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venerdì 16 dicembre 2011

Venerdì della III settimana del Tempo di Avvento

Il Vangelo del Giorno di Don antonello Iapicca

Giovanni Battista è una lampada che arde e risplende: 
ardente per il desiderio celeste, risplendente per la parola. 
Quindi, affinché sia conservata la veridicità dell’annuncio, 
deve essere conservata l’altezza della vita. 

Gregorio Magno, Omelia su Ezechiele. 1,11,7.




L’altezza, la misura alta della vita, 
che proprio oggi è così essenziale 
per la testimonianza in favore di Gesù Cristo, 
la possiamo trovare solo se nella preghiera 
ci lasciamo continuamente tirare da Lui verso la sua altezza.

Benedetto XVI




Dal Vangelo di Giovanni 5,33-36. 

Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 
Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 
Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce. 
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.



IL COMMENTO


La salvezza è una testimonianza che si radica nella nostra stessa vita. Non è testimonianza umana, non si inchina ai criteri e ai parametri della carne. E' la testimonianza resa al Messia dalle opere da Lui compiute nella nostra vita. Opere che nessun uomo potrebbe compiere. Miracoli che certificano l'origine celeste della testimonianza: per salvarci, per vivere in pienezza, per essere strappati alle idolatrie e alla schiavitù del peccato, abbiamo bisogno di uno "più forte", di un inviato dal Cielo, capace di superare le barriere della carne. Psicologia, terapie di gruppo, ideali e ideologie, buoni sentimenti e sante intenzioni, nulla di tutto questo è capace di salvarci. Lo stesso Giovanni Battista non era il Salvatore: i missionari, i presbiteri e i catechisti, i genitori e gli educatori, sono lampade che ardono e risplendono per illuminare la Verità e Colui che, solo, può compierla. Se la loro testimonianza finisce in loro stessi senza rimandare a Cristo, è vana. Come spesso accade a tutti noi, che ci rallegriamo delle parole annunciate, della consolazione e della pace che ci recano, ma non penetrano nel profondo sino a convertirci nel cuore. Cerchiamo affetto, ganci cui aggrappare la nostra carne, e sperimentiamo, immancabilmente, la brevità dell'istante nel quale possiamo rallegrarci. Niente che colmi davvero il nostro cuore. Preghiamo, ascoltiamo la Parola, i consigli, la predicazione, ma restiamo tristi, schiavi, inappagati.


La testimonianza del Signore è un'altra cosa: è inscritta nelle sue opere, non si tratta di illusioni. Le opere di vita eterna che Lui compie nella nostra vita. Il matrimonio, i figli, il lavoro, la precarietà, la Croce! Sì, è proprio la Croce l'opera che il Padre compie in noi attraverso il Figlio. La Croce che spezza le catene del peccato, che ci insegna e conduce ad amare oltre la carne, che ci schiude le porte del Cielo. La testimonianza di Giovanni, della Chiesa, indica in Gesù l'Agnello di Dio che toglie i peccati del mondo, il Servo crocifisso che ci attira, oggi, nella salvezza, nel Regno dei Cieli, attraverso gli eventi e le persone concrete. Non vi è spazio per i compromessi, per le illusioni: è la storia che testimonia la salvezza, esattamente dove la nostra carne reclama la giustizia umana il Signore depone la Giustizia della Croce. Essa è l'unica lampada che arde e risplende senza consumarsi, l'unica pienezza di amore capace di infondere una gioia che non sia di un momento. 




San Massimo di Torino ( ? - circa 420), vescovo
Sermone 62,261s; PL 57,537



«Preparerò una lampada al mio consacrato» (Sal 132,17)

        Quando l'intero universo era avvolto dalle tenebre del demonio e l'oscurità del peccato regnava sul mondo, un nuovo sole, Cristo Signore, ha voluto, in questi ultimi tempi, a notte già inoltrata, diffondere i primi raggi di un giorno nascente. Prima che apparisse questa luce, cioè prima che si manifestasse «il sole di giustizia» (Ml 3,20), Dio aveva già parlato attraverso i profeti, come un'aurora «Inviai i miei profeti prima della luce» (Ger 7,25 Vulg). Più tardi Cristo stesso ha  inviato i suoi raggi, cioè gli apostoli, per far risplendere la luce e riempire l'universo con la sua verità, affinché nessuno si perdesse nelle tenebre...

        Noi uomini, per compiere quanto è necessario prima che si alzi il sole di questo mondo, precediamo la luce con una lampada. Ora il sole di Cristo, lui pure, ha la sua lampada che ha preceduto la sua venuta, come dice il profeta: «Preparerò una lampada al mio consacrato» (Sal 132,17). Il Signore indica chi è questa lampada dicendo, a proposito di Giovanni Battista: «Lui è la lampada che brucia e illumina». E Giovanni stesso dice, come se fosse il flebile barlume di una lanterna che si porta davanti a sé: «Ma viene uno che è più forte di me, al quale io non son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco» (Lc 3,16). Nello stesso tempo, sapendo che la sua luce sarebbe stata eclissata dai raggi del sole, ha predetto: «Egli deve crescere e io invece diminuire» (Gv 3,30). Infatti, come la luce di una lanterna si spegne all'arrivo del sole, così il battesimo di penitenza proclamato da Giovanni ha perso il proprio valore all'arrivo della grazia di Cristo.

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