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venerdì 18 dicembre 2015

L' attesa...

PERSONA E COMUNITA'

con Tommaso D'Incalci. Riflessione di un inquieto laico credente.





La nostra vita è costellata di attesedi ogni tipo: quotidiane (metrò e treno, famiglia scuola lavoro…); legate al presente ed al futuro (primo appuntamento, esami, colloqui di lavoro, feste, ferie, estate…); determinanti per la vita (amore, figli, amici, incontri, diagnosi mediche, il tramonto della vita…). Attese le più eterogenee: assurde, inutili, temute, aride come il deserto dei tartari, frivole, gioiose, trepidanti, provvidenziali, festanti, salutari... Ognuna scandita dallo scorrere del tempo ora lento ora veloce a seconda dell’intensità delle aspettative, impregnate di mille sentimenti e contraddittorie emozioni: delusione disillusione fallimento disperazione perdizione - rassegnazione sconforto disincanto rinuncia - riscatto coraggio pazienza resistenza speranza libertà e l’amore più forte d'ogni cosa.
(L'attesa di una mano dall'Alto)
Tommaso D'Incalci,
L'Ave Maria spiegata da Ermes Ronchi,
Ed. San Paolo Milano 2012,7
E c’è un’attesa, unica, per me decisiva, per la quale “il credente attende: cioè non viene collocato nel pieno meriggio della vita, bensì all’alba di un nuovo giorno, quando la notte e il giorno, ciò che passa e ciò che viene, lottano l’uno contro l’altro”*.
In questo tempo di Natale speranza e gioia sono le virtù dell’attesa, ogni anno duplice, nella tensione verso il Natale (fra qualche giorno) e la Parousia (in un al di là di ogni scorrere dei tempi). Speranza contro disperazione, gioia contro "tristitia" (acedia!): attesa della promessa che chiama in causa tutto ciò che impedisce la Sua venuta e che richiede l’impegno della storia.
(L'ora della fraternità)
Tommaso D'Incalci, L'Ave Maria
spiegata da Ermes Ronchi,
Ed. San Paolo Milano 2012, 13
E’ l’ora che richiama gli uomini e le donne del mondo a realizzare il comandamento supremo del Vangelo, a divenire fratelli: ora in cui la parola “fraternità” ritrova la sua freschezza e la sua irruenza.
È l’ora di fare piazza pulita della elemosina ridotta a dono materiale che non impegna in alcun modo il donatore, rianimando la bella parola greca “eleemosyne” (ἐλεημοσύνη), tenerezza colma di com-passione.
E’ l’ora di non esternare solo pie intenzioni, illusioni, cioè niente, perché la testimonianza è difficile a rendere ed io ben conosco la tentazione del verbalismo e dell’intellettualismo etico.
(L'ora della partecipazione)
Tommaso D'Incalci,
Le parabole, Ed. San Paolo, Milano 2012
E' l'ora di vivere la parola più autentica: noi siamo qui”. Il Concilio la esprime con la“partecipazione”: conversione e relazione, incarnazione e dialogo.
E’ l’ora di inneggiare alla vita anche in situazione dolorosa nonostante il frastuono di lacrime e dolore di cui è intriso il nostro presente; l’ora di vivere il nostro tempo nella sua plenitudine, di amare il mondo nell’unico modo possibile, che è prendersi cura dell’altro come di sé, uscendo da sé.
(L'ora della com-passione)
Tommaso D'Incalci,
L'Ave Maria spiegata da Ermes Ronchi,
Ed. San Paolo, Milano 2010

E’ l’ora in cui la tensione non può cessare né affievolirsi per non perdere il senso dell’Incarnazione. E’ l’ora, ce lo rammenta ogni giorno papa Francesco, dello spazio e tempo della misericordia, sottratti alla logica produttivistica efficientista e consumista, non travolti dal fare e dalla fretta.
E' quanto con tutti i nostri limiti - nella “fatica della carità, operosità della fede e fermezza della speranza” - ognuno è chiamato ad operare in questo quotidiano avvento di giubileo ed anche noi, mia moglie ed io, tentiamo di fare, insieme abbracciati…
*(J. Moltmann, Teologia della speranza, Brescia, 1969, pag. 24).
(L'ora della speranza e della gioia)
Tommaso D'Incalci,
Le parabole,
Ed. San Paolo, 2012



L'arte e il simbolo.
Tommaso D'Incalci,
Un paio d'ali
Tommaso D’Incalci è un artista illustratore di testi – molti dei quali religiosi – il cui sito è possibile visitare cliccando qui. Le immagini che proponiamo (con il previo consenso dell’autore) portano tra parentesi un titolo che abbiamo inserito noi sulla base di una libera interpretazione e in sintonia con i contenuti espressi nel post. Si tratta, infatti, di figure che possono essere assaporate in se stesse e che hanno qualcosa da dire al di là del contesto per il quale sono state pensate. Il linguaggio pittorico è lieve, onirico, fiabesco, ma la simbologia di cui si carica è densa, con il rimando a significati teologici e umani, in un’armonia di forma e contenuto che raggiunge risultati di intensa liricità. E così la bambina che osserva il passaggio della barchetta si fa metafora delle nostre attese, il pugno che stringe un germoglio suggerisce immediatamente la gratuità del dono, il ragazzo avvolto da una mano invisibile è icona dell’umana tensione verso la Trascendenza, le persone unite nello stesso palmo raffigurano un impegno che si fonde in un’unica direzione, la donna che abbraccia il fanciullo rappresenta lo sguardo compassionevole che attendiamo e che possiamo offrire, l’albero che cresce dentro la figura umana diventa il simbolo della vita che coltiviamo in noi, infine il bambino che trascina le sue ali ci ricorda che possiamo sempre cercare di volare più in alto.

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