di Tiziana Menotti
Due anni fa mi trovavo in vacanza in Repubblica Ceca. Come sempre decisi di fare il solito giro delle librerie di Praga alla ricerca di un testo che mi ispirasse. Fu allora che mi imbattei in questo libro intitolato Come se dovessimo morire oggi dello scrittore, poeta e giornalista ceco Miloš Doležal, che nel 2012, anno della sua pubblicazione, era divenuto in breve un best-seller, aveva ottenuto un premio prestigioso dalla stampa e, cosa importantissima, aveva indotto la Chiesa ceca a iniziare il processo di beatificazione del suo protagonista, il sacerdote e martire don Josef Toufar. Ma molto più del suo pedigree di tutto riguardo mi colpì l’immagine di copertina: la fotografia di un giovane sacerdote, da cui trasparivano mitezza e bontà. E oltretutto il suo nome, Josef Toufar, mi era familiare, sapevo infatti che era una delle innumerevoli vittime del regime comunista cecoslovacco. Decisi di tradurlo e lo scorso 25 febbraio, esattamente nel sessantacinquesimo anniversario della sua morte, sono riuscita a pubblicarlo.
Il libro ripercorre la vita del sacerdote, nativo di una regione della Moravia e proveniente da una famiglia di agricoltori. Fino all’età di ventisei anni fece il contadino, non potendo, per volontà del padre, proseguire gli studi e diventare sacerdote. Alla morte del genitore, decise di intraprendere la strada che la sua vocazione gli indicava: dodici anni di studio per essere ordinato sacerdote, nel 1940, all’età di 38 anni.
Divenuto parroco del villaggio di Číhošt’, l’11 dicembre 1949, terza domenica di Avvento, avvenne il cosiddetto “miracolo”: durante l’omelia, la croce cominciò a muoversi da destra a sinistra, quindi si fermò leggermente inclinata in avanti. Toufar, essendo rivolto verso i fedeli, non si accorse di nulla.
Erano gli anni terribili del regime comunista, in lotta contro la Chiesa che non voleva sottomettersi alla dittatura e contro il nemico-sacerdote. Dopo qualche settimana la polizia segreta, venuta a sapere del “miracolo” e dell’enorme afflusso di fedeli nel villaggio per vedere la croce, arrestò don Toufar e cercò di estorcergli con la violenza la confessione di essere stato lui, un semplice parroco di campagna, a organizzare il “miracolo” in quanto, come agente del Vaticano, aveva obbedito a un preciso ordine dei suoi superiori: organizzare un atto sovversivo contro la repubblica democratico-popolare. Si arrivò persino a registrare nella chiesa di Číhošt’ un filmato propagandistico, che venne poi distribuito in tutta la repubblica, in cui lo si vede, ormai quasi agonizzante a causa delle percosse subite, protagonista di una sorta di replica dell’evento dell’11 dicembre, dove la croce viene mossa da un congegno montato dalla StB. Il sacerdote morirà il giorno seguente, il 25 febbraio 1950, senza aver confessato alcuna “verità” voluta dal regime, preferendo immolare se stesso per amore e fedeltà a Cristo e alla Chiesa.
Il corpo di don Toufar fu seppellito frettolosamente in una fossa comune di un cimitero di Praga, dove è rimasto per ben 65 anni. Lo scorso novembre le sue spoglie sono state finalmente ritrovate e il 12 luglio di quest’anno dignitosamente e cristianamente tumulate, per suo espresso desiderio, nella chiesetta del piccolo villaggio di Číhošt’, alla presenza di tutta la Chiesa ceca e di migliaia di fedeli. In attesa e nella speranza che il processo di beatificazione si concluda presto.
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