La libertà
di Gustave Thibon
(4 febbraio 1977)
La parola libertà corrisponde a uno dei bisogni più profondi della natura umana. Ed è forse per questo che essa dà luogo a così tanta confusione e a tanti abusi.Che cos’è la libertà? Non è l’indipendenza assoluta, poiché noi tutti dipendiamo da qualcuno o qualcosa: dall’aria che respiriamo, dal mestiere che facciamo, dagli esseri che ci circondano e dalla società umana tutta intera con la quale scambiamo quotidianamente dei servizi.L’uomo si sente libero nella misura in cui può amare le cose e gli esseri da cui dipende: per esempio quando vive in ambiente a lui consono, quando esercita un mestiere che risponde alla propria vocazione interiore, quando sposa la donna di cui è innamorato ecc. Viceversa, sperimenta una sensazione di coercizione e schiavitù quando è vincolato, per via delle necessità dell’esistenza. a funzioni o a persone che gli ripugnano. Colui che non possiede la vocazione militare si sente schiavo in caserma; allo stesso modo, per chi non ama più la propria sposa i vincoli del matrimonio diventano delle catene.Così, quando rivendichiamo la nostra libertà non è l’indipendenza assoluta che domandiamo: è la facoltà di passare da una dipendenza che rifiutiamo a una dipendenza che ci attrae.Gli esempi di questo stato d’animo sono innumerevoli. Il bambino pigro che a scuola si annoia prova un vivo sentimento di liberazione quando gli viene permesso di giocare o di gironzolare. Tuttavia egli è schiavo di quell’istinto che lo spinge verso il gioco e il bighellonare.La giovane « emancipata » che si ribella all’autorità dei genitori o alle regole della morale non reclama la libertà che per obbedire in maniera più servile agli idoli di una certa gioventù: la danza, il cinema, i flirt ecc.Il teppista che rifiuta di obbedire alle leggi della società per entrare in una banda di malfattori si sottomette facilmente alle « leggi della malavita ».Allo stesso modo, l’uomo che desidera disfarsi della propria donna allo scopo di sposare l’amante non è libero nei confronti della passione per la quale distrugge il focolare domestico.Questi pochi esempi sono sufficienti a mostrare le schiavitù che ci minacciano sotto il nome e la maschera della libertà.Essere libero significa poter fare ciò che si desidera. Occorre dunque vigilare sulla qualità e sull’orientamento dei nostri desideri. La libertà non è altro che la capacità di scegliere tra due obbedienze: se, nel negarci agli appelli che ci vengono dall’alto, rifiutiamo di essere servitori del vero e del bene, cadiamo sotto l’imperio delle passioni inferiori che ci rendono schiavi dell’errore e del male.La parola libero in greco si dice autonomos: colui che obbedisce alla propria legge. Ma la legge dell’uomo, creata a immagine di Dio, vuol dire obbedire alla legge di Dio, equivale cioè ad amare e a servire. Ed è in questo senso che Seneca diceva: parere Deo libertas est. La libertà è obbedire a Dio.(Articolo originale: La liberté, « Itinéraires », n. 214, giugno 1977; traduzione redazionale)
© Copyright Henri de Lovinfosse, Waasmunster (Belgique)
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