“Il Crocifisso è vivo”.
E’ il titolo del nuovo libro del cardinale Angelo Comastri, pubblicato in questi giorni dalle Edizioni San Paolo. Il volume introduce i lettori alla “terapia della Misericordia”, raccontando storie di conversioni e trasformazioni di uomini raggiunti dalla forza della Croce. Un libro, dunque, particolarmente utile mentre ci avviciniamo al periodo quaresimale che ci condurrà alla Pasqua del Signore. Intervistato daAlessandro Gisotti, il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano, muove la sua riflessione dall’affermazione dello storico russo Aleksandr Solženicyn: “Gli uomini hanno dimenticato Dio”:
R. - Solženicyn ha raccontato che quando era ragazzo, quindi negli anni ’20, ’22, ricordava che nel suo villaggio discutevano: “Ma perché ci sono capitate queste disgrazie nella Russia?”. Erano gli anni in cui si stava imponendo la dittatura feroce di Stalin. E lui ricordava che gli anziani dicevano: “Abbiamo abbandonato Dio, il resto è conseguenza”. Questo vale anche oggi. Viviamo in una società in cui dominano due caratteristiche. Oggi c’è violenza e scontentezza. La violenza è un po’ dovunque. Così anche la scontentezza è un po’ dovunque. Perché questa inquietudine? Dio è la trave che sostiene il tetto del senso della vita: se Dio è entrato nella storia, la storia ha una salvezza, ha uno sbocco positivo. Noi siamo sicuri che lo sbocco finale sarà la vittoria dei buoni. Allora, sapendo che il Crocifisso è vivo, cioè che Gesù è dentro la storia, è dalla parte nostra, sapendo questo, noi dobbiamo avere una grande speranza, una grande fiducia: il mondo può cambiare, il mondo si può rinnovare e, non solo, la vittoria dei buoni è assicurata.D. - La Quaresima è vicina. Questo libro parla di Risurrezione fin dal titolo. Come prepararsi a questo tempo forte dell’anno?R. - Il mondo nel quale viviamo potrebbe farci paura. Ci sono tanti elementi che possono anche infondere scoraggiamento. Allora, mi vengono in mente le parole che spesso mi diceva Madre Teresa: “Non serve a niente gridare ‘E’ buio, è buio!’ ”. Finché gridiamo ‘E’ buio, è buio!’ non si accende la luce. E lei diceva: “Accendiamo la luce. Anzi, diventiamo luce noi”. Allora, all’inizio della Quaresima, io credo che tutti dobbiamo riconoscere che abbiamo dentro di noi qualche zona d’ombra, tutti abbiamo qualche spazio in cui si è accumulata polvere. Quanto è bello ripulire l’anima, renderla più splendente, mandare più luce: questa è la Quaresima, in modo che il giorno di Pasqua possa essere non solo il ricordo della Risurrezione di Gesù ma anche un momento in cui noi ci avviciniamo alla Risurrezione di Gesù. Perché questo è il senso della Quaresima: farci diventare figli risorti.D. – Lei sottolinea che la terapia che oggi serve agli uomini del nostro tempo è la misericordia di Dio. Questo tema della misericordia è molto presente nei Papi dopo il Concilio, in particolare in Giovanni Paolo II e Francesco. Perché secondo lei?R. – Credo che il tema della misericordia sia un po’ il cuore del Vangelo. Oggi lo stiamo sottolineando più che scoprendo perché è nel cuore del Vangelo. Prendiamo il capitolo 15 di San Luca. L’evangelista racconta che un giorno la gente mormorava contro Gesù perché lo trovava troppo buono, troppo accondiscendente verso i peccatori e Gesù risponde con tre parabole, con le quali vuol dire: “Voi non sapete chi è Dio. Dio non è come lo pensate voi. Dio è come un pastore che ha 100 pecore, ne perde una, potrebbe dire: ‘99 mi bastano’. E invece va a cercare la pecora smarrita. Questo è Dio”. E Gesù conclude: “Ebbene in cielo si fa festa per un solo - un solo! - peccatore che si converte”. Poi, Gesù continua: “Dio è come una donna che ha 10 monete e ne perde una. Ebbene chi sono queste monete preziose? E’ l’uomo, l’uomo peccatore. La moneta perduta è l’uomo peccatore. E dice Gesù: “La donna butta all’aria tutta la casa. Ed è un’immagine di Dio per dire: Dio fa di tutto per ritrovarci. Poi, la parabola del Figliol prodigo è meravigliosa: il figlio sbatte la porta, scappa di casa va a finire nel porcile, più umiliante di così non si può immaginare! Ebbene, io sono convinto che Gesù quando raccontava questa parabola a un certo punto si è fermato, nel momento in cui ha detto: “Ma il figlio si pentì e disse: ‘Tornerò da mio padre’”. Io ho sempre immaginato che Gesù si sia fermato in questo momento e abbia detto: “Immaginate l’incontro”. Forse qualcuno avrà detto: “Una bella bastonata gliel’avrà data!”. Gesù risponde: “No, così ragionato gli uomini non Dio”. Il Padre lo vide da lontano, cioè il padre lo stava aspettando. Ed è bello il movimento dei verbi: “Il padre gli corse incontro, gli cadde sul collo e lo abbracciò con l’amore di un padre”. Quindi noi possiamo perdere le caratteristiche di figli, Dio non perde mai le caratteristiche di padre.L'integrale dell'intervista al cardinale Comastri può essere ascoltata qui:
ANGELO COMASTRI:
«IL CROCIFISSO È VIVO E ANCHE TU LO PUOI INCONTRARE»02/03/2017 La forza della croce nel nuovo libro del Cardinale. San Paolo, san Francesco, madre Teresa, padre Pio... ma anche Napoleone e Carducci. Così i grandi personaggi si sono inginocchiati davanti a Gesù
Vittoria Prisciandaro
«Il Crocifisso è vivo»: è un’affermazione e un appello il titolo dell’ultimo libro del cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. L’opera, racconta l’autore, nasce «prima di tutto per scuotere me stesso e per invitare tutti a una seria riflessione: san Luca, nel suo Vangelo, ci ha tramandato una domanda che fa venire i brividi. L’ha formulata Gesù ed è rivolta anche a noi. Eccola: “Il Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?” (Luca 18,8). Gesù non può avere pronunciato queste parole per scherzo, ma perché esiste veramente il rischio di affievolimento della fede e anche il rischio di perdita della fede: Gesù ci ha avvisato. Oggi mi sembra che viviamo in un’epoca di fede debole, un’epoca in cui Gesù appare lontano… anche nei discorsi e nella vita dei cristiani. Non possiamo dormire tranquilli. Per questo ho scritto il libro Il Crocifisso è vivo».
Ci spiega il titolo?«San Paolo ha incontrato il Crocifisso vivo sulla via di Damasco, san Francesco ha sentito la voce del Crocifisso vivo nella chiesa di San Damiano in Assisi, padre Pio ha visto il Crocifisso vivo nel piccolo coro del convento di San Giovanni Rotondo, madre Teresa di Calcutta, mentre viaggiava in treno, ha sentito il grido del Crocifisso vivo che le diceva: “Ho sete”. Allora, il Crocifisso è vivo! È possibile incontrarlo, è possibile sentirlo. Perché noi lo sentiamo tanto lontano? Vale la pena di sostare a lungo su questa domanda».
Nel suo libro, pubblicato dalle Edizioni San Paolo, lei cita numerosi personaggi che si sono confrontati con il Crocifisso, sia a livello di storia interiore personale sia in relazione alle cronache più recenti per la vicenda del crocifisso nelle aule. Di questo dibattito cosa l’ha più colpita? «Mi ha colpito il fatto che le voci più forti e più convinte a favore del Crocifisso siano state le voci di persone apparentemente lontane dal Crocifisso. Basta leggere le parole dell’atea Natalia Ginzburg: la sua difesa del Crocifisso è appassionata, è motivata, è capace di penetrare nel cuore. E ugualmente leggete le parole di Marco Travaglio – sì, proprio lui! – a difesa del Crocifisso: mi hanno profondamente commosso».
Lei racconta l’evoluzione interiore di alcuni grandi personaggi, a partire da Napoleone. Può dirci qualcosa di quelli che l’hanno più interessata?«La vicenda interiore di Napoleone è quella che maggiormente mi ha colpito. Quest’uomo è stato capace di abolire in Francia la festa della Madonna Assunta, perché, secondo lui, offuscava il giorno del suo compleanno che ricorreva proprio il 15 agosto: l’orgoglio non ha limiti! Eppure, quando Napoleone si trovò rinchiuso nell’isola di Sant’Elena e provò l’umiliazione dello sconfitto, allora fu in grado di vedere meglio la verità. E fu capace di accostarsi a Gesù con un atteggiamento onesto e leale fino a dichiarare apertamente che, nella storia, egli non trovava un personaggio paragonabile a Gesù e non trovava neppure un messaggio paragonabile al Vangelo: Cristo è unico e il Vangelo è unico. Non solo. Napoleone sottolineò un fatto che raramente viene sottolineato. Disse: “Gesù ha legato il successo della sua missione alla sua morte drammatica. E così è accaduto. Questo lo può fare soltanto chi è superiore alla morte: cioè, lo può fare soltanto Dio”. Il ragionamento non fa un grinza».
Delle storie di conversione che racconta quali sono i risvolti legati alla contemporaneità? Cosa ci dicono? «Napoleone Bonaparte e gli scrittori Giosuè Carducci, Adolfo Retté e Giovanni Papini hanno remato a lungo contro Cristo… ma poi si sono inginocchiati davanti a lui e soltanto così hanno trovato la pace del cuore. Oggi tanta gente rema contro Cristo, ma è scontenta, è insoddisfatta, è bisognosa di droga per placare (inutilmente!) l’inquietudine dell’anima, che è il male più diffuso della nostra epoca. E se questa gente provasse a seguire l’esempio dei personaggi che presento nel libro?».
Qual è la risposta data da madre Teresa rispetto alla vicenda del Crocifisso?«Al centro della vita di madre Teresa di Calcutta c’era Gesù, e Gesù crocifisso. Sulla spalla sinistra portava sempre un piccolo crocifisso, per dire a tutti che l’amore che ella riversava sui poveri di tutto il mondo, veniva da Gesù crocifisso: evidentemente perché il Crocifisso è vivo. E quando madre Teresa, su richiesta delle autorità locali, portò le sue suore nello Yemen per accudire i lebbrosi, le fecero notare che in un Paese islamico era opportuno che togliesse il crocifisso dalla spalla. Madre Teresa, con serena fermezza, rispose: “O entriamo tutti e due o nessuno. Sia chiaro infatti che noi serviamo i lebbrosi per amore di Gesù”. E così il crocifisso entrò in un Paese islamico insieme a madre Teresa».
Nella prefazione esordisce dicendo che Cristo è sconosciuto ai cristiani. Perché? E quali sono le cause di questa affermazione?«Non so dire esattamente quali siano le cause: constato il fatto che è innegabile. E invito tutti a porsi la domanda: “Perché oggi noi cristiani attiriamo poco gli uomini a Gesù?”. La nostra fede in Gesù si diffonde per attrazione, come ci ricorda spesso papa Francesco. Ecco, allora, la domanda sulla quale è urgente riflettere: perché non attiriamo più la gente a Gesù?».
Può raccontarci la storia del crocifisso che mette sulla copertina del volume? «Nella basilica di San Pietro esisteva, dietro l’ascensore della cappella delle reliquie, un antichissimo crocifisso sul quale erano stati passati, lungo i secoli, circa venti strati di vernice scura: il crocifisso era come sepolto. Abbiamo provato, con esperti restauratori, a rimuovere gli strati di vernice… e il crocifisso è riemerso in tutta la sua drammatica bellezza. Ho assistito alle varie fasi del restauro e a me è sembrato che improvvisamente il crocifisso diventasse vivo: e oggi questo crocifisso è esposto nella cappella del Santissimo Sacramento nella basilica di San Pietro e parla, con il silenzio eloquente dei suoi occhi e con la forza delle sue ferite sanguinanti. Per questo motivo ho voluto che fosse riprodotto sulla copertina del mio libro».
LA PREGHIERA
O Gesù, mi fermo pensoso ai piedi della Croce: anch’io l’ho costruita con i miei peccati! La tua bontà, che non si difende e si lascia crocifiggere, è un mistero che mi supera e mi commuove profondamente.
Signore, tu sei venuto nel mondo per me, per cercarmi, per portarmi l’abbraccio del Padre: l’abbraccio che tanto mi manca!Tu sei il Volto della bontà e della misericordia: per questo vuoi salvarmi! Dentro di me ci sono le tenebre: vieni con la tua limpida luce.Dentro di me c’è tanto egoismo: vieni con la tua sconfinata carità. Dentro di me c’è tanto orgoglio: vieni con la tua impressionante umiltà.Signore, il peccatore da salvare sono io: il figlio prodigo che deve ritornare, sono io! Signore, concedimi il dono delle lacrime per ritrovare la libertà e la vita, la pace con Te e la gioia in Te.Amen.cardinale Angelo Comastri
www.famigliacristiana.it
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