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lunedì 8 maggio 2017

Narciso e Boccadoro

Da parolechecambianolavita.wordpress.com

Hermann Hesse – Narciso e Boccadoro


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Vedeva la natura di Boccadoro e, malgrado fosse l’opposto della sua la comprendeva a fondo, perché ne era l’altra metà, la metà perduta. Vedeva questa natura racchiusa dentro una dura corazza di immaginazioni, di errori d’educazione, di parole paterne e da tempo intuiva tutto il segreto non complicato di quella giovane vita. Il suo compito gli era chiaro: svelare questo segreto a colui che lo portava in sé, liberarlo dalla sua corazza, restituirgli la sua vera natura. Sarebbe stato difficile e la cosa più penosa era che ciò gli sarebbe forse costato la perdita dell’amico (pag.28)
Volevo dire: Non era quel tantino di disobbedienza che opprimeva la mia coscienza, era qualcos’altro. Era un sentimento che non so descriverti. Sentivo che se avessi ceduto all’adescamento, se solo avessi steso la mano per toccare la ragazza, non avrei più potuto tornare indietro, che allora il peccato mi avrebbe inghiottito come la bocca dell’inferno e non mi avrebbe più resistito. E addio bei sogni, addio amore di dio e del bene (pag.30)
Narciso lo guardava in silenzio, il suo sguardo era come una carezza. (pag.57)
E ti dico ancora, qualunque cosa avvenga di te e di me, comunque si svolga la nostra vita, non accadrà mai che nel momento in cui tu chiami seriamente e senta di avere bisogno di me, mi trovi sordo al tuo appello! Mai! (pag.61)
Amare una donna, darsi a lei, avvolgerla tutta a sé e sentirsi avvolto da lei, non è la stessa cosa che tu chiami essere innamorati e che un pochino schernisci. Non è da schernire, per me è la via che conduce alla vita, al senso della vita (pag.71)
Com’era appassito presto ciò che poc’anzi fioriva ancora (pag.102)
Sembri tanto sereno, ma infondo ai tuoi occhi non c’è serenità, c’è soltanto tristezza (pag.103)
Lo colpì il contrasto fra l’inquietudine del suo cuore e la placida rassegnazione del mondo invernale (pag.109)
Le linee di quel volto che gridava erano ben poco dissimili da quelle ch’egli aveva visto in altri volti di donne nel momento dell’ebbrezza d’amore, l’espressione della grande sofferenza del volto umano era più violenta più sfigurante che l’espressione di un grande godimento ma in fondo non era diversa, lo stesso contrarsi in una specie di smorfia, lo stesso accendersi e spegnersi (pag.117)
Assaporò la sua vita salva. Dalla bocca la vita se ne andava in gemiti vaghi, sempre più fiochi (pag.123)
Edizione Mondadori - Comprato nel 1993, 
letto 1994-1995 al pratino del Tennis di Poggibonsi - Giudizio *** 1/2
By parolechecambianolavita.wordpress.com/

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