Il primo è che ci rovinano la festa. A tutti noi piace vedere soffrire i mortali; sofferenza tanto più desiderabile quanto è vuota e priva di senso, come quella portata dall’odio e dal rancore, o dalle lotte per il potere. Un essere umano che si ponga sulla nostra strada e faccia notare quella mancanza di significato a quanti si battono per essa, capirete anche voi, non è proprio quanto vorremmo. Tanto più che per questi impiccioni avviene esattamente quanto il Nemico-che-sta-lassù stesso ha previsto: destano tanta ammirazione che vengono chiamati figli suoi.
E’ questo il nostro secondo motivo di affanno. Che il Nemico sia riconosciuto come fonte di qualcosa di desiderabile e che non si potrebbe avere altrimenti.
La pace tra gli esseri umani è infatti tanto rara e tanto difficile da ottenere che chi si batte per essa, mestiere pericoloso, spicca subito; ed è facile crederlo stirpe non del mondo terrestre, ma di lassù. Non hanno tutti i torti; anche se pure noi, figli dell’inferno, a nostro modo bramiamo la pace. Pure noi vorremmo che cessasse ogni opposizione alla nostra regola per dominare incontrastati sul mondo. Quando tutti i mortali fossero sotto la nostra legge, la pace ci penseremmo noi a mantenerla. Quello che piace a noi è la guerra, il dissidio, ma non fine a se stesso: come mezzo per allontanare le anime dal Nemico. Il solo motivo per non guerreggiare è riconoscere un padre comune. Per questo Nostro-Padre-che sta-quaggiù è in lotta: perché i mortali si dimentichino di chi sono figli e fratelli.
Purtroppo c’è sempre qualcuno che cerca di rovinarci la festa. Colpa del Nemico, che mette nei cuori mortali questo desiderio di pace. In altri tempi era semplice provvedere a quei pochi stolti che si opponevano alla nostra regola; da quando il Nemico ha inviato suo figlio le cose si sono fatte decisamente più complicate, perché quelli lì hanno preso coraggio.
Un tempo, se un essere umano si poneva disarmato davanti all’esercito nemico invocando pace questo gli passava semplicemente sopra, schiacciandolo. Oggi non è più possibile. Non sempre, almeno. Non in pubblico. In qualche modo il concetto che la pace sia conveniente sembra essere entrata nella testa degli umani. Che ogni uomo sia un rivale e debba essere eliminato o sottomesso non è più nozione comune, dove i sono passati i cristiani. Come fare quindi ad impedire questa pericolosa deriva? Voi direte, sterminandoli! Invece no. Non subito, almeno.
In primo luogo, intervenendo sulla nozione che la pace arrivi dal Nemico. Occorre suscitare la convinzione opposta: che sia il Nemico stesso a non volerla.
In questo siamo aiutati dalla storia antica. Il Vecchio in fondo si faceva chiamare Signore degli Eserciti, imbarazzante scheletro nell’armadio. Questi trascorsi devono essere tirati in ballo non appena possibile, insieme con tutte le altre lotte e guerre a cui nel corso dei secoli siamo riusciti a fare partecipare i suoi diletti. Restando, naturalmente, assolutamente nel generico, senza mai scendere a considerare particolari irrilevanti tipo il perché o il come. L’importante è che gli umani a cui siamo interessati giudichino, e giudichino con quanta più approssimazione possibile. Il nostro amico è lo storico ignorante; se poi non è uno storico, tanto meglio.
Un forte aiuto naturalmente ci è dato dai nostri preziosi assistenti terrestri. Sapete bene quanto sforzo abbiamo messo nel promuovere religioni che abbiano nella sottomissione forzata la loro regola. Per quanto riguarda la conquista del potere, gli uomini hanno bisogno veramente di poche spinte. Che la pace sia solo una tregua che consente di armarsi meglio è un concetto che hanno elaborato quasi tutto da soli.
Se la pace non proviene dalla divinità, ne consegue che gli operatori di pace non saranno suoi figli, ma i suoi oppositori. Certo, questo contrasta con tutto quello che il Nemico-che-sta-lassù chiede agli uomini, ma non dobbiamo lasciare che questi particolari distraggano i mortali che dobbiamo convincere. L’importante è che chi sventola la bandiera di pace non sia più visto come un inviato del Paradiso, ma piuttosto come un suo avversario. Che poi la pace senza il Nemico sia impossibile e si risolva solo in propaganda per una delle parti in lotta è una scoperta che lasciamo volentieri fare loro dopo, molto dopo.
Vedete, se sia chi fa la guerra che chi vi si oppone sono nostri inviati, noi non possiamo perdere.
Una volta che gli umani hanno accettato il fatto che anche noi possiamo parlare di pace, non è stato così difficile cambiarne il concetto.
Ormai in tanti pensano che la vera pace si ottiene cedendo all’avversario. Raggiungendo compromessi. Non insistendo su ciò che distingue, su chi si è, su ciò che si considera vero. Insinuando che questa verità non sia tale ma un’idea che si può anche cambiare, pur di evitare la lotta. Certo, in molti casi è proprio così. Il nostro compito è fare in modo che lo diventi sempre.
Sottomettendosi, specie se l’avversario è più forte. Cedere su tutto…e non fare notare che, avendo deciso di rinunciare alla verità, anche quello che stanno dicendo è una menzogna.
Perché vedete, il Nemico sì consiglia di non opporsi al violento con violenza, ma non si è mai sognato di dire di smettere di annunciare la verità. Lui è la Verità; non dicendola, si smette di parlare di lui e si discorre di noi.
Quando si parla di noi, noi arriviamo. E portiamo la pace: quella del camposanto. Senza santo, s’intende.
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