle pieghe della corruzione, scrive l'ex-procuratore nazionale antimafia, “si nasconde il disprezzo verso il bene comune e l'anteporre il proprio particolare all'interesse generale” e per questo “combatterla deve diventare la priorità della classe politica”.


Per la seconda carica dello Stato, l'elezione di papa Francesco ha portato in Italia “una calda brezza di rinnovamento”, e non a caso “proprio in quelle ore”, mentre il nuovo papa parlava di “tenerezza” e “povertà”, “il nostro Paese tentava di trovare una via d'uscita dall'ennesima impasse politica, accompagnata da una crisi sociale e dal degrado morale che divora ormai le nostre istituzioni”.


Grasso – che intitola la sua postfazione “La ricostruzione morale è possibile” –, si dice certo che l'Italia stia vivendo un “passaggio storico straordinario: il cambiamento è ora possibile”. “L'esperienza professionale maturata come magistrato – aggiunge - m'induce a ritenere che questa strada non possa passare che attraverso la ricostruzione morale del nostro Paese, anche mediante un efficace contrasto alla corruzione”. E il presidente del Senato lancia anche una proposta concreta: “Una norma che punisca lo scambio di qualunque altra utilità, oltre al danaro, quale corrispettivo della promessa di voto”.


Ma la corruzione di cui parla papa Bergoglio, ha messo in guardia durante la presentazione Lucetta Scaraffia, editorialista dell'Osservatore Romano, non è solo di natura “sociale e politica” ma anche “personale”, una “corruzione delle anime” che è molto più profonda di quella collettiva. Per Scaraffia, dal libro di papa Francesco emerge la messa in guardia contro quella “cultura della corruzione” che rende il peccato “accettabile, tollerabile, dentro l'anima di ciascuno e nella società”.


Papa Francesco, per il 'padrone di casa' dell'evento, il direttore di Civiltà Cattolica, padre Antonio Spadaro, “fa un discorso sociale a partire da categorie profondamente spirituali”. Spadaro mette in guardia i potenziali lettori dei due volumetti: “Non sono libretti di pura devozione o pura denuncia. Se volete star tranquilli, se volete denunciare gli altri, i partiti e la società, ma non voi stessi – non per spirito di denuncia ma per un aiuto a vivere la vita dello spirito – non leggeteli”.


Come per gli Esercizi spirituali di sant'Ignazio, il fondatore dei gesuiti, i due libretti descrivono infatti i meccanismi profondi e offrono vie di soluzione a fenomeni di estrema attualità quali la corruzione, nella società e persino nella Chiesa, e l'urgenza di una vita, a cominciare dall'interno della Chiesa, improntata alla carità fraterna.


“Guarire dalla corruzione”, a partire dall'osservazione del dilagare della corruzione nella società argentina e nel mondo, individua nel 'cuore' la radice di questo male. E distingue con originalità il fenomeno della corruzione da quello del peccato. “Umiltà. La strada verso Dio”, di carattere spiccatamente spirituale, è invece l'introduzione a un testo – anch'esso riportato nel libro - di Doroteo di Gaza, padre della Chiesa del IV secolo, sulla pratica dell'umiltà. In appendice un ampio intervento del priore di Bose Enzo Bianchi che attualizza il messaggio di Doroteo attraverso la lettura che ne offre Papa Francesco. (A. Speciale)

lunedì 25 marzo 2013

“Fine dell’era costantiniana”


Anno della fede: “la fine della cristianità”

Domenica 24 marzo 2013 nella Parrocchia della Dozza si è tenuto il terzo incontro di approfondimento dell’anno della fede, sul tema LA FINE DELLA CRISTIANITA’sviluppato da Gianmaria Zamagni autore del libro “Fine dell’era costantiniana” – ed. del mulino.
Gianmaria Zamagni ha studiato nelle università di Bologna, Ginevra e alla Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII. È ora collaboratore scientifico del Cluster d’eccellenza «Religione e politica» dell’Università di Münster.
Di seguito riportiamo anche le parole di Giovanni Nicolini che aveva espresso nell’invito di alcuni giorni fa: “Una notizia buona e spero utile per qualcuno. Domenica prossima, alle 16, viene a trovarci un amico che si chiama Gianmaria e che è studioso attualmente in Germania.Verrà a parlarci di uno dei temi forti di quest’anno della fede. Dopo aver trattato il tema della Pace e quello del fine-vita, ecco il tema della “fine della cristianità”, cioè della fine di una coincidenza reale o meno, voluta o subita, comprensibile forse un po’ in un lontano passato, ma oggi ingombrante e dannosa. E’ la pretesa coincidenza tra fede e cultura , tra Chiesa e Società, tra potenza dello Spirito e poteri mondani….. Abbiamo bisogno di una nuova grande libertà. Di questo ci ha dato i primi meravigliosi segni il nuovo Vescovo di Roma, il nostro Papa Francesco. Sono felice e grato di poter considerare questo nostro incontro come un piccolo atto di affetto e di solidarietà con il suo ministero. Vi abbraccio e vi bacio con affetto. Beneditemi. Giovanni.”

sabato 23 marzo 2013

Il Cammino Dell’uomo di Martin Buber "Dove abita Dio?".<>"Dio abita dove lo si lascia entrare"








Ai giovani che venivano da lui per la prima volta, Rabbi Bunam era solito raccontare la storia di Rabbi Eisik, figlio di Rabbi Jekel di Cracovia. Dopo anni e anni di dura miseria, che però non avevano scosso la sua fiducia in Dio, questi ricevette in sogno l'ordine di andare a Praga per cercare un tesoro sotto il ponte che conduce al palazzo reale. Quando il sogno si ripeté per la terza volta, Eisik si mise in cammino e raggiunse a piedi Praga. Ma il ponte era sorvegliato giorno e notte dalle sentinelle ed egli non ebbe il coraggio di scavare nel luogo indicato. Tuttavia tornava al ponte tutte le mattine, girandovi attorno fino a sera. Alla fine il capitano delle guardie, che aveva notato il suo andirivieni, gli si avvicinò e gli chiese amichevolmente se avesse perso qualcosa o se aspettasse qualcuno. Eisik gli raccontò il sogno che lo aveva spinto fin lì dal suo lontano paese. Il capitano scoppiò a ridere: "E tu, poveraccio, per dar retta a un sogno sei venuto fin qui a piedi? Ah, ah, ah! Stai fresco a fidarti dei sogni! Allora anch'io avrei dovuto mettermi in cammino per obbedire a un sogno e andare fino a Cracovia, in casa di un ebreo, un certo Eisik, figlio di Jekel, per cercare un tesoro sotto la stufa! Eisik, figlio di Jekel, ma scherzi? Mi vedo proprio a entrare e mettere a soqquadro tutte le case in una città in cui metà degli ebrei si chiamano Eisik e l'altra metà Jekel!". E rise nuovamente. Eisik lo salutò, tornò a casa sua e dissotterrò il tesoro con il quale costruì la sinagoga intitolata "Scuola di Reb Eisik, figlio di Reb Jekel". 

"Ricordati bene di questa storia - aggiungeva allora Rabbi Bunam - e cogli il messaggio che ti rivolge: c'è qualcosa che tu non puoi trovare in alcuna parte del mondo, eppure esiste un luogo in cui la puoi trovare".

Anche questa è una storia molto antica, presente in numerose letterature popolari, ma la bocca chassidica la racconta in un modo veramente nuovo. Non è stata semplicemente trapiantata dall'esterno nel mondo ebraico: è stata completamente rifusa dalla melodia chassidica nella quale viene raccontata; ma neanche questo è ancora decisivo: l'elemento realmente decisivo è che la storia è divenuta trasparente e ora emana la luce di una verità chassidica. Non le è stata incollata una "morale", al contrario, il saggio che l'ha raccontata nuovamente ne ha finalmente scoperto e rivelato il significato autentico.
C'è una cosa che si può trovare in un unico luogo al mondo, è un grande tesoro, lo si può chiamare il compimento dell'esistenza. E il luogo in cui si trova questo tesoro è il luogo in cui ci si trova.
La maggior parte di noi giunge solo in rari momenti alla piena coscienza del fatto che non abbiamo assaporato il compimento dell'esistenza, che la nostra vita non è partecipe dell'esistenza autentica, compiuta, che è vissuta per così dire ai margini dell'esistenza autentica. Eppure non cessiamo mai di avvertire la mancanza, ci sforziamo sempre, in un modo o nell'altro, di trovare da qualche parte quello che ci manca. Da qualche parte, in una zona qualsiasi del mondo o dello spirito, ovunque tranne che là dove siamo, là dove siamo stati posti: ma è proprio là, e da nessun'altra parte, che si trova il tesoro. Nell'ambiente che avverto come il mio ambiente naturale, nella situazione che mi e toccata in sorte, in quello che mi capita giorno dopo giorno, in quello che la vita quotidiana mi richiede: proprio in questo risiede il mio compito essenziale, lì si trova il compimento dell'esistenza messo alla mia portata. Sappiamo di un maestro del Talmud che per lui le vie del cielo erano chiare come quelle di Nehardea, sua città natale; il chassidismo rovescia questa massima: per uno è meglio che le vie della città natale siano chiare come le vie del cielo. È qui, nel luogo preciso in cui ci troviamo, che si tratta di far risplendere la luce della vita divina nascosta.
Quand'anche la nostra potenza si estendesse fino alle estremità della terra, la nostra esistenza non raggiungerebbe il grado di compimento che può conferirle il rapporto di silenziosa dedizione a quanto ci vive accanto. Quand'anche penetrassimo nei segreti dei mondi superiori, la nostra partecipazione reale all'esistenza autentica sarebbe minore di quando, nel corso della nostra vita quotidiana, svolgiamo con santa intenzione l'opera che ci spetta. È sotto la stufa di casa nostra che è sepolto il nostro tesoro.
Secondo il Baal-Shem, nessun incontro  - con una persona o una cosa - che facciamo nel corso della nostra vita è privo di un significato segreto. Gli uomini con i quali viviamo o che incrociamo in ogni momento, gli animali che ci aiutano nel lavoro, il terreno che coltiviamo, i prodotti della natura che trasformiamo, gli attrezzi di cui ci serviamo, tutto racchiude un'essenza spirituale segreta che ha bisogno di noi per raggiungere la sua forma perfetta, il suo compimento. Se non teniamo conto di questa essenza spirituale inviata sul nostro cammino, se - trascurando di stabilire un rapporto autentico con gli esseri e le cose alla cui vita siamo tenuti a partecipare come essi partecipano alla nostra - pensiamo solo agli scopi che noi ci prefiggiamo, allora anche noi ci lasciamo sfuggire l'esistenza autentica, compiuta. Sono convinto che questo insegnamento è profondamente vero. La più alta cultura dell'anima resta fondamentalmente arida e sterile, a meno che da questi piccoli incontri, a cui noi diamo ciò che spetta, non sgorghi, giorno dopo giorno, un'acqua di vita che irriga l'anima; allo stesso modo la potenza più immane è, nel suo intimo profondo, solo impotenza se non si trova in alleanza segreta con questi contatti - umili e pieni di carità nel contempo - con un essere estraneo eppur vicino.
Parecchie religioni negano alla nostra esistenza sulla terra la qualità di vita autentica. Per le une, tutto ciò che appare quaggiù è solo un'illusione che dovremmo togliere, per le altre si tratta solo di un'anticamera del mondo autentico, un'anticamera che dovremmo attraversare senza prestarvi troppa attenzione. Nell'ebraismo è completamente diverso: quello che un uomo fa nella santità qui e ora non è meno importante né meno autentico della vita del mondo futuro. Ma è nel chassidismo che questo insegnamento ha conosciuto lo sviluppo più accentuato.
Rabbi Hanoch di Alexander disse: "Anche le genti della terra credono all'esistenza di due mondi. 'In quel mondo', li si sente ripetere. La differenza sta in questo: loro pensano che i due mondi siano distinti e separati l'uno dall'altro, Israele invece professa che i due mondi sono in verità uno solo e devono diventare uno solo in tutta realtà".
Nella loro intima verità i due mondi sono uno solo: si sono semplicemente separati, per così dire. Ma devono ridiventare l'unità che sono nella loro verità intima, e l'uomo è stato creato proprio perché riunisca i due mondi. Egli opera a favore di questa unità mediante una vita santa con il mondo in cui è stato posto, nel luogo in cui si trova.
Una volta si parlava in presenza di Rabbi Pinchas di Korez della misera vita dei bisognosi; questi ascoltava, affranto dal dolore. Poi sollevò la testa ed esclamò: "Basta che portiamo Dio nel mondo, e tutto sarà appagato!".
Come? E possibile attirare Dio nel mondo? Non è un modo di vedere arrogante e pretenzioso? Come potrebbe osare il vermiciattolo immischiarsi in ciò che si basa esclusivamente sulla grazia di Dio: quanto di sé Dio concede alla sua creazione? Ancora una volta un insegnamento ebraico si oppone qui agli insegnamenti delle altre religioni e, di nuovo, è nel chassidismo che si esprime con la massima intensità. Noi crediamo che la grazia di Dio consiste proprio in questo suo volersi lasciar conquistare dall'uomo, in questo suo consegnarsi, per cosi dire, a lui. Dio vuole entrare nel mondo che è suo, ma vuole farlo attraverso l'uomo: ecco il mistero della nostra esistenza, l'opportunità sovrumana del genere umano!
Un giorno in cui riceveva degli ospiti eruditi, Rabbi Mendel di Kozk li stupì chiedendo loro a bruciapelo: "Dove abita Dio?". Quelli risero di lui: "Ma che vi prende? Il mondo non è forse pieno della sua gloria?". Ma il Rabbi diede lui stesso la risposta alla domanda: "Dio abita dove lo si lascia entrare".
Ecco ciò che conta in ultima analisi: lasciar entrare Dio. Ma lo si può lasciar entrare solo là dove ci si trova, e dove ci si trova realmente, dove si vive, e dove si vive una vita autentica. Se instauriamo un rapporto santo con il piccolo mondo che ci è affidato, se, nell'ambito della creazione con la quale viviamo, noi aiutiamo la santa essenza spirituale a giungere a compimento, allora prepariamo a Dio una dimora nel nostro luogo, allora lasciamo entrare Dio.









Si muove sulle pagine de Il cammino dell’uomo, di M. Buber, questa nuova puntata de Il viaggiatore. Un capolavoro in miniatura (“un dono prezioso”, secondo Hermann Hesse), che si presenta come un itinerario in sei tappe per avvicinarsi alla parte più profonda dell’anima: ritorno a se se stessi; il cammino particolare; la risolutezza; cominciare da se stessi; non preoccuparsi di sé; là dove ci si trova. Qual è il senso di questo cammino? E che spunti offre il libro di Buber all’anelito di rinnovamento della fede cristiana auspicato dal nuovo Papa Francesco, che ha usato proprio il termine “cammino” come parola chiave del suo pontificato?


Intervengono: il priore della comunità di Bose, Enzo Bianchi; la filosofa e teologa, Maria Cristina Bartolomei; il rabbino Benedetto Carucci Viterbi; lo psicanalista Massimo Recalcati; il filosofo Marco Guzzi, ideatore dei gruppi Darsi Pace; la scrittrice Mariapia Veladiano. Con Cinzia Tani.


Conduce Massimo Cerofolini





Fonte: cercoiltuovolto




Radio Rai 1: Il cammino delluomo
Nel caso in cui il file qui sopra non fosse più disponibile, sarà possibile scaricarlo dal seguente link: http://sdrv.ms/YNeYbL



venerdì 22 marzo 2013

"La Passione"

Catalina Rivas - "La Passione" 1
 

Catalina RIVAS (*)



LA PASSIONE
 Riflessioni fatte da Gesù sul Mistero della Sua Sofferenza 

e del valore che ha la Sua Redenzione 


Messaggi dettati a Catalina RIVAS


COCHABAMBA – BOLIVIA - 1997





IMPRIMATUR


2 Aprile 1998
Monsignor
René Fernandez APAZA 

Arcivescovo di Cochabamba - Bolivia
Arcivescovado di Cochabamba
Casilia 129
COCHABAMBA - BOLIVIA
Tel. 042 . 56562/3 Fax 042 . 50522

· Apostolato della Nuova Alleanza.
· Gruppo internazionale della Pace.
· Centro Maria Regina della Pace.

Abbiamo letto i libri di Catalina. Siamo certi che il loro unico scopo è quello di condurci tutti sul cammino di una autentica spiritualità, la cui sorgente è il Vangelo di Cristo.
Mettono ugualmente in evidenza il posto speciale accordato alla Santissima Vergine Maria, Modello d'Amore e Discepola di Gesù Cristo, nella quale, noi, che siamo suoi figli, dobbiamo deporre tutta la nostra fiducia e il nostro amore.
Rinnovando il nostro amore e la nostra devozione alla Santa Chiesa Cattolica, ci illuminano sulle azioni che dovrebbero distinguere i Cristiani veramente impegnati.
Per tutte queste ragioni, io autorizzo la loro stampa e la loro diffusione, raccomandandoli come testi di “meditazione e di orientamento spirituale”, con lo scopo di ottenere numerosi frutti da parte del Signore, che ci chiama a salvare le Anime, mostrando loro che Egli è un Dio Vivo, pieno d'Amore e di Misericordia. 

* * *

GESÙ 
Figliola mia, lasciati abbracciare dal Mio ardentissimo desiderio che tutte le anime vengano a purificarsi nell'acqua della penitenza... Si compenetrino in sentimenti di fiducia e non di timore, perché Io sono un Dio di Misericordia e sono sempre disposto a ricevervi nel Mio Cuore.
Così, giorno dopo giorno, andremo unendoci nel nostro segreto d'amore.
Prima una piccola scintilla, e poi una grande fiamma...
Solo che l'amore vero, oggi, non è amato!... Fai amare l'amore!
Ma prima, figliola, prega, prega molto per le Anime Consacrate che hanno perso l'entusiasmo e la gioia del servizio.
Prega anche per quei Sacerdoti che realizzano sull'altare il miracolo, per eccellenza, e la cui fede è languida.
Perditi in Me come una goccia d'acqua nell'oceano...
Quando ti ho creata, ho baciato la tua fronte, segnandoti con il segno della Mia predilezione...
Va’ in cerca di anime, poiché sono poche quelle che Mi amano; cerca anime ed imprimi, nella loro mente, la visione del dolore nel quale Mi sono consumato.
Gli uomini, senza saperlo, stanno per ricevere dei grandi doni.
Sono vicino a te, ogni volta che fai ciò che Io ti chiedo: è come se tu Mi togliessi la sete ardente che sulla Croce Mi seccò anche le labbra.
Sarò presente, ogni volta che invocherete la Mia Passione, con amore.
Ti concederò di vivere unita a Me nel dolore, che ho sperimentato quando nel Getsemani ho conosciuto i peccati di tutti gli uomini.
Sii cosciente di questo, perché sono poche le Creature che chiamo a questa specie di Passione, ma nessuna di loro comprende quale predilezione ho posto in esse, associandole a Me nell'ora più dolorosa della Mia Vita terrena.

GESÙ SI PREPARA 

Ci sono Anime che riflettono sulla Mia Passione, ma sono molto poche quelle che pensano alla preparazione della Mia Vita pubblica: la Mia solitudine!
I quaranta giorni, che ho trascorso sui fianchi della montagna, sono stati i giorni più angosciosi della Mia Vita, perché li ho passati completamente solo, preparando il Mio Spirito per ciò che sarebbe accaduto: ho sofferto la fame, la sete, LO scoraggiamento ed L’amarezza.
Sapevo che, per quel popolo, il Mio Sacrificio sarebbe stato inutile, visto che non Mi hanno riconosciuto. In quella solitudine, ho percepito che, né la Mia nuova Dottrina, né i Sacrifici ed i Miracoli, avrebbero potuto salvare il Popolo Ebreo, che si sarebbe trasformato in deicida (uccisore di Gesù Cristo).
Nondimeno, dovevo compiere il Mio Dovere, la Mia Missione Divina.
Dovevo, innanzitutto, lasciare loro la Mia semenza e dopo… morire.
Quanto è triste tutto questo, considerandolo sul piano umano!
Anch'Io sono stato uomo e ho provato dolore ed angoscia.
Quanto Mi sono trovato solo!
Ho mortificato il Mio Corpo con il digiuno, il Mio Spirito con la preghiera.
Ho pregato per tutta l'Umanità, che non Mi avrebbe riconosciuto, che Mi avrebbe sacrificato tante volte...
Sono stato tentato come qualsiasi altro mortale, e Satana non ha mai avuto una curiosità tanto grande come quella di sapere chi era l'uomo che stava in tanta solitudine ed abbandono.
Pensate a tutto ciò che ho dovuto patire, per salvare l'uomo, per poter regnare nel suo cuore, per rendergli possibile l'ingresso nel Regno del Padre Mio. 




LA CENA PASQUALE 
Adesso, passiamo al racconto della Mia Passione... Racconto che darà Gloria al Padre e Santità alle altre Anime Elette... 

La notte, prima di essere consegnato, è stata piena di gioia per la Cena Pasquale: inaugurazione del Banchetto Eterno, nel quale l'Essere Umano doveva sedersi per alimentarsi di Me. 
Se Io chiedessi ai Cristiani: “Che cosa pensate di questa Cena?”.
Sicuramente… molti direbbero che è il luogo delle loro delizie, ma pochi direbbero che è quello della Mia delizia... 
Vi sono Anime che non si comunicano per il piacere che sperimentano loro, ma per quello che provo Io. Sono poche, le altre vengono a Me soltanto per chiedere doni e favori. 
Io sostengo tutte le Anime che vengono a Me, perché sono venuto sulla Terra per farle crescere nell'Amore con cui le circondo. E siccome l'Amore non aumenta senza pene, poco a poco, Io ritiro da loro la dolcezza per lasciare le Anime nella loro aridità; e questo perché facciano un digiuno dei loro piaceri, per fare loro comprendere che devono focalizzare la loro attenzione su un altro desiderio: il Mio. 
Perché parlano di aridità come se fosse un segnale di diminuzione del Mio amore?
Hanno dimenticato che, se Io non do gioia, è perché dovete fare voi prova di aridità e di altri dolori. 
Anime, venite a Me, ma sappiate che sono Io che dispongo tutto e che vi incito a cercarMi. 
Se sapeste quanto apprezzo l'Amore disinteressato, e quale riconoscimento avrà nel Cielo! 
Quanta gioia proverà l'anima che lo possiede! 
Anime amate, imparate da Me ad amare, soltanto per fare gioire chi vi ama... 
Avrete dolcezze e molto più di ciò che lasciate; proverete tanta gioia per quanto Io vi ho fatto capaci. 
Sono Io che vi ho preparato il Banchetto! 
Sono Io il nutrimento! 
Come posso, dunque, farvi sedere alla Mia Mensa e lasciarvi a digiuno? 
Vi ho promesso che, chi si alimenta di Me, non avrà più fame... 
Mi servo delle cose per farvi scoprire il Mio Amore. 
Seguite i richiami che vi fanno i Miei Sacerdoti, i quali prendono l'occasione da questa Festa Pasquale per guidarvi a Me; ma non si fermino all'elemento umano, altrimenti sarà vanificato l'altro scopo di questa Festa. 
Nessuno può dire che la Mia Cena si fa vostro nutrimento soltanto quando sperimentate qualche dolcezza... Per Me, l'Amore cresce nella misura in cui rinnegate voi stessi. 
Molti Sacerdoti sono tali perché Io ho voluto farli Miei Ministri, non perché Mi seguono davvero... Pregate per loro! 
Dovete offrire al Padre Mio il dolore che Io ho provato quando, nel Tempio, ho scagliato per terra i banchi dei mercanti e ho rimproverato i Ministri di allora, per avere fatto della Casa di Dio una riunione di usurai. 
Quando Mi hanno chiesto con quale autorità facevo queste cose, Io ho provato un dolore ancora maggiore nel constatare che la peggiore negazione della Mia Missione veniva proprio dai Miei Ministri. 
Perciò, pregate per i Sacerdoti che trattano il Mio Corpo con un’attitudine abituale e ordinaria e, quindi, con molto poco amore... 
Presto saprete che dovevo dirvi questo, perché vi amo e perché prometto che, chi pregherà per i Miei Sacerdoti, otterrà la remissione di tutta la pena temporale da lui dovuta. Non vi sarà Purgatorio per chi si affligge a causa dei Sacerdoti tiepidi, ma l'immediato Paradiso, subito dopo l'ultimo respiro. 
E adesso, lasciate che vi stringa di nuovo a Me, per ricevere la vita che ho partecipato a tutti voi, con infinita gioia. 
Quella notte, con infinito amore, ho lavato i piedi ai Miei Apostoli, perché era il momento culminante della “Presentazione della Mia Chiesa al Mondo”
Volevo che le Mie Anime sapessero che, anche quando sono cariche di grandissimi peccati, non sono, però, escluse dalla Grazia. Sono comunque nel Mio Cuore, unite alle Anime più fedeli, per ricevere le Grazie di cui hanno bisogno. 
Che angoscia ho provato in quel momento, sapendo che nel Mio Apostolo Giuda erano rappresentate molte Anime che, riunite ai Miei piedi e lavate tante volte con il Mio Sangue, dovevano perdersi! 
In quel momento, ho voluto insegnare ai peccatori che non devono allontanarsi da Me, perché sono nel peccato; non devono pensare che, oramai, non c'è più rimedio e che non saranno mai più amati, come avveniva prima del peccato. 
Povere anime! 
Non sono questi i sentimenti di un Dio che ha versato tutto il Suo Sangue per voi. Venite tutti a Me e non abbiate paura, perché Io vi amo; vi laverò con il Mio Sangue e diventerete bianchi come la neve; annegherò i vostri peccati nell'Acqua della Mia Misericordia e nessuno sarà capace di strappare dal Mio Cuore l'Amore che ho per voi. 
Mia amata, Io non ti ho scelto invano; rispondi con generosità alla Mia elezione; sii fedele e ferma nella Fede. Sii mansueta ed umile, affinché gli altri sappiano quanto è grande la Mia Umiltà. 



GESÙ PREGA NELL'ORTO 
Nessuno crede davvero che, quella notte, nel Getsemani, Io ho sudato sangue, e pochi credono che Io ho sofferto molto di più, in quelle ore, che durante la Crocifissione. 

È stata quella notte la più dolorosa, perché Mi è stato chiaramente manifestato che i peccati di Tutti diventavano Miei e che dovevo rendere conto di ognuno di essi. 
Così Io, Innocente, resi conto al Padre, come se fossi davvero colpevole di disonestà. 
Io, Puro, ho risposto al Padre come se Mi fossi, Io, macchiato di quelle impurità di ogni genere che voi, Miei fratelli, avete commesso, disonorando Dio, che vi Creò, affinché foste strumenti della grandezza della Creazione e non per sviare la natura a voi concessa, ma per elevarla, gradualmente, fino a rendervi capaci di sostenere la visione della Purezza che è in Me, vostro Creatore. 
Di conseguenza, sono stato fatto ladro, assassino, adultero, mentitore, sacrilego, blasfemo, calunniatore e ribelle al Padre, che ho sempre amato. 
È dovuto proprio a questo il Mio sudore di sangue: nel contrasto tra il Mio Amore per il Padre e la Sua Volontà. Però, per Amore di tutti, ho obbedito fino alla fine, Mi sono coperto di macchie, allo scopo di fare la Volontà del Padre Mio e salvarvi dalla perdizione eterna. 
Considera quante agonie più che mortali ho sostenuto quella notte e, credimi, nessuno poteva darMi sollievo in tali angosce, perché vedevo benissimo come ognuno di voi si era dedicato a renderMi crudele quella morte, che Mi si dava ad ogni istante, a causa delle offese, di cui ho pagato il totale riscatto. 
Voglio che si sappia, nuovamente, in che modo ho amato gli uomini in quell'ora di abbandono e di tristezza indicibili... 


*  *  *

 
 (*): Catalina Rivas vive a Cochabamba, in Bolivia. Nella prima metà degli anni ’90 è stata scelta da Gesù per trasmettere al mondo i Suoi messaggi di amore e misericordia. Catalina, che Gesù chiama “la Sua segretaria”, scrivendo sotto Sua dettatura, è in grado di riempire in pochi giorni centinaia di pagine di quaderno, fitte di testo. Per scrivere i tre quaderni da cui venne tratto il libro “La Grande Crociata dell’Amore”, Catalina, impiegò appena 15 giorni. Gli esperti rimasero impressionati dalla notevole quantità di materiale che la donna aveva scritto in così poco tempo. Ma rimasero colpiti ancor di più dalla bellezza, dalla profondità spirituale e dalla indubbia validità teologica dei suoi messaggi, considerando per altro il fatto che Catalina non aveva terminato le scuole medie superiori, né tantomeno possedeva alcuna preparazione in campo teologico.Catalina nell’introduzione di uno dei suoi libri scrive: “Io, indegna Sua creatura, sono diventata improvvisamente la Sua segretaria…Io che non ho mai saputo niente di teologia né ho letto mai la Bibbia…improvvisamente ho iniziato a conoscere l’Amore del mio Dio, che è anche il tuo…I Suoi fondamentali insegnamenti ci rivelano che l’unico amore che non mente, non inganna, non ferisce, è il Suo; egli ci invita a vivere quell’amore attraverso numerosi messaggi, uno più bello dell’altro”. 
I messaggi contengono verità teologiche che, nonostante la loro intrinseca complessità, vengono espresse con una semplicità ed una immediatezza sconcertanti. I messaggi contenuti nei libri di Catalina rivelano la speranza fondata sull’immenso amore di Dio. Un Dio di immensa misericordia ma allo stesso tempo un Dio di giustizia che non viola la nostra libera volontà.
Tutti i messaggi dettati da Gesù sono stati raccolti in otto libri che il 2 aprile 1998 hanno ricevuto l’Imprimatur dall’Arcivescovo di Cochabamba Mons. René Fernández Apaza. In questo documento l’Arcivescovo afferma: “Abbiamo letto i libri di Catalina e siamo sicuri che il loro unico obbiettivo è quello di condurci tutti attraverso la strada dell’autentica spiritualità, la cui fonte è il Vangelo di Cristo […] Per questo, autorizzo la loro stampa e diffusione, raccomandandoli come testi di meditazione e orientamento spirituale, al fine di ottenere molti frutti per il Signore che ci chiama a salvare anime, mostrando loro che Egli è un Dio vivo, pieno di amore e misericordia”.
Catalina dal 1994 porta su di sé le piaghe del Signore che appaiono di solito il Venerdì Santo.


Nell’ottobre del 1994, mentre si trovava in pellegrinaggio a Conyers, negli Stati Uniti, Catalina vide improvvisamente una forte luce attorno al Crocifisso e sentì il bisogno di offrire sé stessa e la sua vita al Signore. Vide 4 raggi di luce che uscivano dalle mani, dai piedi e dal costato di Gesù crocifisso, i quali penetrarono nelle sue mani, nei piedi e nel suo cuore come fulmini. Il dolore era talmente intenso che Catalina cadde a terra. Due giorni dopo, in Costarica, Gesù le disse che il dono delle stigmate che le aveva fatto le avrebbe consentito di condividere con Lui le sofferenze della Sua Croce e che esse sono riservate solo a coloro che sono capaci di amarlo come Egli desidera essere amato.Nel gennaio del 1996 il dottor Ricardo Castañón, ricercatore e docente di neuropsicofisiologia all’università Cattolica della Bolivia, visitò Catalina in ospedale e qui ebbe modo di constatare la presenza delle stigmate sul corpo della donna e la sua terribile sofferenza durante l’esperienza mistica della passione di Gesù. Le piaghe della donna il giorno dopo si erano già miracolosamente rimarginate, tanto che i medici non riuscivano a spiegare come quelle profonde ferite potessero essere guarite in un lasso di tempo così breve.

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Catalina Rivas - "La Passione" 2

Catalina Rivas - "La Passione" 3


Pasqua di Resurrezione
31 marzo 2013


Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 20,1-9)

Commento di Enzo Bianchi