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giovedì 17 aprile 2014

LeggiAmo letture pasquali ...e non!

Manns - Il racconto della Passione secondo Giovanni


Padre Frédéric Manns, Professore emerito di esegesi neotestamentaria presso la facoltà di Scienze Bibliche e Archeologia di Gerusalemme (Studium Biblicum Franciscanum): uno dei massimi specialisti del rapporto tra Giudaismo e Cristianesimo nei primi secoli.
Ci guiderà durante questa settimana santa ad un approfondimento: quello che narra la passione e la morte di Gesù secondo il vangelo di Giovanni.

                         *** * ***

La Settimana santa a Bose

Olio su tela, copia dell’originale di G. Rouault

Settimana santa

«Se Cristo non è risorto, la vostra fede è vana», ricorda l’Apostolo (1Cor 15,17). La fede cristiana non può dunque sussistere senza la resurrezione di Cristo; questa è la ragione per cui i cristiani non possono vivere senza celebrare ogni anno la Pasqua del Signore.

La Settimana santa conduce i credenti a seguire Gesù il giusto nella sua passione, nella sua morte e nella sua resurrezione. Celebrare ogni anno la Pasqua del Signore, ricordare e rivivere i suoi gesti e le sue parole, è confessare la fede nella resurrezione di Cristo, è affermare di credere che la vicenda di Gesù di Nazaret, come lui è vissuto e come lui è morto ed è tornato alla vita, possiede ancora oggi un valore e un significato grandi per la vita degli uomini e per l’intera storia dell’umanità.
Per questo, la celebrazione memoriale della Pasqua del Signore rende i cristiani contemporanei alla Pasqua di Cristo, una contemporaneità che consiste nella permanenza di senso per ogni credente di quell’evento che egli celebra nelle liturgie pasquali. La Pasqua di Cristo, infatti, è ancora oggi salvezza se a essa ogni discepolo del Signore aderisce con la sua intera esistenza. La ragione per cui la chiesa celebra annualmente le liturgie del Triduo santo è quella di far conoscere ai cristiani e a ogni uomo tutta la storia della salvezza, e insieme di farli entrare in questa economia illuminata dal soffrire, dal morire e dal risorgere di Gesù, e dunque dall’intera sua vita donata per la salvezza del mondo.
Confessare ogni anno nelle liturgie della Pasqua del Signore che «Cristo è risorto dai morti» (cf. Mt 28,7) significa gridare a ogni uomo, a ogni essere vivente e a tutta la creazione che «l’amore è più forte della morte» (cf. Ct 8,6).

*


Celebrare ogni anno la Pasqua del Signore, ricordare e rivivere i suoi gesti e le sue parole, è confessare la fede nella resurrezione di Cristo, è affermare di credere che la vicenda di quell’uomo, Gesù di Nazaret, come lui ha vissuto e come lui è morto ed è tornato alla vita, possiede ancora oggi un valore e un significato grandi per la vita degli uomini e per l’intera storia dell’umanità. Per questo, la celebrazione memoriale della Pasqua del Signore rende i cristiani contemporanei alla Pasqua di Cristo, una contemporaneità che consiste nella permanenza di senso oggi per ogni credente dell’evento che egli celebra nelle liturgie pasquali. Se la Pasqua di Cristo ha senso oggi per il cristiano, egli è contemporaneo alla Pasqua e la Pasqua è contemporanea a lui: qui sta l’importanza decisiva delle celebrazioni liturgiche pasquali nella vita dei credenti. La Pasqua di Cristo, infatti, è ancora oggi salvezza se a essa ogni discepolo del Signore aderisce con l’intera sua esistenza. La ragione per cui la chiesa celebra annualmente le liturgie del Triduo santo è quella di far conoscere e far penetrare nei cristiani e in ogni uomo tutta la storia della salvezza illuminata dal soffrire, dal morire e dal risorgere di Gesù, e dunque dall’intera sua vita donata per la salvezza del mondo. Confessare ogni anno nelle liturgie della Pasqua del Signore che «Cristo è risorto dai morti» significa gridare a ogni uomo, a ogni essere vivente e a tutta la creazione che «l’amore è più forte della morte».

Programma dei giorni 2014

13 aprile 2014 - DOMENICA DELLE PALME
10:30La passione di Gesù (I) raccontata ai bambini
11:30Benedizione degli ulivi ed eucaristia
14:30La passione di Gesù (II) raccontata ai bambini
17:00Vespri della domenica di passione
20:00Compieta
14 aprile 2014 - LUNEDÌ SANTO
7:00Preghiera del mattino
11:00Lectio divina sull'evangelo del giorno
12:30Preghiera di mezzogiorno
17:00Incontro: Le parole di Gesù in croce (1° parte)
18:30Preghiera della sera
  15 aprile 2014 MARTEDÌ SANTO
7:00Preghiera del mattino
11:00Lectio divina sull'evangelo del giorno
12:30Preghiera di mezzogiorno
17:00Incontro: Le parole di Gesù in croce (2° parte)
18:30Preghiera della sera
16 aprile 2014 - MERCOLEDÌ SANTO
7:00Preghiera del mattino
11:00Lectio divina sull'evangelo del giorno
12:30Preghiera di mezzogiorno
17:00Incontro: Le parole di Gesù in croce (3° parte)
18:30Preghiera della sera
17 aprile 2014 - GIOVEDÌ SANTO
8:00Preghiera del mattino
11:00Lectio divina sull'evangelo del giorno
12:30Liturgia penitenziale
16:30Incontro: I gesti di Gesù nell'ultima cena
18:30Missa in coena Domini
18 aprile 2014 - VENERDÌ SANTO
8:00Preghiera del mattino
10:30Incontro: La passione secondo Matteo
12:30Preghiera di mezzogiorno
15:00Liturgia della croce
18:30Ufficio del seppellimento
19 aprile 2014 - SABATO SANTO
8:00Preghiera del mattino
10:30Incontro: Tra parola e silenzio:
il mistero di Cristo nel sabato santo
12:30Preghiera di mezzogiorno
16:30Incontro: Introduzione alla Veglia pasquale
18:30Preghiera della sera
22:00Veglia pasquale
20 aprile 2014 - DOMENICA DI PASQUA
12:30Preghiera di mezzogiorno
17:00Preghiera della sera
21 aprile 2014 - LUNEDÌ DELL'ANGELO
8:00Preghiera del mattino
11:00Incontro: I discepoli di Emmaus
12:30Preghiera di mezzogiorno
17:00Preghiera della sera
Disceso a chi dimorava nell'ade,
Cristo portò la buona novella:
Coraggio, ora ho vinto: io sono la resurrezione,
io vi faccio risalire, perchè ho infranto le porte della morte,
donando al mondo la vita e la grande misericordia.

*

Questo è il corpo

François Nault 

La lavanda dei piedi

Questo, è il corpo. Una parte del corpo, un corpo affaticato e indebolito. Il piede, corpo con incrostazioni di fango e di escrementi, corpo insudiciato dal contatto con il suolo polveroso della Palestina. Se nel racconto sinottico dell’ultima cena Gesù dice: “Questo è il mio corpo”, qui il Vangelo di Giovanni mostra il corpo. A cominciare da quello di Gesù, che viene esibito, letteralmente messo a nudo. Carne consegnata, prima della sua morte. Sì, alla lettera, Gesù nudo, Gesù denudato, o meglio – e questo diventa decisamente scioccante – Gesù che si denuda. Gesù che si toglie le vesti sotto i nostri occhi, che si scopre sotto lo sguardo di un lettore che rimane di sasso. Là dove, durante l’ultima cena, il Gesù dei sinottici diceva: “Questo è il mio corpo”, il Vangelo di Giovanni sembra dire: “Questo, è il corpo”, e mostra quel corpo. Ce lo mette sotto gli occhi, in modo tale che lo spessore del corpo sia percepibile dai sensi, che rientri nella sfera sensibile.

Il corpo nudo del Figlio di Dio che si offre allo sguardo, quel corpo nudo sarebbe forse ancora tollerabile se si limitasse a fare questo: mostrarsi. Ma no, tocca pure. Lava. Lava dei piedi e li carezza.

È stupefacente il fatto che Gesù, non soddisfatto di compiere un gesto così singolare e, per certi versi, scioccante abbia anche inteso istituirlo come prassi comunitaria: “Vi ho dato un esempio perché anche voi facciate come io ho fatto a voi” (Gv 13,15). Gesù ha compiuto un gesto, poi ha chiesto che si continuasse a farlo dopo di lui; ha lavato i piedi dei discepoli, arrischiando un atto che non poteva non assumere un carattere enigmatico, e poi ha comandato ai discepoli di fare lo stesso, sul suo esempio, alla sua maniera.
Come interpretare il desiderio di Gesù? Perché istituire un gesto come questo, che fin dall’inizio ha suscitato forti resistenze? “Tu non mi laverai i piedi in eterno!” (Gv 13,8), esclama Pietro, scioccato dall’iniziativa del Maestro. Tali resistenze sono state, e sono ancor oggi, così forti e tenaci che l’istituzione del “sacramento della lavanda dei piedi” da parte di Gesù è da considerarsi un fallimento.
Un fallimento programmato, che però si rivela un successo. Se la lavanda dei piedi è davvero un sacramento dimenticato, e se, in questo senso, la sua istituzione da parte di Gesù può essere considerata un insuccesso, questo oblio e questo insuccesso non sono totalmente privi di significato: dicono qualcosa della natura stessa della sacramentalità, della chiesa, di colui che essa celebra, delle Scritture che gli rendono testimonianza, e del “cristianesimo a venire” che tali Scritture annunciano.

Una scoperta sul Giovedì Santo

  
Il giovedì santo è stato sempre per me il giorno più intimo e commovente. Mentre la domenica di Pasqua è il giorno della gioia vera, profonda, smisurata, la cena del giovedì è un momento raccolto: Gesù parla con parole infiammate, spiega l’amore di Dio e il comandamento “nuovo” di amarci come Lui ci ha amato. Lui stesso si dà da mangiare e crea l’unione più intima che si possa immaginare. Finita la cena Gesù esce nella notte, va nel Getsemani, dove prega, suda sangue mentre gli apostoli si addormentano e non riescono a vegliare. Joseph Ratzinger afferma in un suo scritto (Il cammino Pasquale, ed. Ancora) che la Chiesa commemora questo itinerario di Gesù portando il Santissimo fuori dal tabernacolo in una cappella laterale rappresentando così il percorso di Gesù fuori della casa, nella solitudine e nell’angoscia. A noi, a me, tocca il compito di accompagnarlo. Sembrerà strano ma confesso che non mi ero reso conto pienamente del significato di questa liturgia. Quelli che da bambino sentivo chiamare “sepolcri” e che da grande mi avevano fatto contemplare l’Eucarestia, ora li vedo con questa luce nuova. Sono l’occasione di rispondere a Gesù che mi dice: non sei stato capace “di vegliare un'ora sola con me?” Veglia e prega... (Mt 26,40). Questa scoperta mi accompagnerà il prossimo Giovedì Santo. Ringrazio Joseph Ratzinger che mi offre alimento solido per la fede. Per gratitudine, alla mia preghiera per Papa Francesco aggiungerò d’ora in poi: “e per il caro Papa emerito Benedetto”.

Lezioni sulla perversione...



carezza

...E LEZIONI SILENZIOSE DI VERI MAESTRI

C'è chi tiene lezioni sulla perversione (verosimilmente, per farne l'apologia) e attira su di sé le scintillanti luci della ribalta, e chi silenziosamente e nell'ombra ogni giorno impara l'umano e lo trasmette a chi voglia ascoltare. E' commovente la lettera redatta da alcuni volontari e indirizzata a Tempi, in cui si legge 

vi sono pazienti disabili che nessuno tocca mai, forse da anni, cioè da quando hanno perso i loro parenti; ci siam resi conto che il bisogno di contatto fisico talvolta è così forte che senza di esso un uomo perde il senso della stessa prossimità umana… al punto che ci è venuto da dire: «Ma tu guarda, quanto bisogno d’umano affetto una persona può portare dentro, tu lo soccorri materialmente ma umanamente non lo sfiori neppure! Tutti (tutti!) portiamo dentro un bisogno senza confini… e come è facile aiutarsi e come nello stesso tempo difficile trovare una carezza!».

Con umiltà e disponibilità, queste persone assistono chi soffre non trascurando la tenerezza silenziosa di una carezza. Altro che "assistenza sessuale", che riduce malati e disabili a istinto, a bestie; la pura e disinteressata dolcezza del Samaritano che cura le ferite rende pienamente umano chi la dà e chi la riceve. Grazie di questa lezione.





Stevan: Giuda -

Il mistero del tradimento <<< www.scribd.com/


Vedi anche sulla figura di Giuda:





Caterina - Diario di un padre nella tempesta 

Socci .Caterina <<<scridb


LeggiAmo...

Antonio Socci: "Caterina – Diario di un padre nella tempesta" 1

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