ISTANTANEE- Ascoltando le “VOCI PER RECITATO ARBOREO E FLOREALE” – F. Ferraresso
silvia molinari
Assumo su di me l’Inverno
con la sua nudità regale
In ultima di copertina Carla Combatti, autrice del testo che propongo, ha concluso il suo percorso, dando a quell’inverno la carica di una allegoria e di una metafora quale oggi poco si usa ma ha potenza di dichiarazione, per questo, quelle parole personalmente le ho posto in esergo, trovandoci, non solo per stagione climatica in inverno ma vivendolo fisicamente, come età anagrafica, geografia e oro-logia del corpo. Quelle parole, inoltre mi hanno ricordato un’altra nudità regale, di un’autrice di cui riconoscerei la scrittura anche senza la sua firma, Anna Maria Farabbi, e anche questo, oltre la bella copertina, un’acquerello dai toni morbidi e liquidi, mi ha mosso a leggere il libro, a percorrerlo di luogo in luogo, spesso riconoscendo qualche impronta comune.
E’ una raccolta, questa, in cui la natura viene assunta in sé e viceversa la natura è nostro corpo. Mi piace ricordare a questo prosposito la poesia di apertura
RIPARAZIONE
La sera circonda di ombre
il verde anello e lo bagna
del sopraggiunto crepuscolo
che spira dai boschi vicini
Osserviam, figli della colpa; ciò che non lasciammo all’incolto caso
ma che crebbe con fatica e ingegno
Dal pruno all’edere all’alto faggio
e, protetti dal muro, i gigli per l’amore
e per i banchetti l’indivia e il rosmarino
Domani nel sole sfolgorante
saremo qui a dar forma dignitosa
alla rosa indomita, al ranuncolo infestante
Perché il verde cerchio sia di esempio
allo sfrenato dilagare della selva
e faccia maturare il grano che sostiene
l’insidioso labirinto, cui aneliamo, laggiù…
E già qui mi pare di riprendere il filo di un lungo horto mai concluso ma aperto nella voragine del tempo che, di assenza in assenza, tali sono i luoghi che abitiamo, assenze d’alberi, essenziali per vivere, mostrano quanto la colonia della vita con lungimirante acutezza ha regolato in millenni armonizzando i legami che tutti comprendono in un processo senza soste. Minerali, metalli, essenze, atomi in forma di fibre, corpi che altri ne generano in una continuità di spazio, alloggiando in esso il tempo ma come cosmo, κόσμος (kósmos), continuum spaziotemporale, senza interruzione senza vuoto che non abbia anch’esso corpo e legame con ogni altro.
Il proverbio indiano che segue fa parte di una pagina che titola ALBERI, come per voler partire dalla prima lettera di un alfabeto vitale. A, come alberi, appunto. E sempre nella stessa pagina trova ospizio un altro testo, COSMICO, che offro in lettura, per aprire agli altri nostri lettori il desiderio di percorrere questa via d’ascolto, nel verde consiglio delle voci, radicate tra terra e cielo.
fernanda ferraresso
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silvia molinari
Da VOCI PER RECITATO ARBOREO E FLOREALE, di Carla Combatti
ALBERI
Gli alberi sono le colonne del cielo,
quando gli ultimi alberi saranno stati tagliatio,
il cielo cadrà sopra di noi
quando gli ultimi alberi saranno stati tagliatio,
il cielo cadrà sopra di noi
Proverbio indiano
.
COSMICO
Dal cielo alla terra agli inferi
la mia potenza si distende
la mia potenza si distende
Tengo con gli arti possenti
legati il fango e la roccia
fin là dove sviliscono nel corpo opaco
legati il fango e la roccia
fin là dove sviliscono nel corpo opaco
Tengo con generose braccia, e altère
legato il suolo all’azzurra volta
fin là dove dissolvono i candidi cirri nel mistero
legato il suolo all’azzurra volta
fin là dove dissolvono i candidi cirri nel mistero
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Carla Combatti, VOCI PER RECITATO ARBOREO E FLOREALE- LietoColle Editore
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