Papa Francesco e santa Teresina
Bergoglio, che ha sempre considerato quel fiore un «segno» di Teresa di Lisieux e della sua intercessione, ne ha ricevuta a sorpresa una all'indomani della veglia sulla Siria
Domenica 8 settembre, all'indomani della lunga veglia di preghiera per la pace in Siria durante la quale erano stati letti alcuni brani di santa Teresina di Lisieux, Papa Francesco ha ricevuto in dono, a sorpresa, una rosa bianca. Un fiore che per lui è un «segno» legato proprio alla devozione della santa. A rivelarlo, autorizzato dallo stesso Francesco, è stato l'arcivescovo di Ancona-Osimo, Edoardo Menichelli.
Il prelato, al quale l'episodio era stato raccontato da Bergoglio il giorno precedente, l'ha detto pubblicamente nel corso della presentazione di un libro avvenuta a Pedaso, in provincia di Fermo. Si tratta del libro “Teresa di Lisieux. Il fascino della santità. I segreti di una dottrina ritrovata” (Lindau) (*), il corposo e documentato saggio di Gianni Gennari che il Pontefice aveva portato con sé nella borsa durante il viaggio in Brasile dello scorso luglio.
Monsignor Menichelli ha raccontato: «Il Papa mi ha detto di essere stato sorpreso, passeggiando nei giardini vaticani domenica 8 settembre, da un giardiniere che gli ha regalato una rosa bianca appena colta. Un fiore che considera un "segno", un "messaggio" di santa Teresina, alla quale si era rivolto preoccupato il giorno precedente». L'arcivescovo ha portato ai presenti il saluto di Francesco, dicendo di essere stato da lui autorizzato a parlare anche dell'episodio della rosa bianca. Il Papa non ha messo in correlazione la rosa bianca con la veglia per la pace della sera prima. Ma non è difficile immaginare che tra le angosce del vescovo di Roma vi fosse proprio la situazione internazionale, i massacri in Siria, il ventilato intervento dei bombardieri occidentali.
Qual è il significato della rosa bianca per Bergoglio? A parlarne era stato lui stesso, da cardinale, nel libro intervista «El Jesuita» scritto da Sergio Rubin e Francesca Ambrogetti. I due giornalisti descrivendo la biblioteca di Bergoglio a Buenos Aires, scrivono: «Ci soffermiamo su un vaso pieno di rose bianche in uno scaffale della biblioteca, davanti a una foto di santa Teresa. “Quando ho un problema”, spiega Bergoglio ai due giornalisti, “chiedo alla santa, non di risolverlo, ma di prenderlo in mano e aiutarmi ad accettarlo, e come segnale ricevo quasi sempre una rosa bianca”». La devozione del Papa per la mistica carmelitana morta ad appena 24 anni nel 1897, canonizzata da Pio XI e proclamata dottore della Chiesa da Papa Wojtyla nel 1997 è nota. Lo stesso Francesco ne aveva parlato ai giornalisti sul volo di ritorno da Rio de Janeiro. Teresa, mentre era ancora in vita, aveva promesso che dopo la sua morte avrebbe fatto piovere dal cielo dei «petali di rose», cioè delle grazie concesse da Dio per sua intercessione. Scriveva: «Un’anima infiammata di amore non può restare inattiva... Se voi sapeste quanti progetti faccio su tutte le cose che farò quando sarò in cielo... Sì, voglio passare il mio cielo a fare del bene sulla terra». Così nel corso della veglia di sabato 7 settembre, la recita dei misteri del rosario è stata intercalata da brani del Vangelo e da brani di una poesia della santa di Lisieux.
La devozione e il messaggio delle rose non ha avuto inizio con Bergoglio. Era il 3 dicembre 1925 quando il padre gesuita Putigan diede inizio a una novena per chiedere una grazia importante. Per sapere se sarebbe stato esaudito, chiese un segno. Desiderava ricevere una rosa in dono. Pur non avendo parlato con nessuno della novena né della particolarissima richiesta fatta alla santa, il terzo giorno aveva ricevuto la rosa richiesta e quindi la grazia. Cominciò un'altra novena. Il quarto giorno di questa seconda novena una suora-infermiera gli portò una rosa bianca dicendogli: «Santa Teresa vi manda questa rosa». Allora il gesuita prese la decisione di diffondere la novena «miracolosa» chiamata «delle rose», che da allora si è diffusa in tutto il mondo.
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IL LIBRO
Teresa Martin: una vita – soli 24 anni – tutta nascosta e conclusa nel 1897. Un anno dopo le sorelle pubblicano col titolo Storia di un’anima i suoi ricordi di famiglia manipolati da loro con le migliori intenzioni. Da allora un oceano di simpatia e di devozione: Teresa beata (1923), santa (1925), protettrice della Francia e Patrona delle Missioni in tutto il mondo… Così, nel 1932, si chiese a Pio XI di proclamarla Dottore della Chiesa, ma il Papa reagì bruscamente: una donna! E questa sua pretesa «dottrina» era già nel Vangelo! Neppure parlarne, e per questo neppure pensarci! Del resto a detta delle sue stesse sorelle «nessuno pensava che avesse una dottrina».
Tuttavia, a poco a poco, grazie al lavoro di uno storico rigoroso e appassionato, André Combes, e al recupero faticoso dei suoi veri scritti, cominciarono a uscire «luci nuove» e «particolari fulgori di dottrina» che hanno «fatto risplendere il fascino del Vangelo». Lo ha scritto Giovanni Paolo II proprio nel proclamarla «Dottore» il 19 ottobre 1997: Teresa, «giovane, donna e contemplativa» mostra una «sapienza infusa, cioè la lucida, profonda assimilazione delle verità divine e dei misteri della fede». Oggi è «Dottore dell’Amore» e mostra all’uomo del Terzo Millennio la novità centrale della fede, la sua adozione per grazia a «figlio» di Dio, reso capace di riamare Dio e il prossimo con lo stesso «Amore» che è in Dio.
In questo libro, per la prima volta con documenti inediti e originali, è descritta la vicenda che ha portato Giovanni Paolo II al rovesciamento del «no» di Pio XI, con il suo «sì» splendidamente confermato da Benedetto XVI il 6 aprile dello scorso anno. Ed è ricostruita la vera storia degli scritti di Teresa Martin, oggi «Dottore dell’Amore»: un «giallo» finora troppo nascosto che mostra la fantasia di Dio e premia la ricerca della verità.
"Teresa di Lisieux, il fascino della santità" ZENIT
Il volume edito dalle Edizioni Lindau e scelto da papa Francesco per il suo viaggio in Brasile, verrà presentato lunedì 9 settembre a Pedaso
“Teresa di Lisieux, il fascino della santità, il segreti di una dottrina ritrovata” di Gianni Gennari su Teologhe
Una "rivoluzione" per una delle sante più conosciute. Quel "del Bambin Gesù" rendeva la sua "piccola via" una pratica spirituale, ma Teresa è stata grande in dottrina, non semplice modello di spiritualità: lo attesta con un’indagine storiografica e filologica di Gianni Gennari, qui noto per i suoi “Lupus in pagina”, teologo con studi a Roma, Parigi e Friburgo. Esce questa settimana da Lindau Teresa di Lisieux. Il fascino della santità: i segreti di una dottrina ritrovata(pp. 616, euro 38), con la traduzione letterale dagli originali dei Manoscritti.
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