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sabato 20 settembre 2014

Don Tonino Bello, oggi più che mai, è una figura radiosa, un segno di speranza a cui possiamo rivolgerci.


Don Tonino Bello - biografia



Don Tonino Bello, oggi più che mai, è una figura radiosa, un segno di speranza a cui possiamo rivolgerci.


Nel suo libro “Le mie notti insonni” descrive il comune sentimento degli uomini di oggi, che nonostante il progresso, la scienza, l’economia, sono in balia dell’angoscia di non riuscire a stare al passo con i tempi.
 
Egli ha sempre annunciato, con il suo linguaggio poetico e fermo nello stesso tempo, la Buona Novella del Vangelo, come rimedio per le paure e le ansie del mondo.

La sua sensibilità per i poveri e per gli ultimi lo portava, nonostante fosse Vescovo, a “mescolarsi” Alla gente comune, nelle strade, nei bar, negli autobus. Nonostante l’alto incarico ecclesiale, Don Tonino Bello era affabile e disponibile con chiunque bussava alla sua porta per chiedere una parola di conforto, un aiuto materiale, un momento di ristoro per l’anima. Ogni singola situazione veniva presa a cuore, affrontata con determinazione.



Coniugava i suoi doveri di Vescovo con una vita radicalmente evangelica, un Vangelo vissuto “senza sconto” come soleva dire.

Scrive nel suo libro “La stola e il grembiule” 

“La cosa più importante, comunque, non è introdurre il "grembiule" nell'armadio dei paramenti sacri, ma comprendere che la stola ed il grembiule sono quasi il diritto ed il rovescio di un unico simbolo sacerdotale. Anzi, meglio ancora, sono come l'altezza e la larghezza di un unico panno di servizio: il servizio reso a Dio e quello offerto al prossimo. La stola senza il grembiule resterebbe semplicemente calligrafica. Il grembiule senza la stola sarebbe fatalmente sterile.”





La sua dignità di Vescovo brillava nella sua fedeltà a Dio, alla Chiesa, nell’amore grande per la Madonna, di cui ha lasciato scritti bellissimi, e nelle sue opere di carità squisitamente evangeliche,

Sostava a lungo davanti al Tabernacolo dove scriveva le sue omelie, prendeva le decisioni più difficili e attingeva la forza per la sua difficile missione di Vescovo e di testimone della Pax Christi.





Era nato a Lecce nel 1935, ordinato sacerdote nel 1957, consacrato vescovo di Molfetta, in Puglia nel 1982, e nel 1985 presidente del Movimento internazionale “Pax Christi”.

Colpito da un male inguaribile, non cessò un solo attimo di affrontare anche le sofferenze di chi chiedeva aiuto o desiderava una risposta convincente sull’assurdità del dolore. 

Diceva:
“C’è anche il caso, comunque, ed è molto frequente, che il dolore rafforzi l’intimità col Signore: il quale viene riscoperto non tanto come estremo rifugio di consolazione, ma come colui che "ben conosce il patire" e che sa solidarizzare fino in fondo con tutta la nostra esperienza”.

Passò i suoi ultimi mesi di vita tra la sua gente, tra i suoi poveri, tra gli inascoltati gridi della “gente comune”. 

La morte colse prematuramente Don Tonino Bello il 20 aprile del 1993 a 58 anni, in fama di santità.
Ai funerali hanno partecipato decine di migliaia di persone accorse dall'Italia e dall'estero. Il cimitero di Alessano, dove oggi riposano le sue spoglie, è costante meta di pellegrinaggio. Non si contano le persone, i gruppi, le comunità che si ispirano al suo messaggio; così come le scuole, le strade, le piazze, le realtà aggregative che si intitolano al suo nome.

Il 27 novembre 2007 la Congregazione per le Cause dei Santi ha avviato il processo di beatificazione di don Tonino Bello. In data 30 aprile 2010 si è tenuta la prima seduta pubblica nella cattedrale di Molfetta (Bari)



Santa Maria donna dell’ultima ora – don Tonino Bello

Santa Maria, donna dell’ultima ora, quando giungerà per noi la grande sera e il sole si spegnerà nei barlumi del crepuscolo, mettiti accanto a noi perché possiamo affrontare la notte.
Piàntati sotto la nostra croce e sorvegliaci nell’ora delle tenebre. 
Liberaci dallo sgomento del baratro. Pur nell’eclisse, donaci trasalimenti di speranza. Infondici nell’anima affaticata la dolcezza del sonno. 
Dissipa in noi la paura della morte!
Se tu ci darai una mano, non avremo più paura di lei. 
Anzi, l’ultimo istante della nostra vita, lo sperimenteremo come l’ingresso nella Cattedrale sfolgorante di luce, al termine di un lungo pellegrinaggio con la fiaccola accesa. Giunti sul sagrato, dopo averla spenta, deporremo la fiaccola. Fa’, ti preghiamo, che la nostra morte possiamo viverla così.
Il calore del tuo volto, in quell’estremo istante della vita, evocherà dalle tombe mai aperte della nostra coscienza un altro istante: il primo dopo la nascita, quando abbiamo sperimentato il calore di un altro volto, che rassomigliava tanto al tuo. 
E forse solo allora, sia pure con le luci fioche della mente che si spegne, capiremo che i dolori dell’agonia altro non sono che travagli di un parto imminente.
Santa Maria, donna dell’ultima ora, disponici al grande viaggio. 
Aiutaci ad allentare gli ormeggi senza paura. 
Sbriga tu stessa le pratiche del nostro passaporto. Se ci sarà il tuo viso, non avremo più nulla da temere sulla frontiera. 
Aiutaci a saldare, con i segni del pentimento e con la richiesta di perdono, le ultime pendenze nei confronti della giustizia di Dio. 
Mettici in regola le carte, insomma, perché, giunti alla porta del paradiso, essa si spalanchi al nostro bussare.
Ed entreremo finalmente nel Regno, accompagnati dall’eco dello Stabat Mater che, con accenti di mestizia e di speranza, ma anche con l’intento di accaparrarci anzitempo la tua protezione, abbiamo cantato tante volte nelle nostre chiese al termine della Via Crucis: “Quando corpus morietur, fac ut animae donetur paradisi gloria. Amen!”

(don Tonino Bello)



Alla misericordia di Dio - lo sappiamo - nulla è impossibile! Anche i nodi più intricati si sciolgono con la sua grazia.
E Maria, che con il suo “sì” ha aperto la porta a Dio per sciogliere il nodo dell’antica disobbedienza, è la madre che con pazienza e tenerezza ci porta a Dio perché Egli sciolga i nodi della nostra anima con la sua misericordia di Padre.

Papa Francesco - Preghiera Mariana 12 ottobre 2013


Tre sono i più conosciuti appellativi della Madre di Dio. 
Il primo è «Maria», il nome anagrafico, quello che la designa donna tra le donne, creatura tra le creature. 
Il secondo è «Piena di grazia», è il nome che Dio stesso comanda di pronunciare e che designa la sua identità profonda: amata eternamente e gratuitamente da Dio. 
«Serva» è il nome che Maria dà di se stessa. La sua vita è un vivere per amare.  

“Beata colei che ha creduto” (Lc 1,43.45)
Santissimo Nome di Maria, si festeggia il 12 settembre

- Davide Caldirola - 





























Santa Maria Mediatrice

O Maria, nostra Mediatrice,
in te il genere umano
ripone tutta la sua gioia.
Da te attende protezione.
In te solo trova il suo rifugio.

Ed ecco, anch’io
vengo a te con tutto il mio fervore,
perchè non ho coraggio
di avvicinarmi a tuo Figlio:
pertanto imploro la tua intercessione
per ottenere salvezza.

O tu che sei compassionevole,
o tu che sei la Madre
del Dio di misericordia,
abbi pietà di me.

S. Efrem Siro, IV sec.




Buona giornata a tutti :-)

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