Il mestiere di vivere
Il mestiere più grande è educare gli uomini a ritrovare la propria vita, la propria dignità, la propria libertà.
Che c’è di più grande di ridare agli uomini fiducia?
Che c’è di più grande che gli uomini ritrovino la forza di vivere e si rialzino dalle loro cadute?
Che c’è di più grande che gli uomini riscoprano quanto sia bello e intenso vivere?
Che c’è di più grande che gli uomini ritrovino il coraggio di vivere, di uscire dalle proprie prigioni, dai propri rifugi e si sentano degni di vivere così da sperimentare la forza e la bellezza dell’esserci?
Che c’è di più grande di quando gli uomini si sentono felici di essere quello che sono?
Che c’è di più grande di quando gli uomini percepiscono di non essere qui a caso, ma che si sentano amati, voluti, scelti dalla Vita, perché hanno qualcosa di grande, di prezioso, di loro, di proprio da dare e da donare a questo mondo?
Che c’è di più grande di far sentire agli uomini che sono vivi, che sono degni di vivere, che non si devono nascondere, che non devono mascherarsi ma che possono essere quello che sono, che non devono dimostrare chissà cosa o chissà che, ma che possono semplicemente espandersi, esprimersi, essere se stessi?
Che c’è di più grande che gli uomini possano vivere la vita senza temere, nella fiducia che c’è un Padre che li protegge, che non li abbandonerà, che li accompagna e che un giorno li abbraccerà?
Che c’è di più grande della vita? Che c’è di più grande di salvare un uomo, di riportarlo a vivere?
Questo è ciò che vuole Gesù da ciascuno di noi; questo è ciò per cui vale la pena di vivere e tutto il resto, direbbe S. Paolo, è spazzatura, vanità, niente di fronte a questo.
Lavora per i tuoi figli, dagli tutto il bene di cui hanno bisogno, ma non ti serve a niente se tutto il tuo lavorare non arricchisce la loro vita interiore, se non li fa più sorridenti, più creativi, più liberi.
Agisci, costruisci, relazionati, ma ricordati che non ti serve a niente se tutto quello che fai non ti fa “pescatore di vita”, cioè se non ti fa ricco delle tue giornate, più sensibile, meno duro e intransigente con te e con gli altri, più flessibile, capace di ricevere e di donare, se non ti fa, insomma, grato di esistere!
Che c’è di più grande che gli uomini ritrovino la forza di vivere e si rialzino dalle loro cadute?
Che c’è di più grande che gli uomini riscoprano quanto sia bello e intenso vivere?
Che c’è di più grande che gli uomini ritrovino il coraggio di vivere, di uscire dalle proprie prigioni, dai propri rifugi e si sentano degni di vivere così da sperimentare la forza e la bellezza dell’esserci?
Che c’è di più grande di quando gli uomini si sentono felici di essere quello che sono?
Che c’è di più grande di quando gli uomini percepiscono di non essere qui a caso, ma che si sentano amati, voluti, scelti dalla Vita, perché hanno qualcosa di grande, di prezioso, di loro, di proprio da dare e da donare a questo mondo?
Che c’è di più grande di far sentire agli uomini che sono vivi, che sono degni di vivere, che non si devono nascondere, che non devono mascherarsi ma che possono essere quello che sono, che non devono dimostrare chissà cosa o chissà che, ma che possono semplicemente espandersi, esprimersi, essere se stessi?
Che c’è di più grande che gli uomini possano vivere la vita senza temere, nella fiducia che c’è un Padre che li protegge, che non li abbandonerà, che li accompagna e che un giorno li abbraccerà?
Che c’è di più grande della vita? Che c’è di più grande di salvare un uomo, di riportarlo a vivere?
Questo è ciò che vuole Gesù da ciascuno di noi; questo è ciò per cui vale la pena di vivere e tutto il resto, direbbe S. Paolo, è spazzatura, vanità, niente di fronte a questo.
Lavora per i tuoi figli, dagli tutto il bene di cui hanno bisogno, ma non ti serve a niente se tutto il tuo lavorare non arricchisce la loro vita interiore, se non li fa più sorridenti, più creativi, più liberi.
Agisci, costruisci, relazionati, ma ricordati che non ti serve a niente se tutto quello che fai non ti fa “pescatore di vita”, cioè se non ti fa ricco delle tue giornate, più sensibile, meno duro e intransigente con te e con gli altri, più flessibile, capace di ricevere e di donare, se non ti fa, insomma, grato di esistere!
Devi percorrere la strada infinita, poichè la vita non scorre su una via definita, ma su una strada illimitata. La mancanza di limiti ti fa però paura perchè è spaventosa e la tua umanità vi si ribella; perciò cerchi limiti e restrizioni, per non perderti barcollando nell'infinito.
Una delimitazione diviene per te indispensabile.
Per sottrarti alla sconfinata molteplicità di significati, reclami a gran voce la parola dotata di un unico significato e di quello soltanto.
La parola diventa il tuo dio, perchè ti protegge dalle innumerevoli possibilità d'interpretazione.
La parola è una magia protettiva contro i demoni dell'infinito, che vogliono lacerare la tua anima e disperderla ai quattro venti. Sei salvo se puoi esclamare infine: questo è questo e soltanto questo.
Pronunci la parola magica, e ciò che è sconfinato viene fissato nella sfera di ciò che è finito.
Per questo gli uomini cercano e creano parole.
-Carl Gustave Jung -
Quando qualcuno vi fa arrabbiare, è come se vi avessero scagliato una freccia al cuore.
Ma non vi ha colpito, e giace a terra, ai vostri piedi.
Ma non vi ha colpito, e giace a terra, ai vostri piedi.
Allora voi la raccogliete e vi colpite da soli ancora e ancora, ripetutamente. Questo è ciò che accade con la rabbia.
Qualunque cosa nella vita può essere causa di lite, ma la scelta di arrabbiarsi o meno, è solo nostra.
- Chakdud Rinpoche -
Buona giornata a tutti. :-) www.leggoerifletto.it
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