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L’ultima volta che lo vidi fu un mese prima del suo ultimo respiro, poco più di un anno fa. Le sue parole si erano fatte rade. Parlava per lui il sorriso lieve, e quello sguardo proteso sull’orizzonte, a saggiare l’infinito.Dissi qualcosa io, allora, ma solo per disegnare con le parole la traiettoria di un immenso grazie.Arturo Paoli ci ha lasciato una enorme eredità. Di idee, di stile, di pensiero. Di amore.Le parole sulla leggerezza lui ce le aveva dettate una sera di luglio di dieci anni fa. Parole dettate al vento di una sera d’estate, nel prato di Romena. Indimenticabili.Altri pensieri sul vivere senza portare fardelli, poi, Arturo me li aveva consegnati a mano, durante una settimana vissuta insieme, a Spello.Ce n’era abbastanza per un libro, che in effetti pubblicammo, con il titolo “La forza della leggerezza”. Oggi quel libro si gonfia di un vento nuovo. Il tempo non lo ha consumato: le parole di Arturo continuano ad arrivarci dal futuro. E la leggerezza di vivere, che oggi lui sperimentanell’assoluto, resta l’essenza più profonda della sua eredità.
Per comprendere la sostanza della sua leggerezza vi propongo alcuni passaggi iniziali della mia intervista. Poche battute. Già sufficienti a definire il suo stile…