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sabato 3 marzo 2018

La parabola più bella, la storia di un padre e de.suoi due figli..guardo il quadro di Rembrandt, guardo quel padre e imparo.



IMPARERÒ DA QUESTO PADRE…IMPARERÒ!

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La parabola più bella, la storia di un padre e dei suoi due figli, così unici, così diversi.
Come figlio ho già dato, e allora oggi studio da padre.
Guardo il quadro di Rembrandt, guardo quel padre e imparo.
La divinità del nostro Dio sta tutta nella sua umanità, si, un tutt’uno divino-umano, stupefacente!
Un povero vecchio, dalla barba lunga, dai bei vestiti ricamati, col suo mantello porpora, mezzo cieco. Nel suo volto non si può non notare il suo sguardo socchiuso, quasi sognante. Ebbene si, i suoi occhi sono “dentro”, la sua vista è eterna, spazia sull’umanità intera, che sa vedere ognuno di noi, in ognuno di noi un figlio, un figlio da comprendere con compassione…solo con compassione.
Ma quanto è pazzo un padre che piange tanto da consumarsi gli occhi, pur di lasciare andare un figlio incontro alla sua vita! “L’amore lascia liberi” assume in questa parabola il suo aspetto divino, e mai più si potrà pensare diversamente, mai più. Ma questo è amore…divino, così diverso dal nostro umano, sempre a cercar conferme, a legare a se, a forzare e costringere…
Scendi ora da quel volto divino-umano e soffermati a guardare le sue mani: siamo al centro del dipinto e sembra che gli occhi del padre siano un tutt’uno con quelle mani, e lì la luce si ferma, quasi a dipingere due arcobaleni con quelle braccia. Ma l’arcobaleno del perdono divino non ha fine, contrariamente ai nostri. La luce ha preso casa in quelle mani e non ha idea di andarsene, perché in quelle mani il perdono si dipinge indelebilmente nella storia.
In quelle mani un padre e un figlio sembrano riposare insieme: la sinistra è forte e muscolosa, mano d’uomo che incoraggia, che infonde forza con quelle sue dita aperte quasi a coprire l’intera spalla: non pare anche a te che quella mano non solo tocchi, ma quasi sorregga la spalla? Quella destra invece è delicata, raffinata, quasi una piuma posata sul centro della schiena, vicino al cuore. Mano di donna, di madre, di amante, che accarezza, consola, calma. Chissà quale delle due trasmette vera fortezza (in pranoterapia è la mano destra che trasmette energia, mentre la sinistra la riceve solo: ma la vera energia di cui ha bisogno un figlio sperduto qual’ è se non l’amore incondizionato!)
Ali di chioccia, si ali rosse, del colore che ha la lunghezza d’onda più lunga di tutti gli altri colori, il colore primario più vivo, quello della passione, del cuore, del sangue: ecco il mantello del padre. Che bello dev’essere poter star accucciati all’ombra di tal mantello, cuore di Dio che avvolge nel suo abbraccio, sangue dello stesso sangue che ridona vita con tutta la sua passione.
Imparerò da questo padre…imparerò!
Fra Giorgio Bonati
Aforisma del giorno
L’uomo alla ricerca di sé domanda spazi di silenzio per divenire in definitiva egli stesso oasi di silenzio.
Giancarlo Bruni
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Il Vangelo della domenica

Si avvicinava la Pasqua e Gesù salì a Gerusalemme. Trovò nel tempio gente che vendeva buoi, pecore e colombe e, là seduti, i cambiamonete. Allora fece una frusta di cordicelle e scacciò tutti fuori dal tempio, con le pecore e i buoi; gettò a terra il denaro dei cambiamonete e ne rovesciò i banchi, e ai venditori di colombe disse: «Portate via di qui queste cose e non fate della casa del Padre mio un mercato!». I suoi discepoli si ricordarono che sta scritto: Lo zelo per la tua casa mi divorerà.
 Gv 2, 13-25
Ogni volta che la casa del Padre si trasforma in piazza di mercato, egli la distrugge per crearne una più corrispondente alla verità e grandezza della coscienza umana che, pur vivendo nel tempo, è chiamata a vivere nell’eternità. L’episodio della purificazione del tempio è emblematico di quello che i credenti sono chiamati a compiere nel loro tempio personale prima, e in quello comunitario dopo.
Poniamoci davanti al nostro tempio: le nostre convinzioni, lo stato della nostra coscienza, le nostre più segrete ambizioni, le nostre chiusure di mente e di cuore, e abbattiamo quanto in noi nasce dalla carne e dal sangue. In mezzo alle macerie vedremo la mano di Cristo eliminare quanto è stato manipolato dall’uomo e sostituirlo con nuovi materiali che lui solo edifica. In questa ricongiunzione del nostro essere personale con la Parola eterna che costruisce il suo tempio tra i figli dell’uomo, vivremo, sperimentandole nella nostra carne, le energie del Risorto.
 Giovanni Vannucci

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