P. Jean-Louis Ska, gesuita, docente del Pontificio Istituto Biblico e direttore della sezione Antico Testamento della rivista «Biblica», ripercorre le tappe del cammino esegetico dal mondo antico ad oggi, illustra i principali metodi d’interpretazione dei testi sacri, ne spiega le ragioni storiche e culturali, di ciascun approccio mette a fuoco gli elementi più peculiari, puntella ogni passaggio impervio con esempi dalle Scritture. Il risultato è un itinerario avvincente che riesce nello scopo, dichiarato nell’Introduzione, di “fornire innanzitutto una «tavola di orientamento», usando “una serie di parole chiave o di metafore che s’incontrano spesso nei manuali di ermeneutica o di critica letteraria, e che hanno il vantaggio di caratterizzare in modo semplice e comodo le principali tendenze della ricerca”.
Nella tradizione ermeneutica della Bibbia si susseguono l’esegesi rabbinica, quella patristica e poi medievale, il Rinascimento e l’età moderna, fino all’ “immenso delta di letture diverse nel mondo contemporaneo”.
Al suo interno vediamo fronteggiarsi prospettive spesso distanti, talvolta opposte: dal metodo storico-critico viene l’interesse per il mondo degli autori e per il contesto di formazione dell’opera, perché, spiega Ska, “la lettura di testi antichi richiede in ogni modo uno sforzo di traduzione che non è solo linguistico. La distanza culturale che ci separa dalla Bibbia obbliga il lettore moderno a rivedere molte nozioni e rappresentazioni”.
Ma per la critica letteraria – gli studi sincronici di I.A. Richards in testa - “la stessa opera letteraria è autonoma, a sé stante, e non dipende, per la sua interpretazione, dal legame con il suo autore, con i suoi primi destinatari o con il mondo che rappresenta”. Come a dire: “abbiamo il libro della Genesi, abbiamo i vangeli, e il significato dei testi che ha valore per il mondo di oggi, in particolare per i credenti, è quello del testo finale, così come è stato trasmesso e letto per secoli. Il resto è forse interessante, ma rimane un puro gioco accademico”. E non manca, nella dialettica tra metodi, la prospettiva, più recente, di chi assegna al lettore un ruolo giudicato “imprescindibile” nell’elaborazione del significato di un testo. “Il testo è vivo - qui il riferimento diretto di Ska è Umberto Eco con il suo “Lector in fabula” - ma la sua vita dipende dal lettore”.
Con “Specchi, lampade e finestre” padre Ska dischiude l’universo delle scienze bibliche ai “non specialisti” e lo fa attraverso un’opera maneggevole, che ha il pregio di una manifesta accessibilità, pur senza sconti nella trattazione delle questioni ermeneutiche di maggior peso come degli accenti più squisitamente storici, teologici, linguistici. Né si resterà delusi se interessati ad un itinerario di approfondimento, possibile anche grazie a un consistente supplemento di riferimenti bibliografici. Suggerite, quasi “consegnate” al lettore dei nostri tempi, restano le domande-guida incontrate nelle pagine introduttive: “come leggere allora la Bibbia oggi, in un mondo pluralista e secolarizzato? La Bibbia è un libro aperto o sigillato e quasi incomprensibile?”
Jean-Louis Ska, “Specchi, lampade e finestre. Introduzione all’ermeneutica biblica”, EDB, 2014, pagg. 90, 8,90 euro.
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