con Tommaso D'Incalci. Riflessione di un inquieto laico credente.
La nostra vita è costellata di attesedi ogni tipo: quotidiane (metrò e treno, famiglia scuola lavoro…); legate al presente ed al futuro (primo appuntamento, esami, colloqui di lavoro, feste, ferie, estate…); determinanti per la vita (amore, figli, amici, incontri, diagnosi mediche, il tramonto della vita…). Attese le più eterogenee: assurde, inutili, temute, aride come il deserto dei tartari, frivole, gioiose, trepidanti, provvidenziali, festanti, salutari... Ognuna scandita dallo scorrere del tempo ora lento ora veloce a seconda dell’intensità delle aspettative, impregnate di mille sentimenti e contraddittorie emozioni: delusione disillusione fallimento disperazione perdizione - rassegnazione sconforto disincanto rinuncia - riscatto coraggio pazienza resistenza speranza libertà e l’amore più forte d'ogni cosa.
(L'attesa di una mano dall'Alto) Tommaso D'Incalci, L'Ave Maria spiegata da Ermes Ronchi, Ed. San Paolo Milano 2012,7 |
E c’è un’attesa, unica, per me decisiva, per la quale “il credente attende: cioè non viene collocato nel pieno meriggio della vita, bensì all’alba di un nuovo giorno, quando la notte e il giorno, ciò che passa e ciò che viene, lottano l’uno contro l’altro”*.
In questo tempo di Natale speranza e gioia sono le virtù dell’attesa, ogni anno duplice, nella tensione verso il Natale (fra qualche giorno) e la Parousia (in un al di là di ogni scorrere dei tempi). Speranza contro disperazione, gioia contro "tristitia" (acedia!): attesa della promessa che chiama in causa tutto ciò che impedisce la Sua venuta e che richiede l’impegno della storia.
In questo tempo di Natale speranza e gioia sono le virtù dell’attesa, ogni anno duplice, nella tensione verso il Natale (fra qualche giorno) e la Parousia (in un al di là di ogni scorrere dei tempi). Speranza contro disperazione, gioia contro "tristitia" (acedia!): attesa della promessa che chiama in causa tutto ciò che impedisce la Sua venuta e che richiede l’impegno della storia.
(L'ora della fraternità) Tommaso D'Incalci, L'Ave Maria spiegata da Ermes Ronchi, Ed. San Paolo Milano 2012, 13 |
E’ l’ora di non esternare solo pie intenzioni, illusioni, cioè niente, perché la testimonianza è difficile a rendere ed io ben conosco la tentazione del verbalismo e dell’intellettualismo etico.
E' l'ora di vivere la parola più autentica: “noi siamo qui”. Il Concilio la esprime con la“partecipazione”: conversione e relazione, incarnazione e dialogo.
E’ l’ora di inneggiare alla vita anche in situazione dolorosa nonostante il frastuono di lacrime e dolore di cui è intriso il nostro presente; l’ora di vivere il nostro tempo nella sua plenitudine, di amare il mondo nell’unico modo possibile, che è prendersi cura dell’altro come di sé, uscendo da sé.
E’ l’ora di inneggiare alla vita anche in situazione dolorosa nonostante il frastuono di lacrime e dolore di cui è intriso il nostro presente; l’ora di vivere il nostro tempo nella sua plenitudine, di amare il mondo nell’unico modo possibile, che è prendersi cura dell’altro come di sé, uscendo da sé.
(L'ora della “com-passione”) Tommaso D'Incalci, L'Ave Maria spiegata da Ermes Ronchi, Ed. San Paolo, Milano 2010 |
E’ l’ora in cui la tensione non può cessare né affievolirsi per non perdere il senso dell’Incarnazione. E’ l’ora, ce lo rammenta ogni giorno papa Francesco, dello spazio e tempo della misericordia, sottratti alla logica produttivistica efficientista e consumista, non travolti dal fare e dalla fretta.
E' quanto con tutti i nostri limiti - nella “fatica della carità, operosità della fede e fermezza della speranza” - ognuno è chiamato ad operare in questo quotidiano avvento di giubileo ed anche noi, mia moglie ed io, tentiamo di fare, insieme abbracciati…
*(J. Moltmann, Teologia della speranza, Brescia, 1969, pag. 24).
(L'ora della speranza e della gioia) Tommaso D'Incalci, Le parabole, Ed. San Paolo, 2012 |
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