È l’esempio più lampante di come la tradizione popolare europea, e italiana in particolare, sia intrisa di cristianesimo, per cui uno che si accosti ad essa, anche solo per trarne ispirazione, ne eredita inconsapevolmente alcuni tratti. Sentite che cosa dice Branduardi a proposito di un suo componimento: «Ho scritto una canzone che si chiama Il dono del cervo. Racconta la storia di un cervo che incontra un cacciatore e gli dice: “Aspetta, non tirare, perché io sto per morire e ti regalo nove pezzi del mio corpo, così per nove volte rivivrò”. L’ho scritta perché da qualche parte, non ricordo dove, avevo letto una novella simile che mi era piaciuta. Una sera ero a suonare a L’Aquila, lo rammento benissimo perché rimasi stupito, e mi accorsi che al concerto erano presenti molti religiosi. Lo avevo notato anche le sere precedenti. Al termine dello spettacolo una suora mi disse: “Complimenti per la canzone sulla risurrezione”. La guardai meravigliato e le risposi che forse stava sbagliando cantante. Invece lei mi citò la canzone del cervo. Lì per lì, sono sincero, la considerai un po’… matta. Poi ci ho riflettuto e mi sono accorto che la sua era una forma di lettura assolutamente corretta e veritiera».
“Il dono del cervo” di Angelo Branduardi <<< (Live @Antwerpen)
Dimmi, buon signore che siedi così quieto la fine del tuo viaggio che cosa ci portò? Le teste maculate di feroci tigri, per fartene tappeto le loro pelli? Sulle colline tra il quarto e il quinto mese, io per cacciare, da solo me ne andai. E fu così che col cuore in gola un agguato al daino io tendevo, ed invece venne il cervo che davanti a me si fermò. “Piango il mio destino, io presto morirò ed in dono allora a te io offrirò queste ampie corna, mio buon signore, dalle mie orecchie tu potrai bere. Un chiaro specchio sarà per te il mio occhio, con il mio pelo pennelli ti farai. E se la mia carne cibo ti sarà, la mia pelle ti riscalderà e sarà il mio fegato che coraggio ti darà. E così sarà, buon signore, che il corpo del tuo vecchio servo sette volte darà frutto, sette volte fiorirà.” Dimmi, buon signore che siedi così quieto la fine del tuo viaggio che cosa ci portò? …che cosa ci portò?
Angelo Branduardi e Luisa Zappa
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