SUPERCLASSIFICA: I DIECI libri da farsi regalare (o regalare) a Natale. Versione 2013
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Alcuni di voi non avevano ancora fatto l’albero a casa, spiazzati dall’assenza della mia lista dei libri da regalare, o farsi regalare, per il Natale imminente, che bussa alle porte, reclamando i vostri soldi per fare la felicità di qualche vostro amico, parente, fidanzato/a. Io ho provato a resistere alla tentazione, ho provato davvero. Più che altro, ho la consegna del nuovo romanzo che mi sta facendo vivere secondo il ritmo circadiano dei gufi (come al solito, ma stavolta più seriamente); vado a letto alle 7 del mattino, quando voi vi alzate, mi sveglio alle 14 con quella sensazione di nausea tipica delle donne incinte (immagino) o di un post sbronza. Pranzo alle 17, quando mi ricordo, il più delle volte con una tavoletta di cioccolato Milka-Oreo (ma il trucco del Diavolo non era quello di dimostrare al mondo la sua non esistenza? Be’, ha toppato, Milka-Oreo la prova, e come). Poi ceno all’orario dei comuni mortali, chiaramente senza fame, e riprendo a scrivere la notte fino al mattino. Che bello, fare lo scrittore. Detto questo (il prossimo romanzo uscirà in tarda primavera del 2014, poi vi dico il mese preciso, premiate il mio sforzo, vi prego, se non per me, fatelo per l’industria dei gufi e della Milka-Oreo), ecco a voi la mia personale, anacronistica, lista dei libri che più mi sono piaciuti in quest’anno del Signore e che vi consiglio di regalare o farvi regalare. Non dirò cazzate solite del tipo: Dài, a Natale regaliamo tutti un libro! Di mestiere scrivo, di certo non vorrei che si incrementasse la vendita delle macchine per fare i cioccolatini a discapito dei miei amati libri. Ergo: fate conto che lo avessi detto. Insomma, ecco a voi la SUPERCLASSIFICA dei DIECI libri da farsi regalare (o regalare) a Natale 2013.
10° Posizione: La strada (Einaudi) di Cormac McCarthy. Lo confesso, senza paura di essere trafitto da delle lance (tanto sto a casa mia, il bello di parlare al mondo tramite un computer): io McCarthy non me lo ero cagato mai più di tanto, e questo romanzo mi mancava. E mi sono mangiato un po’ le mani, perché è uno dei libri più avvolgenti che abbia mai letto. Un intero libro narrato come se fosse un istante lunghissimo, un padre e un figlio sopravvissuti a un’Apocalisse che ha distrutto tutto. Di una potenza massacrante.
9° Posizione: Dio giocava a pallone (Nottetempo) di Giorgio Ghiotti. Metto questo libro di Giorgio Ghiotti (che ho avuto il piacere di conoscere poi a Pordenonelegge) per un semplice motivo: il ragazzo ha 19 anni. Voglio dire: vi lamentate che i “giovani d’oggi” non hanno interessi se non per gli smartphone e le droghe sintetiche, questo qui ha interesse per la letteratura, e ha scritto un libro di racconti che, per quanto non sia esattamente legato alle mie corde di lettore, mi ha impressionato. E il fatto drammatico è che ho già gli eredi (in senso anagrafico, sicuro che Giorgio mi devasterà negli anni, non è questo il problema). Cazzo, e io che credevo che a 28 anni fossi gggiovanissimo.
8° Posizione: Il momento è delicato (Einaudi Stile Libero) di Niccolò Ammaniti. È una tradizione, gente. Io in ogni lista natalizia un romanzo di Nic ce lo metto. Perché credo in una cosa fondamentale, nella vita: non devi mai dimenticare chi sei, e da dove vieni. E io vengo, come lettore e narratore, da lui. Non si prescinde. E poi, in questo libro di racconti (che avevo praticamente già letto tutti, tra vecchie antologie e vecchio sito), ce n’è uno che mi ha fatto capire cosa è ridere: “Un uccello molto serio”. Maestro.
7° Posizione: La terra del Sacerdote (Neri Pozza) di Paolo Piccirillo. Paolo è il mio migliore amico (nella top 3, diciamo che dipende da se mi porta dei regali la prossima volta che va fuori senza di me), meglio dirlo prima, anche se l’ho conosciuto dopo le nostre prime pubblicazioni. Però Paolo è anche il migliore scrittore italiano (dopo di me, ovvio, c’era da chiederselo?) della nuova generazione. Questo libro ha i suoi punti deboli (se a cavallo tra i 20 e i 30 scrivessimo già opere perfettamente organiche sai che palle?), ma ne ha alcuni troppo forti. Paolo ha la capacità di essere distaccato dal mondo reale e crearne uno parallelo perfettamente reale. Vi do un consiglio, veramente: non prendete questo se non volete, prendete quello di dopo, e quello dopo ancora. Vi accorgerete di quello che ho detto. Lui ha le storie, pochi cazzi. Sempre se non muore per un’influenza con picchi di 37.2° durante un inizio di autunno (Piccirillo è molto cagionevole, sappiatelo).
6° Posizione: Il tempo è un bastardo (Minimum Fax) di Jennifer Egan. Semplicemente: un romanzo americano come dovrebbe essere un romanzo americano. Dialoghi assurdi, una protagonista che sembra una di un romanzo di Palahniuk, ma bella (non fisicamente, eh). Crudo e cinico, indimenticabile, compulsivo come la sua voce narrante.
5° Posizione: Qui non crescono i fiori (Isbn Edizioni) di Luca Giordano. Una storia ambientata in un’isola che potrebbe essere Lampedusa. Cani e ragazzini i cui destini si incrociano come strade di campagna dove nessuno passa mai. Potrei scrivere frasi del genere per ore (non per ore, per minuti sì, però). Quello che conta è che il discorso per Luca Giordano è simile a quello fatto per Piccirillo poc’anzi. Autentico, questo ragazzo. Vi dico che la sera che l’ho conosciuto, a una festa a Torino, si è fatto cadere di mano un cocktail mentre era perfettamente fermo, immobile, a fissare il vuoto. Io ci farei una fascetta per un uomo così meraviglioso. Fidatevi.
4° Posizione: Rayuela – Il gioco del mondo (Einaudi) di Julio Cortazar. Ci ho messo del tempo, ce ne sto mettendo ancora. Questo romanzo è un casino, sia se lo leggiate dalla prima all’ultima pagina, sia se seguiate l’ordine che l’autore, a inizio romanzo, vi propone per una lettura parallela, ma efficace ugualmente. Mosaico scomposto di lingua ed emozioni. Cortazar pure lo avevo snobbato troppo, ora si recupera il tempo perduto.
3° Posizione: Uno stupido angelo (Elliot) di Christopher Moore. Chi mi conosce lo sa, Moore vale come Ammaniti. Genio. Inutile raccontarvi la trama: è una rivisitazione di un classico romanzo di Natale, con lo spirito dissacrante e cazzeggione di Moore. C’è un Moore per ogni anno, signori. I’m lovin’ it. E un giorno riuscirò a stringergli mano; quando ero a San Francisco (dove lui vive) gli avevo proposto una rapina insieme, su facebook, ma lui non mi ha cagato di pezza. Forse perché non avevo un piano.
2° Posizione: I Sette pazzi (Einaudi) di Roberto Arlt. C’è un personaggio, Erdosain, che sull’orlo della sua crisi più nera (perde moglie e lavoro), si unisce a una misteriosa setta che vuole dominare il mondo e da lì in poi gli succederanno dei casini maestosi. Una specie di Grande Lebowski, mettiamola così, in chiave sudamericana. Sono bravo a invogliarvi nel comprare i libri, ve’? È che, secondo me, un libro si prende sulla fiducia di un consiglio, non sulla spiegazione della trama. Là basta aprire google, lui ne sa più di me.
1° Posizione, tra i DIECI libri da farsi regalare (o regalare) a Natale 2013: Inutile tentare imprigionare sogni (Marcos y Marcos) di Cristiano Cavina. Ed è il secondo anno che al mio primo, personale, posto, c’è un libro della Marcos y Marcos. Cavina, per me, è superbo perché uno degli scrittori più sinceri e amanti delle storie che ci sono in Italia, e quindi incontra, con ogni sua storia, il mio personale gusto di lettore. Lieve, sconclusionato, ironico, dissacrante, proprio come la vita di tutti i giorni (o come dovrebbe essere, la vita di tutti i giorni). Io spero un giorno di essere il Cavina di qualcuno; da autore, sentirmi dire quelle cose, sarebbe uno dei miei più grandi traguardi. Per ora lo leggo, lo ammiro, e imparo. Voi fate altrettanto. Amen, fratelli!
Y feliz Navidad para todos.
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