By centrostudiedithstein.myblog.it
…unica nostra forza: la nostra debolezza…
Vieni di notte,ma nel nostro cuore è
sempre notte:e dunque vieni sempre,
Signore.
sempre notte:e dunque vieni sempre,
Signore.
Vieni in silenzio,noi non
sappiamo più cosa dirci:e dunque vieni
sempre, Signore.
sappiamo più cosa dirci:e dunque vieni
sempre, Signore.
Vieni in
solitudine,ma ognuno di noi è sempre più solo:e
dunque vieni sempre,
Signore.
solitudine,ma ognuno di noi è sempre più solo:e
dunque vieni sempre,
Signore.
Vieni, figlio della pace,noi ignoriamo cosa
sia
la pace:e
dunque vieni sempre, Signore.
sia
la pace:e
dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a liberarci,noi siamo
sempre
più
schiavi: e dunque vieni sempre, Signore.
sempre
più
schiavi: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a consolarci,
noi siamo
sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore.
noi siamo
sempre più tristi: e dunque vieni sempre, Signore.
Vieni a
cercarci,noi siamo
sempre più perduti:e dunque vieni sempre,
Signore.
cercarci,noi siamo
sempre più perduti:e dunque vieni sempre,
Signore.
Vieni, tu che ci
ami,nessuno è in comunione col fratello se
prima
non lo è con te, Signore.
ami,nessuno è in comunione col fratello se
prima
non lo è con te, Signore.
Noi
siamo tutti lontani, smarriti,né
sappiamo
chi siamo, cosa vogliamo: vieni,
Signore.
siamo tutti lontani, smarriti,né
sappiamo
chi siamo, cosa vogliamo: vieni,
Signore.
Vieni sempre,
Signore.
Signore.
(David Maria Turoldo)
Vieni, Signore.
Vieni sempre, Signore.
>>> LETTERA DI NATALE
Approfondimento
NOSTRO NATALE
Tutti il mondo si muove
da NOSTRO NATALE di David Maria Turoldo
Uscì la prima volta nel 1953 "pro manoscritto"
LA LOCUSTA - VICENZA
Da Giovaniemissione
Approfondimento
NOSTRO NATALE
Tutti il mondo si muove
"Natale, dunque, che non può essere romanticismo di poche ore, o appena brivido
di sentimentalismi pietosi ed ingombranti...
Natale è una data troppo pensosa per essere celebrata come noi usiamo."
da NOSTRO NATALE di David Maria Turoldo
Uscì la prima volta nel 1953 "pro manoscritto"
LA LOCUSTA - VICENZA
Da Giovaniemissione
Quando a uno si dice: guarda che hai un cancro, bello bello, seduto nel centro del ventre come un re sul trono, allora costui – se cerca di avere fede- fa una cosa prima di altre: comincia ad elencare ciò² che conta e ciò² che non conta; e cerchere di dire, con ancora più¹ libertà di sempre, quanto si sente in dovere di dire, affinchè non si appesantiscano ancor di più le sue responsabilità .
E continuere a dirsi: la Provvidenza mi lascia ancora questo tempo e io non rendo testimonianza alla verità !
E dunque per queste ragioni, caro Gesù, che mi sono deciso a scriverti in questo Natale.
Non credo proprio per nulla ai nostri Natali: anzi penso che sia una profanazione di cio² che veramente il Natale significa.
Costellazioni di luminarie impazzano per città e paesi fino ad impedire la vista del cielo. Sono città senza cielo le nostre. Da molto tempo ormai!
E’ un mondo senza infanzia. Siamo tutti vecchi e storditi .Da noi non nasce più¹ nessuno: non ci sono più¹ bambini fra noi. Siamo tutti stanchi : tutta l’Europa ¨ stanca :un mondo intero di bianchi, vecchi e stanchi.
Il solo bambino delle nostre case saresti tu, Gesù, ma sei un bambino di gesso!
Nulla più¹ triste dei nostri presepi: in questo mondo dove nessuno più attende nessuno.
L’occidente non attende più nessuno, e tanto meno te: intendo il Gesù vero, quello che realmente non troverebbe un alloggio ad accoglierlo. Perchè, per te, vero Uomo Dio, cio¨ per il Cristo vero, quello dei “beati voi poveri e guai a voi ricchi”; quello che dice “beati coloro che hanno fame e sete di giustizia ..”,per te, Gesù vero, non posto nelle nostre case, nei nostri palazzi, neppure in certe chiese, anche se le tue insegne pendono da tutte le pareti...
Di te abbiamo fatto un Cristo innocuo: che non faccia male e non disturbi; un Cristo riscaldato; uno che sia secondo i gusti dominanti; divenuto proprietà di tutta una borghesia bianca e consumista.
Un Cristo appena ornamentale. Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno una chiesa creda che attendiamo ancora…
Eppure tu vieni, Gesa; tu non puoi non venire…Vieni sempre, Gesù. E vieni per conto tuo, vieni percha vuoi venire . cosa la legge dell’amore. E vieni non solo dove fiorisce ancora una’umanita silenziosa e desolata, dove ci sono ancora bimbi che nascono; dove non si ammazza e non si esclude nessuno, pur nel poco che uno possiede ,e insieme si divide il pane.
Ma vieni anche fra noi, nelle nostre case cosa ingombre di cose inutili e cosa spiritualmente squallide.
Vieni anche nella casa del ricco, come sei entrato un giorno nella casa di Zaccheo ,che pure era un corrotto della ricchezza. Vieni come vita nuova, come il vino nuovo che fa esplodere i vecchi otri.
Convinto di queste cose e certo che tu comunque non ci abbandoni, cosa mi sono messo a cantare un giorno:
Vieni di notte, ma nel nostro cuore è sempre notte:
e dunque vieni sempre, Signore.
AMARO SORRISO DI ANGELI
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La tristezza di questi natali, Signore, ti muova a pietà .
Luminarie a fiumane, ghirlande di false costellazioni oscurano il cielo di tutte le città .
Nessuno più appare all’orizzonte: nulla che indichi l’incontro con la carovana del Pellegrino;
non uno che dica in tutto l’Occidente :”Nel mio albergo, sì, c’è un posto!”
Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno qualcuno creda, uno che attenda ancora colui che deve venireÂ…
Non è vero che l’attendiamo: non attendiamo più nessuno!
Tutto è immoto, pure se dentro un inarrestabile vortice: pur esso segno di fatale fissità .
E così, è Destino, più non ci sono ritorni, né ricorsi: è inutile che venga!
Tale è questa civiltà gravida del nulla!
Ora tu, anche se illuso di credere o figlio dell’ateo Occidente, segui pure la tua stella- così è gridato per tutta la città dai vessilli- segui, dico, la stella e troverai non altro che spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine…
Poiché falso è questo tuo donare (è Natale), falso perfino stringerci la mano avanti la comunione, e trovarci assiepati nella Notte a cantare “Gloria nei cieli…”
Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillio dei nostri presepi, Francesco cantore di perfette, tragiche letizie: pure se un Dio continuerà a nascere, a irrompere da insospettati recessi:
là dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata: dal sorriso forse di un fanciullo dalla casba a Dacca, o a Calcutta…
Nessuno conosce solitudine come il Dio del Cristo: un Dio che meno di tutti può vivere solo
pure se sia la dorata solitudine di paradiso.
Certo verrà , continuerà a venire, a nascere
ma altrove, altroveÂ…
Luminarie a fiumane, ghirlande di false costellazioni oscurano il cielo di tutte le città .
Nessuno più appare all’orizzonte: nulla che indichi l’incontro con la carovana del Pellegrino;
non uno che dica in tutto l’Occidente :”Nel mio albergo, sì, c’è un posto!”
Non un segno di cercare oltre, un segno che almeno qualcuno creda, uno che attenda ancora colui che deve venireÂ…
Non è vero che l’attendiamo: non attendiamo più nessuno!
Tutto è immoto, pure se dentro un inarrestabile vortice: pur esso segno di fatale fissità .
E così, è Destino, più non ci sono ritorni, né ricorsi: è inutile che venga!
Tale è questa civiltà gravida del nulla!
Ora tu, anche se illuso di credere o figlio dell’ateo Occidente, segui pure la tua stella- così è gridato per tutta la città dai vessilli- segui, dico, la stella e troverai non altro che spiritati manichini di mode folli in volo dalle vetrine…
Poiché falso è questo tuo donare (è Natale), falso perfino stringerci la mano avanti la comunione, e trovarci assiepati nella Notte a cantare “Gloria nei cieli…”
Un amaro riso di angeli obnubila lo sfavillio dei nostri presepi, Francesco cantore di perfette, tragiche letizie: pure se un Dio continuerà a nascere, a irrompere da insospettati recessi:
là dove umanità alligna ancora silenziosa e desolata: dal sorriso forse di un fanciullo dalla casba a Dacca, o a Calcutta…
Nessuno conosce solitudine come il Dio del Cristo: un Dio che meno di tutti può vivere solo
pure se sia la dorata solitudine di paradiso.
Certo verrà , continuerà a venire, a nascere
ma altrove, altroveÂ…
( Davide Maria Turoldo)
giovaniemissione.it
Natale 1988
Campane a Moneglia
dolce paese di Liguria
in mezzo a oliveti sul mare,
e la casa ancora più dolce
dell’amico:
campane
suonano a festa
a vigilia del grande Atteso
(verrà? come e dove verrà?)
Natura
già si disponde all’Evento:
campane, fosse almeno
sempre vigilia…
Natale 1988
Campane a Moneglia
dolce paese di Liguria
in mezzo a oliveti sul mare,
e la casa ancora più dolce
dell’amico:
campane
suonano a festa
a vigilia del grande Atteso
(verrà? come e dove verrà?)
Natura
già si disponde all’Evento:
campane, fosse almeno
sempre vigilia…
David Maria Turoldo (1916-1992) in una poesia dal titolo Natale 1988 mette l’accento su alcuni aspetti del Natale che forse val la pena riscoprire: la semplicità della vita (Moneglia, in provincia di Genova, uno dei borghi più belli d’Italia, conta meno di tremila abitanti ed è lontano dalla frenesia delle città), l’amicizia, il suono delle campane che culla i ricordi. E poi l’attesa del Natale, il giorno della vigilia. Perché se fosse sempre la vigilia, forse la festa sarebbe più bella…
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