Pedro A. González Moreno (Luz nas talhas)
LUZ NAS TALHAS
Havia tanta luz naquele pátio
que se podia apanhar em talhas
e guardá-la para depois, como água da chuva,
para quando as sombras durassem demasiado.
Talhas cheias de luz na dispensa
para quando a noite nos cegasse.
Era tanta a luz, que se fazia sólida
e se entancava em charcos de brasa e cal viva,
crescia em cachos delicados
que se podiam colher devagar
para quando o Inverno voltasse.
E enquanto alguém apanhava, aos montes,
escombros pela casa,
eu tomava avaramente
fios de luz
que guardava nos armários
ou naqueles poemas escritos às escondidas.
Pedro A. González Moreno
(Trad. A.M.)
PUBLICADA POR ALBINO M.
ProMemoria:
Il potere di adesso
di Giampiero Cara
Che ci sia il presente lo sappiamo perché lo stiamo vivendo proprio in questo momento. Ma il passato e il futuro? Esistono davvero o sono solo costruzioni della nostra mente? Qualcuno se lo è chiesto e ha anche trovato una risposta. Chi? Ve lo dirò tra poco, perché voglio cominciare dall’inizio del mio viaggio di scoperta.
In principio era… il libro!
È proprio vero che certi libri si possono leggere solo quando si è pronti per farlo. Alcuni arrivano proprio nel momento in cui ne abbiamo bisogno e li leggiamo subito. Altri magari, dopo averli acquistati o ricevuti in qualche modo, li riponiamo su uno scaffale a raccogliere polvere finché un giorno non accade qualcosa che ce li fa prendere di nuovo in mano e cominciare a leggerli...
È accaduto anche a me diverse volte. La più recente riguarda un libro straordinario che voglio segnalarvi. Mi fu inviato dalla casa editrice Armenia più di una dozzina d’anni fa (il prezzo di copertina era ancora in lire) affinché lo recensissi su un sito per cui lavoravo. All’epoca mi colpì il titolo, Il potere di adesso, che mi suonava un po’ strano, e il nome dell’autore, Eckhart Tolle. Superficialmente, senza verificare, mi convinsi che si trattasse di un testo del celebre mistico medievale tedesco Meister Eckhart, o di un suo coevo, e lo riposi sul fatidico scaffale.
Là sopra è rimasto a ingiallirsi per qualche lustro finché un giorno, in seguito a una serie di circostanze, l’ho ripreso e ho cominciato a sfogliarlo. E dopo averlo letto e “vissuto” per due mesi, sento di potergli finalmente dedicargli una “recensione” che quando mi fu inviato dalla casa editrice non avrei saputo scrivere.
Il risveglio
La prima cosa che ho scoperto, riprendendo in mano il libro, è che l’autore non era l’antico mistico renano che credevo, bensì un nostro contemporaneo, oggi sessantaseienne. Wikipedia lo definisce uno “scrittore, filosofo e oratore”. È renano anche lui, e ha scelto il nome Eckhart, al posto dell’Ulrich Leonard di nascita, quando alcune delle persone che andavano a parlare con lui ha cominciato a chiamarlo così.
Nell’introduzione a Il potere di adesso (The Power of Now nell’originale, che in inglese perché l’autore ha vissuto a lungo a Londra, e da molti anni risiede in Canada e lavora soprattutto negli USA), Tolle racconta che, dopo un’infanzia e una gioventù travagliate e spesso al confine con la depressione, a 29 anni stava per decidere di uccidersi. Come motivazione continuava a frullargli nella mente un pensiero – “Non posso più vivere con me stesso” – che a un certo punto gli sembrò strano. “Io sono uno o due?”, si chiese. “Se non posso vivere con me stesso devono esserci due me: “io” e il “me stesso” con cui “io” non posso più vivere. Forse solo uno dei due è reale”.
Il giovane Tolle rimase così stordito da quella realizzazione che la sua mente si fermò, lasciandolo cosciente ma senza più pensieri. Sentì dentro di sé un vortice di energia che lo fece tremare, fino a quando non udì le parole “non opporre resistenza” come se fossero state pronunciate dentro il suo petto. Quindi percepì un vuoto interiore in cui si lasciò cadere senza più paura.
Da quando si risvegliò la mattina dopo, in pace con se stesso e con il mondo, Tolle afferma di essere rimasto in quello stato per cinque mesi. “In seguito”, racconta, “l’intensità di tale sensazione diminuì, o forse era solo una mia impressione perché era diventata la mia condizione naturale. Sapevo ancora darmi da fare nel mondo, ma capivo che niente di ciò che potevo fare avrebbe aggiunto alcunché a ciò che già possedevo”.
La fine della sofferenza
La comprensione intellettuale di cosa gli fosse successo arrivò soltanto qualche anno dopo, grazie alla lettura di testi spirituali e al contatto con dei cosiddetti maestri spirituali. La profonda sofferenza di quella notte lo aveva spinto ad abbandonare l’identificazione con un ego infelice e timoroso che, in definitiva, era solo un’invenzione della mente, come quello di tutti noi.
Secondo Tolle – ma mi sembra assai difficile contestare questo punto – invenzioni della mente sono anche il passato e il futuro, che esistono solo in quanto pensieri nella nostra testa. Il passato, infatti, non c’è più al di fuori dei nostri ricordi e delle nostre elucubrazioni mentali, mentre il futuro non è ancora arrivato, e quando arriva non può che incanalarsi nel flusso incessante del momento presente.
Non c’è altro tempo, dunque, all’infuori del momento presente. In questo senso, si può dire che il tempo come comunemente lo intendiamo non esista al di fuori della nostra mente. Secondo Tolle, esiste solo un eterno momento presente, all’interno del quale le forme cambiano in continuazione, muovendosi, trasformandosi e morendo. Ma sono le forme a trasformarsi e a morire, non l’unica parte reale di noi, ovvero la consapevolezza, che se smette di identificarsi con le forme in cui si manifesta non può essere toccata dal tempo, dai mutamenti e dalla morte.
Così sommariamente riassunti, possono sembrare concetti astratti, ma Tolle ci guida a metterli in pratica partendo da elementi semplici e concreti come il radicamento nel momento presente – soprattutto attraverso la respirazione cosciente o la percezione della vitalità interna del proprio corpo – e la sua accettazione, indipendentemente dalla forma che assume. Anzi, più la forma appare sgradita e più è importante accettarla, prendendone coscienza e smettendo di identificarsi con i pensieri che ci suscita. In effetti, questi pensieri producono una sofferenza psicologica del tutto evitabile, che di solito aggrava anche eventuali sofferenze fisiche. In questo senso, l’accettazione del momento presente porta a quella che, con terminologia buddistica, si può definire “fine della sofferenza”.
Accetta la pozzanghera ma… non restarci dentro!
È importante capire, però, che non si tratta di un’accettazione passiva. Tolle fa l’esempio banale del finire con i piedi in una pozzanghera. Accettare la situazione non significa restare là dentro per chissà quanto; significa solo accogliere in sé, senza recriminazioni, il fatto di essersi infangati, per poi uscire dalla pozzanghera, magari sporchi fuori ma “puliti” dentro, ovvero con uno stato d’animo sereno, non “macchiato” da una contrarietà, piccola (come in questo caso) o grande che sia.
Un’altra sfumatura fondamentale da capire è che accettare il momento presente non significa accettare anche la storia che costruiamo sopra un evento. Restando sull’esempio della pozzanghera, accettare di esserci finiti dentro – per poi tirarcisi fuori – non significa accettare anche tutti i pensieri che un accadimento del genere suscita nella nostra mente, tipo “sono proprio sfortunato, mi devo rassegnare a questo”, oppure “devo accettare che sono una persona distratta e imbranata” e cose del genere. La cosa da accettare è la semplice caduta nella pozzanghera, gli altri sono solo pensieri da osservare, se sorgono, senza identificarcisi. Non è neppure necessario giudicarli negativamente e cercare di cambiarli: a dissolverli basta lo spazio creato intorno a essi dall’accettazione consapevole, che va al di là del pensiero.
Lo stesso vale per qualunque evento, anche più grave e apparentemente negativo, perché ogni cosa che accade è frutto del lavorio costante di un’intelligenza universale (o “divina”, volendo usare termini più “spirituali”) a cui la nostra limitata dimensione egoica non può contrapporsi efficacemente. L’accettazione, invece, ci fa entrare in contatto con quest’intelligenza di cui la nostra essenza è parte e collaborare con essa, invece di opporvisi. Come dice Tolle, “coopera con la vita, e la vita coopera con te, riflettendo verso di te il volto che le mostri”.
Frammenti di saggezza universale
Mi fermo qui, anche se mi verrebbe da scrivere tante altre cose, perché è giusto che ognuno approfondisca per conto proprio, se vuole, leggendo magari questo libro – e altri che Tolle ha scritto, a cominciare da Una nuova terra, pubblicato da Mondadori qualche anno fa – e mettendolo in pratica. Anche perché le parole hanno una forza direttamente proporzionale allo stato di coscienza di chi le pronuncia, e quindi è sempre meglio ascoltarle dalla fonte.
Concludo allora con alcune citazioni del pensiero di Eckhart Tolle che mi sono appuntato durante la lettura dei suoi libri e l’ascolto dei suoi audiolibri e video (vi consiglio soprattutto questi ultimi, se conoscete l’inglese, perché attraverso la viva voce dell’autore arriva qualcosa di più). Sono frammenti di verità che, secondo me, possono risvegliare la forza invisibile della consapevolezza universale che alberga in ognuno di noi.
In essi molti potranno riconoscere in essi gli echi di tradizioni spirituali come il buddismo (quello zen in particolare), l’induismo e il taoismo, ma anche del cristianesimo (Tolle cita spesso e interpreta in modo illuminante detti e parabole di Gesù) e di filosofi ispiranti come l’americano Ralph Waldo Emerson e persino l’imperatore romano Marco Aurelio. Tutti influssi che Tolle, probabilmente accedendo a uno stato di coscienza analogo, ha saputo fondere in un insegnamento di straordinaria efficacia, concettualmente semplice ma assai profondo, al tempo stesso moderno e senza tempo.
- Osserva i tuoi pensieri, non crederci.
- Accetta l'inaccettabile: è un portale verso la libertà.
- Accetta di non sapere e crea spazio dentro.
- Osservare i propri pensieri senza identificarsi in essi crea uno spazio attraverso cui il divino può manifestarsi.
- Accetta la realtà del momento presente, non la tua interpretazione o proiezione nel futuro. Non inventarci storie sopra.
- Affrontare la realtà significa affrontare il momento presente.
- Tu non sei quel che accade, bensì lo spazio in cui accade.
- La tua situazione di vita è il contenuto, la vita è lo spazio. E tu sei lo spazio, la vita, non ciò che contiene.
- Gli stati d'animo negativi sono manifestazioni dell'ego, che è identificazione con pensieri ed emozioni.
- Il passato e il futuro sono creazioni della mente. L'unica realtà è il momento presente.
- Non giudicare le cose che accadano; accettale, e il cambiamento sarà più rapido e meno sofferto.
- Non resistere al cambiamento, se prende forme che non ti piacciono
- Attraverso l'accettazione, arriva il potere.
- In questo momento, ti trovi nel posto e nella situazione migliori possibili per te.
- La morte è un'asportazione di tutto ciò che non è noi. Il segreto della vita è "morire prima di morire", e scoprire che non vi è morte.
- Sii presente in questo momento; è l'unico che esiste.
Postato 5th April 2014 da Dottor Divago
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