Per un’antichissima tradizione che risale agli albori della Chiesa di Roma, i cristiani celebrano il mistero del Natale del Signore nel cuore della notte, ricordando il silenzio che tutto avvolgeva quando discese la parola divina, e la luce brillò davanti ai pastori i quali, mentre erano in veglia, accolsero il lieto annunzio della nascita del Salvatore. Il “Libro dei Giubilei” apocrifo del II sec. a.C. ritrovato nelle grotte di Qumran nel 1947, attesta che la classe sacerdotale di Abia, l’VIII delle 24 che ruotavano attorno l’ufficiatura del Tempio, entrava nel Tempio la settimana compresa tra il 23 e il 30 settembre. Ebbene se Zaccaria è entrato nel Tempio il 23 settembre ed ha avuto la visione dell’arcangelo Gabriele che gli preannuncia che Elisabetta sua moglie “gli darà” un figlio sebbene “vecchia e sterile” ed esce “muto” fin quando non farà la volontà di Dio, possiamo pensare che il 24 settembre concepisce il figlio Giovanni Battista con Elisabetta che nascerà nove mesi dopo il 24 giugno (festa liturgica della nascita di San Giovanni Battista). Intanto Maria santissima subito dopo l’Annunciazione – il concepimento ad opera dello Spirito Santo di Gesù il Figlio di Dio - va “in fretta” a trovare Elisabetta quando era incinta di 6 mesi e immediatamente Giovanni Battista esulta in Elisabetta facendole esclamare nei confronti di Maria santissima, “madre del mio Signore” che corrisponde a “madre del mio Dio” perché l’ebraico “Adonai” – letteralmente “Signore” – gli ebrei lo riferivano solo a Dio. Maria santissima – nell’Annunciazione – riceve la visita dell’angelo Gabriele nel compleanno del “sesto mese” di gravidanza di Elisabetta, quindi il 25 marzo giorno liturgico in cui festeggiamo l’Annunciazione. Gesù nascendo nove mesi dopo nasce veramente il 25 dicembre.
Così si capisce come i cristiani fin dal I secolo festeggiavano liturgicamente le date storiche della nascita di San Giovanni Battista (24 giugno), l’Annunciazione (25 marzo) e il Natale (25 dicembre). Le fonti storiche dimostrano che furono i pagani a sovrapporre nel IV secolo la loro festa del “solis invicti” che celebravano il 19 dicembre o anche nel periodo compreso tra il 19 e il 22 ottobre, al Natale cristiano che da subito veniva festeggiato il 25 dicembre. Quali sono queste fonti? Ippolito di Roma nel 204 – nel suo “Commento al libro di Daniele” - riferisce che esisteva la tradizione consolidata a Roma della festa cristiana del Natale il 25 dicembre. Nel IV secolo in occidente si pervenne ad una concordanza su questa data. Dall’altra, le prime notizie storiche accertate della invenzione della celebrazione pagana del “Dies Natalis Solis invicti” o “culto del dio sole” in modo ufficiale è tardiva – del 274 d.C. - ad opera dell’imperatore Aureliano. Quindi 70 anni dopo l’autorevole testimonianza di Ippolito da Roma. Addirittura solo nel 354 d.C. – ben 150 anni dopo la fonte storica di Ippolito di Roma – con il calendario romano “Chronographus” si attesta che la festa pagana del “solis invicti” è il 25 dicembre. Cosa vuole dire? Vuol dire che furono i pagani – che per almeno IV secoli perseguitarono e uccisero i cristiani – a sovrapporre la loro festa pagana del solstizio di inverno alla festa del Natale cristiano già ampiamente consolidata. Perché? Perché come testimoniano gli scritti di Plinio, Svetonio e Dione Cassio i pagani inventavano false accuse e utilizzavano tutti i mezzi possibili per uccidere i cristiani. Scrive lo storico pagano Tacito della feroce persecuzione ai cristiani di Nerone del 64: “Nerone per farla cessare [la voce che lo vedeva colpevole] inventò i colpevoli e sottopose a raffinatissime pene quelli che il popolo chiamava Cristiani … così una moltitudine fu messa a morte … e a questi si aggiunse lo scherno, sicchè, rivestiti di pelli ferine, perivano sbranati da cani, o appesi alle croci e dati alle fiamme venivano bruciati vivi, al calar del sole, come torce di notte”. Quindi i pagani “inventano” il modo di distruggere la festa del Natale il 25 dicembre ma non ci riescono. Tanto che nel IV secolo d.C. – dice Rodney Stark il più eminente sociologo delle religioni americano – “la conversione di Costantino fu la risposta alla massiccia crescita esponenziale del cristianesimo non la sua causa”. Sempre Clemente Alessandrino del II sec. d.C. scrive: “Il Signore è disceso per portare la pace del cielo a quelli che sono sulla Terra … per questo è sorto l’astro straniero e nuovo che distrugge la vecchia disposizione degli astri e risplenda di luce nuova, non di quella del mondo e traccia vie nuove e salutari … per trasferire quanti credono in Cristo dalla fatalità alla provvidenza” (Excerpta ex Theodoto). Infatti sia prima del 300 d.C. che dopo il 350 d.C. la percentuale di crescita del cristianesimo si attesta sempre sul 56,5% della popolazione dell’Impero romano. Cristo che si presenta come “luce del mondo” e “sole che sorge” ispira al martire San Giustino all’inizio del II sec. d.C. di impostare la teologia della Chiesa sul simbolo del sole. Egli afferma nella sua “Apologia prima”: “Una stella lucente si levò, e un fiore germogliò dalla radice di Jesse, questi è il Cristo … E nel giorno detto del sole, riunendoci tutti in sol luogo dalla città e dalla campagna, si fa un’assemblea e si leggono le memorie degli apostoli e gli scritti dei profeti fino a quando vi è tempo… Tutti quanti insieme di riuniamo nel giorno del sole poiché è il primo giorno nel quale Dio creò il mondo avendo trasformato la tenebra e la materia, e Gesù Cristo, nostro salvatore, risuscitò nello stesso giorno dai morti”. Nelle catacombe del II-III sec. d.C. della necropoli vaticana – ad esempio – Cristo è presentato sul carro trainato da cavalli bianchi come si usava rappresentare il sole che sorge. Il cristianesimo non ha adottato una festa pagana ma ha sostituito l’interpretazioni di alcuni simboli universali assumendoli, purificandoli ed elevandoli perché lo stesso Cristo li aveva già applicato a sé. Le fonti storiche di Porfirio di Tiro (233-305) riferiscono che nell’anno 35 d.C. l’imperatore Tiberio porta presso il Senato romano la proposta di riconoscere Gesù di Nazaret come un “dio” ed introdurlo con gli altri “dei” nel Pantheon pagano. Questo significa che: 1)Gesù fin dall’inizio è stato riconosciuto come divino e non vi è stata una divinizzazione successiva; 2)Gesù da subito era adorato come Dio dai cristiani contemporanei. Il Senato romano bocciò “provvidenzialmente” la proposta; infatti i cristiani non possono tollerare che Gesù sia considerato un “dio” tra altri “dèi”. Tanto che poco tempo dopo i falsi “dei” pagani furono sfrattati dal Pantheon (lett. “tempio di tutti gli dei”) romano fatto costruire dall’imperatore Agrippa nel 27-25 a.C. e quindi ricostruito poi diventò una chiesa nel 609 d.C., la sola dimora di Cristo-Re. Lo stesso Tertulliano (II sec. d.C.) nella “Apologia” che riprende quella stessa notizia invita i detrattori della divinità di Gesù dicendo “consultate i vostri annali” (quelli del Senato) per vedere che l’imperatore Tiberio – precedente a Nerone – aveva comunque mantenuto la protezione dei cristiani mentre“Nerone fu il primo a infierire contro questo gruppo religioso che allora fioriva grandemente a Roma”. Anche gli ebrei perseguitano i cristiani e come dice Giustino nel “Dialogo con Trifone”, “maledicono nelle sinagoghe coloro che credono in Cristo … con accuse amare, tenebrose e ingiuste contro l’unica luce perfetta e giusta inviata da Dio agli uomini”. Alcuni si chiedono, come è possibile che gli angeli abbiano incontrato in pieno inverno i pastori in campagna e di notte? Per gli ebrei – secondo la legge della purità – c’erano tre tipi di gregge: 1)di “lana bianca” considerate pure che possono accedere negli ovili dei centri abitati; 2)di “lana in parte bianca e in parte nera” che possono essere ospitate negli ovili solo fuori dei centri abitate e solo entrando di sera; 3)di “lana nera” considerate impure che non possono entrare nelle città, non possono essere ospitate negli ovili anche fuori dalle città e che devono stare sempre all’aperto – giorno e notte, estate ed inverno - con i loro pastori. I pastori di Betlemme – città ubicata 800 metri sul livello del mare - incontrano l’angelo che preannuncia sempre la volontà di Dio di porsi fortemente in relazione agli uomini che gli “annuncia una grande gioia”, il natale di Gesù, sono pastori di pecore nere, impure! Gesù sceglie Betlemme che significa sia “casa del pane” e sia “casa della carne” per farsi eucarestia di salvezza. È la città natale del re Davide dove svolgeva il mestiere di pastore – di re a Gerusalemme – ad indicare che Gesù sarà un re ma dai tratti preponderanti del “buon” pastore. Tutti ricordiamo l'imbarazzo del profeta Samuele mandato ad ungere re uno dei figli di Iesse; Iesse gliene presentò solo 7, mentre l'ottavo, Davide che era solo un povero pastorello non era secondo i criteri dei tempo selezionabile. Iesse lo ignorò. Allora disse Samuele a Iesse: "«Sono qui tutti i giovani?». Rispose Iesse: «Rimane ancora il più piccolo che ora sta a pascolare il gregge». Samuele ordinò a Iesse: «Manda a prenderlo, perché non ci metteremo a tavola prima che egli sia venuto qui». Quegli mandò a chiamarlo e lo fece venire. Era fulvo, con begli occhi e gentile di aspetto. Disse il Signore: «Alzati e ungilo: è lui!». Samuele prese il corno dell'olio e lo consacrò con l'unzione in mezzo ai suoi fratelli, e lo spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi" (1Sam.16). Ebbene anche nel Natale i primi ad adorarlo sono pastori! Gesù si fa adorare prima dai “piccoli”, i pastori, che secondo il Talmud a quel tempo era la condizione più disprezzata – in particolare dei pastori di pecore nere – e non potendo accedere alla sinagoga o al Tempio per purificarsi erano l’emblema del peccatore impuro senza possibilità di salvezza. Gesù come “buon pastore” viene per salvare come primizia coloro che vorrebbero ma non si ritengono degni di salvezza: i pastori. “La gloria del Signore li avvolse di luce” – avvolse loro che sono peccatori – senza castigarli. Il timore avvolge i pastori per la paura del castigo di Dio ma l’angelo di Dio ribadisce dolcemente “non temete”. Perché? Perché il “Vangelo” o letteralmente “Buona Notizia” è che nella città di Betlemme non è nato un giustiziere ma il Salvatore. Chi è questo Salvatore? Dice l’angelo ai pastori: “Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». Gesù la “pienezza della divinità” e Dio manifestato nella sua gloria tra gli uomini. Infatti apparve una moltitudine di angeli che lodavano Dio: «Gloria a Dio nel più alto dei cieli e sulla terra pace agli uomini che egli ama».La gioia del Natale è che Gesù ci dice che non c’è nessuno che è escluso dall’amore di Dio. Il racconto storico della nascita di Gesù riportato dall’evangelista San Luca dice che “un decreto di Cesare Augusto ordinò che si facesse un censimento su tutta la terra … quando era governatore della Siria, Quirinio”. Ebbene lo storico Giuseppe Flavio ne “La guerra giudaica” (75 d.C.) ci parla di questo censimento e di come “molti giudei” si sottraessero al censimento“quando Quirinio era stato mandato nella Giudea come censore … viene mandato da Cesare nel territorio della Siria, Quirinio, ex console per censire sia i beni della Siria sia per dare in appalto la riscossione delle proprietà di Archelao”. Anche lo storico Eusebio di Cesarea del III secolo nella “Storia Ecclesiastica” parla del Natale avvenuto “nell’anno quarantaduesimo del regno di Augusto, ventotto anni dopo l’assoggettamento dell’Egitto e la morte di Antonio e Cleopatria, durante la quale si concluse la dominazione dei Tolomei sull’Egitto al tempo del primo censimento e mentre Quirinio era governatore della Siria, nacque a Betlemme di Giudea, conformemente alle profezie su di lui, il nostro Salvatore e Signore Gesù Cristo”. Gli storici sono propensi a considerare la nascita di Gesù tra il 7 a.C. – data del censimento - e il 4 d.C., data della morte di Erode. Nel Natale la “notte del mondo senza Dio” viene vinta dalla “luce di Dio, Gesù”: “La divina Scrittura è solita chiamare notte il tempo prima della venuta di Cristo, nel quale ancora satana esercitava la sua tirannide e l’oscurità dell’ignoranza teneva soggetta la terra; mentre chiama giorno il tempo della venuta del Salvatore, perché ci illumina e noi riceviamo i raggi della retta conoscenza di Dio e con gli occhi del cuore contempliamo il sole di giustizia” (San Cirillo d’Alessandria IV-V sec. d.C., De adoratione in spiritu et veritate).
dFA
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