La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/

La biblioteca digitale della letteratura italiana>>>Dal sito web www.letteraturaitaliana.net/
Avvertenza Alcuni testi o immagini inserite in questo blog potrebbero essere tratte da internet e, pertanto, considerate di pubblico dominio. Qualora, però, la loro pubblicazione violasse eventuali diritti d'Autore, vogliate comunicarlo via email. Saranno immediatamente rimossi. L'Autore del blog non è responsabile dei siti collegati tramite link, né del loro contenuto che può essere soggetto a variazioni nel tempo.

martedì 24 giugno 2014

LIBRI >>>Vangelo secondo Giovanni. Amore fino all'estremo & Apocalisse di Giovanni ...

Da KAITO'S "kairosterzomillennio"

"Amore fino all'estremo"


Questo il titolo del secondo volume della "lectio divina" sul Vangelo di Giovanni, scritto da suor Elena Bosetti con un linguaggio appassionato


*

Amore fino all’estremo (Gv 12–21) di Elena Bosetti, suora di Gesù Buon Pastore ed esperta biblista, segue al volume I segni dell’amore (Gv 1–11). Si tratta di una lectio divinain due volumi sul Vangelo di Giovanni (collana Dabar-Logos-Parola delle Edizioni Messaggero Padova) che prevede tre tappe: lettura, interpretazione e attualizzazione.
Con stile fresco e scorrevole, l’Autrice ci permette di gettare lo sguardo nel cuore della Pasqua di Gesù (Gv 12–21) per scoprire che, anche quando nel cuore degli uomini scende la notte, «l’Amore irradia la sua calda luce» (9). Cogliendo puntualmente il duplice livello – materiale e simbolico – del procedere narrativo del IV Vangelo, la lettura sincronica tiene conto sia dello sguardo d’insieme sia dei dettagli, mai ritenuti casuali ma sempre significativi.
Bosetti si destreggia nel ricco simbolismo giovanneo senza mai perdersi e individuando il fil rouge nella dinamica agapica che attraversa l’intero Vangelo. Padri della Chiesa, santi, pontefici, uomini e donne che edificano l’attuale tessuto ecclesiale come testimoni della fede, intervengono, invitati dall’Autrice, a offrire ulteriori luci per la comprensione del testo biblico.
L’indulgere alla poesia inoltre è un tratto originale dell’Opera che non interrompe l’ermeneutica dei testi, ma la arricchisce intercettando meglio il microcosmo del sentire del lettore e invitando all’interiorizzazione della Parola.
Particolare attenzione nel commento viene data all’episodio dell’unzione di Betania dove l’eccesso del profumo richiama l’abbondanza del vino che il Messia è venuto a dare all’umanità e dove il dono “esagerato” di Maria appare in antitesi al calcolo di Giuda, espressione dell’attaccamento spasmodico al denaro. Maria è l’amica grata che si abbandona all’effusione dell’amore, presentandosi al suo Signore non con delle cose, ma con tutta se stessa, mettendosi in gioco e rompendo con gli stereotipi femminili del tempo.
Nell’ultima cena la lavanda dei piedi viene presentata come il lavacro dell’amore e come la parabola dell’esistenza di Gesù che si fa «servo dell’umanità che vuole innalzare a livello divino» (63). Egli non compie un semplice gesto, ma in modo mistagogico offre un esempio della spiritualità divina che ha il suo nucleo nell’abbassamento fino all’esproprio di sé.
Nel Discorso di Addio appare il testamento spirituale di Gesù che invita: a una fede capace di resistere al sisma che sta per verificarsi e di cogliere nella sua umanità «la viabilità tra il cielo e la terra» (79); e all’amicizia presentata come la “forma” della relazione tra Cristo e i discepoli, paradigma di ogni relazione interpersonale. Queste virtù anti-sismiche permettono ai credenti di restare in Gesù come i tralci alla vite. Bellissimo il mosaico che l’Autrice realizza a proposito del motivo della vite e i tralci, impiegando numerose tessere provenienti dai testi profetici e sapienziali del Primo Testamento: emerge così il significato di un verbo tanto caro al IV vangelo, rimanere, che è affettivo perché «dice affetti e relazioni: si dimora dove il cuore ha casa» e generativo perché indica «il segreto della fecondità spirituale e apostolica della Chiesa, di ogni battezzato» (95).
Speciale attenzione è offerta all’azione dello Spirito descritto come «l’immenso movimento d’amore che porta il Figlio verso il Padre nell’abbraccio della croce» (104) e presentato nei discorsi dell’ultima cena come Paraclito, “chiamato accanto” per fare scudo, a motivo delle prove e delle persecuzioni che Gesù preannuncia ai suoi, e come guida «nel cammino della piena umanizzazione e cristificazione» (107) che porta all’unità di se stessi.
Un pathos speciale si avverte nel commento della preghiera sacerdotale di Gesù assimilata dall’Autrice a «un cuore a cuore col Padre» (114), una provocazione a superare lo scandalo della divisione, dove le richieste che il Figlio rivolge al Padre lasciano intravedere la sua passione per i fratelli, la sua vigilanza e custodia verso di loro e il suo sogno più intimo: l’unità e la comunione tra gli uomini, dono che solo il Padre può concedere.
Emerge dal commento l’originalità della regalità di Gesù, che è un tema portante del IV Vangelo. Tradito dai suoi e avvolto dalle fitte tenebre della menzogna, della calunnia e della tortura, Gesù sembrerebbe un perdente, invece è re, come dichiara il titulus crucis. La sua regalità però non è ostentazione di potere e sfoggio di retorica, ma manifestazione dell’umile amore e di un silenzio orante che è abbandono al disegno del Padre e consegna della propria vita per la salvezza del genere umano. Questa regalità agapica così diversa da quella umana Gesù la partecipa a sua madre: «Donna, ecco tuo figlio»! Come la donna agli inizi, la madre è presentata come l’alterità sinergica che condivide la vita di Gesù e la vocazione a partorire un’umanità nuova mediante la sua «maternità ecclesiale» (160).
La consegna della vita da parte di Gesù raggiunge il suo apice nella sua morte di croce che il IV vangelo presenta come esperienza di innalzamento, di attrazione, ma soprattutto dirigenerazione. La ferita da cui esce sangue ed acqua è la sorgente della vita nuova del credente da cui sgorga l’effusione dello Spirito.
L’Autrice conclude il suo lavoro commentando gli ultimi due capitoli dedicati alle apparizioni post-pasquali dove emerge: la figura di Maria di Magdala, il suo legame con Gesù, il suo lutto, l’incontro e l’abbraccio con il Risorto che le affida la missione di essere apostola degli apostoli; quella di Tommaso, discepolo dubbioso che sperimenta una sorta di «seconda Pasqua» (183) per riconnettersi all’amore di Gesù nelle cui ferite egli scorge il balsamo per le sue personali ferite; e infine quella di Pietro, che è invitato a fare l’ermeneutica del suo primato non a partire da logiche arrivistiche, ma a partire dall’eccedenza dell’amore che rende liberi da sé per poter custodire gli altri.
Il linguaggio appassionato della Bosetti coinvolge fortemente il lettore che si sente condotto fin nella “settima stanza” del racconto evangelico dove si coglie il surplus dell’amore di Gesù e in queste «pagine impastate di amore» (214) si sente davvero a casa. Un’ulteriore conferma di quanto scriveva A. Merini in Corpo d’Amore: «E così nascono i libri, nell’amore».  
R. Manes
Fonte :  zenit.org

"Vangelo secondo Giovanni. Amore fino all'estremo"   

Per i tipi dell'Editrice Messaggero di Padova, il secondo volume di "lectio divina" sul quarto Vangelo di Elena Bosetti





Alfred Wikenhauser (cur.) - Apocalisse di Giovanni



Eliot: profezia di un cristiano


Cori da "La Rocca" di T. S. Eliot»,
 dall'ultimo libro di Luigi 
Giussani

Nel 1934, il vescovo anglicano George Bell, presidente della Religious Drama Society of Great Britain, commissionò un’opera teatrale che doveva celebrare (e aiutare a raccogliere fondi) per la costruzione di nuove chiese, soprattutto nella periferia di Londra. Martin Browne, attore e direttore teatrale, coinvolse T.S. Eliot, che scrisse i cori, ovvero i brani lirici che legavano i quadri storici della rappresentazione, che prese il nome The Rock, la Roccia, come Gesù chiama la Chiesa nel Vangelo. E’ l’opera di Eliot rimasta nota come Choruses from the Rock (tradotto in italiano Cori dalla Rocca), ed è quella che viene citata nella recente enciclica Lumen Fidei di Papa Francesco.
Lo spettacolo venne rappresentato da una compagnia amatoriale al Sadler’s Wells Theatre per due settimane nell’estate del 1934. Fu un successo, e l’anno successivo il vescovo commissionò a Eliot Assassinio nella cattedrale(1935).
Nel 1934, il poeta Thomas Stearns Eliot (1888 – 1965), di origine statunitense, aveva già scritto il celebre poema La terra desolata (1922); nel 1927 era diventato cittadino britannico e aveva aderito alla chiesa anglicana, evento che lo portò a comporre il poemetto Mercoledì delle Ceneri (1930). Da quel momento in poi, la riflessione sul Cristianesimo, oltre che sul Tempo e sulla modernità come già in precedenza, sarebbe diventata un elemento fondante della sua poesia, del suo teatro, e dei suoi saggi.

Poco dopo The Rock, iniziò il suo capolavoro, i Quattro Quartetti (1936-42) e nel 1948 ricevette il Premio Nobel per la Letteratura.

Eliot non è un poeta che si possa illustrare in poche parole, quindi seguiamo il suo consiglio, come scrisse nel 1962 in un saggio su George Herbert:
Dobbiamo goderci la poesia prima di iniziare ad addentrarci nella mente del poeta; dobbiamo goderla prima di capirla, se ne vale la pena. Iniziamo con il gustare alcune poesie, i versi che ci colpiscono. Solo successivamente familiarizziamo con tutta l’opera.
Riportiamo l’inizio del primo Coro dalla Rocca, nella traduzione di Roberto Sanesi:
Si leva a volo l’Aquila alla sommità del Cielo;

Il Cacciatore coi cani segue il suo percorso.

O rivoluzione perpetua di Stelle configurate,

O ricorrenza perpetua di stagioni determinate,

O mondo di primavera e d’autunno, di nascita e di morte!
Il ciclo senza fine dell’idea e dell’azione,
L’invenzione infinita, l’esperimento infinito,
Portano conoscenza del moto, non dell’immobilità;
Conoscenza del linguaggio, ma non del silenzio;
Conoscenza delle parole, e ignoranza del Verbo.
Tutta la nostra conoscenza ci porta più vicini alla nostra ignoranza,
Tutta la nostra ignoranza ci porta più vicino alla morte.
Ma più vicino alla morte non più vicini a Dio.
Dov’è la Vita che abbiamo perduto vivendo?
Dov’è la saggezza che abbiamo perduto sapendo?
Dov’è la sapienza che abbiamo perduto nell’informazione?
I cicli del Cielo in venti secoli
Ci portano più lontani da Dio e più vicini alla Polvere.
Viaggiavo verso Londra, alla City che è preda del tempo,

Là dove il Fiume scorre con flutti stranieri.

Laggiù mi dissero: abbiamo troppe chiese.

E troppo poche osterie. Laggiù mi dissero:

Se ne vanno i parroci. Gli uomini non hanno bisogno della Chiesa
Nel luogo in cui lavorano, ma dove passano le domeniche.
In città non abbiamo bisogno di campane:
Che sveglino i sobborghi.
Camminai fino ai sobborghi, e là mi dissero:
sei giorni lavoriamo, il settimo giorno vogliamo andare in gita
Con l’automobile fino a Hindhead, o a Maidenhead.
Se il tempo è brutto restiamo a casa a leggere i giornali.
Nei distretti industriali mi dissero
Delle leggi economiche.
Nelle campagne ridenti sembrava
Vi fosse solo posto per i picnic.
E sembra che la Chiesa non sia desiderata
Nelle campagne, e nemmeno nei sobborghi; in città
Solo per importanti matrimoni.
T.S. Eliot Cori da La Rocca ed. Rizzoli

traduzione Roberto Sanesi
Cecilia Barella

*


Eliot: profezia di un cristiano

Luigi Giussani
Tertio millennio adveniente
Proponiamo alcuni brani del capitolo su «Coscienza della Chiesa nel mondo moderno nei Cori da "La Rocca" di T. S. Eliot», dall'ultimo libro di Luigi Giussani, Le mie letture, edizioni Bur-Rizzoli. L'Incarnazione: un fatto nel tempo e nella storia. L'avvenimento di Cristo si compie in un popolo Il mondo non solo non vuole la Chiesa, ma la perseguita.

E che volete - dice, infatti, Eliot -, volete forse che il mondo accetti la Chiesa? Perché deve accettarla?

«Perché gli uomini dovrebbero amare la Chiesa? Perché dovrebbero amare le sue leggi? / Essa ricorda loro la Vita e la Morte, e tutto ciò che vorrebbero scordare./ È gentile dove sarebbero duri, e dura dove essi vorrebbero essere teneri./ Ricorda loro il Male e il Peccato, e altri fatti spiacevoli./ Essi cercano sempre d'evadere/ dal buio esterno e interiore/ sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d'essere buono». Gli uomini che perseguitano la Chiesa, sognano l'eliminazione della libertà, perch?'estremo ideale di questo mondo è creare un mondo di automi: «Sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d'essere buono».

L'ultima, la più profonda accusa di Eliot: dove sta la radice vera di tutta questa ostilità e di questo disegno? La rinuncia a Cristo. La ribellione a Cristo e, quindi, la eliminazione di Dio perché, come aveva già detto Nietzsche, se aboliamo Cristo, aboliamo Dio. (...)

Dunque la Straniera sembra dimenticata e avversata in un'epoca di uomini «impegnati a ideare il frigorifero perfetto», «a risolvere una morale razionale», «a far progetti di felicità e a buttar via bottiglie vuote,/ passando dalla vacuità di un febbrile entusiasmo/ per la nazione o la razza o ciò che voi chiamate umanità».
«O anima mia - dice il poeta - che tu sia pronta per la venuta della Straniera,/ che tu sia pronta per colei che sa come fare domande». Del resto, il Coro ricorda agli uomini, che non vogliono sentire quelle domande, che possono «eludere la Vita ma non la Morte». Anch'essa indica la strada verso il tempio.
«Non rinnegherete la Straniera», conclude il III Coro. È una grande responsabilità ed è un'affascinante missione per la nostra meschinità. (...)
È a questo punto l'a fondo di Eliot, già citato, sulla considerazione degli uomini moderni sulla Chiesa: «Perché gli uomini dovrebbero amare la Chiesa?».
«Essi [gli uomini che non vogliono la Chiesa] cercano sempre d'evadere/ dal buio esterno e interiore [perché se non ci sono criteri oggettivi di bene e di male c'è buio e confusione]/ sognando sistemi talmente perfetti che più nessuno avrebbe bisogno d'essere buono».
Tutti sognano strutture sociali che abbiano un esito buono a prescindere dalla libertà. Nessuno più avrebbe bisogno d'essere buono. «Ma l'uomo che è adombrerà/ l'uomo che pretende di essere». L'uomo così come è sfaterà sempre le visioni delle ideologie che pretendono di essere. «E il Figlio dell'Uomo non fu crocefisso una volta per tutte/ il sangue dei martiri non fu versato una volta per tutte,/ le vite dei Santi non vennero donate una volta per tutte (...). E se il Tempio dev'essere abbattuto /dobbiamo prima costruire il Tempio».
È la pagina più chiara sull'antitrionfalismo. Tante volte, noi siamo accusati di trionfalismo per la nostra volontà di affermazione del fatto cristiano nel tempo e nello spazio, nella storia. Invece, è profondamente antitrionfalista la nostra volontà di costruire. Perché l'idea della storia che ha il cristianesimo è questo possibile continuo ripetersi di cicli e di abbattimenti. Perciò «se il sangue dei Martiri deve fluire sui gradini/ dobbiamo prima costruire i gradini».
Il nostro costruire i gradini non è trionfalismo, anzi. E se il Tempio deve essere distrutto, bisogna prima costruirlo. La nostra volontà di costruire il Tempio non è trionfalismo.
Forse non sarà inutile, a questo punto, rileggere (...) il Coro VII, ove il poeta traccia in sintesi splendida la storia delle religioni.

In principio Dio creò il mondo. Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre erano sopra la faccia dell'abisso.
[deserto perché non c'è uomo, vuoto perché non c'è senso, perché il senso viene percepito nella coscienza dell'uomo].
E quando vi furono uomini, nei loro vari modi lottarono in tormento alla ricerca di Dio
Ciecamente e vanamente, perché l'uomo è cosa vana, e l'uomo senza Dio è un seme nel vento, trascinato qua e là e non trova luogo dove posarsi e dove germinare.
Essi seguirono la luce e l'ombra [l'apparente], e la luce li condusse verso la luce e l'ombra li condusse verso la tenebra,
Ad adorare serpenti ed alberi, ad adorare demoni piuttosto che nulla: a piangere per la vita oltre la vita, per un'estasi non della carne.
Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell'abisso.

E lo Spirito si muoveva sopra la faccia delle acque.
E gli uomini che si volsero verso la luce ed ebbero conoscenza della luce
Inventarono le Religioni Maggiori; e le Religioni Maggiori erano buone
E condussero gli uomini dalla luce alla luce, alla conoscenza del Bene e del Male.
Ma la loro luce era sempre circondata e colpita dalle tenebre (...)
E giunsero a un limite, a un limite estremo mosso da un guizzo di vita,
E giunsero allo sguardo rinsecchito e antico di un bimbo morto di fame.
[riti che non avevano nessuna capacità di ravvivare l'umano]
Preghiere scritte in cilindri girevoli, adorazione dei morti, negazione di questo mondo, affermazione di riti il cui senso è dimenticato
[il contrario di ciò per cui sono sorti: alla ricerca del senso]
Nella sabbia irrequieta sferzata dal vento, o sopra le colline dove il vento non farà mai posare la neve.
Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell'abisso.
[è ritornato il deserto e il vuoto, si è confermato il deserto e il vuoto: sopra, dentro, sotto, intorno a tutti i tentativi di interpretazione umana, le religioni maggiori].

Quindi giunsero, in un momento predeterminato, un momento nel tempo e del tempo,
Un momento non fuori del tempo, ma nel tempo, in ciò che noi chiamiamo storia: sezionando, bisecando il mondo del tempo, un momento nel tempo ma non come un momento di tempo,
Un momento nel tempo ma il tempo fu creato attraverso quel momento: poiché senza significato non c'è tempo, e quel momento di tempo diede il significato.
Quindi sembrò come se gli uomini dovessero procedere dalla luce alla luce, nella luce del Verbo.
Attraverso la Passione e il Sacrificio salvati a dispetto del loro essere negativo;
Bestiali come sempre, carnali, egoisti come sempre, interessati e ottusi come sempre lo furono prima,
Eppure sempre in lotta, sempre a riaffermare, sempre a riprendere la loro marcia sulla via illuminata dalla luce;
Spesso sostando, perdendo tempo, sviandosi, attardandosi, tornando, eppure mai seguendo un'altra via .
[la lotta ascetica è stata introdotta nel mondo dal cristianesimo]

Ma sembra che qualcosa sia accaduto che non è mai accaduto prima: sebbene non si sappia quando, o perché, o come, o dove.
Gli uomini hanno abbandonato Dio non per altri dei, dicono, ma per nessun dio; e questo non era mai accaduto prima
Che gli uomini negassero gli dei e adorassero gli dei, professando innanzitutto la Ragione,
E poi il Denaro, il Potere, e ciò che chiamano Vita, o Razza, o Dialettica.
La Chiesa ripudiata, la torre abbattuta, le campane capovolte, cosa possiamo fare
Se non restare con le mani vuote e le palme aperte rivolte verso l'alto
In una età che avanza all'indietro, progressivamente?
(...)
Deserto e vuoto. Deserto e vuoto. E tenebre sopra la faccia dell'abisso
[è ritornato come al principio]
È la Chiesa che ha abbandonato l'umanità, o è l'umanità che ha abbandonato la Chiesa?
Quando la Chiesa non è più considerata, e neanche contrastata, e gli uomini hanno dimenticato
tutti gli dei, salvo l'Usura, la Lussuria e il Potere.

L'avventura cristiana è un dramma storico, della storia, nella storia.()

Gesù non era venuto per dominare il mondo. Era venuto per salvare il mondo. Il proprio del cristianesimo è questo incastro delle due parti tanto inverosimile: il temporale nell'eterno e l'eterno nel temporale.

(L. Giussani, Le mie letture, Bur-Rizzoli, pp.109-131)

Nessun commento:

Posta un commento